Obbligazioni bancarie Obbligazioni Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca (5 lettori)

Fabrib

Forumer storico
Le modifiche per far diventare lo Stato azionista di Intesa
  • Il Fatto Quotidiano
  • 9 Jul 2017
  • CINQUE STELLE provano a trasformare il contributo dello Stato a banca Intesa Sanpaolo in qualcosa di diverso dal semplice regalo per “salvare” Popolare Vicenza e Veneto Banca prendendosi solo gli asset di valore. Due emendamenti presentati da M5s (a firma dei parlamentari Daniele Pesco, Carlo Sibillia, Alessio Mattia Villarosa, Ferdinando Alberti, Roberto Fico, Carla Ruocco e Domenico Pisano), puntano ad usare parte dei 5 miliardi del “dono” pubblico per acquistare azioni. In questo modo lo Stato entrerebbe nel capitale di Intesa. La seconda opzione raggiunge lo stesso scopo “dopo tre anni, con l'emissione di obbligazioni subordinate, con cedola all’1%, convertibili dall'emittente in azioni”. Emendamenti che si uniscono a quelli presentati da tutti i partiti al decreto e che fanno gelare il sangue al ministro dell’Economia, Pier Calo Padoan. Ministro che ha fatto sapere che se si toccano di una virgola i termini del contratto con Intesa, la prima banca italiana si sfilerebbe dall’operazione. I 5Stelle, in sostanza, chiedono che i 3,5 miliardi versati al San Paolo divengano un valore in mano allo Stato. Domani il testo sarà in Aula e martedì tornerà in Commissione Finanze per la votazione degli emendamenti.
Venete tra fusioni e warrant mancati Così è fallito l’esperimento Atlante
Risarcimenti ai vecchi soci, 38 sindaci al governo: «Sfruttiamo la bad bank»
  • Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
  • 9 Jul 2017
  • di Federico Nicoletti © RIPRODUZIONE RISERVATA
  • VENEZIA «Ristrutturare, valorizzare, vendere. Prima usciamo e meglio è». E un obiettivo dichiarato: rendimenti del 6% l’anno. Si era presentato così, il 29 aprile 2016, Alessandro Penati, presidente della Sgr Quaestio, alla prima uscita di Atlante, il fondo d’investimento messo in piedi a tempo di record per avviare il mercato dei crediti deteriorati, e dirottato a salvare Popolare Vicenza e Veneto Banca, di fronte al fallimento degli aumenti di capitale per 2,5 miliardi.

Un anno dopo, col senno di poi di chi ha visto la fine della storia, risolta con la liquidazione delle due banche e un salvataggio di reti e attivi di Intesa pagato a caro prezzo dallo Stato, sarebbe troppo facile cavarsela con l’irrisione. Ma ripercorrere l’anno di Atlante è comunque utile, almeno per sollevare una tema rimosso nelle prime giornate concitate del post-decreto: la gestione di Atlante ha responsabilità su quanto accaduto? Sono stati commessi errori nel salvataggio di due banche, comunque ricapitalizzate per 3,5 miliardi di euro? Domande a cui è difficile rispondere, certo, anche perché una controverifica non c’è. Eppure un anno dopo è impossibile non notare, almeno, quanto suonino stridenti le premesse di partenza.

«Finalmente possiamo operare senza interessi di parte o locali che ci condizionino», dice Penati sempre alla presentazione di Atlante. «Dimostreremo che anche in Italia si possono fare ristrutturazioni rapide e di successo - aggiunge a giugno al Festival dell’Economia di Trento - Nominiamo in Bpvi un cda degno e lo appoggiamo in una ristrutturazione di 18-24 mesi».

Parole che forse mostrano una sottovalutazione della situazione. Specie se confrontate con le dichiarazioni di otto mesi dopo dello stesso Penati, che descriverà le ex popolari come una horror story, accusando di aver falsato i dati degli aumenti di capitale. Quasi bastasse, dopo la ricapitalizzazione, nominare un buon cda indipendente, che taglia i ponti col passato, per vedere tornare soci e depositi, dopo il drammatico azzeramento delle azioni ai 10 centesimi.

Penati mette nero su bianco le promesse nella lettera ai soci in vista dell’assemblea di Bpvi,il 6 luglio, che insedia il cda guidato da Gianni Mion. Un anno dopo, la distanza degli esiti è abissale. «Popolare di Vicenza è tra le banche più solide in Italia - scrive il dominus di Atlante -. Ha i fondi per sostenere con tranquillità ristrutturazione e rilancio». E ancora: «Niente tagli indiscriminati di costi, ma efficienza, rilancio dei ricavi ed eliminazione di lussi e sprechi». Poi la promessa del warrant: «Mi impegno affinché i soci avranno in futuro diritto ad acquisire azioni a 0.10 euro, qualunque sarà il valore della banca». Da ultimo la linea sulla fusione Bpvi-Veneto Banca: «Prima di parlarne bisogna rifar camminare le due banche sulle proprie gambe».

Ora, del warrant si perdono subito le tracce. Senza che arrivi almeno una spiegazione, al di là di quella sottovoce che le difficoltà di capitale non lo permettono, altrettanto chiara sul perché non si va avanti rispetto a una promessa così solenne. E poi Atlante non tiene fede all’idea di uscire il prima possibile, ad esempio cogliendo le avances di Bper, che in più occasioni si mostra interessata a Veneto Banca. Certo, magari a prezzi deludenti. Ma un anno dopo la via alternativa costa l’azzeramento di Atlante.

Il problema è che la realtà si rivela fin da subito, già con le semestrali, ben più complicata del previsto. Nuove perdite che bruciano capitale e lo rendono appena sufficiente. E i clienti non tornano. Mion parla di «disaffezione», di «banca rifiutata dal territorio». Il punto è che il senso di tradimento per le azioni azzerate è profondissimo. Un punto sempre sottovalutato. Anche ora, con la soluzione della liquidazione, pietra tombale sui tentativi di risarcimento. Al punto da spingere ieri 38 sindaci trevigiani, guidati da quello di Montebelluna, Marzio Favero, a chiedere con una lettera-mozione al governo, un impegno di ristoro attraverso i recuperi della bad bank.

In più - per tornare ad Atlante - Penati a ottobre ribalta il rilancio che passa per rimettere sulle loro gambe le banche e sposa la fusione per tagliare i tempi. La linea di Vicenza e di Mion, rispetto a quella di Montebelluna e del suo presidente Beniamino Anselmi. Ma così facendo finisce in un angolo la linea dell’ex manager Cariplo di un recupero di clienti e di attività che va fatto in maniera urgente. Tagliando spese e lanciando sinergie tra le banche e salvando il posto ai dipendenti con pesanti contratti di solidarietà. E con un rimborso agli ex soci, partendo intanto anche solo dalle fasce più deboli, che va avviata a ottobre e chiusa a dicembre.

Anselmi se ne va. Di rilancio operativo non si parla più e i rimborsi partono solo a gennaio. Mentre la fusione presa in mano dal nuovo Ad di Vicenza, Fabrizio Viola, finisce nel vicolo cieco della trattativa con l’Europa. Atlante ha già mollato le due popolari. E dà anche una risposta piccata, il 30 maggio, alle sollecitazioni dei cda a mettere parte degli 1,2 miliardi privati pretesi dall’Ue. «Un azionista renitente», lo definisce Mion. Poi il disperato conto alla rovescia, fino al decreto del 25 giugno e all’arrivo di Intesa.

Poteva andare diversamente? Forse no, forse il verdetto era già scritto. Ma resta l’impressione di alcuni dati sparsi: i 58 milioni di euro di spese per servizi professionali a Vicenza nel 2016 e i 56 a Montebelluna, i costi operativi che lievitano di cento e passa milioni in Veneto Banca nel 2016, da 770 a 876 milioni, i 4,7 milioni costati a Vicenza l’uscita dei dirigenti, compresi quelli della squadra di Iorio. E i 7 miliardi di raccolta persi in un anno sotto la gestione Atlante.
 

stefanofabb

GAIN/Welcome
Le quotazioni potrebbero essere vicine allo zero..a mio modo di vedere.Il mio post precedente vuole sottolineare una situazione di estrema difficoltà a spuntare prezzi decenti su obbligazioni illiquide e con un loro mercato parallelo (si potrebbe dire anche irregolare).Al tempo (2010) quando vendetti le Lehman incassai 21,5 ed ora quotano molto meno ,7-8-9..e non con size da milioni di euro ma solo mila, diversamente come si diceva su un sito influente di finanza .Non ci sarebbe stato nessuno disposto a comprare spezzature (avevo tre obbligazioni diverse).Dipenderà molto anche dai dealer che scambiano questi bond..potrebbero quotare fino ad un 20-25 ma rimanere anche a 5-10..la mia è una riflessione e che non si debba prendere come tale ma solo supposizioni,buon giorno
 

dulcamara

Forumer attivo
Le quotazioni potrebbero essere vicine allo zero..a mio modo di vedere.Il mio post precedente vuole sottolineare una situazione di estrema difficoltà a spuntare prezzi decenti su obbligazioni illiquide e con un loro mercato parallelo (si potrebbe dire anche irregolare).Al tempo (2010) quando vendetti le Lehman incassai 21,5 ed ora quotano molto meno ,7-8-9..e non con size da milioni di euro ma solo mila, diversamente come si diceva su un sito influente di finanza .Non ci sarebbe stato nessuno disposto a comprare spezzature (avevo tre obbligazioni diverse).Dipenderà molto anche dai dealer che scambiano questi bond..potrebbero quotare fino ad un 20-25 ma rimanere anche a 5-10..la mia è una riflessione e che non si debba prendere come tale ma solo supposizioni,buon giorno

Il recovery dipende tutto da quanto la SGA riuscirà a recuperare in termini di Npl e da quanto le due bad bank riuscinanno a valorizzare le partecipazioni (ad esempio BIM per la veneto e la quota cattolica per la pop, oltre ad esempio le quote arca) e gli immobili....Insomma una scommessa sull'efficienza della prima struttura e sulla ripresa del mercato immobiliare in generale (infatti mi verrebbe da dire che tutte le garanzie sono per lo più immobiliari). Col che non è affatto detto che sga replichi l'ottima performace del recupero Npl banco di napoli....D'altra parte però ora non vi è l'assillo di trovare subito un compratore (e quindi i prezzi di vendira dovrebbero trarne beneficio).

Ammesso poi che recuperi qualcosa ci sono sempre le cause degli azionisti e se definite queste avanza qualcosa la parte del leone la fa lo Stato, quindi le briciole sono ripartite secondo i gradi di subordinazione dei bonds fino al capitale (= quasi tutto di Atlante).

Ovviamente non sappiamo ancora cosa di preciso c'è nelle due bad banck non avendo finora questi fornito alcun documento contabile: forse dai bilanci al 30 giugno - sempre che li predispongano - si capirà qualcosa di più.

In questo quadro mi sembra strano che ad esempio le vicenza 2017 lower tier II quotino sul lux (binck) 1,5
 

stefanofabb

GAIN/Welcome
Il recovery dipende tutto da quanto la SGA riuscirà a recuperare in termini di Npl e da quanto le due bad bank riuscinanno a valorizzare le partecipazioni (ad esempio BIM per la veneto e la quota cattolica per la pop, oltre ad esempio le quote arca) e gli immobili....Insomma una scommessa sull'efficienza della prima struttura e sulla ripresa del mercato immobiliare in generale (infatti mi verrebbe da dire che tutte le garanzie sono per lo più immobiliari). Col che non è affatto detto che sga replichi l'ottima performace del recupero Npl banco di napoli....D'altra parte però ora non vi è l'assillo di trovare subito un compratore (e quindi i prezzi di vendira dovrebbero trarne beneficio).

Ammesso poi che recuperi qualcosa ci sono sempre le cause degli azionisti e se definite queste avanza qualcosa la parte del leone la fa lo Stato, quindi le briciole sono ripartite secondo i gradi di subordinazione dei bonds fino al capitale (= quasi tutto di Atlante).

Ovviamente non sappiamo ancora cosa di preciso c'è nelle due bad banck non avendo finora questi fornito alcun documento contabile: forse dai bilanci al 30 giugno - sempre che li predispongano - si capirà qualcosa di più.

In questo quadro mi sembra strano che ad esempio le vicenza 2017 lower tier II quotino sul lux (binck) 1,5
Tutt'altro che strano per me.
 

stefanofabb

GAIN/Welcome
Serviranno i nuovi "metodi" di Basilea? Pag.22 Milano Finanza di ieri

pag 22 mf.jpg
 

TheLondoner

Forumer storico
Le modifiche per far diventare lo Stato azionista di Intesa
  • Il Fatto Quotidiano
  • 9 Jul 2017
  • CINQUE STELLE provano a trasformare il contributo dello Stato a banca Intesa Sanpaolo in qualcosa di diverso dal semplice regalo per “salvare” Popolare Vicenza e Veneto Banca prendendosi solo gli asset di valore. Due emendamenti presentati da M5s (a firma dei parlamentari Daniele Pesco, Carlo Sibillia, Alessio Mattia Villarosa, Ferdinando Alberti, Roberto Fico, Carla Ruocco e Domenico Pisano), puntano ad usare parte dei 5 miliardi del “dono” pubblico per acquistare azioni. In questo modo lo Stato entrerebbe nel capitale di Intesa. La seconda opzione raggiunge lo stesso scopo “dopo tre anni, con l'emissione di obbligazioni subordinate, con cedola all’1%, convertibili dall'emittente in azioni”. Emendamenti che si uniscono a quelli presentati da tutti i partiti al decreto e che fanno gelare il sangue al ministro dell’Economia, Pier Calo Padoan. Ministro che ha fatto sapere che se si toccano di una virgola i termini del contratto con Intesa, la prima banca italiana si sfilerebbe dall’operazione. I 5Stelle, in sostanza, chiedono che i 3,5 miliardi versati al San Paolo divengano un valore in mano allo Stato. Domani il testo sarà in Aula e martedì tornerà in Commissione Finanze per la votazione degli emendamenti.
I 5* fino a prossime elezioni restano una minoranza, le cui proposte restano, ad oggi, nel mondo delle idee. Le intese sono già scritte dall'attuale maggioranza parlamentare e di governo e sono altre.
 

Fabrib

Forumer storico
Banca Ifis punta a rilevare Farbanca (la Banca dei farmacisti ex-Vicenza)
Banca Ifis punta su Farbanca, banca dedicata al mondo della farmacia e della sanità di proprietà della Popolare di Vicenza, ma confluita nella bad bank dopo il passaggio dell’istituto veneto a Intesa Sanpaolo. L’interesse di Banca Ifis sarebbe collegato al piano di crescita annunciato al mercato, che prevede di prendere in considerazione tutti i target considerati di interesse: come è stato fatto, ad esempio, l’anno passato con Interbanca che Ifis ha rilevato da General Electric. Ci sarebbe inoltre da considerare un fattore attribuibile all’espansione nel mondo della sanità dell’istituto con sede a Venezia: Ifis ha infatti lanciato ormai da alcuni anni Banca Ifis Pharma ed è di recente entrata nel settore con la business unti Farmacie. Senza dimenticare che tutto il settore è in fermento in scia al disegno di legge sulla concorrenza del governo: in previsione c’è la norma che le società di capitali possano essere titolari di farmacie, rispettando un tetto del 20% su base regionale.
In questo scenario Farbanca sembra un asset di interesse anche se ovviamente ha alcune problematiche. Per capirle bisogna fare un passo indietro. Tra i passaggi chiave dell’articolata operazione che consegnerà la parte “buona” della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca a Intesa Sanpaolo al prezzo di un euro, c’è infatti la suddivisione delle attività delle venete in una good e una bad bank. La good bank sarà, appunto, rilevata dal gruppo guidato da Carlo Messina alla cifra simbolica di 1 euro, mentre nella bad bank, la banca “cattiva”, confluiranno tutta una lista di asset, tra cui principalmente i crediti deteriorati e le partecipazioni da cedere per fare cassa. A farsi carico della bad bank sarà dunque lo Stato e sarà guidata dai commissari tra cui l’ex amministratore della Popolare di Vicenza Fabrizio Viola. Le partecipazioni da cedere della bad bank valgono intorno a 1,5 miliardi e annoverano, tra le altre, Banca intermobiliare (Bim) e proprio Farbanca. Fino all’operazione di salvataggio delle venete, Farbanca faceva capo alla capogruppo Banca Popolare di Vicenza (con il 70,77% del capitale), ma erano iscritti al libro soci circa 450 piccoli azionisti, prevalentemente farmacisti. Già nei mesi passati, ben prima dell’ingresso sulla scena di Intesa Sanpaolo per il salvataggio delle banche venete, era iniziato un processo esplorativo, gestito da Mediobanca, per valutare possibili manifestazioni d’interesse per Farbanca. Ma il processo, in fase estremamente iniziale, non aveva poi avuto continuazione. In quella fase proprio Banca Ifis (ma anche altri soggetti) avevano mostrato un interesse a valutare il dossier.
Ma quali sono i dati economici di Farbanca e come si colloca nel mondo dei finanziamenti alle farmacie? Farbanca ha chiuso il 2016 con un utile netto di 4,8 milioni di euro. Gli impieghi del gruppo bancario rivolto alle farmacie erano pari al 31 dicembre 2016 a 524,2 milioni, mentre la raccolta diretta era di 310,3 milioni. Il conto economico mostra un margine d’interesse pari a14,4 milioni, con un risultato della gestione operativa di 11,4 milioni rispetto ai 10,3 milioni del 31 dicembre 2015. Infine l’incidenza dei crediti deteriorati netti sul totale è scesa nel 2016 al 2,35% dal 2,92% del 2015. L’istituto rivolto al mondo della sanità è dunque stato travolto, a catena, dalla crisi della Popolare di Vicenza, ma il business resta interessante per eventuali operatori interessati ad espandersi in questo settore. Inoltre la sua presenza nella bad bank colloca Farbanca nella lista delle attività ufficialmente in vendita nei prossimi mesi. E proprio Banca Ifis sembra in lizza.
 

Piedi a Terra

Forumer storico
Il recovery dipende tutto da quanto la SGA riuscirà a recuperare in termini di Npl

e' uscito un libro sull'esperienza napoletana della SGA, che e' molto istruttivo per farsi un'idea delle chance della SGA di fare altrettanto in Veneto.
Io ho sentito alla radio l'autrice.
L'esperienza della Sga e' stata straordinaria
1) perché gli immobili erano in gran parte immobili civili nel centro di Napoli, non certo capannoni industriali che non puoi piu' riconvertire o peggio ancora negozi o centri commerciali, o, come nel caso del Veneto, terreni da caratterizzare.
2) la SGA ha avviato l'attivita' in un periodo di boom delle quotazioni immobiliari, ovvero agli inizi degli anni 2000 ed ha terminato le dismissioni quando la bolla immobiliare era al massimo
 

Sig. Ernesto

Vivace Impertinenza
Non proprio. La SGA ha messo a segno durante il periodo di transizione Lira-> Euro 3.7 miliardi di perdite(a memoria) coperte dal contribuente. Poi si è trovata in pancia immobili rivalutati in Euro e dall'Euro praticamente al doppio di quanto messo a bilancio. E da li, il miracolo.

Difficile ripeterlo.
 

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