Utente Fra41:
Meletti e comma 22: Padoan dorme su MPS, BPVi e Veneto Banca » VicenzaPiù
A metà strada tra il Dottor Stranamore e l'Apprendista Stregone, il ministro
Pier Carlo Padoan sta tentando un esperimento senza precedenti: assistere immobile al possibile
fallimento di tre grandi banche provocato in buona parte dalla sua stessa immobilità. Non è tutta colpa di Padoan. Al disastro incipiente di
Mps,
Banca Popolare di Vicenza e
Veneto Banca (quasi il 10 per cento del sistema bancario italiano) stanno dando un contributo decisivo i burocrati della
Bce e della
Commissione Ue, fantasiosi inventori di un
Comma 22 dietro l'altro. Sulle tre banche italiane stanno facendo la prova su strada della
Direttiva Brrd, più nota come quella del
bail in. E Padoan assiste immobile. La direttiva prevede che, in alternativa alla "
risoluzione" (fallimento o giù di lì) si può ricorrere alla "
ricapitalizzazione precauzionale", iniezione di denaro dello Stato.
Il Fatto Quotidiano
All'inizio dell'estate scorsa Penati versa 2,5 miliardi nelle casse delle due banche destinate alla fusione. Subito dopo si accorge che il buco è molto più profondo. Caccia Iorio (che per un anno e mezzo di lavoro a Vicenza si è messo in tasca 5,5 milioni) e chiama
Fabrizio Viola, appena cacciato da Mps da Padoan (su ordine di Matteo Renzi a cui aveva chiesto la cortesia Jp Morgan). Il saluto di Penati a Iorio è notevole: "
Atlante si è comprata le banche venete con numeri che erano da libro dei sogni. C'è una responsabilità mica da ridere, quei numeri erano ridicoli. Quello che abbiamo trovato, scava scava, è una horror story". (Ma Iorio chi l'ha scelto? E la vigilanza Bce non ha visto i conti? Misteri). Fatto sta che Viola scopre che servono almeno altri 3 miliardi, dopo i 2,5 dell'estate 2016 e gli ulteriori 940 milioni di acconto che Penati ha dovuto siringare nelle due banche esauste a Natale.
Anche le due venete chiedono la ricapitalizzazione precauzionale ed entrano nella giostra infernale delle inutili riunioni "interlocutorie" con Padoan.
In questo caso non è la Bce che chiede più capitale, le due banche ne hanno proprio bisogno per non fallire. Ma di nuovo ecco che gli uomini di Vestager dicono che le perdite future devono essere coperte dal privato. Cioè da Atlante che però non ha più soldi. E comunque le banche socie, a cui era stato promesso un rendimento del 6 per cento sul capitale dato al fondo, non vogliono più mettere un solo euro nelle due venete dopo che i primi 3,4 miliardi si sono volatilizzati in pochi mesi. Nello stesso tempo però Atlante vuole mantenere il controllo delle due banche e non farsi scavalcare dallo Stato dopo l'aumento di capitale.
I mesi passano, l'equazione è sempre più complessa ma Padoan resta immobile. Anche i consiglieri di amministrazione di Vicenza e Montebelluna cominciano a essere nervosi. Le due banche sono praticamente fallite e gli amministratori sarebbero tenuti dalla legge a prenderne atto senza indugio, non ad aspettare per mesi notizie da Padoan che aspetta notizie dalla Bce che aspetta notizie dall'Ue. Nell'ultimo anno e mezzo le due banche venete hanno perso circa un terzo dei depositi della clientela. Se il governo non si decide ad assumersi qualche responsabilità anziché spaventarsi di fronte ai burocrati di Bruxelles e Francoforte, per le tre banche malate la strada della risoluzione, o bail in che dir si voglia, è segnata.