Obbligazioni bancarie Obbligazioni Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca

Ci sono diversi modi per le banche di compensare i detentori di obbligazioni bancarie per il danno che hanno subito dalle vendite abusive (di bond, ndr) in linea con le regole Ue».
Il giorno dopo, un portavoce della Concorrenza europea precisa e rettifica il messaggio dell’altro ieri della responsabile antitrust Margrethe Vestager in relazione all’eventualità che gli azionisti di Veneto Banca e Popolare di Vicenza potessero essere risarciti nel caso in cui fossero riconosciuti casi di misselling. La responsabile Antitrust parla in sostanza di eventuale risarcimento di detentori di obbligazioni junior e non di detentori di azioni. Un po’ di chiarezza, dunque, dopo la dichiarazione del rappresentante europeo che aveva ipotizzato rimborsi diretti per azionisti inconsapevoli.
Ma nelle due ex popolari venete la tensione non si è allentata. L’incontro di mercoledì tra i vertici delle due banche e il ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan ha confermato che il salvataggio dei due istituti non è scontato, soprattutto se l’operazione di offerta transattiva non raggiunge l’80% di adesioni. Per questo motivo si starebbe considerando la possibilità di prorogare i termini dell’offerta transattiva oltre il 22 marzo (gli indecisi sono ancora tanti, circa 50mila per la BpVi e 35mila per Veneto Banca). E si sta già ragionando su un abbassamento della soglia minima al 70% (ma il rischio contenzioso a quel punto peserebbe di più e renderebbe le banche vulnerabili). Buoni segnali arrivano, comunque, dall’andamento delle ultime 48 ore, che hanno registrato una accelerazione delle adesioni: dopo l’incontro al ministero del Tesoro e l’esclusione della possibilità che la quota dei rimborsi possa salire grazie ad un eventuale intervento dello Stato sul capitale, le adesioni per Popolare di Vicenza sarebbero salite dal 29,1 al 34% e un trend simile si sarebbe verificato per Veneto Banca, per una media complessiva del 37-40%. Per agevolare il «rush finale», Popolare di Vicenza ha annunciato l’apertura straordinaria di 100 filiali sabato 11 e 18 marzo, dedicate esclusivamente alle attività legate all’offerta di transazione, tra Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Emilia Romagna e Toscana (l’elenco è disponibile sul sito).
Intanto, mentre i piccoli azionisti, attraverso una lunga lettera aperta del Coordinamento associazioni banche popolari venete “don Torta”, chiedono «che si faccia chiarezza sul futuro delle banche», perché tra i soci la confusione è altissima, e contestualmente ribadiscono che «è necessario che i risparmiatori vengano dignitosamente risarciti», la questione resta estremamente complessa. Stante il divieto della normativa Ue di impiegare fondi dello Stato per ripianare perdite pregresse, o per sopperire alla vendita delle sofferenze, o per risolvere le litigations, si dovrà vedere quale ruolo avrà Atlante, il fondo proprietario di entrambe le banche. E anche come si pone la Bce, che ha chiesto ai vertici dei due istituti di redigere due piani industriali separati per capire qual è il fabbisogno finanziario di ciascun istituto.La Bce potrebbe appoggiare una ricapitalizzazione doppia: prima un rafforzamento patrimoniale fatto dalle due banche singolarmente, poi una seconda ricapitalizzazione funzionale alla fusione.
In ogni caso, i tempi sembrano destinati ad allungarsi. In caso di proroga dell’offerta ai soci, le assemblee degli azionisti dei due istituti potrebbero essere convocate a luglio, mentre il progetto di fusione slitterebbe a non prima del 2018. Tutto questo in attesa dell’approvazione dei bilanci 2016, che registrerebbero perdite per circa 3 miliardi di euro complessivi.
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Katy Mandurino

ottime notizie in ottica venetina:D
 
Intanto la mini proroga di veneto banca è ufficiale. Incominciamo a prenderci questi 7 giorni, pari al 7% esatto del time to maturità, poi come ho già detto per me prelude al prorogone, quello vero. ;)
 
Finora il 42% del capitale di VB ha aderito. Sembra un dato che fa presagire il prorogone, quello vero. Si arriverà intorno al 55-65 a mio avviso. Sarebbe assurdo non prorogare, anche se di cose assurde se ne sono viste non poche ultimamente, quindi mai dire mai.

Il risultato che più temevo, il flop totale, sembra essere scongiurato. Difficile che si arrivi oltre il 65.

Oggi chiaramente non potevano fare subito il prorogone perché mancavano ancora troppo giorni al 22, data di scadenza di popvi, chiaro che lo diranno non prima del 20-21 come minimo.
Assurdo poi che inizialmente erano previste due date diverse :eek::jack:
 
Ma i rendimenti contani e non contano a mio avviso. Sulle litigation VB dovrebbe essere in leggero vantaggio.

Quello che odio di questa situazione è l'incertezza, che da adito ad ipotesi sempre più assurde, tipo questa, a. UI francamente non credo.

Unica certezza: tra poco più di mezz'ora tocca il tanto atteso ddd: double digit day: siamo ormai a -99 giorni. La prossima settimana sarà a mio avviso un'altra settimana difficile, almeno i primi giorni, comunque sull'offerta non ci sarà chissà quale fallimento. Vedrete che il 60% lo si supera,quasi tutti i grandi soci non hanno ancora deciso.;)

A mio avviso atlante potrebbe anche fare due aucap da 500 mln l'uno e tirare avanti ancora, prima dell'intervento dello stato per la fusione.
 
Utente Fra41:
Meletti e comma 22: Padoan dorme su MPS, BPVi e Veneto Banca » VicenzaPiù
A metà strada tra il Dottor Stranamore e l'Apprendista Stregone, il ministro Pier Carlo Padoan sta tentando un esperimento senza precedenti: assistere immobile al possibile fallimento di tre grandi banche provocato in buona parte dalla sua stessa immobilità. Non è tutta colpa di Padoan. Al disastro incipiente di Mps, Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca (quasi il 10 per cento del sistema bancario italiano) stanno dando un contributo decisivo i burocrati della Bce e della Commissione Ue, fantasiosi inventori di un Comma 22 dietro l'altro. Sulle tre banche italiane stanno facendo la prova su strada della Direttiva Brrd, più nota come quella del bail in. E Padoan assiste immobile. La direttiva prevede che, in alternativa alla "risoluzione" (fallimento o giù di lì) si può ricorrere alla "ricapitalizzazione precauzionale", iniezione di denaro dello Stato.

Il Fatto Quotidiano

All'inizio dell'estate scorsa Penati versa 2,5 miliardi nelle casse delle due banche destinate alla fusione. Subito dopo si accorge che il buco è molto più profondo. Caccia Iorio (che per un anno e mezzo di lavoro a Vicenza si è messo in tasca 5,5 milioni) e chiama Fabrizio Viola, appena cacciato da Mps da Padoan (su ordine di Matteo Renzi a cui aveva chiesto la cortesia Jp Morgan). Il saluto di Penati a Iorio è notevole: "Atlante si è comprata le banche venete con numeri che erano da libro dei sogni. C'è una responsabilità mica da ridere, quei numeri erano ridicoli. Quello che abbiamo trovato, scava scava, è una horror story". (Ma Iorio chi l'ha scelto? E la vigilanza Bce non ha visto i conti? Misteri). Fatto sta che Viola scopre che servono almeno altri 3 miliardi, dopo i 2,5 dell'estate 2016 e gli ulteriori 940 milioni di acconto che Penati ha dovuto siringare nelle due banche esauste a Natale.

Anche le due venete chiedono la ricapitalizzazione precauzionale ed entrano nella giostra infernale delle inutili riunioni "interlocutorie" con Padoan. In questo caso non è la Bce che chiede più capitale, le due banche ne hanno proprio bisogno per non fallire. Ma di nuovo ecco che gli uomini di Vestager dicono che le perdite future devono essere coperte dal privato. Cioè da Atlante che però non ha più soldi. E comunque le banche socie, a cui era stato promesso un rendimento del 6 per cento sul capitale dato al fondo, non vogliono più mettere un solo euro nelle due venete dopo che i primi 3,4 miliardi si sono volatilizzati in pochi mesi. Nello stesso tempo però Atlante vuole mantenere il controllo delle due banche e non farsi scavalcare dallo Stato dopo l'aumento di capitale.

I mesi passano, l'equazione è sempre più complessa ma Padoan resta immobile. Anche i consiglieri di amministrazione di Vicenza e Montebelluna cominciano a essere nervosi. Le due banche sono praticamente fallite e gli amministratori sarebbero tenuti dalla legge a prenderne atto senza indugio, non ad aspettare per mesi notizie da Padoan che aspetta notizie dalla Bce che aspetta notizie dall'Ue. Nell'ultimo anno e mezzo le due banche venete hanno perso circa un terzo dei depositi della clientela. Se il governo non si decide ad assumersi qualche responsabilità anziché spaventarsi di fronte ai burocrati di Bruxelles e Francoforte, per le tre banche malate la strada della risoluzione, o bail in che dir si voglia, è segnata.
 
MF:
BAIL-IN È L’OPINIONE UFFICIALE SULLA GERARCHIA DELLE PASSIVITÀ DA SVALUTARE IN CASO DI RISOLUZIONE
Bce: scudo su tutti i depositi
L’Eurotower suggerisce a Bruxelles di adottare il meccanismo della depositor preference sostenuto
dall’Italia, che dà maggior tutela ai conti correnti anche oltre i 100 mila euro rispetto ai bond senior
(Ninfole a pagina 3)

MF:
È LA RISPOSTA ALLA VIGILANZA CONCORDATA DAL MEETING STRAORDINARIO DEL CDA DELLA POPOLARE VICENZA DI IERI
Banche venete, non c’è alternativa alla fusione
Senza integrazione con Veneto B. possono mancare i requisiti per la ricapitalizzazione precauzionale
(Gualtieri a pagina 2)
 

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