Mps, pronto il piano bis. Conversione attesa al via domani
Atteso l'ok di Consob nel pomeriggio. Il Lme dovrebbe chiudersi giovedì 22. Incluso anche il prestito Fresh da un miliardo. Private placement previsto tra lunedì 19 e venerdì 23.
di
Luca Gualtieri
Mps, pronto il piano bis. Conversione attesa al via domani - MilanoFinanza.it
L'ultimo tentativo di salvare privatamente il
Montepaschi è ai nastri di partenza. Questa mattina il consiglio di ammnistrazione della banca senese (tenuto aperto da ieri) ha predisposto gli ultimi dettagli per l'operazione, mentre il via libera ufficiale della Consob è atteso nel pomeriggio. Domani dovrebbe partire il nuovo liability management exercise, questa volta aperto al retail con un coinvolgimento molto intenso della rete commerciale del Monte. Nel perimetro dell'operazione questa volta dovrebbe esserci anche il
prestito
Fresh da un miliardo che era stato invece escluso nella precedente versione.
L'obiettivo della banca è raccogliere dall'offerta di conversione dei bond subordinati circa due miliardi di euro da sommare al miliardo già incassato dagli investitori istituzionali. Il lme dovrebbe concludersi giovedì 22, mentre già da lunedì 19 potrebbe procedere in parallelo al private placement dal quale Siena punta a ottenere gli ulteriori due miliardi necessari per colmare il gap patrimoniale. L'intera operazione dovrebbe concludersi venerdì 23, dunque appena prima di Natale.
Sul salvataggio privato pendono numerose incognite, a partire dalla disponibilità di grandi investitori esteri come il fondo del Qatar a prendervi parte. Per tutti questi motivi un intervento pubblico fino a 1 miliardo di euro è sempre più probabile. L’iniziativa verrebbe innestata sul piano di mercato e potrebbe essere annunciata solo a valle di quest’ultimo per non allontanare potenziali investitori. Il decreto omnibus, da tempo sul tavolo del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e atteso al varo in tempi molto brevi, dovrebbe mettere a disposizione del comparto uno strumento a sostegno dei prossimi aumenti di capitale più delicati. Si tratterebbe insomma di una garanzia di ultima istanza armonizzata con il meccanismo del burden sharing, che ripartisce il fardello del salvataggio tra Stato e privati. Proprio l’applicazione di questo meccanismo sarà l’aspetto più spinoso da gestire, perché Bruxelles richiede l’imposizione di perdite agli azionisti e agli obbligazionisti subordinati. L’entità del sacrificio però è tutt’altro che chiara, anche perché in proposito la normativa appare lacunosa. (riproduzione riservata)