Overfitting

...I miei presupposti sono:
1. esiste un valore degli oggetti che ci scambiamo che è diverso e indipendente dal prezzo;
2. il prezzo rispetto al valore è mean reverting.

Naturalmente puoi non essere d'accordo con questi presupposti, che ho enunciato senza alcuna dimostrazione a supporto (non sarei in grado).
Se li diamo per buoni, allora ne consegue che all'aumentare del delta tra prezzo e valore aumenta il guadagno atteso e diminuisce il rischio.

Ma se li dai per buoni, soprattutto il 2, allora hai praticamente annullato il tuo rischio, ed il discorso non ha più senso.

Se poi a questo punto tu volessi iniziare a parlare di "tempo", ti anticipo fin da subito che negheresti il presupposto.

...rispetto all'approsimazione del modello: non ci serve un modello che dia una misura esatta del valore, ci basta uno stimatore, qlc che indichi la giusta direzione; starà a noi scegliere un margin of safety tale da essere fiduciosi che la mean reversion remi per noi e non contro di noi.

Non mi riferivo direttamente all'approssimazione del "valore" di output del modello, ma a tutta l'enorme massa di variabili esogene, endogene, opache e trasparenti che il modello inevitabilmente dovrà ignorare.

...rileggendo mi viene il dubbio che "il prezzo rispetto al valore è mean reverting" non abbia molto senso; quello che intendo è che il prezzo oscilla attorno al valore e che la media dei delta nel lungo periodo non diverge... aiutami tu ad esprimere meglio il concetto

In realtà io comprendo fin troppo bene il tuo punto di vista, tipico di un obbligazionista, ed anche suo punto debole.

Le obbligazioni tendono a dare "eccesso di confidenza", che spesso a lungo andare può essere fatale, anche se sono più che sicura che nonostante la nostra divergenza su questo punto, nel tuo caso la "gestione del rischio" è più che adeguata.

Ci sono tante "sfumature di grigio" anche in questi discorsi, ma in linea di principio mi sentirei di sconsigliare (quasi) sempre di mediare in perdita. Come già detto tante volte, personalmente ritengo il mio rischio aumentare con il delta dal valore atteso anche qualora stessi facendo un arbitraggio in senso stretto. E quindi applicherei un sano money management anche in questo caso, per il quale il rischio può essere assolutamente considerato minimo (sarà stato proprio uno dei primi casi di Andrea? :prr:).

...la maggior parte del mercato ha accesso a ca. le stesse info alle quali ho accesso anch'io...

Infatti "la maggior parte del mercato" sono vacche da mungere. E non voglio certo dire che una vacca non possa guadagnare!

...Omaha
mi sto attrezzando ;)
cmq secondo me il successo di WB deriva solo secondariamente dalle informazioni "interne", molto più conta la grandissima capacità di leggere bilanci e situazioni aziendali, unita al funding a basso costo delle imprese assicurative che a sua volta gli ha permesso un uso giudizioso della leva.

A di là del "valore intrinseco" di un titolo, ed al di là dei fiumi di parole scritti su Buffett, io credo che lui abbia saputo anche "vedere oltre", ovvero prevedere il futuro. Anche se è troppo sottile la differenza tra "valore intrinseco attuale" e "valore intrinseco futuro prevedibile" :)
 
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...2. il prezzo rispetto al valore è mean reverting...

Chiarisco meglio: tu puoi anche essere sicurissimo del tuo valore intrinseco e quindi decidere di mediare in perdita, ma il tuo risk management dovrà comunque avvisarti che stai rischiando di più. Il principio è sempre lo stesso: tu puoi decidere le esecuzioni, ma il rischio lo può decidere solo il mercato.

Ancora semantica? :D
 
Le obbligazioni tendono a dare "eccesso di confidenza", che spesso a lungo andare può essere fatale [...] Chiarisco meglio: tu puoi anche essere sicurissimo del tuo valore intrinseco e quindi decidere di mediare in perdita, ma il tuo risk management dovrà comunque avvisarti che stai rischiando di più. Il principio è sempre lo stesso: tu puoi decidere le esecuzioni, ma il rischio lo può decidere solo il mercato.
Diciamo che farsi un'idea di quanto *dovrebbe* valere un'obbligazione, di quali rischi si porta dietro e di quale *dovrebbe* essere l'evoluzione futura del suo prezzo è per definizione più facile maggiore la distanza che separa la struttura dello strumento dalla pura equity... e infatti anche la redditività delle rispettive posizioni B&H *dovrebbe* essere profondamente diversa, dal momento che per l'equity nel lungo periodo è lecito attendersi un premio al rischio che remuneri l'investitore in modo sensibilmente maggiore.

Da un punto di vista operativo e per fare due esempi agli antipodi, non si può certo escludere a priori lo stop loss per un covered bond come non si può escludere a priori la mean reversion con un'azione biotech, ma bisogna sapere che nel secondo caso qualsiasi valutazione di FV è per definizione enormemente più aleatoria (e commisurata al maggior rischio e alla maggior redditività attesa).

Vorrei sottolineare comunque che è una scala di grigi, non bisogna fare l'errore di pensare che le obbligazioni "sono prevedibili" e che l'equity non lo è: non è un caso che, più aumenta ad esempio il livello di subordinazione e la presenza di clausole che rendono complessa la valutazione, più si tenda a preferire un approccio "taglia le perdite" piuttosto che "accumula sulla debolezza", come invece avviene per i titoli più corti e sicuri.

Per quanto mi riguarda - ma è un'ottica esclusivamente personale che non reputo necessariamente ottimale - l'accumulo in perdita si giustifica solo quando il più probabile tra gli scenari peggiori mi è comunque gradito.

Prendiamo il caso di un'obbligazione SR di un emittente sistemico e IG:
- un suo crollo vertiginoso è sempre possibile;
- valutarne il FV è meno aleatorio che farlo per l'equity di quello stesso nome;
- nel miglior scenario, quello in cui la mia valutazione si rivela esatta, potrò rivendere ad un prezzo maggiore anche poco dopo che sono entrato, o comunque nel giro di poco tempo;
- più probabilmente dovrò stare dentro almeno un mesetto o più facendo carry;
- nel più probabile peggior scenario dovrò portare il titolo quasi fino a scadenza, incassando briciole ma sostendendo soprattutto un grosso costo opportunità del capitale;
- sono soggetto a rischio insolvenza, ma è un tail risk che a questo punto sostengo volentieri perché ritengo più rischioso il materasso o una cassetta di sicurezza con dentro il contante.
Sotto questi presupposti io non mi sento di biasimare chi incrementa sulle discese, perché la mean reversion mi sembra un fenomeno giustificato principalmente da ragioni di liquidità e da relativamente poca aleatorietà nella valutazione: ovviamente non è un caso che la redditività teorica del titolo sia ridotta al lumicino.

Invertire il tutto per una CoCo perpetual prima emissione in assoluto di una Società B-: vi sfido a fare qualsiasi considerazione sul FV e a non applicare degli stop loss chirurgici al primo starnuto... a meno che tu non sia russiabond ovviamente :D
 
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Diciamo che farsi un'idea di quanto *dovrebbe* valere un'obbligazione, di quali rischi si porta dietro e di quale *dovrebbe* essere l'evoluzione futura del suo prezzo è per definizione più facile maggiore la distanza che separa la struttura dello strumento dalla pura equity... e infatti anche la redditività delle rispettive posizioni B&H *dovrebbe* essere profondamente diversa, dal momento che per l'equity nel lungo periodo è lecito attendersi un premio al rischio che remuneri l'investitore in modo sensibilmente maggiore.

:up:

E chi te lo fornisce quel premio? :)

Vorrei sottolineare comunque che è una scala di grigi, non bisogna fare l'errore di pensare che le obbligazioni "sono prevedibili" e che l'equity non lo è: non è un caso che, più aumenta ad esempio il livello di subordinazione e la presenza di clausole che rendono complessa la valutazione, più si tenda a preferire un approccio "taglia le perdite" piuttosto che "accumula sulla debolezza", come invece avviene per i titoli più corti e sicuri.

Per quanto mi riguarda - ma è un'ottica esclusivamente personale che non reputo necessariamente ottimale - l'accumulo in perdita si giustifica solo quando il più probabile tra gli scenari peggiori mi è comunque gradito.

Prendiamo il caso di un'obbligazione SR di un emittente sistemico e IG:
- un suo crollo vertiginoso è sempre possibile;
- valutarne il FV è meno aleatorio che farlo per l'equity di quello stesso nome;
- nel miglior scenario, quello in cui la mia valutazione si rivela esatta, potrò rivendere ad un prezzo maggiore anche poco dopo che sono entrato, o comunque nel giro di poco tempo;
- più probabilmente dovrò stare dentro almeno un mesetto o più facendo carry;
- nel più probabile peggior scenario dovrò portare il titolo quasi fino a scadenza, incassando briciole ma sostendendo soprattutto un grosso costo opportunità del capitale;
- sono soggetto a rischio insolvenza, ma è un tail risk che a questo punto sostengo volentieri perché ritengo più rischioso il materasso o una cassetta di sicurezza con dentro il contante.
Sotto questi presupposti io non mi sento di biasimare chi incrementa sulle discese, perché la mean reversion mi sembra un fenomeno giustificato principalmente da ragioni di liquidità e da relativamente poca aleatorietà nella valutazione: ovviamente non è un caso che la redditività teorica del titolo sia ridotta al lumicino.

Esistono sicuramente scale di grigi e presupposti che possono giustificare mediate in perdita, non lo ho mai escluso. Ciò non toglie che l'indicatore del rischio che stai assumendo deve alzarsi. Poi sarà il tuo modello, la tua strategia, la tua testa, a decidere come e fin quando tollerarlo.

Invertire il tutto per una CoCo perpetual prima emissione in assoluto di una Società B-: vi sfido a fare qualsiasi considerazione sul FV e a non applicare degli stop loss chirurgici al primo starnuto... a meno che tu non sia russiabond ovviamente :D

Ma è ancora vivo? :lol:

Io per quel tipo di caratteri provo quasi un senso di ammirazione estatica :D
 
Qualche puntino sulle i perché dire "hai ragione" senza aggiungere "ma..." mi pare scortese :D

Idem. :D

Ma se sono pedante.... chiedo venia, alla fine il rischio di ripetere sempre il proprio punto di vista è concreto :wall::help::D

1. accesso alle informazioni
Se c'è una cosa di cui non ci possiamo lamentare secondo me è l'accesso alle informazioni; penso che questo sia il periodo storico nel quale chi vuole, anche senza grandi mezzi, può informarsi su quasi tutto fino all'eccesso; la differenza tra noi e i pro (o dovrei dire tra me e i pro? ;)) non è tanto nell'acceso quanto nella velocità: leggevo tempo fa che l'indice Michigan costa qualche milione di dollari al secondo, dopo 80 secondi è free e fa parte delle news diramate in tutto il mondo.
L'accesso a informazioni interne viene indubbiamente sfruttato per intenti speculativi, ma non mi pare che questo sposti di molto il discorso: la maggior parte del mercato ha accesso a ca. le stesse info alle quali ho accesso anch'io.

A mio avviso, rispetto al passato è cambiato, ed è più agevole solo il modo di raccolta: non devo più portare a casa pacchi di bilanci dalla Borsa (tra gli sguardi stupiti dei miei compagni di viaggio:lol::lol:), perchè è molto comodo scaricarli dal web.

Ma la qualità delle informazioni era scarsa in passato, e tale è rimasta (che tu abbia le stesse di tutti gli altri non è al 100% corretto, ma in ogni caso è irrilevante, così come avere un grande flusso di informazioni, ma non quelle che veramente ti servono, può essere addirittura controproducente.).

Ad esempio, per avere un semplice fido in banca una piccola impresa deve presentare il proprio budget ed essere pronta a discuterne; se un analista fondamentale sell-side si permettesse di chiedere ad una società quotata di vedere il budget... nel 99,9999% dei casi raccoglie solo diniego condito con ironia (ok, l'esempio è "tirato" ma è per farmi capire da tutti ;)).
Eppure, in alcuni casi, egli è in grado di indirizzare gli investimenti in capitale di rischio: se il sistema di diffusione delle informazioni fosse efficiente dovrebe avere almeno gli stessi input che il direttore di filiale esamina per una pratica di fido/mutuo, non credi?


2. cambia il prezzo ma noi no
generalmente in un modello value gli input cambiano lentamente, mentre sul mercato i prezzi cambiano velocemente; questo non equivale a dire che le variazioni di prezzo sul mercato sono sempre sfruttabili, ma perlomeno sono in certa misura ignorabili (se compro la stessa impresa a 10 o a 12 non fa molta differenza nel medio lungo periodo, anche se nell'immediato la cosa sembra enorme)

Guiarda, è lo stesso ragionamento di chi vende volatilità senza sopportare i costi dell'hedging,................. tanto nell'80% dei casi l'implicita è più alta della storica e dunque l'hedging è solo una spesa inutile.
E' vero nel 99% dei casi, peccato che ... o prima o dopo salta...

Edge comporta rischio, e - IMHO - a questo serve il MM, a fare in modo di essere ancora vivo e tradante (:D) per tutto il tempo necessario all'edge di manifestarsi, nonostante il rischio...

Voglio dire, è noto che la variabilità dei fondamentali è inferiore a quella dei prezzi, ma questi ultimi, once again, sono ignorabili solo se sei sicuro dei tuoi input.

Una analista fondamentale sell-side non può MAI esserlo al 100%, perchè il sistema di diffusione delle informazioni previsionali delle società quotate è opaco, sia per scelta aziendale che per ragioni regolamentari.

Se non ti piace l'esempio di WB (che in effetti può essere fuorviante), diciamo che dovresti almeno avere accesso alle informazioni degli analisti buy-side (es private equity), ma chi investe in Borsa se lo sogna un livello di disclosure del genere.

cmq secondo me il successo di WB deriva solo secondariamente dalle informazioni "interne", molto più conta la grandissima capacità di leggere bilanci e situazioni aziendali, unita al funding a basso costo delle imprese assicurative che a sua volta gli ha permesso un uso giudizioso della leva.

Confesso che sono sempre affascinato quando ascolto WB su CNBC, la sua capacità di analisi e di rendere semplici concetti complessi è assolutamente unica. Non è un giocato (positivamente) dal caso, ha skill analitici molto superiori alla media (ed è anche stato fortunato ad incontrare Munger, IMHO).

Però, sebbene il fatto che abbia applicato Kelly fa parte della leggenda, è forse il caso di ricordare - dato che non l'ho mai visto esplicitato da nessuna parte - che investe in Borsa (ed in passato lo faceva in modo ancora più rilevante) parte delle riserve tecniche del gruppo GEICO.

In Italia sarebbe stato impensabile, diversa borsa, diverse regole....
 
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è tardi e potrei scrivere delle fesserie, ma quello a me sembra l' *f* calcolato dopo aver applicato il leverage, diverso da quello originario che ha permesso di decidere quale leverage applicare..

Il dubbio era venuto anche a me...
Però poi ho pensato: se fosse vero, allora Kelly darebbe risultati non univoci.
Se effettivamente risultasse
f(WB) = 1.6 ca
e valesse contemporaneamente
f(BRK) = 3 ca

Allora significherebbe che il leverage ottimale per WB sarebbe molto minore del leverage ottimale dell'investitore in BRK.
Visto che però WB = investitore in BRK mi pare che siamo arrivati ad un assurdo.

Suppongo quindi che applicando il leverage la maggior performance venga controbilanciata dalla maggior volatilità, in modo da risultare in f ca. uguali.
Chiedo però a chi è più preparato di me se questa supposizione abbia qualche fondamento oppure se la soluzione è diversa.
 
Chiarisco meglio: tu puoi anche essere sicurissimo del tuo valore intrinseco e quindi decidere di mediare in perdita, ma il tuo risk management dovrà comunque avvisarti che stai rischiando di più. Il principio è sempre lo stesso: tu puoi decidere le esecuzioni, ma il rischio lo può decidere solo il mercato.

Ancora semantica? :D

Affatto.
Sono d'accordo, infatti io dicevo che a 10 rischi di meno che a 20 se non medi.
Se ci metti altro capitale rischi in base al capitale totale investito ora.
Però vorrei differenziare bene il "rischi" dal "hai rischiato".
Ormai a 10 ci sei, può essere che nell'andare da 20 a 10 tu abbia rischiato di più di quello che volevi rischiare (in tal caso bisognava stoplossare, nel momento in cui ti sei accorto che la tua stima del rischio era errata, insomma che qualcosa non andava nelle tue ipotesi iniziali)
Ma ora che sei a 10, il tuo rischio futuro è maggiore o minore di quando eri a 20?
Io rispondo "minore" (sempre che tu non ci metta altro capitale).

La mia supposizione è sempre che ciò che hai comprato abbia un valore intrinseco. Magari hai sbagliato a stimarlo (pensavi fosse 25 invece era 5), ma anche così, il tuo rischio è minore a 10 che a 20.
 
...Ceteris paribus, rischio di meno se compro a 10 rispetto a comprare a 20.
E se avevo comprato a 20, ora a 10 il mio rischio è diminuito (anche la mia performance, sono riuscito a fare -50%, ma questo è un altro discorso).

E' la fiducia/sicurezza nel tuo modello ad ingannarti, per questo ti dicevo che fai lo stesso errore di chi non fa money management.

E se invece il tuo modello fosse sbagliato e/o bendato e/o limitato? Non ha senso calcolare il rischio se non metti in dubbio le tue capacità e/o non consideri gli imprevisti: punti tutto e amen!!! :)

Affatto.
Sono d'accordo, infatti io dicevo che a 10 rischi di meno che a 20 se non medi.
Se ci metti altro capitale rischi in base al capitale totale investito ora.
Però vorrei differenziare bene il "rischi" dal "hai rischiato".
Ormai a 10 ci sei, può essere che nell'andare da 20 a 10 tu abbia rischiato di più di quello che volevi rischiare (in tal caso bisognava stoplossare, nel momento in cui ti sei accorto che la tua stima del rischio era errata, insomma che qualcosa non andava nelle tue ipotesi iniziali)
Ma ora che sei a 10, il tuo rischio futuro è maggiore o minore di quando eri a 20?
Io rispondo "minore" (sempre che tu non ci metta altro capitale).

La mia supposizione è sempre che ciò che hai comprato abbia un valore intrinseco. Magari hai sbagliato a stimarlo (pensavi fosse 25 invece era 5), ma anche così, il tuo rischio è minore a 10 che a 20.

Praticamente il tuo rischio scende sempre e comunque, qualunque cosa faccia il prezzo! :D
(e dovrebbe bastare questa semplice logica per assurdo a convincerti)

All'allontanarsi del prezzo dal valore intrinseco del tuo modello il rischio diventa comunque maggiore, anche se resti alla finestra e lo stimi ipotizzando l'ingresso di volta in volta.
E finché non decidi di mediare, non è neanche questione di esposizione.

Scommettiamo che il tuo subconscio ragiona meglio? Quando provi paura o sollievo, quando il prezzo si avvicina o si allontana? :)
 
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E' la fiducia/sicurezza nel tuo modello ad ingannarti, per questo ti dicevo che fai lo stesso errore di chi non fa money management.

E se invece il tuo modello fosse sbagliato e/o bendato e/o limitato? Non ha senso calcolare il rischio se non metti in dubbio le tue capacità e/o non consideri gli imprevisti: punti tutto e amen!!! :)



Praticamente il tuo rischio scende sempre e comunque, qualunque cosa faccia il prezzo! :D
(e dovrebbe bastare questa semplice logica per assurdo a convincerti)

All'allontanarsi del prezzo dal valore intrinseco del tuo modello il rischio diventa comunque maggiore, anche se resti alla finestra e lo stimi ipotizzando l'ingresso di volta in volta.
E finché non decidi di mediare, non è neanche questione di esposizione.

Scommettiamo che il tuo subconscio ragiona meglio? Quando provi paura o sollievo, quando il prezzo si avvicina o si allontana? :)

Più il prezzo si allontana al rialzo dal valore, più rischio.
Semplificando molto: se un'azienda ha in bilancio 20 mld $ di cash e capitalizza 25 mld $, allora se la compro rischio 5 mld $, se invece capitalizzasse 50 mld $ il rischio sarebbe ben più elevato.

(non farmi notare che l'esempio è semplicistico perché non è vero che se quotasse 15 mld $ allora il rischio sarebbe negativo, lo so che rischierei anche a comprarla per quella cifra ;))
 

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