Segnalo a riguardo "short" articolo interessante preso dal "team Value" di Schroeders:
Short notice – The fundamentals of shorting on valuation are less sound than when going long
(che riprende
questo studio qui dal sito del CFA)
Dove si mostra che è molto più efficace per lo short identificare frodi&co., piuttosto che valutazioni estreme (che spesso finiscono comunque con rendimenti positivi, credo ne parlasse anche Chanos, se ritrovo l'articolo/paper/video lo linko!).
Per il resto mi trovo a concordare quasi completamente con Imar. Le occasioni, con il senno di poi, son sempre evidenti. Il problema è che con un approccio value, ad esempio nel 2009, si sarebbe incominciati ad entrare ben prima del -50%, soprattutto perchè molti titoli industriali ai massimi del 2008 erano cari, ma non certo da dot-com bubble (ne parlava a riguardo anche Grantham in una delle sue lettere agli investitori in quei mesi).
Questo non vuol dire che con pazienza e un minimo di diversficazione non si possa far molto meglio del mercato (come dimostrano i tanti value investors di successo), ma non è nemmeno così semplice come sembra guardando al passato.
Più che altro, sempre facendo riferimento a quanto detto da Imar, tra i pochi vantaggi dell'investitore retail, è appunto il poter evitare il
career risk e clienti che bussano alla porta nel momento sbagliato. Parlando con una persona qualche mese fa, mi diceva che vicino ai minimi del 2009 c'erano clienti istituzionali che ritiravano soldi, consapevoli di farlo nel momento peggiore possibile (soprattutto perchè si parlava di un fondo value con track record decente e piuttosto lungo), solo perchè in altri fondi meno liquidi non glieli facevano tirar fuori... Cornuto e mazziato
Ovvio che questo crea storture sfruttabili da chi non ha questi problemi di liquidità e carriera, ma non è così semplice (detto ciò, nella dot-com bubble la mia famiglia ha attraversato un
marriage risk non indifferente, quindi non è che sia del tutto assente

)