Parmalat (PLT) Parmalat (a) III cosa sarà da grande ? (2 lettori)

dariomilano

novellino
Cosa c'è da capire?

Nel caso Parmalat è uno strumento che ti dà il diritto di sottoscrivere un'azione Parmalat fino al 2015 pagando 1 euro per azione.

1 warrant 1 azione.

Più semplice di così si muore.

E' come andare in leva 2 su Plt senza pagare interessi.

Con l'avviso che:

Non puoi convertire nel periodo che va dalla convocazione dell'assemblea fino allo stacco del dividendo.

Quindi ora non puoi convertire.

Scongiurato il rischio dividendo straordinario va valutato.

si vero quelli di parmalat sono proprio di immediato comprensione/calcolo..
io in passato non li ho presi perchè pensavo al dividendo straordinario (però scioccamente perchè tra il tempo di annucio e di stacco facevo in tempo a convertirli? sempre eccetto lo spazio temporale da te evidenziato che non sapevo)
 

pecora rosa

Forumer attivo
si vero quelli di parmalat sono proprio di immediato comprensione/calcolo..
io in passato non li ho presi perchè pensavo al dividendo straordinario (però scioccamente perchè tra il tempo di annucio e di stacco facevo in tempo a convertirli? sempre eccetto lo spazio temporale da te evidenziato che non sapevo)

i riferimenti?
 

pecora rosa

Forumer attivo
Secondo quanto dichiarato da Francesco Gatti, legale di Lactalis, il giudice del Tribunale Civile di Parma si è riservato di decidere sul ricorso presentato dalla società francese contro la delibera di rinvio dell'assemblea di Parmalat. La decisione potrebbe essere annunciata tra domani e sabato.
 

salcatal

Come i Panda
Poche possibilità?

Secondo quanto dichiarato da Francesco Gatti, legale di Lactalis, il giudice del Tribunale Civile di Parma si è riservato di decidere sul ricorso presentato dalla società francese contro la delibera di rinvio dell'assemblea di Parmalat. La decisione potrebbe essere annunciata tra domani e sabato.



Parmalat, giudice si riserva decisione su ricorso Lactalis
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Reuters - 07/04/2011 18:11:10
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PARMA, 7 aprile (Reuters) - Il giudice Renato Mari del tribunale civile di Parma si è riservato di decidere sul ricorso presentato da Lactalis contro la delibera del Cda di Parmalat (PLT.MI) sul rinvio dell'assemblea.

Lo ha detto l'avvocato Francesco Gatti, legale di Lactalis, al termine dell'udienza.

Secondo una fonte giudiziaria, la decisione arriverà domani o più probabilmente sabato.

La scadenza massima per una decisione in base ai tempi tecnici è il 12 aprile.

"Il giudice si è riservato di decidere", ha detto Gatti alla fine di un'udienza durata oltre due ore e mezza. Nessun commento dai legali di Parmalat.

Venerdì il cda del gruppo parmigiano ha convocato una nova asssemblea per il 25-27-28 giugno avvalendosi di quanto previsto dalla normativa varata dal governo a fine marzo a tutela dei settori strategici.


(Sabina Suzzi)


ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/10717

Dati di presentazione dell'atto

Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 429 del 03/02/2011

Firmatari

Primo firmatario: SCILIPOTI DOMENICO
Gruppo: INIZIATIVA RESPONSABILE (NOI SUD-LIBERTA' ED AUTONOMIA, POPOLARI D'ITALIA DOMANI-PID, MOVIMENTO DI RESPONSABILITA' NAZIONALE-MRN, AZIONE POPOLARE, ALLEANZA DI CENTRO-ADC, LA DISCUSSIONE)
Data firma: 03/02/2011

Destinatari

Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 03/02/2011
Stato iter:

IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-10717

presentata da
DOMENICO SCILIPOTI
giovedì 3 febbraio 2011, seduta n.429


SCILIPOTI. -

Al Ministro della giustizia.
- Per sapere - premesso che:

da notizie apparse sulla stampa e da copia di provvedimenti giudiziari sembrerebbe che la Cassa di Risparmio di Parma e di Piacenza, nel periodo in cui presidente era Luciano Silingardi (settembre 1997) avrebbe ideato una convenzione riservata denominata L52023 destinata ai magistrati del tribunale di Parma;

tale convenzione, valida in ambito esclusivamente locale, prevedeva erogazioni (senza alcuna garanzia) di finanziamenti al tasso pari al prime rate Abi diminuito di un punto percentuale;

il dottor Silingardi rivestiva, contemporaneamente, anche i ruoli di consulente del gruppo Parmalat e componente di alcuni collegi sindacali nonché domiciliatario di alcune società del signor Calisto Tanzi;

tra i beneficiari della riservata convenzione risulterebbero l'attuale presidente del Tribunale di Parma dottor Roberto Piscopo con il proprio nucleo familiare, il giudice Renato Mari e familiari, il pubblico ministero dottor Francesco Gigliotti, il pubblico ministero dottor Francesco Saverio Brancaccio e moglie e l'ex GIP dottor Adriano Padula e moglie;

il dottor Brancaccio, nella funzione di pubblico ministero ed il dottor Padula, nella funzione di GIP, avrebbero, nel corso degli anni, proceduto ad anomale richieste di archiviazione dei procedimenti a carico dei responsabili di Parmalat e del sistema bancario gravitante all'epoca nel gruppo Parmalat-Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza e Banca Monte Parma (all'epoca presieduta da Francesco Gorreri tesoriere della Parmalat ed uomo di fiducia del Cav. Tanzi) in particolare: procedura penale 164/94, 13/94, 1017/95, 1030/00;

il figlio del dottor Brancaccio, Andrea, sarebbe stato assunto nel 2000, su precisa richiesta dello stesso Tanzi, dalla Eurolat Spa di Roma, acquistata in data 2 febbraio 1999 dal gruppo Cragnotti Cirio;

il dottor Brancaccio, fra il 21 febbraio 1993 ed il 24 aprile 2001, ha ottenuto dalla Cariparma, presieduta da Luciano Silingardi, senza alcuna garanzia, 465 milioni di vecchie lire di finanziamenti nonché 175 milioni a seguito di transazione giudiziaria in data 5 dicembre 2000 mentre ha ottenuto 140.000 euro dalla Banca del Monte di Parma, presieduta Franco Gorrier in data 28 novembre 2002;

tali ingenti finanziamenti venivano erogati al dottor Brancaccio nel periodo in cui il magistrato era preposto ai predetti procedimenti e ne chiedeva, l'archiviazione che veniva sempre accolta dal GIP Padula;

il gruppo Parmalat anche in considerazione delle archiviazioni richieste dilatava la propria esposizione debitoria da 2,6 miliardi di euro del 95 a 9,8 miliardi nel 99 per raggiungere, nel settembre 2003, alla vigilia del crack, i 13,8 miliardi di euro;

l'ex GIP dottor Adriano Padula, in periodo coevo alle predette archiviazioni dei procedimenti del gruppo Parmalat, Tanzi, Gorreri, Cariparma, risultava fruitore di viaggi turistici organizzati dalla società turistica di Tanzi - Parmatours.p.a. - con trasferimenti da Parma all'aeroporto di Linate e viceversa con vettura Limousine con autista nonché di viaggi gratuiti al seguito del Parma Calcio A.C. dal quale riceveva anche due tessere VIP tribuna stadio Tardini di Parma;

il CSM a quanto risulta da un'intervista resa dal dottor Bruno allora presidente del tribunale avrebbe costretto il magistrato a separare il processo Parmalat in numerosi procedimenti affidati a giudici provenienti da sezioni civili anziché celebrarne uno solamente sotto la direzione del giudice esperto in reati finanziari, dottor Roberto Spanò, che a tal fine aveva richiesto il trasferimento a Parma da Brescia;

la procura della Repubblica di Parma, al momento del crack tentò di avocare a sé anche l'indagine sull'aggiotaggio di competenza del tribunale di Milano;

il processo instauratosi avanti alle autorità giudiziarie meneghine ha portato alla condanna di Calisto Tanzi a dieci anni, di Luciano Silingardi a tre anni e di Giovanni Bonici, difeso dall'avvocato Tuccari, a due anni e mezzo di carcere;

detta condanna è stata impugnata in Cassazione, mentre invece i numerosi processi instauratisi a Parma con giudici inesperti ed incompatibili tra di loro non hanno terminato l'iter del primo grado e quindi si concluderanno sicuramente con non luogo a procedere per prescrizione;

i magistrati beneficiari dei finanziamenti ai sensi della convenzione riservata L52023 hanno continuato ad occuparsi dei processi aventi parte la Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza nonostante l'evidente conflitto di interessi, come ad esempio il giudice Renato Mari che ha emesso sentenza nel processo in cui era parte offesa la signora Olivieri Anna nel procedimento civile n. 948/06 ed i magistrati Padula e Brancaccio nel procedimento 13/94, i magistrati Padula, Brancaccio e Gigliotti nel procedimento penale n. 521/01;

il procedimento 13/04 si era instaurato a seguito di interrogazione dei senatori Sinisi e altri proprio sui bilanci della Parmalat e sui rapporti del gruppo con il sistema bancario parmense; affermazioni quelle degli interroganti confermate in pieno dalle indagini svolte dal pubblico ministero Brancaccio -:

se non intende assumere immediate iniziative ispettive per l'esercizio dei poteri di competenza.(4-10717)



Camera.it - Lavori - Resoconti Assemblea - Allegato
 

dariomilano

novellino
interessante articolo di Oscar Giannino.. la partita si fa sempre più interessante sia dal punto di vista di conoscenza del sistema italia, sia dal punto di vista economico del nostro portafoglio..

Mediobanca, Geronzi e la guerra antifrancese

Oscar Giannino
http://www.chicago-blog.it/2011/04/07/mediobanca-geronzi-e-la-guerra-antifrancese/#comments



L’articolo seguente è stato scritto ieri di getto prima ancora che il cda di Generali si riunisse nel pomeriggio, non mi pare sia invecchiato.
“In Italia si illudono, noi qui a Londra stappiamo champagne, ma non per la stessa ragione”. Questo il commento di amici banchieri ai desk europei londinesi di grandi banche d’affari, alle dimission i di Cesare Geronzi dalla presidenza di Generali. E’ la fine di una lunga fase, non c’è dubbio. Dove porti bisogna vedere, e per questo a Londra credono che i vincitori italiani di oggi tendano a fare il conto senza l’oste. C’é la Francia, di mezzo, e stavolta non si parla di latte ma di biscotti ben più sostanziosi.
L’abilità oggettiva di Diego Della Valle è stata quella di identificare la linea di frattura in Generali che rendeva Geronzi molto più esposto di quanto la sua aura pluridecennale di power broker facessero immaginare a molti. Ma senza l’aggiunta di Fabrizio Palenzona, Della Valle non ce l’avrebbe fatta. E’ l’ultimo difensore di Maranghi, il primo carnefice di Geronzi.
La linea di frattura non è mai stata quella dichiarata, la comunicazione esterna del Leone gestita dai collaboratori di Geronzi. Neanche le cattiverie volate all’ultimo secondo, i milioni di euro del costo complessivo della presidenza – comunque meno che ai tempi di Bernheim, ma allora nessuno fiatava. Della Valle ha fegatosamente scommesso sul fatto che con attacchi pubblici avrebbe portato dietro di sé i fondi privati e gli amministratori indipendenti, tutti i soci privati in cda, e alla fine la stessa Mediobanca. C’è riuscito. Anche perché aiutato da un pizzico di fortuna. Se Vincent Bollorè non avesse reagito con un doppio fallo da cartellino rosso, non votando il bilancio pur essendo vicepresidente e attaccando lancia in resta in pubblico Giovanni Perissinotto. E’ a quel punto, che Della Valle ha affondato la lama. Se l’ex presidente di Mediobanca non riesce a impedire che il vicepresidente francese, esponente di un pezzo essenziale del patto di sindacato di Mediobanca stessa, ponga con le sue incaute decisioni l’ad Perissinotto in condizioni di minacciare un esposto alla Consob contro entrambi, allora bisogna mandarli a casa. Su questa linea, da Nagel di Mediobanca ai grandi privati come Pelliccioli e Caltagirone, fino ai consiglieri indipendenti a nome dei fondi azionisti, non hanno potuto che convenire.
Ho purtroppo l’impressione, però, che il problema sia solo a parole quello della maggior focalizzazione di Generali sul suo core business, ponendo termine ai lunghi anni in cui ha sottoperformato rispetto ad Axa e Allianz. La questione è diversa, ed è per questo che i miei amici banchieri a Londra stappavano champagne. Fino a lunedì sera sembrava che la riunione del cda mercoledì si sarebbe conclusa con una abborracciata mezza marcia indietro di Bollorè, e qualche nuovo scambio di sciabola con Geronzi. Ma nella notte di lunedì si è capito invece che in primis i manager di Mediobanca consideravano la posizione di Bollorè non più risolvibile, perché ad essere minacciata era la stessa Mediobanca in prospettiva. E’ stato Palenzona, a convincerli. E tutto è precipitato.
Della Valle ha così ufficialmente aperto la grande campagna perché i soci francesi escano da Mediobanca. Il patto di sindacato scade a fine anno, controlla il 44% di Piazzetta Cuccia, e vede i soci stranieri all’11% con singole partecipazioni non superiori al 2%, salvo Financière du Perguet fino al 5% e Groupama fino al 3%. Da settembre dell’anno scorso, anche Bolloré poteva crescere con la propria quota. L’addio di Geronzi è l’inizio della fine della classe C di azionisti in Mediobanca, affiancati alle banche di classe A e ai privati italiani di classe B come Troncheti, Ligresti, le stesse Generali, la Dorint di della Valle, i Benetton, Fininvest, Doris, i Ferrero e i Fumagalli.
Per cambiare il patto ci vuole almeno il 30%, diciamo che non ci si divide tra banche e privati gli italiani possono far fuori i francesi. Che però hanno altre azioni non dichiarate, e per questo con Groupama volevano salvare Fonsai di Ligresi – li ha fermati la Consob – e ancora le stanno addosso. Bollorè ha sbagliato ad attaccare a fronte bassa, a meno che non immaginasse che senza Bernheim a Trieste gli italiani lasciassero fare ancor più ai francesi, in Mediobanca come a Trieste.
Ammesso che i francesi schiodino senza troppi danni – e a Londra dicono di no, anzi pensano che i banchieri d’affari potrebbero lucrare commissioni notevoli su tentativi di scalata stranieri alle stesse Generali - chi si candida a crescere in Mediobanca rilevando le quote francesi, e ad avviare nelle altre partecipate dal salotto buono come Rcs e Telecom Italia svolte paragonabili a quella avvenuta a Trieste?
Dacché è stato chiaro che Della Valle si avviava a vincere, l’unione dei soci alle sue spalle si è fatta sempre più estesa. Perché per candidarsi al ruolo di nuovo baricentro di Mediobanca, con tutto quel che consegue nell sue partecipate, bisogna partecipare alla defenestrazione di Geronzi oggi. E veleggiare in un pelago rischioso da oggi in avanti. Perché i privati forti di denaro proprio da investire sono pochi, essenzialmente lo stesso Della Valle ma soprattutto Caltagirone, che finora ha molto misurato le parole ed esteso le sue quote, proprio pensando a quando inevitabilmente tra banche e pochi grandi pivati italiani il suo ruolo crescerà ancora. Ben oltre quello di presidente a interim di Generali, a cui è giunto oggi. Al contempo il mondo dei soci di Unicredit non poteva mancare alla defenestrazione, visto he Palenzona è stato decisivo per smuovere Mediobanca: ed è per questo che Miglietta ha dato il suo voto. Nella nuova vulgata dell’Unicredit post Profumo, illustrata da Palenzona, le fondazioni socie non intendono più assistere al fatto che sia solo Banca Intesa a realizzare le cosiddette “operazioni di sistema”, e cioè domani a mettere amici propri al posto dei francesi in Mediobanca.
In altri tempi, sarebbero stati innanzitutto i manager operativi di Mediobanca e di Generali, a giocare anch’essi un ruolo di primo piano nel futuro dei propri istituti. Oggi, per la statura personale e per come hanno interpretato i tempi, che non sono più quelli di Marangui, è praticamente impossibile. Anche se quella di Nagel è la firma in testa alla lista, senza la quale la condanna di Geronzi non sarebbe stata seguita. Con tutto il rispetto per Nagel, però, non sarà lui a poter né governare i colpi portati ai francesi né la loro reazione, né a cesellare il nuovo quilibrio che si determinerà di qui alla fin dell’anno in corso, se davvero guerra sarà e non ci si accontenterà del primo colpo di cannone in Generali.
Se pensate alla politica, il ministro dell’Economia come la sua Cdp guidata da ex uomini di Banca Intesa e già mobilitata sul fronte Parmalat ed Edison non possono considerarsi disinteressati, a un’azione volta a impedire che i francesi crescano nell’orto Mediobanca. Freddamente, il ministro ha sempre fatto intendere che il rapporto con Geronzi riguardava Palazzo Chigi, non via XX settembre. Della Valle può immaginare che la crescita italiana in Mediobanca di cui il suoi oggettivo successo in Generali è fautore possa essere anche vento nelle vele politiche della svolta montezemoliana a favore della “borghesia produttiva”, come si scrive negli articoli di ItaliaFutura. Ma forse è meglio non dimenticare che ci sono anche aziende del Cavaliere, tra i soci Mediobanca. Sarà battaglia dura, perché di mezzo c’è un bel po’ di fette di torte sin qui tenute ad ammuffire. Quanto a Geronzi, per come lo conosco credo sia il primo a non farsi ora illusioni, su quanti gli volterano ora ancor più le spalle.
Sarebbe bello immaginare che il no a Geronzi sia il sì di tanti al graduale sciolgimento di patti di sindacato dentro, fuori e sotto Mediobanca, patti che oggi non hanno più giustificazione e significato che avevano quando vennero disegnati, e che servono solo a rendere più opaca la conduzione aziendale, meno focalizzati sulla creazione di valore i manager, e più fitti i conflitti di interesse di amministratori e soci, prenditori prestatori, creditori e debitori. Ma scommtto che la speranza resterà delusa, sperando si sbagliarmi.
 

salcatal

Come i Panda
Persona di una intelligenza sopraffina il caro Oscar Giannino.

Si stanno posizionando gli eserciti.:rolleyes::rolleyes:

Penso che Berlusconi non avrà vita lunga.:-o:-o

Speriamo solo che la guerra non sia cruenta.:-?:-?

Noi di Parmalat siamo solo una misera pedina in una scacchiera molto più ampia.:specchio::specchio::specchio:
 

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