Parmalat (PLT) Parmalat (a) III cosa sarà da grande ? (4 lettori)

dariomilano

novellino
Io escludo al 99% un accordo Ferrero/Lactalis.

Al più ci sara' un accordo Societe' Generale/Banca Intesa.

I fili li muovono loro e siamo punto e a capo.

Voglio dire che Lactalis accetterebbe un compromesso di questo tipo solo se SG glielo imponesse minacciando il ritiro del sostegno finanziario.

Cosa improbabile, per ora.

Per quanto riguarda Ferrero si stanno prestando a fungere da burattini, avranno il loro tornaconto per carità, ma non e' un comportamento commendevole.

io infatti quando ho letto di SG mi sono detto: non so se sta con lactalis (in quanto francese) o con intesa (in quanto banca) :)
 

salcatal

Come i Panda
Buonasera.

Le mie impressioni sono queste:

a) accordo Ferrero Lactalis probabilità minime, e' più probabile che io vada con un trans;

b) probabilità che venga rinviata l'assemblea minime, e' più probabile che Guery vada con una donna;

c) ipotesi rastrellamento azioni e soprattutto deleghe da parte delle banche, per arrivare oltre il 30% mi sembra l'ipotesi più probabile.

Lo scenario c) dovrebbe portare il titolo a nuovi massimi.

Così penso' Salcatal.:)

Noto che l'amico Curfr si e' rivelato essere l'altra faccia della medaglia de Il Cecchino.

Ma non mi stupisco.

Il mondo e' pieno di gente così.

Gente che parla ma non dice.
 

starman45

non affrettare il viaggio
Parmalat: come già evidenziato ieri è opportuno attendere l'esito della battaglia su S 2.3, sopra il quale lo strumento oggi ha chiuso.

Danieli: idem, solito tran tran down.

Buona serata.

Parmalat: come ieri;
Danieli: retest di S 21.36 con rimbalzo, ma per il resto tutto uguale.
Ciao.
 

dariomilano

novellino
buondì (motta e non ferrero) :D

stavo riflettendo sulla volontà (espressa già il mese scorso) di spostare la produzione del philadelphia (galbani) da Caravaggio, possa giocare a favore o contro Lactalis:
a favore perchè è una carta che mette sul tavolo delle trattative con il governo
contro perchè la decisione, espressa precedentemente al tentativo di scalata, può essere sottolineata ora dalla politica (come per altro stan facendo i TG) come volontà francese di privarci del lavoro sul suolo italico:down:
 

dariomilano

novellino
Ma scusa Philadelphia non e' un prodotto Kraft?

Cosa c'entra Lactalis?

adesso approfondisco il giro strano tra kraft e lactalis..

Il formaggio Philadelphia emigra in Spagna: in 80 rischiano il licenziamento

CARAVAGGIO (BERGAMO) – Il formaggio Philadelphia non sarà più prodotto in Italia: la Kraft ha disdetto l’accordo di produzione nello stabilimento “esterno” di Caravaggio (Bergamo) e concentrerà il lavoro probabilmente nelle sue linee spagnole.
La disdetta riguarda uno stabilimento non più di proprietà della Kraft da diversi anni (l’ex Invernizzi ora della Galbani del gruppo Lactalis) dove sono 70-80 le persone addette alla produzione del Philadelphia, che cesseràdefinitivamente a fine anno.
L’azienda conferma di aver scelto di riportare la produzione all’interno dei propri stabilimenti per costi definiti non più convenienti, mentre la Cgil parla di ”sconcerto nell’apprendere della disdetta da parte di Kraft a soli 15 giorni da un incontro durante il quale l’azienda dichiarava soddisfazione per i risultati raggiunti”.
 
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dariomilano

novellino
intanto posto questo :(

2008 CREMONA - Nel formaggio avariato e putrefatto c'era di tutto. Vermi, escrementi di topi, residui di plastica tritata, pezzi di ferro. Muffe, inchiostro. Era merce che doveva essere smaltita, destinata ad uso zootecnico. E invece i banditi della tavola la riciclavano. La lavoravano come prodotto "buono", di prima qualità.
Quegli scarti, nella filiera della contraffazione, (ri)diventavano sottilette, formaggio fuso, formaggio grattugiato, mozzarelle, provola, stracchino, gorgonzola. Materia "genuina" - nelle celle frigorifere c'erano sottilette datate 1980! - ripulita, mischiata e pronta per le nostre tavole. Venduta in Italia e in Europa. In alcuni casi, rivenduta a quelle stesse aziende - multinazionali, marchi importanti, grosse centrali del latte - che anziché smaltire regolarmente i prodotti ormai immangiabili li piazzavano, - senza spendere un centesimo ma guadagnandoci - a quattro imprese con sede a Cremona, Novara, Biella e Woringen (Germania). Tutte riconducibili a un imprenditore siciliano. Era lui il punto di riferimento di marchi come: Galbani, Granarolo, Cademartori, Brescialat, Medeghini, Igor, Centrale del Latte di Firenze. E ancora: Frescolat, Euroformaggi, Mauri, Prealpi, e altre multinazionali europee, in particolare austriache, tedesche e inglesi. E' quello che si legge nell'ordinanza del pm cremonese Francesco Messina. Un giro da decine di milioni di euro. Una bomba ecologica per la salute dei consumatori.
Le indagini - ancora aperte - iniziano due anni fa. A novembre del 2006 gli uomini della Guardia di Finanza di Cremona fermano un tir a Castelleone: dal cassone esce un odore nauseabondo. C'è del formaggio semilavorato, in evidente stato di putrefazione. Il carico è partito dalla Tradel di Casalbuttano ed è diretto alla Megal di Vicolungo (Novara). Le due aziende sono di Domenico Russo, 46 anni, originario di Partinico e residente a Oleggio. E' lui l'uomo chiave attorno al quale ruota l'inchiesta. E' lui il dominus di una triangolazione che comprende, oltre a Tradel e Megal, un terzo stabilimento con sede a Massazza, Biella, e una filiale tedesca. Tradel raccoglie, sconfeziona e inizia la lavorazione. Megal miscela e confeziona.
A Casalbuttano i finanzieri trovano roba che a vederla fa venire i conati. Prodotti caseari coperti da muffe, scaduti, decomposti e, peggio ancora, con tracce di escrementi di roditori. Ci sono residui - visibili a occhio nudo - degli involucri degli imballi macinati. Dunque plastica. Persino schegge di ferro fuoriuscite dai macchinari. La vera specialità della azienda è il "recupero" di mozzarelle ritirate dal mercato e stoccate per settimane sulle ribalte delle ditte fornitrici, di croste di gorgonzola, di sottilette composte con burro adulterato, di formaggi provenienti da black out elettrici di un anno prima. "Una cosa disgustosa - racconta Mauro Santonastaso, comandante delle fiamme gialle di Cremona -. Ancor più disgustoso - aggiunge il capitano Agostino Brigante - , è il sistema commerciale che abbiamo scoperto".
Non possono ancora immaginare, gli investigatori, che quello stabilimento dove si miscela prodotto avariato con altro prodotto pronto è lo snodo di una vera e propria filiera europea del riciclaggio. Mettono sotto controllo i telefoni. Scoprono che i pirati della contraffazione sono "coperti" dal servizio di prevenzione veterinaria dell'Asl di Cremona (omessa vigilanza, ispezioni preannunciate; denunciati e sospesi il direttore, Riccardo Crotti, e due tecnici). Dalle intercettazioni emerge la totale assenza di scrupoli da parte degli indagati: "La merce che stiamo lavorando, come tu sai, è totalmente scaduta... ", dice Luciano Bosio, il responsabile dello stabilimento della Tradel, al suo capo (Domenico Russo). Che gli risponde: "Saranno ***** suoi... " (delle aziende fornitrici, in questo caso Brescialat e Centrale del Latte di Firenze, ndr). Il formaggio comprato e messo in lavorazione è definito - senza mezzi termini - "*****". Ma non importa, "... perché se la merce ha dei difetti. .. io poi aggiusto, pulisco, metto a posto... questo rimane un discorso fra me e te... " (Russo a un imprenditore campano, si tratta la vendita di sottilette "scadute un anno e mezzo prima"). Nell'ordinanza (decine le persone indagate e denunciate: rappresentanti legali, responsabili degli stabilimenti, impiegati, altre se ne aggiungeranno presto) compaiono i nomi delle aziende per le quali il pm Francesco Messina configura "precise responsabilità". Perché, "a vario titolo e al fine di trarre un ingiusto profitto patrimoniale, hanno concorso nella adulterazione e nella contraffazione di sostanze alimentari lattiero-casearie rendendole pericolose per la salute pubblica". Il marchio maggiormente coinvolto - spiegano gli investigatori - è Galbani, controllato dal gruppo Lactalis Italia che controlla anche Big srl. "Sono loro i principali fornitori della Tradel. Anche clienti", si legge nell'ordinanza. Per i magistrati il sistema di riciclaggio della merce si basa proprio sui legami commerciali tra le aziende fornitrici e la Tradel. Con consistenti vantaggi reciproci. Un business enorme: 11 mila tonnellate di merce lavorata in due anni. Finita sugli scaffali dei discount e dei negozi di tutta Europa. Tremila le tonnellate vendute in nero. E gli operai e gli impiegati? Erano consapevoli. Lo hanno messo a verbale. Domanda a un'amministrativa: "Ha mai riferito a qualcuno che la merce era scaduta o con i vermi?". Risposta: "No, tutti lo sapevano".


L’impresa criminale che faceva capo a 4 aziende con sede a Cremona, Novara, Biella e Woringen in Germania, tutte riconducibili all’imprenditore siciliano Domenico Russo, ed era punto di riferimento per marchi come Galbani, Granarolo, Cademartori, Brescialat, Medeghini, Igor, Centrale del latte di Firenze, Frescolat, Euroformaggi, Mauri, Prealpi ed altre multinazionali europee, operava anche grazie alla connivenza delle Asl di competenza riciclando con l’ausilio di molta creatività gli scarti di formaggio avariato che avrebbero dovuto essere smaltiti.
Tali scarti, spesse volte forniti proprio dai grandi marchi di cui sopra, consistevano in formaggio avariato e putrefatto all’interno del quale si poteva trovare di tutto: vermi, escrementi di topi, pezzi di ferro, residui di plastica tritata, muffe ed inchiostro. Il materiale marcescente e maleodorante anziché venire smaltito subiva tutta una serie di lavorazioni che lo portavano a tornare sugli scaffali di discount ed ipermercati (spesso attraverso quegli stessi marchi che lo avevano venduto come rifiuto) sotto forma di sottilette, formaggio fuso, formaggio grattugiato, mozzarelle, gorgonzola ed altre specialità casearie che venivano vendute come prodotti genuini ai consumatori.
La truffa nell’ambito della quale il gruppo Lactalis Italia che controlla Galbani sembra avere pesantissime responsabilità, non ha coinvolto solo l’Italia ma si è sviluppata a livello europeo, arrivando a produrre la lavorazione di oltre 11.000 tonnellate di formaggio avariato a fronte di un business economico di enormi proporzioni. Decine risultano essere le persone indagate e denunciate per un’attività criminale che oltre a produrre profondo disgusto ha determinato pesantissimi rischi per la salute pubblica.
Come ultima nota disarmante in questa scioccante vicenda va sottolineato il fatto che gli impiegati e gli operai delle ditte incriminate hanno verbalizzato di essere a conoscenza della situazione ma si sono guardati bene dal renderla pubblica, molto probabilmente per non rischiare di mettere a repentaglio il proprio posto di lavoro
 
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dariomilano

novellino
adesso approfondisco il giro strano tra kraft e lactalis..

Il formaggio Philadelphia emigra in Spagna: in 80 rischiano il licenziamento

CARAVAGGIO (BERGAMO) – Il formaggio Philadelphia non sarà più prodotto in Italia: la Kraft ha disdetto l’accordo di produzione nello stabilimento “esterno” di Caravaggio (Bergamo) e concentrerà il lavoro probabilmente nelle sue linee spagnole.
La disdetta riguarda uno stabilimento non più di proprietà della Kraft da diversi anni (l’ex Invernizzi ora della Galbani del gruppo Lactalis) dove sono 70-80 le persone addette alla produzione del Philadelphia, che cesseràdefinitivamente a fine anno.
L’azienda conferma di aver scelto di riportare la produzione all’interno dei propri stabilimenti per costi definiti non più convenienti, mentre la Cgil parla di ”sconcerto nell’apprendere della disdetta da parte di Kraft a soli 15 giorni da un incontro durante il quale l’azienda dichiarava soddisfazione per i risultati raggiunti”.

2003
Nel dicembre il Gruppo francese Lactalis acquista il marchio Invernizzi da Kraft Foods.


..rimane da capire perchè ci producono ancora il philadelphia :D anzi la risposta era già sopra.. non è una deceisione di lactalis ma di kraft che vuole spostare la produzione per ora affidata esternamente a lactalis...

scusate per la confusione sulle due ipotesi sopra ma avevo letto velocemente..
 
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salcatal

Come i Panda
Solita disinformazione, allora.

E' la Kraft che ha deciso di spostare la produzione.

E fino a prova contraria non e' stato licenziato nessuno.

Io mi chiedo se siamo un paese normale, tra sindacati, politici, burocrazia, voracità del fisco, banche ecc. ecc., e' un vero miracolo che ci sia ancora qualcuno che investe e produce in Italia.
 

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