PER QUEST'ANNO LASCIATE PERDERE LA PROVA COSTUME... VI VEDO PIU' PRONTI PER LA PROVA DEL CUOCO

Siamo al primo di aprile.
Una piccola riflessione. Per tutti Voi.
Se qualcuno che ha un'attività in proprio - artigianale od industriale -
conosce, sa che ieri sono scadute le ricevute bancarie al 31.03.2020.

Per chi non ce l'ha, spiego.

Per la maggior parte di noi ieri era data di scadenza pagamenti, le riba di fine mese,
poi ci sono quelli un po' più forti che riescono a farsi spostare la scadenza al 3 od al 5, così non vanno in scoperto di cc. alla fine del mese
e poi ci sono quelli più "forti" che riescono a farsi spostare le scadenze al 10, così pagano gli effetti con valuta lo stesso giorno
che gli vengono accreditate le proprie ricevute bancarie e così sono coperti in pieno.

Ma cosa sarà accaduto ieri ? Quanti dei nostri clienti avranno pagato il fine mese ?

Questo dato verrà scoperto il 2 aprile........e lì saranno cazzi amari.

Perchè se avremo avuto pochi, tanti, parecchi clienti che non avranno pagato,
in molti si ritroveranno in braghe di tela. Andranno fuori fido. E cosa significa andare "fuori fido" ?

Che dopodomani, anche se saremo chiusi, verremo tempestati di telefonate dalle banche per chiederci
IL rientro nel fido. Alle banche gliene frega una beata minchia se c'è il coronavirus.

Ho visto banche chiamare per scoperti di 30 euro.
Ho visto banche chiamare per scoperti di 1 giorno.

E chi l'avrà fatto perchè realmente in difficoltà oppure perchè "furbi" ?
Quei furbi per il quale vale il detto " mors tua vita mea".

Perchè per colpa di quei deficienti che stanno seduti dietro ad uno scranno noi non avremo "nulla" - zero -
da portare in banca. Perchè non abbiamo fatturato. Non avremo riba, anticipi italia, anticipi estero da presentare.
ZERO.

E volete che ad una banca gliene fregherà qualcosa ?
E volete che a questo stato di 5stalledioti gliene fregherà qualcosa ?
ZERO.

Poi ditemi come faremo a pagare salari e stipendi al 5 od al 10 del mese di aprile........

Pensate veramente che le banche anticiperanno la cassa integrazione ad uno che è già fuori fido ?

AUGURI. Questo è il futuro. Immediato. Altro che virus fra 2 settimane..........
 
Davvero dovremmo regolamentare con minuziose, quanto spesso incomprensibili norme, ogni umano comportamento?

In merito alle attività istituzionali da svolgere, Milena Gabbanelli in un video che sta girando in rete
ha posto una domanda a un signore con cui sta parlando.

È antidemocratico chiedere che, come per tutti i mestieri, venga inserito il requisito della competenza dimostrata sul campo?”.

E lui le risponde dicendo:

Non lo è. Sarebbe logico, sarebbe razionale, sarebbe anche morale … però non c’è una legge che lo preveda.
Allora, ci vorrebbe, forse, un referendum, una proposta di legge popolare, bisognerebbe chiedere ai cittadini
…”.

Il video si chiude con la Gabbanelli che rivolgendosi verso la telecamera chiede: “Appunto, che ne dite?”.

Immagino che il video voglia essere una provocazione, più che comprensibile, e quindi nel senso positivo del termine,
e cioè che voglia far porre alla gente una domanda ben più profonda, e cioè: siamo davvero sicuri che uno vale uno?

E se sì, in che senso?

Se questo è il senso, allora concordo in pieno con questa che ho chiamato provocazione e la risposta, ovviamente la mia, gliela do volentieri.

No gentile signora, non è neppure pensabile regolamentare con norme giuridiche
qualcosa che sfugge alle leggi, perché appartiene ad altre regole di vita.

Rispondere positivamente sarebbe semmai pericoloso.

E sì, perché noi oggi ci troviamo in questa situazione di impasse, per non dire di vera e propria paralisi,
di ogni attività, soprattutto intellettuale .. e in sempre più casi persino intellettiva,
proprio perché dopo anni di certosino lavorio di menti pensanti … su altre dimensioni,
ci siamo ritrovati imbrigliati e impastoiati in troppe norme, sovente contraddittorie e più spesso in contraddizione con altre,
che normare anche queste umane faccende ci porterebbe veramente alla paralisi assoluta.

Non voglio infatti seguire gli americani, che pretendono di regolamentare tutto, e lasciamo perdere come,
producendo alla fine effetti disastrosi, ovviamente a lungo termine, e pertanto difficilmente percepibili nell’immediato.

Per capirci, facciamo un esempio concreto di un fatto avvenuto e definito, secondo la mentalità americana, da un Giudice.

Qualche anno fa una anziana signora che aveva ordinato un caffè( e chi ci è stato sa bene a che temperatura lo portano questi giocherelloni)
e subito lo portò alle labbra. Serve un genio per immaginare cosa accadde? Sicuramente no: si ustionò la bocca.

Lasciando da parte quella che sarebbe stata la reazione di un marito, o di un figlio qui da noi, sapete cosa fece quella signora?

La cosa ovvia per un americano: causa all’azienda proprietaria del locale dove le era accaduto, chiamiamolo l’inconveniente,
pretendendo di esser risarcita dei danni. Perché il caffè scottava troppo, pensate voi?

No … neanche per sogno … perché sulla tazza, rigorosamente di plastica, come era d’uso da quelle parti,
per lo meno prima dell’avvento della profeta ambientalista svedese, non c’era scritto “attenta che brucia”!

Indovinate come finì quella causa?

Ve lo dico io: la vinse e l’azienda, di cui non faccio ovviamente il nome, ma posso dirvi che era una delle maggiori del mondo,
fu condannata a risarcire l’anziana signora, che immagino ancor più arzilla, dopo il verdetto, con un milione di dollari!

E allora vengo alla risposta alla domanda della signora Gabbanelli.

Davvero pensa che dovremmo regolamentare con minuziose, quanto spesso incomprensibili norme, ogni umano comportamento,
ovviamente accompagnando il precetto con un’adeguata, e ovviamente severa, per lo meno sulla carta, com’è d’uso qui da noi, sanzione?!

Non è che certe cose non vengono normate, semplicemente perché sarebbe folle solo farlo?!

Facciamo un esempio, così ci capiamo meglio.

Per aprire una porta, dobbiamo davvero scrivere una norma che precisi che, invece di sfondarla con il corpo,
si debba porre la mano (specificando se destra o sinistra, a seconda di chi lo debba fare) sulla maniglia, abbassarla,
e quindi tirarla a sé … o spingerla … a seconda del verso della porta? Mi dica lei …
 
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Il turismo, a causa del Coronavirus, nel 2020 potrebbe contare ben 143 milioni di presenze in meno nel nostro Paese.

Nel 2020, l’emergenza Coronavirus potrebbe bruciare 18 miliardi di spesa turistica:
9,2 miliardi per la contrazione dell’incoming e
8,8 miliardi per la rinuncia alla vacanze degli italiani nel Bel Paese.

Il 70% della rilevante “sforbiciata”, pari a 12,6 miliardi di euro, sarebbe concentrata in sei sistemi regionali:

Veneto, Lombardia, Toscana, Lazio, Emilia-Romagna e Trentino-Alto Adige.

La contrazione del consumo totale di beni e servizi sarebbe diretta conseguenza della riduzione di 29 milioni di arrivi
che genererebbe, a sua volta, ben 143 milioni di presenze in meno con una flessione rispettivamente pari al 22,1% e al 34,2% rispetto al 2019.

Sono alcune delle anticipazioni di uno studio di Demoskopika contenute nel saggio
“Turismo in quarantena”, edito da Tangram Edizioni Scientifiche, scritto dal presidente dell’Istituto di ricerca, Raffaele Rio.


Una stima – si precisa nella nota dell’Istituto Demoskopika – assolutamente per difetto se si considera che,
a differenza dell’incoming, il calcolo del calo della spesa e dei flussi turistici, relativo alla sola componente italiana,
è circoscritto esclusivamente al periodo pasquale e ai mesi più tradizionali del periodo estivo: luglio e agosto,
ipotizzando uno scenario di graduale ripresa a partire dal prossimo mese di giugno.

«L’anno 2020 – dichiara il presidente dell’Istituto Demoskopika, Raffaele Rio – potrebbe essere il peggiore dal 1994.

Serve rilevare, regione per regione, la massa critica del danno per innestare liquidità al comparto,
salvaguardare i livelli occupazionali oltre a pianificare una imponente campagna di promozione delle destinazioni turistiche.

Perché quando tutto sarà finito, l’Italia dovrà essere pronta.

Altrimenti sarà una Waterloo per il nostro sistema turistico.

L’emergenza Coronavirus non è solo sanitaria ma anche economica, costringendo a rivedere spostamenti e viaggi degli italiani.

Piovono, a ritmo accelerato in questo periodo, cancellazioni e disdette in tutta Italia.

In particolare, – continua il presidente dell’Istituto di ricerca – la maggior parte dei cittadini, come era prevedibile al di là delle attuali restrizioni,
ha deciso, comunque, di rinunciare alle vacanze per i prossimi mesi.

Un atteggiamento che alimenta le preoccupazioni degli operatori del settore,
già rassegnati ad un annullamento delle presenze nelle festività pasquali,
ma forse ancora speranzosi di poter calmierare le ricadute negative del Coronavirus sulla programmazione della stagione estiva.

In questa direzione, – conclude Raffaele Rio – e senza voler assurgere ad alcuna analisi esaustiva, si è provato a comprendere,
nonostante l’attuale instabilità decisionale dell’opinione pubblica, quale potrebbe essere il comportamento dei potenziali consumatori-turisti
per i prossimi mesi e le possibili ricadute economiche sui sistemi turistici locali alla luce della presenza condizionante del Covid-19».

Incoming: 15 milioni di turisti in meno. In testa Germania, Usa e Francia
Nel 2020, l’emergenza Coronavirus potrebbe generare un segno negativo per l’incoming turistico italiano,
con una contrazione della spesa in “viaggi e vacanze” di ben 9,2 miliardi di euro, pari circa al 9,7% per cento del prodotto interno lordo del settore.

Le stime dell’Istituto Demoskopika sono state riviste al rialzo rispetto allo scorso 4 febbraio tenuto conto
delle misure restrittive imposte dagli Stati e della diffusione del Coronavirus in tutte le realtà regionali italiane.

La contrazione del consumo totale di beni e servizi da parte del viaggiatore (alloggio, pasti, intrattenimenti, souvenir, regali, altri articoli per uso personale ecc.),
sarebbe diretta conseguenza della riduzione degli arrivi, quantificata in 15 milioni di turisti stranieri, che genererebbero, a loro volta,
ben 52 milioni di presenze in meno rispetto al 2018.

Un andamento generato principalmente dai 15 paesi top player dell’incoming italiano.

Analizzando, in particolare, il quadro per singolo paese emerge che il rischio di contrazione più rilevante si registrerebbe
in Germania –2,8 milioni di arrivi e –13,3 milioni di presenze.
A seguire, Stati Uniti con una contrazione pari a 1,4 milioni di arrivi e 3,6 milioni di presenze;
Francia con una riduzione pari a 1,1 milioni di arrivi e 3,4 milioni di presenze.
Rilevanti anche le possibili rinunce alla vacanza italiana per britannici e cinesi
quantificabili rispettivamente in 908 mila arrivi e 3,3 milioni di presenze per i primi
e in 790 mila arrivi e 1,3 milioni di presenze per i secondi.

Sul versante della spesa turistica, lo scenario della contrazione muta di poco.

In questo caso, a collocarsi in cima, sono gli Stati Uniti con ben 1.694 milioni di euro in meno di spesa turistica,
immediatamente seguita dalla Germania con 1.253 milioni di euro e dalla Cina con 1.240 milioni di euro.

Più a ritroso, il Giappone con 596 milioni di euro, il Regno Unito con 535 milioni di euro e, infine, la Francia con 372 milioni di euro.

Stagione estiva: per almeno 1 italiano su 3 questa vacanza “non s’ha da fare”
Almeno un italiano su tre avrebbe deciso di rinunciare a trascorrere fuori casa le prossime vacanze estive.

Secondo la rilevazione, realizzata dall’Istituto Demoskopika lo scorso 11 marzo su un campione rappresentativo di oltre mille italiani,
il peso della diffusione del Coronavirus si fa sentire e anche pesantemente:
sarebbero almeno 14 milioni i cittadini che, al netto di una ulteriore proroga dei provvedimenti restrittivi,
avrebbero, comunque, già deciso di non trascorrere più le vacanze “sotto l’ombrellone” nei due mesi
dell’estate tradizionalmente più frequentanti dai turisti del Bel Paese: luglio e agosto.

Un tasso di rinuncia che si ripercuoterebbe sul sistema turistico con una contrazione della voce “viaggi e tempo libero”
di circa 5,8 miliardi di euro a cui si aggiungono poco più di 3 miliardi di perdita calcolata per le festività pasquali.

Una successiva domanda dell’indagine demoscopica è stata rivolta, infine, a comprendere
quali potrebbero essere le destinazioni regionali maggiormente penalizzate dall’effetto Coronavirus.

Al fine di ottenere una lettura più agevolata e confrontabile dei dati rilevati, le destinazioni regionali sono state suddivise in tre cluster
in relazione al loro differente peso del livello di rinuncia manifestato dal campione.

E così, nella cosiddetta “zona rossa” sono state collocate le realtà regionali che risulterebbero più penalizzate
dalle dichiarazioni di cancellazione delle vacanze da parte degli italiani.

Nella “zona arancione” sono stati inclusi i territori che presentano un livello intermedio;

e, infine, a far parte della “zona gialla” risultano quelle aree caratterizzate da un “tasso di rinuncia”
meno rilevante rispetto alle precedenti, ma comunque non privo di preoccupanti ripercussioni sui sistemi turistici locali.

In questo contesto metodologico, sarebbero sette, le destinazioni regionali a registrare un livello di rinuncia maggiore
per il periodo estivo: Lombardia, Veneto, Toscana, Sicilia, Emilia-Romagna, Lazio e Campania.

Nella “zona arancione” troverebbero collocazione Trentino-Alto Adige, Marche, Puglia, Calabria e Sardegna.

A collocarsi nella “zona gialla”, infine, le rimanenti realtà territoriali: Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Abruzzo, Molise e Basilicata.

Territorio. La mappa della possibile decrescita regione per regione
Sarebbero sei le realtà regionali, infine, i cui sistemi turistici locali risulterebbero maggiormente bersagliati dalle conseguenze del Coronavirus,
con una contrazione della spesa turistica al di sopra del miliardo di euro: Veneto, Lombardia, Toscana, Lazio, Emilia-Romagna e Trentino-Alto Adige.

È il Veneto a subire i maggiori contraccolpi causati dal Covid-19.

In particolare, per il suo sistema turistico, la stima delle possibili ripercussioni potrebbe generare un rilevante calo di 4,6 milioni di arrivi,
di oltre 21,9 milioni di presenze e, infine, con una contrazione della spesa turistica pari a quasi 2,9 miliardi di euro rispetto all’anno di riferimento individuato.

Preoccupanti anche i possibili “postumi da virus” per il turismo in Lombardia, con un calo di 3,9 milioni di arrivi,
di quasi 16,8 milioni di presenze e con una contrazione della spesa in viaggi pari a circa 2,4 miliardi di euro;

in Toscana, con un calo di poco meno di 3,3 milioni di arrivi, di 15,5 milioni di presenze
e con una rilevante contrazione della spesa turistica pari a circa 2,3 miliardi di euro;

nel Lazio, con un calo di circa 3 milioni di arrivi, di 12,2 milioni di presenze e con una contrazione della spesa turistica pari a quasi 2,1 miliardi di euro.

E, ancora, a subire una perdita della spesa turistica di oltre un miliardo, sarebbero altri due sistemi turistici:
Emilia-Romagna con una contrazione di 2,5 milioni di arrivi, di quasi 14,4 milioni di presenze e con una calo della spesa in viaggi pari a circa 1,6 miliardi di euro;
Trentino Alto-Adige con un calo di poco più di 2,4 milioni di arrivi, di 13,5 milioni di presenze
e con una rilevante contrazione della spesa turistica pari a circa 1,3 miliardi di euro.

Sul versante opposto, a collocarsi in coda al ranking delle destinazioni regionali per gli effetti generati dal Coronavirus
sui principali indicatori turistici, troverebbero spazio altri tre sistemi locali:

Molise con un calo di oltre 28 mila arrivi, di quasi 184 mila presenze e con una contrazione della spesa in viaggi pari a oltre 18 milioni di euro;
Valle d’Aosta con un calo di oltre 233 mila arrivi, di quasi 1,3 milioni di presenze e con una contrazione della spesa in viaggi pari a poco meno di 140 milioni di euro; l’Abruzzo, infine, con un calo di 332 mila arrivi, di quasi 2,1 milioni di presenze e con una contrazione della spesa in viaggi pari a circa 212 milioni di euro.
 
Il governo cinese ha cercato di far tornare la vita economica e sociale nel paese alla normalità
nel più breve tempo possibile, dopo la fine della quarantena relativa al COVID.

Fra le misure di allargamento delle maglie vi era anche la riapertura progressiva dei cinema,
fatta in modo indipendente da regione a regione, interessando 600 sale in tutto il paese.

Però qualcosa deve non aver funzionato: il 27 marzo il governo ha deciso di chiudere tutti i cinema tutti assieme, e
da quanto si è saputo non ci saranno riaperture a breve.

Questo dato viene ad incrociarsi con altri che mostrano un forte nervosismo di Pechino su un possibile ritorno del COVID-19.

Ad esempio da ieri si è deciso di iniziare a distribuire i dati dei cosiddetti “Asintomatici”,
portatori sani risultati positivi ai test pur non presentando nessuno dei sintomi del virus.

L’ultimo giorno del mese questi sono risultati 1545, di cui 205 provenienti dall’estero.

I test sono ormai obbligatori per tutti e chi è positivo deve fare la quarantena anche se asintomatico.

In un momento in cui la Cina quindi sembrerebbe uscire di scena dalla vicenda COVID-19,
i suoi scienziati stanno anche temendo di rientrarci e per questo intensificano i controlli.

Questi dati però sono significativi in due sensi:

  • con dati cosi ampi è ovvio come sia un pericolo elevatissimo quello di un nuovo scoppio di focolai di COVID-19, ed una volta terminati i focolai anche in Italia ci sarà da instaurare dei controlli strettissimo, quasi soffocanti, alle frontiere;
  • se il numero di portatori sani sul numero di casi conclamati è quello indicato dai cinesi, diventano credibili i numeri del Imperial College che parlano di milioni di positivi in Italia.
Poi questo indica come certe attività di massa svolte al chiuso restano molto pericolose anche dopo la fine dei contagi
e per loro la ripresa è molto lontana nel futuro.

Inoltre la Cina sperava di poter tornare subito ad essere la fabbrica del mondo: peccato che questo sia tutto in closedown….
 
Commenti a piede libero ..........non ruota libera.

"Nelle prime 12 settimane del 2018 sono morte PER INFLUENZA e non CON INFLUENZA oltre 20.000 persone (si parla di ultra 65enni).
In totale sono stati molti di più. (Fonte ISS). Ma nessuno se ne è accorto.
Ogni sera Borrelli diffonde i numeri e tiene sempre a precisare che sono morti CON il covid
e lui non può dire che sono morti a causa del covid. Poi, puntualmente i vari TG sparano i numeri
come fosse un bollettino di guerra: 'Anche oggi 800 morti ecc..'
Ma come si fa a dire che non è stato tutto preparato e che ci siamo cascati come degli allocchi?"

"Stanotte a Milano è stato vandalizzato un laboratorio per screening di massa al covid 19.
Avrebbe eseguito migliaia di tamponi al giorno e quindi sarebbe stato prezioso per tornare alla normalità.
E' quindi provato che c'è qualcuno che non vuole che si torni alla normalità."

"Su Off-Guardian org del 24 marzo:12 Experts Questioning the Coronavirus Panic,ovvero quando la cura fa più danni della malattia.
Se non ci fosse stato il panico indotto dal MSM nessuno si sarebbe accorto dell'ennesimo nuovo membro della famiglia dei coronavirus,
con cui conviviamo da migliaia di anni, i numeri riguardo le morti legati a problemi respiratori non si discostano, fino ad oggi, dalle altre annate,
in Italia negli ultimi 5 anni ci sono stati addirittura picchi di tali mortalità decisamente superiori all'annata in corso,
eppure nessuno dei fake media lo ha riportato con enfasi, rimane il dubbio su come venivano gestiti tali picchi senza destare clamore,
voglio dire molti più morti di oggi eppure nessuna struttura ospedaliera soprafatta. Sembra tutto teatro kabuki per costringere i governi nazionali
ad imporre il regime di contenimento, notevole, perchè in un epidemia si sono sempre isolati i malati e mai i sani, oggi si fa il contrario, molto sospetto."

"A questo punto diventa essenziale la messa a punto di test rapidi sul sangue per rilevare la presenza di anticorpi del coronavirus.
Quelli che ce li hanno possono circolare liberamente per 12 o 18 mesi.
Gli altri dovranno, nel loro interesse, riguardarsi e continuare uno stile di vita isolato fino alla fine della pandemia.
L'alternativa è: liberi tutti e succeda quel che succeda.Non puoi tenere in isolamento un intero paese per sempre."

"liberi tutti e' l 'unica soluzione. I tamponi non sono specifici per il Covid19 ma individuano qualsiasi coronavirus
(e ce ne sono tanti, e tutti li abbiamo poiche' sono i virus del raffreddore). Informatevi per piacere perche' stanno giocando sull'ignoranza della gente."

"La prigione per sani positivi avrebbe comunque una sua logica.
Il problema è un altro: perché quest'anno si e quelli passati no? Quando qualcuno me lo spiega, forse potrò capire anch'io."
 
L’incrociarsi della crisi globale legata al COVID-19 ed il conflitto economico fra Arabia Saudita e Russia
sta conducendo a dei risultati impressionanti dal punto di vista dei prezzi.

Goldman Sachs a previsto che quella in corso è, per il petrolio, la crisi di un’epoca,
e che il taglio nella domanda sarà molto forte e si sentirà anche per molti mesi nel futuro:



Il trasferirsi della crisi dalla Cina al resto del mondo e la cessazione dei viaggi aerei
viene a condurre ad un forte eccesso dell’offerta che si trascinerà almeno per tutto il 2020,
pur toccando il proprio massimo in questo aprile, quando gli USA saranno nel cuore della quarantena.

I prezzi sono andati a picco, soprattutto quelli “Cash” per l’acquisto immediato, non a termine, dell’oro nero:
se hai della produzione da vendere non impegnata puoi avere dei grossi problemi:

Negli USA si è giunti ad un quasi azzeramento dei prezzi di quel petrolio di produzione interna
che difficilmente può riversarsi sui mercati internazionali e che ha alti costi di trasporto.

Ad esempio il petrolio del Wyoming sta raggiungendo, per alcune sue varietà, prezzi negativi:



La varietà Wyoming Asphaltsour, utilizzata normalmente per il bitume stradale, molto densa,
è andata a prezzo negativo, -0,47 dollari a barile

.I produttori PAGANO chi utilizza questo tipo di petrolio.

Però anche il Wyoming Sweet viene venduto a 11 dollari al barile.

Un prezzo veramente basso, e non parliamo , in questo secondo caso, di sottoprodotti, ma di un petrolio dolce ben lavorabile.

Il WTI sui mercati internazioni è a 20,22 dollari al barile, il Brent a 22 dollari al barile,
quindi è probabile che petroli locali, difficili da spostare, in questo momento vengano a valere, letteralmente, zero o meno.

Un altro degli effetti distorsivi di questa crisi che si rivela veramente epocale.
 
L'oil stoccato nei depositi viene conservato a temperatura e pressione controllate
(e rigorosamente sigillato, al riparo da aria e luce).

Dopo poche settimane in queste condizioni viene trasferito alle raffinerie per la lavorazione;
i depositi così svuotati vengono riempiti con petrolio appena estratto o, nel caso lasciati vuoti.

Il petrolio e i suoi derivati se conservati correttamente, durano 2-3 mesi;
se lasciati all'aria aperta deperiscono e perdono le loro caratteristiche esplosive e combustibili,
esattamente come gli alimenti perdono le loro proprietà organolettiche.

E' per questo motivo che quando la domanda è scarsa i produttori "tappano" i pozzi:
l'oil se resta sotto terra, sigillato nel suo giacimento, si conserva per millenni.
 
Purtroppo la TV negli ultimi tre mesi è riuscita a selezionare il peggio del peggio.

L’alternativa è spegnere o seguire programmi innocui, tipo il fai da te, i documentari, i film,
oppure qualche telegiornale estero un po’ meno malfatto dei nostri.

Del resto in un paese con la percentuale di deceduti su sieropositivi la più alta al mondo (10%)
ed il Presidente del Consiglio continua ad andare in TV a dire che tutto è perfetto e non ha sbagliato nulla, non poteva che essere diversamente.

La cosa straordinaria è che chi dirige la TV sia in grado di digerire qualsiasi escremento venga detto, come se nulla fosse.

Qualche settimana fa Cecchi Paone diceva, con faccia bronzea, che l’unico problema del Coronavirus era il razzismo….

Lo scienziato Cecchi Paone qualche settimana fa: "Coronavirus? Il problema è il razzismo"

Lo "scienziato" Cecchi Paone qualche settimana fa

Gepostet von Rassegne Italia am Freitag, 20. März 2020

Ora viene ancora chiamato in TV come esperto scientifico, e tutti hanno dimenticato queste parole, quasi come se fossero mai dette.

La colpa non è di Cecchi Pavone, ma di chi continua ad invitarlo…
 
Nel pieno dell’emergenza da coronavirus, la parlamentare dem, si lascia andare a uno sfogo che lascia letteralmente esterrefatti.

Invece di pensare alle decine di migliaia di vitime, alle mascherine che non arrivano, un’economia che arranca
e a quel personale medico lasciato solo in prima linea con le armi spuntate,
la "nostra" Laura nazionale pensa ai nomi al femminile declinati sulle autocertificazioni.

O meglio, al fatto che il ministero dell’Interno, quando ha scritto l’ultima versione del documento,
il quinto, si sia dimenticato di inserire una lettera "a" vicino al nome del dichiarante.

"In questi giorni è stata proposta una autocertificazione inclusiva che non sia declinata solo al maschile come quella attualmente vigente. Lei cosa ne pensa?",
chiedono i conduttori del programma radiofonico "Un giorno da pecora".

La riposta è netta. Boldrini non aspettava di meglio. Replica così:

"Ancora non scatta questo automatismo, c’è il genere maschile e quello femminile, ma io sono ottimista: ci si arriverà.
Non costa nulla inserire una cosa come o/a, così da non far sentire nessuno escluso.
Ma si fa ancora molta fatica a recepire questo semplice concetto".
 

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