Spesso la gente mantiene in essere vecchie polizze vita, soprattutto quelle sottoscritte prima del 31/12/2000, perchè ritiene vantaggioso il fatto di poter "scaricare" dalle tasse il 19% del premio versato, fino al vecchio tetto di £ 2.500.000 (oggi 1291,14 €).
In realtà pochi sanno che tale beneficio diminuisce mano a mano che passa il tempo, per effetto dell'incidenza delle commissioni di gestione che si applicano alla somma dei premi complessivamente versati, che nel tempo tendono ad annullare e addirittura a superare l'importo del beneficio stesso.
In questo vecchio post spiegavo perchè, allegando anche un piccolo file excel che è possibile personalizzare in base alle proprie condizioni contrattuali.
Perchè il beneficio fiscale si diluisce nel tempo?
Facciamo un esempio terra terra.
Supponiamo che il premio annuo sia 100, la
detrazione fiscale 19, l'imposta sulle assicurazioni il 2,5% ed il caricamento il 10,5%. La durata 5 anni, che è il minimo per avere diritto alla detrazione.
Immaginiamo che la rivalutazione sia pari a zero, per concentrarci unicamente sull'effetto finanziario della
detrazione fiscale. Facciamo anche l'ipotesi che il risparmio fiscale sia contestuale al versamento: ritardarlo di qualche mese abbasserebbe leggermente il risultato, ma non cambierebbe sostanzialmente il risultato finale.
Ogni versamento origina un guadagno del 6,26%, come risultante della somma di costi, tasse e detrazioni:
100 - 2,5% (imposta) = 97,5 - 10,5% (caricamento) = 87,26 + 19 (beneficio fiscale) = 106,26
A fronte di un esborso effettivo di 81 (per ogni premio di 100 che pago ho uno sgravio fiscale di 19) la compagnia ne investe 87,26 (i 100 di premio che riceve, al netto del 2,5 di imposta e del 10,5 di caricamenti che si applicano sul premio al netto dell'imposta).
Alla fine dei cinque anni mi verrà restituito un capitale (premi versati al netto di imposte e caricamenti) di 436,31, a fronte di 405 versati (premi versati al netto del beneficio fiscale), pari ad un rendimento medio annuo del 2,49% (vedi tabella xls, foglio "senza commissioni di gestione") DOVUTO UNICAMENTE AL BENEFICIO FISCALE (ho ipotizzato il rendimento della polizza = 0).
Se la polizza dura dieci anni, otterrò un capitale di 872,63, a fronte di versamenti per 810, pari ad un rendimento medio annuo dell'1,35%.
Su una durata di venti anni, come si può vedere dalla tabella, il rendimento medio annuo derivante dal vantaggio fiscale si è ridotto allo 0,70%.
Una prima conclusione è che mano a mano che la durata aumenta diminuisce il vantaggio fiscale (si diluisce, come scrivevo nel post). Non a caso chi in passato voleva davvero massimizzare il beneficio fiscale stipulava polizze di durata quinquennale (durata minima consentita per usufruire delle detrazioni), sempre che l'assicuratore (i cui guadagni erano proporzionali alla durata) glielo consentisse.
Il motivo è evidente: il vantaggio fiscale è una tantum, mentre i premi versati restano nella polizza fino alla scadenza.
Se sull'ultimo premio il risparmio medio annuo (al netto di imposte e caricamenti) è pari al 6,26% (6,26% / 1, che è l'anno che manca alla scadenza), nella polizza quinquennale il risparmio medio annuo sul primo premio è pari all'1,25% (6,26% / 5). La media dei diversi risparmi sui vari premi (tenuto conto della capitalizzazione composta) alla fine dei cinque anni diventa quel 2,49% che dicevo sopra.
Ma non è finita qui. La polizza prevede un costo di gestione (quella parte del rendimento che non viene "retrocessa") pari ad almeno lo 0,75% (spesso è dell'1% e anche oltre). Questa percentuale viene applicata costantemente ogni anno al cumulo dei premi (al netto di imposte e caricamenti) via via versati.
Il primo anno sarà pari al premio netto versato 87,26 x 0,75% = 0,65
il secondo sarà pari ai due premi netti versati 174,53 x 0,75% = 1,31
il terzo sarà pari ai tre premi netti versati 261,79 x 0,75% = 1,96
e così via.
In pratica occorre sottrarre al rendimento medio annuo uno 0,65%, dato che la commissione si applica ogni anno all'intero cumulo dei premi netti versati, e quindi va a ridurre il rendimento medio finale di un uguale importo.
Il rendimento medio finale (derivante unicamente dal vantaggio fiscale) della polizza viene così a ridursi, fino ad azzerarsi completamente nel caso della polizza ventennale ed anzi ad essere superato dai costi complessivi della polizza (vedi tabella xls, foglio "con commissioni di gestione").
Basti pensare che il ventesimo anno, a fronte di un versamento di 100 che mi origina un beneficio di 6,26 (19 di
detrazione -2,5 di imposte e 10,5 di caricamenti) avrò un'ulteriore commissione di gestione pari allo 0,75% applicato alla somma dei premi netti effettuati (87,26 x 20 = 1745,25), cioè un esborso di 13,09. In pratica sull'ultimo premio, se tengo conto di tutti i costi (caricamenti, commissione di gestione e imposta) al netto del beneficio fiscale, avrò una rimessa (e non un vantaggio) del -7,09%.
Un'ultima curiosità: cumulando i caricamenti una tantum sul premio con la commissione di gestione annuale applicata al cumulo dei premi già versati, alla scadenza della polizza avrò "trasferito" alla compagnia:
il 12,20% del capitale su una polizza di 5 anni;
il 13,84% del capitale su una polizza di 10 anni e
il 17,11% del capitale su una polizza di 20 anni
Concludendo: il beneficio fiscale non è altro che uno specchietto per le allodole, soprattutto per le polizze di lunga durata. Molto spesso i caricamenti, le commissioni di gestione e l'imposta sulle assicurazioni sono così alte da superare i benefici fiscali, in particolare dopo 10-15 anni.
Per questo sostengo spesso che, piuttosto che trasferire quote crescenti del proprio capitale ad un'assicurazione, vale la pena di gestire direttamente i propri risparmi e piuttosto adottare un bambino a distanza, o fare un viaggio, o comprarsi libri, dischi, etc.
P.S. Nella tabella excel è possibile personalizzare a proprio piacimento le caselle azzurre.