fibo76 ha scritto:
Ovviamente una simulazione seria dovrebbe tenere conto di vari aspetti non ultimo quello del reinvestimento del risparmio fiscale, perchè bisognerebbe destinare a queste operazioni una parte del proprio reddito non necessaria al normale svolgimento della propria vita.
L'abbiamo fatto.
Abbiamo considerato sia il caso in cui l'investitore voglia letteralmente spendere il risparmio fiscale, sia il caso in cui, con soluzione di continuità, anno per anno l'investitore investisse il risparmio fiscale in uno strumento finanziario simile (quindi un fondo) che renda il 5% all'anno.
Ovviamente parlare di rendimetno medio del 5% all'anno lascia il tempo che trova: non vi è alcuna certezza. Guardando il passato, e credendo nell'investimento azionario, io credo che il 5% sia una stima molto prudenziale, ma è un'idea molto personale.
fibo76 ha scritto:
La flessibilità dei PIP da questo punto di vista è sicuramente un vantaggio, rimango però dell'idea che sia decisamente più vantaggiosa per redditi medio alti piuttosto che per redditi bassi, il che, scusatemi, è un controsenso (a meno che il tutto non sia inquadrato in un'ottica di livellamento verso il basso delle pensioni INPS, il che penalizzerebbe però le persone con redditi medio alti che non aderissero a programmi tipo FIP).
Purtroppo i soldi portano soldi, e su questo non si discute.
La discussine, secondo me, è se effettivamente il FIP rappresenti un buon strumento per costruirsi parzialmente una pensione integrativa, o meno.
E personalmente sono convinto che se si è giovani, rappreesnta un'ottima opportunità, per i discorsi di ieri.
fibo76 ha scritto:
Facendo comunque un esempio terra terra, un operaio che guadagna 1000 euro al mese difficilmente potrà permettersi di destinare più di un 10% del proprio reddito ad un PIP, con un risparmio fiscale attorno ai 200 euro annui. Ora anche nella migliore delle ipotesi, il capitale versato in trent'anni sarebbe di 1200 euro x 30 = 36.000 al netto del risparmio fiscale 30.000 euro. A scadenza calcolando un interesse del 5% al netto dell'inflazione, dopo trent'anni, maturerà un capitale di 83700 euro circa di cui potrà goderne metà e la rendita del rimanente capitale non potrà certamente essere astronomica. Ipotizzando che avesse reinvestito anche il risparmio fiscale con una rendita sempre del 5% al netto dell'inflazione si troverebbe altri 13.950 euro.
Su questo punto torno oggi o nei prossimi giorni.
Tieni conto, comunque, che il FIP va fatto non come investimento, ma come costituzione di una rendita: per cui, secondo me, non ha senso ritirare il 33 o il 50% del capitale alla scadenza.
Se la finalità è questa, è meglio valutare bene l'impatto del risparmio fiscale, ed eventualmente scegliere investimenti alternativi, più efficienti, con meno costi, e soprattutto non nati per costituire rendite.
Puntare a costuirsi una rendita è una cosa, puntare a costruirsi un capitale è un'altra.
Il FIP o le polizze tradizionali vanno bene per il primo punto.
Il FIP o le polizze tradizionali o le unit/index linked non vanno per nulla bene per il secondo punto.
Ad esigenze diverse corrispondono strumenti d'investimento diversi: molti se lo dimenticano, o lo vogliono dimenticare.
fibo76 ha scritto:
Un dirigente con reddito imponibile di 50.000 euro che destini ad un PIP il 12% del proprio reddito (6.000 euro) ed ipotizzando un risparmio fiscale medio del 35% (rimango basso apposta per non esagerare) dopo trent'anni si troverebbe una situazione di questo tipo:
- capitale maturato a scadenza 418.000 euro, capitale investito al netto del risparmio fiscale 117.000, potrebbe chiedere il rimborso di metà del capitale maturato pari a 209.000 trovandosi praticamente il capitale realmente versato raddoppiato. Reinvestendo il risparmio fiscale si troverebbe inoltre altri 146.500 euro.
Come sopra, ci torno oggi o nei prossimi giorni su questo punto.
fibo76 ha scritto:
Qualcuno mi dovrebbe spiegare adesso il senso di tutto questo da un punto di vista sociale e di equità fiscale.
E' completamente sballato, ripeto, a meno che tutto questo non abbia come obiettivo quello di arrivare ad una pensione INPS uguale per tutti, ma questo non è dichiarato e quindi non lo considero valido.
Un livellamento estremo delle pensioni INPS comunque comporterebbe dei grossi svantaggi per chi ha redditi medio alti e non abbia aderito a programmi del genere, il che sarebbe pure una disequità fiscale.
Paradossalmente penso che il discorso del risparmio fiscale dovrebbe essere invertito, garantendo cioè un risparmio maggiore ai redditi bassi e inferiore ai redditi medio alti.
In parte ti ho risposto.
In parte la risposta è anche questa: a differenti scaglioni di reddito corrispondono aliquote marginali diverse.
Ovvio che a redditi più alti corrispondono risparmi fiscli maggiori, ovvio è anche che a redditi più alti corrisopndono tasse da pagare maggiori.
Distutere di quanto da te esposto, significa discutere del sistema fiscale in Italia.
Come ho già detto, a me interessa parlare di ciò che c'é ora, di ciò che ci sarà in futuro ora non mi preoccupo.
Anche perché non soon certo io che posso modificare la politica fiscale...