Il nuovo schema per il secondo pilastro previdenziale disegnato da Assogestioni
24 ottobre 2002
di Andrea Faravelli - [email protected]
Durante il secondo Forum del Risparmio Gestito, Assogestioni rilancia in materia di previdenza complementare. Nello schema presentato, sono tre le possibilità offerte al lavoratore per investire il TFR maturando. Viene richiesta una maggiore attenzione per i fondi pensioni aperti e viene proposta la nascita del fondo residuale
I fondi pensione non hanno ancora riscosso, nel nostro Paese, quella popolarità tra i risparmiatori come auspicato, al momento dell'introduzione del secondo pilastro pensionistico, sia dal legislatore che dagli attori operanti nell'industria del risparmio gestito. Stando agli ultimi dati forniti da Assogestioni, la domanda di fondi pensione aperti continua a muoversi a ritmi lenti. Se al 30 giugno 2002 risultavano iscritti ai fondi pensione istituiti da intermediari finanziari circa 311 mila persone, il 4,1% in più rispetto al trimestre precedente, la raccolta netta si attestava a 79,5 milioni di euro, evidenziando un calo del 29,3% rispetto ai 112,4 milioni del primo trimestre dell'anno per un attivo totale netto di oltre 1.030 milioni di euro. Per rilanciare il secondo pilastro, Assogestioni, Associazione di categoria delle Società di Gestione del Risparmio italiane, ha proposto una nuova formula per il futuro assetto del comparto previdenziale con l'obiettivo di stimolare, nei lavoratori, la massima attenzione verso i fondi pensione. Il nuovo meccanismo di funzionamento si inserirebbe nell'accordo fra le parti sociali contenuto nella delega previdenziale elaborata dal Governo, la quale ha previsto per la previdenza complementare, il conferimento totale del Trattamento di Fine Rapporto, TFR, maturando in favore dei fondi pensione.
Le novità principali contenute nello schema elaborato da Assogestioni, prevedono, in primis, la realizzazione della parità tra fondi negoziali, ovvero quelli destinati ai lavoratori dipendenti ed autonomi organizzati in gruppi, le cui caratteristiche vengono definite dai contratti di lavoro nazionali o concordate tra i lavoratori autonomi attraverso i loro sindacati o associazioni professionali, e fondi pensioni aperti, ovvero quelli destinati ai lavoratori autonomi e a quei dipendenti per i quali non sussistano o non siano ancora istituiti i fondi negoziali. In secundis, si introdurrebbe l'opzione per la gestione finanziaria in forma collettiva del risparmio previdenziale da destinare la secondo pilastro e, in ultimo, si creerebbe un fondo definito come 'residuale' al fine di incentivare, in un secondo momento, scelte consapevoli da parte di tutti quei lavoratori 'indecisi'.
Secondo il nuovo schema, le strade percorribili dal lavoratore al momento di scegliere a chi destinare la gestione del proprio TFR sarebbero tre, a seconda che il lavoratore esprima la volontà di aderire ad un fondo pensione, esprima la volontà di non aderirvi oppure non esprima alcuna volontà a riguardo. Analizziamo le tre differenti casistiche. Per il lavoratore che esplicita il suo assenso al trasferimento del TFR maturando alla previdenza complementare è data la possibilità di aderire ad un fondo negoziale o ad un fondo pensione aperto anche in forma individuale oppure ad una polizza previdenziale. Nel secondo caso, per il lavoratore che esprimesse la volontà di non trasferire il proprio TFR a forme di previdenza complementare, si manterrebbe il regime attuale con la possibilità di una successiva adesione volontaria verso un fondo negoziale, un fondo pensione aperto, o una forma individuale, ovvero fondo aperto o polizza previdenziale. Infine, il lavoratore che non esprimesse alcuna volontà, nel caso di esistenza di un fondo previdenziale collettivo, accederebbe direttamente allo stesso. Tale conferimento in favore dei fondi pensionistici di origine contrattuale, ovvero il meccanismo di ingresso automatico, trae origine dalla modalità del silenzio - assenso del lavoratore, prevista dalla delega al fine di assicurare lo sviluppo di un sistema di previdenza privata a capitalizzazione da affiancare al sistema pubblico a ripartizione, ossia il primo pilastro. Se non esistesse una forma previdenziale collettiva, il lavoratore che non esprimesse alcuna volontà sul TFR maturando, accederebbe ad un fondo di gestione collettiva 'residuale', l'importante novità introdotta dallo schema. Dal fondo 'residuale', si uscirebbe o automaticamente, nel caso di istituzione di un fondo pensione negoziale o aperto che lo riguardi, o con un trasferimento successivo individuale verso un fondo negoziale, un fondo pensione aperto o verso una forma individuale.
Se lo schema venisse recepito in toto dal legislatore, la crescita del secondo pilastro subirebbe una netta accelerazione, senza dimenticare come non venga snaturata la storica funzione del TFR, atto a costituire un supporto per fronteggiare la prematura fine del rapporto di lavoro e per avere una base di sostentamento per il periodo necessario a trovare un'eventuale nuova occupazione o semplicemente per attendere il momento della maturazione del diritto a una pensione comunque garantita dallo Stato. Proprio per fronteggiare e superare gli stati di contingenza, è stata prevista la possibilità di attingere al montante di TFR accumulato per esigenze legate all'acquisto della casa o ad altri precisi motivi di carattere straordinario durante la durata del rapporto lavorativo. Il nuovo schema impone quindi, da un lato, una maggiore responsabilità alle SGR chiamate a gestire gli accantonamento a fini previdenziali e, dall'altro, offre ai lavoratori la possibilità di scegliere gradi diversi e modificabili nel tempo di rischio / rendimento per i loro investimenti previdenziali.
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