ammetto di aver legiucchiato il thread qua e là
non me ne scuso ... le tematiche sono trite e ritrite..
il punto è sempre quello
la pretesa di certa parte della società, che si definisce laica (ma di fatto è solo anticlericale quando non dichiaratamente atea) e vorrebbe estendere (se non imporre) d'ufficio "questo ateismo mascherato da laicismo libertario" alla società tutta
mi permetto un QUOTE
E' difficile dare una definizione del laicismo, poiché esso esprime uno stato d'animo complesso e presenta una multiforme varietà di posizioni. Tuttavia in esso è possibile identificare una linea costante, che potrebbe essere così definita: una tendenza o, meglio ancora, una mentalità di opposizione sistematica ed allarmistica verso ogni influsso che possa esercitare la religione in genere e la gerarchia cattolica in particolare sugli uomini, sulle loro attività ed istituzioni.
Ci troviamo, cioè, di fronte ad una concezione puramente naturalistica della vita dove i valori religiosi o sono esplicitamente rifiutati o vengono relegati nel chiuso recinto delle coscienze e nella mistica penombra dei templi, senza alcun diritto a penetrare ed influenzare la vita pubblica dell'uomo (la sua attività filosofica, giuridica, scientifica, artistica, economica, sociale, politica, ecc.). ... che riduce la fede a fatto privato..
Abbiamo, così, innanzitutto un laicismo che si identifica in pratica con l'ateismo. Esso nega Dio, si oppone apertamente ad ogni forma di religione, vanifica tutto nella sfera dell'immanenza umana. Il marxismo è precisamente su questa posizione né è il caso che ci diffondiamo ad illustrarlo.
Le credenze religiose sono, secondo questo laicismo, un fatto di natura esclusivamente privata; per la vita pubblica non esisterebbe che l'uomo nella sua condizione puramente naturale, totalmente disancorato da un qualsiasi rapporto con un ordine soprannaturale di verità e di moralità. Il credente è perciò libero di professare nella sua vita privata le idee che crede. Se, però, la sua fede religiosa, uscendo dall'ambito della pratica individuale, tenta di tradursi in azione concreta e coerente per informare ai dettami del Vangelo anche la sua vita pubblica e sociale, allora si grida allo scandalo come se ciò costituisse una inammissibile pretesa.
UNQUOTE
senza scaldarvi troppo gli animi provate a leggere con attenzione quanto quotato e meditarci sopra
ma la società. le istituzioni, la cultura ... non sono fatte dagli uomini. stessi..?..come si può pretendere che il fatto morale e comportamentale, (individuale insito in ciascuno di noi), non debba incidire sulla vita pubblica e sociale?
di fatto la pretesa di volerlo recintare a fatto privato equivale ne più ne meno ad imporre una dittatura comportamentale e morale, esattamente la stessa di cui gli atei/laicisti accusano (secondo me a torto) la Chiesa ogni qual volta esprime giudizi su fatti pubblici e sociali
inoltre...
ultimo QUOTE
...varrà allora la pena ricordare come gli stessi campioni del razionalismo, quando accettano di usare sino in fondo la ragione, riconoscano che nessuna morale è davvero “laica”. ..
Quanto ai contenuti; e che, in ogni caso, non è in grado di regolare le azioni dell'uomo. Vediamo, dunque, poiché, a quanto pare, anche tra cattolici c'è qualcuno che prende troppo sul serio certe nobili quanto impotenti “tavole umanistiche di valori”.
Quanto ai contenuti, in una inchiesta giornalistica, la scrittrice Lalla Romano ricorda una verità che dovrebbe essere scontata per chiunque: “Per laica si intende una morale che dipenda dalla coscienza. Ma questa non può essere laica, visto che si è venuta formando in base al messaggio cristiano”.
A conferma, la Romano cita il famoso brano di Croce che, pur sacerdote del laicismo, dovette riconoscere che all'interno della cultura occidentale (ma non solo qui, come confessò un Gandhi che, per la sua etica “umanistica”, attinse largamente al vangelo) “non possiamo non dirci cristiani”. Si può credersi agnostici o atei, ma i concetti fondamentali di ogni etica (“persona”, “rispetto”, “amore", “responsabilità", le idee stesse di “morale", “coscienza”, “ragione”; magari “uomo” stesso) vengono dritti dritti dal profetismo giudeo-cristiano che si è incarnato, trasformandole dall'interno, nelle categorie filosofiche del mondo classico. Come mi ripeté, tra i molti altri, quell'ammirevole testimone di laicità che fu Arturo Carlo Jemolo: “Gli umanesimi che si credono laici, i decaloghi che si vorrebbero nati dalla sola ragione, vengono in realtà dalla sensibilità cristiana che è divenuta midollo insostituibile della nostra cultura”. (Tutto il marxismo, ad esempio, e la sua etica, sarebbero incomprensibili senza la tradizione biblica. La quale, per una misteriosa “astuzia della storia”, ha finito, percorrendo questa strada, per diventare nutrimento anche di africani, cinesi, vietnamiti). “Dobbiamo rassegnarci, noi umanisti - mi confermava lo storico e sociologo Léo Moulin, rocciosamente agnostico - Ogni nostra morale sedicente laica non è che un cristianesimo senza Cristo”.
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