QUELLO CHE CHIAMIAMO IL NOSTRO DESTINO E' IN REALTA' IL NOSTRO CARATTERE E IL CARATTERE

DANY1969

Forumer storico
SI PUO' CAMBIARE (Anais Nin)
Buona settimana a tutti :)
Oggi girone in bike sulle Langhe :)
P_20171008_142816_PN-1.jpg
P_20171008_145721-1.jpg
Vedi l'allegato 447641 Vedi l'allegato 447642
P_20171008_142038-1.jpg

P_20171008_141202-1.jpg
 
Vi invito ad analizzare quanto sta accadendo. Ne va della nostra libertà, ma soprattutto
di quella dei nostri figli.

Qualcuno nei giorni scorsi ha accolto con incredulità la notizia del disegno di legge voluto dal piccolo Grande Fratello
Paolo Gentiloni per imporre la sorveglianza di massa sul web – da oggi lo Stato italiano monitorerà per 6 anni tutta la vostra attività sul web, incluse le chat! –
e la censura, impedendo ai singoli utenti di accedere a siti scomodi (leggi qui e qui).

Il pretesto è quello della violazione del copyright, che in internet significa poter censurare praticamente qualunque sito.
Basterà che appaia una foto scaricata dai motori di ricerca e non autorizzata per venire “bannati”.

Lo ripeto da settimane: il disegno, a livello internazionale, è di mettere a tacere le voci davvero libere e,
soprattutto, quelle che promuovono idee contrarie al mainstream.

Ad esempio quelle di chi si oppone all’euro.

L’opera di normalizzazione avanza rapidamente.
In Francia nei giorni scorsi hanno chiuso il blog di un economista del calibro di Jacques Sapir,
colpevole di essere troppo eretico, di smontare da tempo i falsi miti della moneta unica
e di non essere allineato all’establishment, men che meno al piccolo Napoleone Emmanuel Macron.
 
Ora vengo a scoprire che You Tube ha chiuso il canale video di Scenarieconomici.it ,
Il sito di Antonio Rinaldi, un altro esponente del fronte no euro.


La colpa? Misteriosa.
Nella notifica ricevuta da Rinaldi si parla di “ripetute e gravi violazioni delle regole della community” ma non si precisa quali.
Come un vero Grande Fratello, You Tube decide di censurare un canale, vestendo al contempo i panni dell’inquisitore e del giudice.
Già perché a vagliare il ricorso presentato da Rinaldi è stata la stessa You Tube, respingendolo ovviamente.

Io non posso che esprimere la mia totale, indignata solidarietà ad Antonio Rinaldi,
rilevando con rabbia il silenzio dei giornalisti, che non hanno scritto nulla sul disegno di legge Gentiloni e nemmeno sulla censura a Rinaldi.
In un caso e nell’altro, siamo stati Claudio Messora (qui l’intervista di Byoblu a Rinaldi) ed io a urlare la nostra indignazione. In perfetta solitudine mediatica.


I miei due post contro il gravissimo disegno di legge del finto buonista Gentiloni
sono stati letti in poche ore da oltre 100 mila persone. Numeri impressionanti per un blog. Incoraggianti.
Ma quel che sta avvenendo è gravissimo. Chi sarà il prossimo a venire censurato?

La battaglia di Antonio Rinaldi, di Alberto Bagnai, di Claudio Messora, di Enrica Perrucchietti, di Pino Cabras,
degli anticonformisti de Gli Occhi della Guerra, mia e di altri pensatori liberi, di qualunque orientamento politico,
continuerà; cambiando piattaforme e canali all’occorrenza.

Ma mai come ora abbiamo bisogno di voi. Unite le vostre voci al nostro dissenso!
Dimostrate che siamo tanti, tantissimi e che non vi lascerete intimidire!


Difendete, come noi e con noi, la libertà e la democrazia!
 
Italia oggi ha scovato una circolare del direttore dell'Agenzia delle Entrate Aldo Polito
che invita gli uffici periferici ad accelerare la notifica di accertamento per tutti i contribuenti
che non hanno risposto agli inviti del fisco.

In particolare si chiede di andare avanti con il «monitoraggio» per l'anno di imposta 2012 per il quale

«ad oggi non risulta ancora raggiunta una percentuale di atti notificati tale da rendere significativo e percepibile da parte dell'opinione
pubblica l'elevato rischio di essere sottoposti a controllo nei casi in cui i destinatari di comunicazioni non abbiano corretto

il proprio comportamento o non abbiano giustificato le anomalie segnalate».
 
Capite cosa significa ? Quantità, quantità ed ancora quantità. Sulla quantità c'è sempre qualcuno che paga senza alzare la testa e fare ricorso.
 
A caccia di voti. Si fa di tutto o non si fa nulla.

A volte meglio non fare niente che prendere decisioni sbagliate. Preferibile rinviare che affrettarsi su scelte di dubbia efficacia.

Poco importa se alla base ci sia una poco nobile motivazione elettorale.

Caso di scuola, quello che sta emergendo nelle ultime ore in tema di pensioni.
Il ministero dell'Economia aveva preparato per settembre il decreto che aumenta l'età pensionabile a 67 anni dagli attuali 66,7 per uomini e donne.
L'aumento graduale dell'età pensionabile è previsto da una riforma del 2011, ed è legato all'aumento delle aspettativa di vita,
ma la notizia dell'ultimo adeguamento è stata accompagnata da contestazioni pesantissime.


Le ragioni dei contrari sono tre, due tecniche e una politica.

Innanzitutto la crescita dell'aspettativa di vita non è più così lineare,
tanto che nel 2015 si è registrata una lieve diminuzione per la prima volta da quando si registra il dato.

Seconda obiezione, sollevata da due ex ministri di tendenze opposte quali Maurizio Sacconi (governo Berlusconi)
e Cesare Damiano (esecutivo Prodi), l'automatismo è un principio giusto, ma se si somma allo scatto dell'età pensionabile previsto dalla riforma Fornero,
diventa una tagliola che porterà in qualche anno l'età del ritiro oltre i 70 anni.
Oggettivamente insostenibile, sia per i lavoratori sia per le aziende.
Meglio quindi, sostengono i due esperti di lavoro e previdenza, frenare il meccanismo.

Fatto sta che, dopo mesi di porte chiuse e «no» confermati ai sindacati che chiedono di frenare l'adeguamento, nel governo si è aperta una breccia.

Non per modificare il meccanismo che condanna le nuove generazioni a dimenticarsi il ritiro dal lavoro con un assegno,
ma per spostare il decreto con la quota 67 a dopo le elezioni.
 
La motivazione è quella politica.
La pensione a 67 anni dal 2019 non piace a nessuno, né datori né lavoratori e mette d'accordo vecchie e nuove generazioni.
Ci sarebbe tempo per varare il decreto fino a dicembre, ma il governo potrebbe mettere nella legge di Bilancio
o nel decreto fiscale un emendamento che rinvia la decisione alla prossima estate.

Lontano dal giorno delle urne.
Anche perché il provvedimento dovrebbe passare per il Parlamento dove i 16 voti di Articolo uno - Mdp sono necessari.
Il gruppo della sinistra è molto vicino ai sindacati che chiedono di frenare l'aumento.

Il rinvio potrebbe avere effetti concreti se anche il prossimo governo dovesse decidere di non decidere.

La legge prevede che l'aumento dell'età scatti comunque, ma dal 2021 e non dal 2019.
Due anni di respiro per i pensionandi. Poi potrebbe rimanere questo livello, quindi a 67 anni che, detto per inciso,
è un'età pensionabile più alta di quelle in vigore in molti altri paesi europei.

Sembra, insomma, che le elezioni stiano convincendo il governo a rinunciare a un'altra legge impopolare, come nel caso dello Ius soli.
Anche in questo caso, buttando la palla nel campo del prossimo governo, che si troverà a dovere decidere
cosa fare della cittadinanza ai figli degli stranieri e anche dell'età pensionabile

Senza contare l'eredità strettamente legata ai conti pubblici.
Il prossimo governo dovrà evitare aumenti dell'Iva e delle accise neutralizzati solo per quest'anno.
La clausola di salvaguardia vale circa 7,5 miliardi il 2019. Tra pensioni e aumenti Iva, un annus horribilis.
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto