Riforma pensioni (1 Viewer)

tontolina

Forumer storico
TFR, SOLO DISINFORMAZIONE
di Asterisco
http://www.wallstreetitalia.com/articolo.asp?ART_ID=437291
--------------------------------------------------------------------------------
1 Febbraio 2007 15:53 BOLZANO



(WSI) – La controriforma della previdenza complementare costerà molto cara a coloro che daranno retta agli esperti cialtroni, economisti e finanzieri, chiamati dalle grandi testate giornalistiche ad informare i giovani e vecchi lavoratori che, entro giugno, dovranno decidere se destinare il trattamento di fine rapporto ai fondi oppure trattenerlo in azienda o presso l’INPS.

Non c’è distinzione politica, tutti sono d’accordo, sindacati confederali compresi. Ai giovani lavoratori, assunti dopo il 1993, conviene trasferire interamente (non è stata data altra possibilità) il TFR ai fondi pensioni o assicurativi. La discussione verte solo su un’interpretazione della legge, inaspettata, che danneggerebbe grandemente i futuri aderenti alle pensioni complementari. Il problema riguarderebbe coloro che non esercitano l’opzione. Quelli che se ne stanno zitti. La legge prevede il silenzio assenso. Vale a dire, che il TFR di costoro, nonostante il silenzio, finirà in un Fondo complementare, probabilmente di categoria, nella peggiore delle ipotesi (secondo loro), gestito dall’INPS.

Quello, che secondo i commentatori non va, è una sorta di discriminazione di cui sarebbero vittime i non optanti. Il TFR di costoro dovrebbe finire in una linea di gestione che, ahimè, garantisca almeno la restituzione dei contributi versati, e che sia tale,da consentire in un orizzonte pluriennale almeno la rivalutazione di legge, cioè il 75% dell’inflazione più l’1,5% annuale.
Gli esperti di turno scrivono sul Corriere Economia, inserto del Corriere della Sera dell’8 gennaio 2007. Concludono il discorso sostenendo che i non optanti dovrebbero in seguito spostarsi inevitabilmente su linee più rischiose, facendo sottendere che è meglio praticarle subito.


In altri giornali si legge, che un Fondo complementare, non ha la possibilità di garantire linee che assicurino il rendimento di legge previsto attualmente per il TFR, per una questione di costi e che quindi l’unico modo per garantirsi una pensione complementare decente è l’investimento del TFR in una linea rischiosa, che naturalmente, essendo a rischio, non può assolutamente garantire la restituzione dei contributi versati. E’ lo stesso concetto ribadito dal Corriere Economia.

Riepiloghiamo: lasciare il TFR in azienda o non esercitare la scelta sarebbero i comportamenti peggiori perché il rendimento dei contributi versati sarebbe effimero; molto meglio invece investire in una linea a rischio perché, anche se la restituzione del capitale versato non è garantita, il rendimento sarebbe maggiore. Nel ragionamento c’è qualcosa che non Va. Com’è possibile che con rendimenti più alti non si garantisca la restituzione dei contributi versati? Solo dei cialtroni interessati possono sostenere spudoratamente una simile tesi.

La verità è un'altra. La legge sui fondi complementari è stata fatta esclusivamente in favore dei mercati internazionali, assetati di soldi perché pieni di debiti. I quasi 20 miliardi di euro che si prevede finiscano nei mercati finanziari costituiscono certamente una boccata d’ossigeno, però si deve evitare ad ogni costo la restituzione totale di questo finanziamento. L’unico mezzo è la gestione a rischio.

Vi siete mai chiesti come mai si misuri solo il debito pubblico? Perché centrodestra e centrosinistra litighino per attribuirsi i meriti della sua diminuzione? Perché non si parla mai di debito privato? Perché il debito privato non ha limiti? E sì che è dimostrato che il fallimento dei mercati finanziari può causare danni irreparabili all’economia e sfociare perfino in guerre mondiali. Però non si possono prendere provvedimenti. I mercati finanziari sono intoccabili. Vanno fatti crescere all’infinito.

La sola esperienza italiana trentennale di Fondi è quella dei cosiddetti Fondi Lussemburghesi, sorti intorno agli anni 70. Bisognerebbe chiedere ai sottoscrittori di quei fondi che fine hanno fatto i loro soldi. Per saperlo basta poco. Confrontate i titoli di un listino della borsa italiana degli anni 70 con il listino attuale. Che fine ha fatto gran parte dei titoli considerati allora i più sicuri? Guarda caso sono spariti. Italsider, Terni, Finsider , i big dell’acciaio, Carlo Erba e altri big farmaceutici, Chatillon, Snia, Rossari e Varzi e altri tessili, per non parlare degli ex colossi della chimica (Montedison, Anic, ecc.) o di quelli immobiliari (Immobiliare Roma per esempio). Tutti spariti dai listini per perdite colossali, senza però influenzare gli indici generali.

Per finire un consiglio disinteressato da chi si è sempre interessato di mercati finanziari. Tenetevi stretto il TFR tra i denti, altrimenti oltre ai danni di una controriforma delle pensioni che ai giovani eroga solo un terzo dell’ultimo stipendio, anche la beffa di vedersi ritornare (forse) una piccola parte del TFR versato. E soprattutto, attenti perché fra poco sarete investiti da un branco di lupi famelici che farà squillare i vostri telefoni e verrà a bussare alla vostra porta per convincervi che fate sempre in tempo a versare il TFR nei loro fondi, che sono i più sicuri e migliori del mondo.
 

carlodabs

Nuovo forumer
ciao Tontolina,
oggi parlavo con un mio amico operaio, cui mancano 4 anni per la pensione, sono andati in fabbrica i rappresentanti sindacali (CGIL in questo caso ) ed hanno convinto tutti ad aderire al fondo pensione, lui è rimasto la pecora nera,,,anche quelli come lui che hanno ancora 4 anni di lavoro ..

..e sai quale è stato il pezzo forte ?? Trattieniti !!

PERCHè LASCIARE AL "PADRONE L"1,5 % ???

A quanto ho capito, infatti, se uno aderisce ai fondi, il datore di lavoro inegra con un 1,5 per cento il tfr versato ai fondi..,,

Capito l"argomento forte , ??

Lui che non è stupido, ha fatto notare che se a fine carriera (35- 40 anni ) avesse per ipotesi 100.000 eu versati, avrebbe "fregato" 1500 eu al Padrone, non sufficienti nemmeno per prendersi la carta igienica...

Il sindacalista ha risposto che sbaglia i conti..
 

tontolina

Forumer storico
carlodabs ha scritto:
ciao Tontolina,
oggi parlavo con un mio amico operaio, cui mancano 4 anni per la pensione, sono andati in fabbrica i rappresentanti sindacali (CGIL in questo caso ) ed hanno convinto tutti ad aderire al fondo pensione, lui è rimasto la pecora nera,,,anche quelli come lui che hanno ancora 4 anni di lavoro ..

..e sai quale è stato il pezzo forte ?? Trattieniti !!

PERCHè LASCIARE AL "PADRONE L"1,5 % ???

A quanto ho capito, infatti, se uno aderisce ai fondi, il datore di lavoro inegra con un 1,5 per cento il tfr versato ai fondi..,,

Capito l"argomento forte , ??

Lui che non è stupido, ha fatto notare che se a fine carriera (35- 40 anni ) avesse per ipotesi 100.000 eu versati, avrebbe "fregato" 1500 eu al Padrone, non sufficienti nemmeno per prendersi la carta igienica...

Il sindacalista ha risposto che sbaglia i conti..
purtroppo molti sindacalisti sono delle vere teste di Ca.zzzzzz.o
e non capiscono che
sarà pur vero che il padrone versa 1.5% in più (in tal caso il costo del lavoro italiano aumenta ulteriormente)
ma se la gestione del fondo fa schifo e serve solo per ripianare molti buchi

alla fine della carriera un operaio si trova a perdere una buona parte del TFR e l'aver depauperato il padrone non sarà per nulla consolante


Comunque
la legge non credo sia legale perchè pone in essere la disparità di trattamento sono per impedire scelte democratiche ed indirizzarle dove si vuole
 

tontolina

Forumer storico
Pensioni, Bankitalia: «Tagliare, come per la scala mobile»
http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=63306

Un livello d'imposizione fiscale più equa, sì a misure d'intervento che diano maggiori sicurezze al consumatore e poi «maggiore consapevolezza» sulla previdenza, dove ci sarebbe bisogno di un impegno di tutte le parti per raggiungere «uno sforzo collettivo simile a quello che alla metà degli anni '80» acconsentì a un accordo sulla scala mobile e alla sua cancellazione. Sono questi i nodi principali affrontati dal governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, nella sua relazione al Forex. Un importante incontro con le associazioni finanziarie e le banche italiane, durante il quale per l'occasione Draghi ha ripetuto la sua posizione in materia di riforma del sistema previdenziale. E aggiunge: «Occorre uno sforzo di consapevolezza collettiva simile a quello che portò alla cancellazione della scala mobile», poi sottoposta a referendum «e successivamente con gli accordi del 1992-93» raggiunti con la concertazione. Provvedimenti che aiutarono «il paese con decisioni sofferte ma lungimiranti sulla scala mobile, a infrangere la rigida spirale dei prezzi e dei salari». E ha aggiunto: «Si deve puntare a un bilancio strutturalmente in pareggio, solo così», dice Draghi riferendosi a una possibile riforma della previdenza ma non solo, «il debito pubblico può essere ridotto significativamente in tempi brevi».

D'altronde, sottolinea il governatore di Bankitalia, «la ripresa in atto» ha portato il 2006 a chiudere con una crescita del pil «di poco inferiore al 2%», ma «una riduzione stabile del rapporto fra debito e prodotto interno lordo richiede due condizioni: crescita e riduzione della spesa». Si deve resistere, insomma, alla tentazione di spendere con leggerezza «l'inatteso aumento del gettito fiscale» e si deve piuttosto pensare alle famiglie e alle imprese che pagano le tasse, che sono penalizzate da «un livello dell'imposizione tributaria in Italia elevato». Secondo Draghi, inoltre, «si può stimare che nel 2006 le entrate delle amministrazioni pubbliche siano cresciute di circa un punto percentuale del pil; aumenteranno ancora, secondo le previsioni, nel 2007».


draghi2.jpg
 

tontolina

Forumer storico
però sarebbe opportuno, anzi NECESSARIO che si taglino le pensioni d'oro degli ONOREVOLI

tontolina ha scritto:
DI PRIMO DI NICOLA
L'Espresso


Pensioni da 3 a 10 mila euro al mese. Con soli cinque anni di mandato. Prese già a 50 anni. E cumulabili con qualsiasi altro reddito. È il vitalizio di cui godono gli ex parlamentari. Ma per i loro privilegi nessuno parla di riforma

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&p=7104#7104

Il privilegio parlamentare non ha colore politico, tocca tutte le sponde partitiche, senza riguardi per i limiti d'età. Premia per cominciare il politico di professione, giovane leader di sinistra dal robusto curriculum, come Walter Veltroni, ex vicepresidente del Consiglio. Cinquantuno anni, consigliere comunale dal 1976, deputato dall'87, sindaco di Roma dal 2001, precoce in tutto l'attivissimo Walter è anche uno dei più giovani pensionati del nostro Parlamento: con 23 anni di contributi versati, dal 2005 riscuote dalla Camera un vitalizio mensile di 9 mila euro lordi (che si aggiunge allo stipendio del Campidoglio, di circa 5.500 euro netti).Non senza tormenti: consapevole del trattamento di favore rispetto ai comuni mortali che a partire dal prossimo anno potranno andare in pensione solo a 60 anni, Veltroni fa sapere di avere provato a rifiutare il vitalizio cercando di farlo congelare a Montecitorio; non essendoci riuscito (l'eventualità non è prevista dai regolamenti) alla fine ha deciso di distribuirlo in beneficenza alle popolazioni africane [dove nessuno controlla... ma nessuno pensa ai pensionati anziani italiani che sono allo stremo?]

Il privilegio è cieco al merito e dispensa i suoi vantaggi a prescindere dalle prestazioni lavorative fornite. Toni Negri, leader di Potere operaio, nel 1983 era detenuto per associazione sovversiva e insurrezione armata contro i poteri dello Stato. Per restituirgli la libertà, Marco Pannella lo inserì nelle liste radicali facendolo eleggere in Parlamento. Conquistato lo scranno, Negri mise piede alla Camera solo per sbrigare le pratiche connesse al suo insediamento. Dopo poche settimane, temendo di finire di nuovo in gattabuia, si diede alla latitanza in Francia senza mai più farsi vedere a Montecitorio. Ciononostante, oggi riscuote 3 mila 108 euro di pensione parlamentare senza avere prodotto nemmeno una legge: la sua personale vendetta contro lo Stato borghese. Ecco due delle sorprese che spuntano dalla lista delle pensioni elargite da Camera (in totale, 2.005 per una spesa di 127 milioni di euro l'anno) e Senato (1.297 per 59 milioni 887 mila euro) a favore degli ex parlamentari (nelle cifre sono comprese anche le 1.041 pensioni di reversibilità incassate dagli eredi di eletti defunti) e che per la prima volta 'L'espresso' pubblica in esclusiva.


Viva il cumulo

Veltroni e Negri non sono episodi isolati. Il privilegio del vitalizio per deputati e senatori non conosce infatti ostacoli e si cumula con tutti i redditi: si somma all'indennità (198 mila euro l'anno) di chi si è dimesso da parlamentare per entrare nel secondo governo Prodi (tra i tanti, il viceministro all'Economia Roberto Pinza), allo stipendio da lavoro dipendente di chi è tornato a insegnare (Marida Bolognesi, ulivista), alla retribuzione di commissario Enac (Vito Riggio, ex Dc, 150 mila euro lordi l'anno per questo incarico), alle nomine alle varie Authority (Mauro Paissan, Privacy, 144 mila euro lordi). E, soprattutto, si cumula con tutti i livelli di reddito, anche quelli più ragguardevoli. Susanna Agnelli, dinastia Fiat, ha più volte conquistato lo scranno con il partito repubblicano. È stata anche ministro degli Esteri e oggi, non che ne abbia bisogno, con 20 anni di contribuzione riscuote un vitalizio di 8 mila 455 euro al mese. Luciano Benetton, anche lui eletto al Senato nel 1992 per i repubblicani, per 2 anni spesi a Palazzo Madama incassa una pensione di 3 mila 108 euro lordi: briciole per un capitano d'industria della sua levatura. O per altre due ex star di Montecitorio, avvocati di professione, titolari di avviatissimi studi professionali, nel 2006 secondo e terzo, dopo Silvio Berlusconi, nella classifica parlamentare dei redditi dichiarati. Si tratta di Publio Fiori e Lorenzo Acquarone. Il primo, ex An, a fronte del milione e 400 mila euro di reddito annuo incassa quasi 10 mila euro al mese di vitalizio; mentre l'altro, Acquarone, Udeur, al milione 300 mila euro di Irpef aggiunge anche 9 mila 400 euro mensili di vitalizio parlamentare.

Riforma? Solo per gli altri

E sì che i richiami - opportuni - alla fine dello sperpero previdenziale in Parlamento risuonano quotidianamente: giù le mani dalle pensioni, la riforma Maroni e lo 'scalone' non si toccano, tuona il centrodestra. In pensione a 60 anni se davvero vogliamo risanare i conti pubblici, rincarano i 'riformisti' di centrosinistra. Tranne poche eccezioni, quelle di rifondaroli, verdi e comunisti italiani, maggioranza e opposizione non sembrano nutrire dubbi sull'inopportunità di riportare a 57 anni il limite per la pensione. "Se si vive sino a 87 anni, come avviene oggi", sentenzia Francesco Rutelli, "nessuno può pensare di avere una pensione da 57 a 87 anni". Giusto. E difatti Confindustria aggiunge che con le nostre finanze disastrate non possiamo permetterci tanta generosità. Mentre la Ue ci marca stretto e invoca misure draconiane per stoppare le pensioni d'anzianità facili e i trattamenti di favore.

Ma una cosa balza evidente sfogliando i riservatissimi regolamenti pensionistici: i sacrifici previdenziali non sembrano riguardare i parlamentari. Le regole che si sono date stanno lì a dimostrarlo. Per i deputati è in vigore un regolamento approvato con una riforma dall'Ufficio di presidenza nel luglio del 1997. Recita che gli onorevoli il cui mandato parlamentare sia iniziato successivamente alla XIII legislatura del 1996 conseguono il diritto alla pensione al raggiungimento dei 65 anni. L'unico vincolo è quello della contribuzione: devono essere stati fatti versamenti per almeno cinque anni, quelli di una legislatura piena. Così, almeno per l'età pensionabile, gli onorevoli sembrano allineati al resto della cittadinanza. Ma si tratta di un'illusione. Fissato il limite ecco gli sconti. Sì alla pensione a 65 anni ma, attenzione, l'età minima per il vitalizio scende di un anno per ogni ulteriore anno di mandato oltre i cinque. Sino a raggiungere il traguardo dei 60 anni. Ma non è finita. Una gran parte dei deputati risulta eletta prima del 1996. Per loro resta valida la normativa in vigore prima della riforma. E cosa stabilisce questa normativa? Che si ha diritto al vitalizio all'età di 60 anni, riducibili a 50 utilizzando tutti gli anni di mandato accumulati oltre i cinque minimi richiesti. Morale della favola? Con oltre tre legislature, per esempio 20 anni di contributi, si può andare in pensione addirittura sotto i 50 anni.

Ancora più generosi si rivelano i senatori: sotto la spinta delle critiche degli anni Novanta, anche a Palazzo Madama hanno varato una riforma previdenziale con la quale gli eletti a partire dalla XIV legislatura del 2001 hanno diritto alla pensione solo a 65 anni e a condizione di aver svolto un mandato di cinque anni. Ma si tratta di pura apparenza. Fatta la norma, cominciano le deroghe. Anzitutto, per coloro che hanno conquistato lo scranno prima del 2001, per i quali il privilegio antico di riscuotere il vitalizio a 60 anni con una legislatura, a 55 con due e addirittura a 50 anni dopo tre mandati resta immutato. Ma un trucchetto c'è anche per gli eletti del 2001: quelli che avranno collezionato un secondo mandato potranno anch'essi scendere a 60 anni. Insomma, chi la dura la vince.

Io la preferisco baby

Fine delle facilitazioni? Macché
. Il comune cittadino può andare attualmente in pensione con 35 anni di contributi e 57 anni di età. Se lo scalone di Maroni non sarà toccato dal governo Prodi, dal prossimo anno ci vorranno addirittura 60 anni. Deputati e senatori potranno invece affrontare la vecchiaia con il conforto di ricche pensioni-baby. Secondo i regolamenti di Montecitorio e Palazzo Madama il diritto al vitalizio si acquisisce versando le quote contributive (attualmente 1.006 euro mensili) per almeno cinque anni di mandato. Davvero una bella differenza con i 20 anni di contributi minimi richiesti ai cittadini per la pensione di vecchiaia. E non basta. I parlamentari hanno voluto annullare anche gli effetti dell'instabilità politica che in Italia, si sa, porta sovente alla chiusura anticipata delle legislature. Come? Decidendo all'unisono che in questi malaugurati casi 2 anni e sei mesi di effettivo incarico sono sufficienti per il diritto alla pensione. Basta pagare contributi volontari per i due anni e mezzo mancanti. E senza nemmeno affannarsi con i versamenti: agli onorevoli parlamentari è infatti permesso di saldare anche a 'fine mandato e in 60 rate'. Più facile di così!

Rivalutazione automatica

Acquisito il diritto, si passa all'incasso. Naturalmente, sfruttando un altro privilegio legato al metodo di calcolo del vitalizio
. A partire dal 1996, con la riforma Dini, i lavoratori italiani hanno dovuto dire addio al vantaggioso metodo retributivo, che ancorava la pensione ai livelli di stipendio della parte finale della carriera, per soggiacere ai rigori del contributivo, in base al quale l'ammontare della pensione è legato al valore dei versamenti effettuati nell'arco dell'intera carriera. Ancora una volta, deputati e senatori fanno eccezione. Come viene calcolato il loro vitalizio? Sulla base dell'indennità lorda (12 mila 434 euro) e degli anni di contribuzione. A ciascun anno è legata una percentuale: per cinque anni di mandato si ha diritto al 25 per cento dell'indennità (pari a 3 mila 109 euro lordi di vitalizio); per 10 al 38 per cento (pari a 4 mila 725 euro); per 20 al 68 per cento (8 mila 455 euro); fino ad arrivare all'80 per cento dell'indennità per i 30 anni e oltre (9 mila 947 euro). Con una ulteriore blindatura della base di calcolo: la cosiddetta 'clausola d'oro' grazie alla quale il vitalizio si rivaluta automaticamente essendo legato all'importo dell'indennità del parlamentare ancora in servizio.
Niente male davvero, soprattutto se si vanno a vedere le cifre versate dai parlamentari per riscuotere la pensione. Prendiamo il caso di un deputato cessato dal mandato nell'aprile 2006 ed eletto per la prima volta nel '94. Il suo mandato effettivo è di 12 anni, essendosi la XII legislatura ('94-'96) chiusasi anticipatamente dopo appena due. Ma sommando i contributi versati per riscattare i 3 anni mancanti (36 mila euro) a quelli regolarmente pagati durante il mandato (128 mila euro), l'onorevole neopensionato alla fine avrà versato complessivamente circa 164 mila euro per 15 anni di contribuzione. Un 'sacrificio' che gli consente di incassare oggi un assegno mensile di 6 mila 590 euro lordi. Con quali altri vantaggi? Nell'ipotesi che abbia oggi 57 anni e che viva fino a 87, come ipotizzato dall'onorevole Rutelli, questo deputato incasserà alla fine 2 milioni 372 mila euro a fronte dei 164 mila versati. Un giochino che farà rimettere alla Camera ben 2 milioni 200 mila euro. E per un solo deputato. Dove porterà l'andazzo? Montecitorio (dati 2006) ha in carico 2005 pensionati (reversibilità comprese): gli costano 127 milioni di euro a fronte dei 9 milioni 400 mila di entrate relative ai contributi versati dai deputati in carica. Altrettanto critica è la situazione al Senato che con le sue 1.297 pensioni spende ogni anno quasi 60 milioni a fronte dei 4 milioni 800 mila di entrate ricavate dai versamenti dei senatori in servizio. Un'autentica voragine con un 'buco' nel 2006 pari a 174 milioni di euro. Fino a quanto reggerà il sistema? "Noi nemmeno ci poniamo il problema", spiega un funzionario del Senato. Ci pensa lo Stato a ripianare ogni anno il disavanzo.

Qualcuno che si scandalizza per queste storture c'è anche in Parlamento. E magari, come il diessino Cesare Salvi, autore con Massimo Villone del bestseller 'Il costo della democrazia', invoca pure un intervento legislativo per allineare i parlamentari al resto dei cittadini: "Basta con questi scandalosi trattamenti di favore", dice, "ci vuole il contributivo per tutti".

Governo con vitalizio Anche il vicepresidente del Senato Milziade Caprili, di Rifondazione, chiede una riforma: "Sarebbe bello se con un atto unilaterale la politica scegliesse la strada di un ridimensionamento dei propri privilegi". Che ci pensi magari il governo, con la prossima 'lenzuolata' riformatrice? C'è da sperarlo, anche se proprio nei ranghi dell'esecutivo si annida un robusto, nuovo drappello di privilegiati: quello dei parlamentari eletti nello scorso aprile, come Roberto Pinza, imbarcati nel secondo governo Prodi e costretti a dimettersi per gli accordi presi dai partiti della maggioranza. Curioso e fortunato destino, il loro. Fossero restati deputati o senatori non avrebbero potuto riscuotere il vitalizio; come ex, invece, nonostante incassino anche indennità e stipendi proprio in quanto viceministri e sottosegretari "non parlamentari" (198 e 192 mila euro l'anno rispettivamente) possono tranquillamente intascare anche la pensione. In tutto sono 2 viceministri e 18 sottosegretari. Altri tre casi tra i tanti: Ugo Intini, vice di Massimo D'Alema agli Esteri, che oltre alla 'paga' spettantegli come membro dell'esecutivo, prende un vitalizio di 8 mila 455 euro lordi; Luigi Manconi, sottosegretario alla Giustizia che incassa 4.725 euro e Alfonso Gianni, sottosegretario allo Sviluppo economico, Rifondazione comunista, che a 56 anni riscuote anche una pensione di 6 mila 600 euro lordi al mese.

Primo Di Nicola

hanno collaborato
Mario Fabbroni e Dina Lauricella
Fonte: http://espresso.repubblica.it
Link
2.02.07


Immagine sostituita con URL per un solo Quote: http://www.investireoggi.it/phpBB2/immagini/1170514575pensionionorevoli.jpg
 

tontolina

Forumer storico
Tfr/ Il 25% dei dipendenti ha già scelto i fondi pensione
Lunedí 05.02.2007 12:00
Dilemma Tfr/ Fondo pensione aperto, Pip o fondo di categoria? Occhio al numero di anni che vi separano alla pensione.

http://canali.libero.it/affaritaliani/economia/tfrsole.html

Un lavoratore su quattro del settore privato ha già deciso di destinare il proprio Tfr ai fondi pensione, mentre più della metà (il 53%) preferisce mantenerlo in azienda. Lo rivela un sondaggio Ipr Marketing realizzato per il Sole 24 Ore su un campione di mille dipendenti, tra i quali, si scopre ancora, il 22% è tutt'ora incerto sulla scelta migliore.

I più inclini a versare la liquidazione maturanda nei fondi pensione sono i dipendenti del Centro (13%), seguiti da quelli del Nord (9%), mentre i più scettici sono i lavoratori del Sud (7%). Lo "zoccolo duro" è composto più da uomini che da donne (11 contro 7%) di età compresa fra i 35 e i 54 anni.

Curiosamente gli adulti sono più orientati ai fondi (28%) dei giovani tra 18 e 34 anni (20%), mentre tra chi ha un'età avanzata prevale la preferenza per una destinazione non "rivoluzionaria" del Tfr.

Non secondaria nella scelta è la dimensione dell'azienda, visto che i dipendenti di grandi società propensi a conferire il trattamento di fine rapporto ai fondi sono quasi il doppio di quelli che lavorano in aziende al di sotto dei 50 addetti.

Molto resta infine da fare sul fronte dell'informazione sulla riforma: l'indagine per il quotidiano di Confindustria ha infatti rilevato una conoscenza sufficiente solo nel 50% dei casi e una scarsità di notizie in possesso soprattutto dei dipendenti del Sud e delle isole, delle donne, dei giovani, di chi ha solo la licenza elementare o media, dei dipendenti di aziende con meno di 50 dipendenti e di chi lavora nei settori dell'agricoltura e del commercio.
 

lociaio

Nuovo forumer
Governo con vitalizio Anche il vicepresidente del Senato Milziade Caprili, di Rifondazione, chiede una riforma: "Sarebbe bello se con un atto unilaterale la politica scegliesse la strada di un ridimensionamento dei propri privilegi".


Sarebbe bello davvero, ma le cose belle, con i politici che ci ritroviamo, non si realizzano mai.
E comunque, caro il mio Milziade, al governo ci siete voi. Son sicuro che con un provvedimento del genere le prossime elezioni sarebbero un plebiscito.
 

tontolina

Forumer storico
lociaio ha scritto:
Governo con vitalizio Anche il vicepresidente del Senato Milziade Caprili, di Rifondazione, chiede una riforma: "Sarebbe bello se con un atto unilaterale la politica scegliesse la strada di un ridimensionamento dei propri privilegi".


Sarebbe bello davvero, ma le cose belle, con i politici che ci ritroviamo, non si realizzano mai.
E comunque, caro il mio Milziade, al governo ci siete voi. Son sicuro che con un provvedimento del genere le prossime elezioni sarebbero un plebiscito.
una voce isolata... e per di più di rifondazione comunista
NON FA TESTO

lo vedi Mastellone che ama la giustizia sociale?
non ci sperare.... quelli vogliono solo priviligi dei RE Francesi che poi furono ghigliottinati
 

tontolina

Forumer storico
Lì dove finisce il TFR Claudio Bianchini
08/02/2007
Il ministro della funzione pubblica Luigi NicolaisLeggiamo letteralmente la notizia così come riportata dal sito «Negrizia.it» dell’01/02/2007.
«E’ stato costituito un apposito Fondo per le esigenze di investimento per la difesa, nell’ambito del ministero della Difesa, con uno stanziamento di 1.700 milioni di euro per il 2007, di 1.550 per il 2008 e di 1.200 milioni per il 2009. Il Fondo realizzerà programmi di investimento pluriennali per la difesa nazionale, per un totale di 4.450 milioni nel triennio 2007-2009 … (omissis) … Inoltre, una parte del trattamento di fine rapporto (TFR) che i lavoratori dipendenti delle aziende private con più di 49 addetti non destineranno alla previdenza complementare sarà dirottato ad un nuovo fondo statale che finanzierà anche un fondo per le spese di funzionamento della difesa, per un ammontare di 160 milioni nel 2007, di 350 milioni nel 2008 e di 200 milioni nel 2009… (omissis)…».


Altro che previdenza complementare!
Come volevasi dimostrare, a conferma dei molti dubbi già espressi recentemente da più parti, il TFR degli italiani se ne va da tutt’altra parte.
Strano e preoccupante è anche il fatto che una notizia di questo genere non venga riportata in nessuna testata a diffusione nazionale.
In altri tempi, anche recenti, sarebbero già state annunciate manifestazioni, scioperi, interrogazioni parlamentari, e i media sarebbero stati pieni di cronache relative a risse politiche, verbali e non.
Invece nulla.
Che il gran can can di natura pseudo calcistica scatenato sabato scorso a Catania sia stato orchestrato per fornire ai media un pretesto al fine di occupare letteralmente le pagine dei giornali e le cronache televisive e non dare il dovuto risalto (leggasi nascondere) a queste informazioni?
Ciò però avvalorerebbe l’amara e scomoda tesi che tutta o quasi l’informazione italiana sia orchestrata da un’unica regia.
Non solo.
Ragionando così ne deriva che anche tutta la politica italiana sia orchestrata da un’unica mano a nostra insaputa.
Infatti né dai cosiddetti «radicali di sinistra» né dall’opposizione di destra, nè tantomeno dalle forze sindacali, è arrivata alcuna reazione.
Sulle associazioni sindacali possiamo sorvolare.
Con la sinistra al governo non hanno mai contato nulla. E questa è storia.
Ma per i politici, come la mettiamo?


Dai, non è possibile che siano tutti d’accordo; più si è e più si parla.
Un accordo di questo tipo sarebbe prima o poi uscito tra le righe.
In fondo c’è una destra e una sinistra, c’é una opposizione e una maggioranza.
Ci sono da un lato la Lega e dall’altro i radicali e l’estrema sinistra a garantire la pluralità politica e di opinione.
Chi è mai riuscito a zittire Bossi o Pannella?
E’ solo un caso se queste notizie sono state nascoste da tutte le testate giornalistiche e da tutte le TV nazionali.




In fin dei conti non muore un poliziotto tutti i giorni.
Ed è legittimo che i giornali si occupino di questo.
Ah già: ma neanche tutti i giorni portano via il TFR agli italiani.
Si è vero; ed è anche vero che quasi mai, quando muore un poliziotto, i giornali e le istituzioni prestano tutta questa attenzione.
Una attenzione mediatica di questo tipo ci porta direttamente indietro a fatti quali la morte di Papa Giovanni Paolo II o i delitti Falcone e Borsellino.
E queste ultime erano stragi.
Però i giornali non sono in mano alla stessa organizzazione.
Ciò infatti porterebbe a supporre un controllo non dichiarato, cioè occulto, ad esempio un controllo di tipo massonico, sui media.

Vorrebbe dire, seguendo questo esempio, che Tronchetti Provera, Berlusconi, Cordero di Montezemolo, De Bortoli, Mieli, Costanzo, ecc… sono tutti in qualche modo legati alla Massoneria.
E che, sempre per fare un esempio, questa organizzazione «suggerisca» direttamente o indirettamente cosa dire e cosa no.
Allora si che ci sarebbe da preoccuparsi.
Ma figuriamoci; non vogliamo neanche pensarci, non è possibile.
Lo stesso vale per i nostri politici.
Prodi e Berlusconi, ad esempio; come si fa a pensare che possano, anche solo lontanamente, fare parte di una medesima organizzazione?
Sui giornali e in TV li si vede sempre litigare tra loro; sono come il diavolo e l’acqua santa.
Se fossero d’accordo non succederebbe.
Non ingannerebbero mai in questo modo gli italiani; ricordiamoci che sono persone per bene.
Fanno tanti bei discorsi e quando succede qualche cosa sono sempre lì in prima fila, a portare conforto e aiuto ai malcapitati di turno e a rappresentare le istituzioni, costi quel che costi.
E’ si, così si fa: non accetterebbero mai di frodare i lavoratori italiani scippando il loro TFR per finanziare le spese della difesa.
Prima ne chiederebbero il consenso attraverso un libero e legittimo dibattito parlamentare.
In fin dei conti sono lavoratori anche loro.
E che lavoratori: con quello che guadagnano!
E’ quindi fuori discussione che si prestino ad una tale subdola manovra.

E poi c’è la sinistra radicale, vero baluardo dei diritti dei lavoratori.
E qualora non bastasse, c’è sempre il presidente della repubblica.
E’ un ex comunista, è fuori discussione che si presti a questi giochetti, che diamine.
Arriva anche lui diritto diritto dal partito dei lavoratori e più volte è stato considerato un esempio di moralità e correttezza politica.
Si è vero, quando era a Bruxelles ha avuto un piccolo incidente di percorso su alcuni rimborsi spese per così dire «richiesti impropriamente», ma suvvia, a chi non capita.
Tutti abbiamo fatto degli errori di algebra nella vita.
A proposito: non ricordiamo più il nome della prima località che l’attuale presidente della repubblica ha visitato subito dopo la sua nomina.
Ci sembra, se non ci sbagliamo, che abbia dato i natali o vi abbia trovato eterno riposo un importante esponente del passato di qualche loggia.
Ovviamente è una coincidenza.
Come si può anche solo immaginare che un esponente dell’ex PCI possa avere avuto a che fare con la Massoneria? E’ sciocco e ridicolo.
Sarebbe come pensare, tanto per fare un esempio altrettanto astruso e ridicolo, che la rivoluzione comunista in Russia sia stata organizzata e realizzata da parte di persone che per l’80 % circa erano di religione ebraica, o pensare che nonostante le acclarate persecuzioni contro gli ebrei da parte dei sovietici, l’80 % dei componenti del Politburo o dei Commissari del Popolo siano stati ebrei.
Tutte stupidaggini.
Bene hanno fatto, negli USA, a vietare queste affermazioni prevedendo democraticamente condanne penali per chi le fa.
La storia è storia è non si deve mettere in discussione.
Con i tempi che corrono ci manca solo che dobbiamo ricomprarci i libri di storia.
E bene ha fatto l’onorevole Mastella a proporre una norma analoga nei confronti di chi pensi di negare l’olocausto.


Tutta l’Italia ne sentiva un gran bisogno.

Quindi smettiamola con questa dietrologia maligna.
E diamo atto che chi scrive probabilmente è solo un peccatore che non conta nulla, almeno secondo una delle più celeberrime massime dell’onorevole Giulio Andreotti: «... a parlar male si fa peccato. Ma spesso ...».
 

tontolina

Forumer storico
http://www.nigrizia.it/doc.asp?id=9047&IDCategoria=127


Economia
05/01/2007


Il volo delle lobby delle armi
Luciano Bertozzi


Una legge Finanziaria 2007 positiva per l’industria militare. Saranno utilizzati anche i soldi del Tfr per finanziare la Difesa.



E’ stato costituito un apposito Fondo per le esigenze di investimento per la difesa, nell’ambito del ministero della difesa, con uno stanziamento di 1.700 milioni di euro per il 2007, di 1.550 per il 2008 e di 1.200 milioni per il 2009. Il Fondo realizzerà programmi di investimento pluriennali per la difesa nazionale, per un totale di 4.450 milioni nel triennio 2007-2009. Dal 2010 ulteriori stanziamenti saranno stabiliti dalle successive leggi finanziarie.

Sempre nell’ambito del predetto Ministero è stato introdotto un Fondo per esigenze di mantenimento della difesa, con la dotazione di 350 milioni di euro nel 2007 e 450 milioni per ciascuno degli anni 2008 e 2009, per un totale di 1.250 milioni nel triennio 2007-2009. In particolare il Fondo finanzierà interventi di sostituzione,ripristino, manutenzione ordinaria e straordinaria di mezzi, materiali infrastrutture ed equipaggiamenti, anche in funzione delle operazioni internazionali di pace.

E’ previsto anche il rifinanziamento di investimenti nel settore aerospaziale, elettronico e per la produzione del caccia Eurofighter, da realizzare in base ad una coproduzione fra aziende italiane, inglesi, tedesche e spagnole. Per il biennio 2007-08 lo stanziamento è pari a 520 milioni di euro e di 310 milioni per gli anni successivi.
Nel disegno di legge è contenuto anche il fondo per le missioni militari all’estero con una dotazione di un miliardo per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009.

Inoltre, una parte del trattamento di fine rapporto (tfr) che i lavoratori dipendenti delle aziende private con più di 49 addetti non destineranno alla previdenza complementare sarà dirottato ad un nuovo fondo statale che finanzierà anche un Fondo per le spese di funzionamento della Difesa, per un ammontare di 160 milioni nel 2007, di 350 milioni nel 2008 e di 200 milioni nel 2009.
Anche lo stanziamento per le navi FREMM, non è stato toccato, nonostante si tratti di circa 2 miliardi di euro, scaglionati fra il 2007 ed il 2010 compreso.

E’ previsto anche un fondo di 25 milioni di euro per bonificare i poligoni militari e le navi, per la tutela del mare e del territorio ed un altro fondo di 15 milioni per interventi sanitari a favore dei militari italiani all’estero e delle popolazioni civili dove sono presenti missioni internazionali.
A fronte a tutti questi soldi per le armi non c’è nessuno stanziamento per la riconversione produttiva dal militare al civile; gli stanziamenti per la cooperazione allo sviluppo sono elevati a circa 650 milioni per ciascuno degli anni 2007,2008 e 2009, misura peraltro insufficiente ed il Fondo per lo sminamento umanitario è stato di poco ridotto rispetto alla misura 2006 (circa 2,2 milioni di euro annui, dimezzato rispetto allo stanziamento di qualche anno fa).Allo stesso modo l’Esecutivo non ha tenuto fede agli impegni presi in sede di G-8 sul Fondo globale per la lotta all’Aids, alla TBC ed alla malaria.

L’Esecutivo Prodi ha ceduto alla lobby delle armi ed ha autorizzato un rilevante programma di investimenti. Anche se in parte, sono rifinanziamenti di programmi già decisi in precedenza, tutto ciò appare ancor più grave, ove si consideri che il Governo Berlusconi era stato costretto ad operare, suo malgrado, delle riduzioni.

Il Governo si è mostrato poco sensibile alle richieste di parte del suo elettorato e di decine di parlamentari della Maggioranza che hanno chiesto un drastico taglio delle spese militari, per dirottarle verso quelle sociali, di aumentare i fondi della cooperazione e di stanziare risorse per la riconversione produttiva verso il settore civile. Nel corso del travagliato iter parlamentare la finanziaria, sugli investimenti militari, ha subito tagli minimi, mentre ad esempio sono stati ridotti i fondi per la ricerca e la scuola.
Allo stesso modo l’Esecutivo non ha ancora dato attuazione al programma elettorale dell’Unione che ha previsto la diminuzione delle spese militari.
 

Users who are viewing this thread

Alto