News, Dati, Eventi finanziari sara' vero................



08/06/14

Guerra Fredda: ora si combatte sui mercati.



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vi consiglio di non perderlo perché sarebbe un grave errore non leggerlo!!

Ziobarbero
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Oggi vi parlo di una superpotenza che si è ricordata tale: la Russia.
Non vi rovino la sorpresa, vi accenno però che si è fatta molto pericolosa. E non sto parlando della vicenda ucraina.

Partiamo con ordine. In aprilela Banca Centrale Russa ha acquistato 900.000 once (28 tonnellate) di oro.
Stiamo parlando del più consistente incremento mensile dal 2010 a oggi.

Se da un lato la notizia può non sorprendere (sì, la Russia sta espandendo le proprie riserve dal 2007, come potete vedere qui sotto), dall'altro stupisce per il peso dell'acquisto: si tratta di un investimento da oltre 1,2 miliardi di dollari.
Russian-gold-reserves.png


Passiamo invece a quel che secondo me sono le motivazioni di un tale investimento.

In marzo la Russia aveva provveduto a vendere ben 26 mld di dollari in titoli del tesoro USA, raggiungendo dall'ottobre scorso i 49 mld di dollari in titoli di stato a stelle e strisce.
È evidente che le tensioni USA-Russia inerenti il destino dell’Ucraina - leggi: il possibile allargamento a Est della Nato a ridosso dell’Orso Russo - ha dato il via a una serie di ritorsioni della Russia nei confronti degli USA, tra cui rientra anche la massiccia vendita di questi titoli del tesoro.
La Russia sta combattendo la sua Guerra Fredda con armi finanziarie. E ne ha la forza e la potenza.

Ora, quelli tra voi più attenti, si saranno senza dubbio accorti di un dettaglio che sto trascurando: la data d'inizio di questa espansione russa. Sì, mi riferisco al 2007, l'anno di scoppio della crisi delle banche negli USA.
Vorrei citarvi le parole dell’Ex Segretario al Tesoro USA, Hank Paulson.
Nel 2008 infatti, all’apice della crisi finanziaria, Paulson e il Governo USA erano estremamente preoccupati circa la crisi che attanagliava le due maggiori agenzie erogatrici di mutui in USA, Fannie Mae e Freddie Mac.
Fannie Mae e Freddie Mac avevano in “circolazione” sui mercati titoli obbligazionari garantiti da mutui ipotecari per ben 5,4 trilioni di dollari, di cui 1,7 trilioni in mano ai cinesi.
Tutti questi titoli obbligazionari, a causa della crisi dei mutui, erano divenuti carta straccia in quanto il “sottostante” che ne conferiva le garanzie (le ipoteche sui mutui) non avevano quasi più valore.
Ebbene, Paulson, che coltivava continui contatti con i cinesi per supplicarli di non vendere i titoli in loro mano, assicurandoli che il Tesoro USA avrebbe rilevato le due agenzie impedendone il fallimento, ha rivelato che:
“Una persona, di cui non posso rivelare il nome, ma che fa parte delle più alte sfere governative……mi ha riferito che i cinesi avevano ricevuto dei messaggi dalle controparti russe, chiedendo loro di “unirsi” a loro e vendere tutti i titoli obbligazionari di Fannie Mae e Freddie Mac per farne crollare definitivamente le quotazioni, massimizzare la turbolenza a Wall Street e aumentare di molto il costo del salvataggio dei due colossi da parte del Governo USA”.Un piano inquietante, vero?
Avrebbe gettato nella crisi più profonda i mercati di tutto il mondo e annientato il nemico a stelle e strisce. Per fortuna non è successo.

E ORA??
E ora niente, non possiamo aggiungere altro. Non sappiamo se - e quando - Russia e Cina faranno sentire il proprio potere sui mercati occidentali. Possiamo però astrarci dalla questione politica e dedicarci a metterci in sicurezza economica. Torniamo infatti all’acquisto record di oro di aprile da parte della Banca Centrale Russa. La mia domanda è: può essere l’inizio di una grande corsa all’oro da parte della Russia?
Se date un’occhiata al rapporto riserve in oro fisico su riserve in valuta estera, vedrete che sono molto esigue: appena il 7,9% delle riserve sono espresse in oro. La Russia è molto indietro rispetto agli USA (70,2%) e alla zona Euro (55,8%) (grafico sotto).
Gold-foreing-reserves.png


C’è ancora molto spazio, per la Russia, di ampliare le proprie riserve in oro. Per sostituire quelle in dollari.
Nell'articolo originale che ho scritto sul mio sito sono stato colpito da un commento in particolare. Andrea (che ringrazio per il commento), tra le varie opinioni che riporta, parla di un (possibile?) accordo segreto tra Stati Uniti e Cina: a fronte di una manipolazione ribassista dell'oro dei primi, i secondi non avrebbero venduto in blocco i titoli di stato USA, evitando un crollo del loro mercato.
Sebbene come al solito si tratta di una notizia da prendere con le pinze, non sembra tanto improbabile.
Certo è che molti Paesi stanno sfruttando questa manipolazione ribassista per farsi il pieno alle riserve auree. Con loro anche molte banche lo stanno facendo.
 
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sábado, 7 de junio de 2014

Europa: Piani B - Scenari di implosione dell'euro





Mauro Poggi Lo scorso 22 marzo il governatore della Banca centrale belga, Klaas Knot, ha reso noto che nel 2012 il suo Istituto aveva preparato un piano di emergenza per l’uscita dall’euro. L’ammissione ufficiale di ciò che si sa ufficiosamente, e cioè che Banche centrali e Ministri delle finanze lavorano su scenari di implosione dell’eurozona almeno dalla primavera 2011, ha dato lo spunto a Jacques Sapir per alcune considerazioni, tanto più interessanti in quanto l’economista francese ha partecipato attivamente a tali lavori. L’aspetto sostanziale, tuttavia, sta nella conferma dell’esistenza (logica – ancorché negata) di “piani B”, già evocati in passato da Tremonti e auspicati da Savona, grazie ai quali la dissoluzione dell’Eurozona non sarebbe accompagnata dal caos che gli euroTeisti paventano o minacciano. Purché, evidentemente, sia questa la volontà politica.


La prima cosa da notare, osserva infatti Sapir, è che questi studi dimostrano che l’uscita dall’euro non sarebbe quel pericolosissimo salto nell’ignoto preteso da numerosi europeisti. A questi studi, il cui aggiornamento è sistematico, concorrono regolarmente anche economisti euroscettici. Essendo fra costoro, Sapir può vantare una conoscenza diretta degli studi di quattro paesi, e può testimoniare che i risultati portano tutti alla conclusione che un’uscita senza drammi è possibile, purché le Banche centrali prendano le opportune misure cautelative.
I diversi studi convergono tutti nell’identificare le stesse criticità:
speculazioni violente a breve termine
evoluzione dei bilanci di banche e compagnie d’assicurazione
spinte inflazionistiche.


Significativo il fatto che per nessun paese l’argomento debito pubblico è stato considerato fra le criticità. Il principio della lex monetae è assodato: il debito emesso da uno Stato sul proprio territorio è rimborsabile nella moneta di quello Stato, sie essa euro o altra valuta nazionale. Nessuno studio ha considerato plausibile lo scenario di un crollo del commercio fra i paesi della zona euro. La valutazioni catastrofiste previste da certi Istituti filo europeisti (- 10% del PIL, per esempio) non sono state validate, né in Francia né altrove. Al contrario, gli studi asseverano le analisi degli “anti-euro”. In Francia, uno studio del Ministero delle finanze attesta l’attendibilità delle prospettive di crescita in caso di forte svalutazione della nuova moneta.

Le criticità identificate sarebbero tali nel caso il sistema finanziario degli Stati restasse immutato, altrimenti, per la maggior parte dei paesi, i calcoli e le stime dimostrano che questi problemi sono gestibili. Il rischio di forte speculazione dovrebbe essere minimizzato dal controllo dei capitali nelle operazioni finanziarie a breve. Questi controlli dovrebbero essere implementati per un periodo che va da sei a diciotto mesi.

I sistemi bancari italiano, francese, olandese e belga dimostrano nel loro insieme una grande capacità di resilienza all’instabilità generata dall’uscita. Alcuni istituti potrebbero trovarsi in difficoltà, che non sarebbero però maggiori di quelle affrontate nell’autunno del 2008 e comunque di entità tale da non compromettere la capacità di farvi fronte da parte degli Stati.
Un solo paese avrebbe seri problemi, ed è la Spagna. Tenuto però conto del legame fra banche spagnole e banche tedesche, è chiaro che questo paese riceverebbe un aiuto sostanziale.
Il problema è più complesso per le compagnia di assicurazione, ma anche qui le necessità di ricapitalizzazione vanno dallo 0,5% allo 0,75% del PIL, a seconda del paese.


Il rischio inflazione varia in modo considerevole da paese a paese. L’inflazione, per un anno o due, potrebbe essere superiore ai tassi di interesse, e ciò implicherebbe una perdita dei patrimoni finanziari di circa il 10%, compensata almeno in parte dalla rivalutazione di altri elementi patrimoniali quali l’immobiliare, e dall’aumento dei redditi da lavoro.
Sotto questo aspetto, l’uscita dall’euro comporterebbe una redistribuzione parziale della ricchezza, in senso perequativo, intorno al 5-7% a seconda del paese.


Gli effetti positivi dell’uscita sono esaminati solo incidentalmente, dal momento che gli studi si concentrano più sulla dimensione tecnica dei rischi. Tuttavia, in modo implicito o esplicito i vantaggi vengono definiti “importanti” per Francia e Italia, e “significativi” per l’Olanda.


Ciò che gli studi mettono in evidenza è l’aspetto politico [ideologico] della decisione: chi condivide la rappresentazione per cui l’euro è un traguardo storico irrinunciabile sarà portato a considerare la crisi e la perdurante depressione un prezzo accettabile da pagare per conservarlo; chi al contrario ha un atteggiamento più scettico nei confronti dell’euroTeismo valuterà che è ormai l’ora di metter fine a una disgraziata esperienza durata fin troppo. L’evoluzione dei PIL e degli investimenti nei paesi Euro dimostra quanto esorbitante sia il costo della moneta unica:



Grafico 1 – crescita (2000 =100)



Grafico 2 – investimenti (2000 = 100)



Le conseguenze sociali sono altrettanto drammatiche, e la grande manifestazione di Madrid, il 22 marzo, dimostra che i popoli non sono più disposti a sopportare l’insopportabile. L’euro, fin dalla sua costituzione, sta organizzando la fine dello Stato sociale.


Grafico 3 – disoccupazione



Davanti al deterioramento della situazione macro-economica e considerati i ridotti mezzi d’azione lasciati alla BCE, è chiaro che i tentativi di salvataggio dell’Euro non potranno che tradursi in un’austerità ulteriore e amplificata. Assieme alla distruzione dello Stato sociale – uno dei capisaldi della cultura europea – si perpetra così la distruzione dell’Europa.


Sarebbe urgente, quindi, che i diversi studi sull’uscita dall’euro fossero finalmente pubblicati nella loro integrità. Sarebbero la base per un dibattito reale per le elezioni europee, che dovrebbero svolgersi sulla questione dell’euro-austerità e dunque, in ultima istanza, sulla questione della permanenza o dissoluzione dell’euro.

Gli europeisti al potere, che siano di destra o di sinistra, il famigerato Partito unico dell’euro (PUDE), continueranno invece a non voler guardare la realtà dei fatti, e sostenere che “un’altra Europa è possibile”, mentre la miseria e la sperequazione continuano a crescere.
Come si dice? Gli dèi accecano coloro che vogliono perdere.

 
Il Bilderberg sull’Ucraina

giugno 5, 2014 3 commenti

Boris Novoseltsev Strategic Culture Foundation 06/05/2014
La 62.ma riunione del Club Bilderberg, una delle strutture più influenti e chiuse della governance globale cui i giornalisti hanno da tempo attribuito l’epiteto di “cabala globale”, ha avuto luogo a Copenaghen il 31 maggio-1 giugno 2014. Il comunicato stampa del gruppo dichiarava che l’ordine del giorno della riunione avrebbe coperto una vasta gamma di questioni come il futuro della democrazia e della classe media, la nuova architettura internazionale del Medio Oriente e il futuro dell’Europa. Tale formulazione vaga e ambigua nasconde questioni specifiche divenute oggetto di discussione. Tra queste, la prospettiva del programma nucleare iraniano, soprattutto in considerazione del riavvicinamento tra Russia, Cina e Iran; l’avanzata dei nazionalismi in Europa aumentandone il rischio di disintegrazione; l’accordo sul gas tra Russia e Cina; la futura legislazione dell’Unione europea sulla privacy su Internet; guerre informatiche e loro influenza sulla libertà suy Internet e cambiamento climatico. C’erano due problemi divenuti centrali: la situazione in Ucraina e la politica estera di Barack Obama, considerata inefficiente dai circoli influenti della dirigenza globale. Il tono di tali discussioni sono state fissate dal recente accordo a lungo termine sul gas tra Russia e Cina. Secondo gli osservatori occidentali, l’accordo permette alla Russia di rafforzare significativamente la propria posizione nel mondo, e in particolare sull’Ucraina. Una partnership sul gas a lungo termine tra Russia e Cina priva Kiev del suo ultimo argomento, il controllo del gasdotto che collega la Russia ai partner europei. Allo stesso tempo, l’alleanza strategica tra Cina e Russia è da tempo un incubo per l’occidente, che ha fatto tutto il possibile per impedire il riavvicinamento tra i due Paesi.
Uno dei partecipanti alla riunione del Bilderberg di Copenaghen ha confermato che l’Ucraina è stata una delle prime questioni discusse nella riunione del mattino del 31 maggio. Chi abbia partecipato alla riunione è ignoto, ma alcune conclusioni possono essere tratte visionando la lista degli invitati. Sembra che i partecipanti al dibattito pensassero che l’attuale strategia statunitense in Ucraina sia inefficace, ma non erano totalmente sicuri di come cambiarla. Erano particolarmente incerti sulle misure necessarie all’occidente per ridurre le tensioni nei rapporti con Mosca sulla questione ucraina. Si presume che il segretario generale della NATO Anders Fogh Rasmussen e Philip Breedlove, generale statunitense comandante delle forze NATO in Europa, abbiano preso parte alla discussione del Bilderberg sull’Ucraina. Alcuni giorni prima della riunione del Bilderberg, dopo un vertice dei Capi di Stato Maggiore della NATO, lo stesso Philip Breedlove annunciava che l’alleanza non aveva intenzione di cambiare le relazioni con la Russia sulle questioni di sicurezza globale per via della crisi ucraina, in particolare sull’Afghanistan. (A quanto pare il generale degli Stati Uniti non ha discusso se la Russia vorrà mantenere le proprie relazioni con la NATO in reazione alle differenze sull’Ucraina). La posizione di Rasmussen è meno chiara, ma nelle recenti dichiarazioni pubbliche non ha detto che il confronto con la Russia vada intensificato. Eugene Rumer, direttore del Programma Russia e Eurasia presso il Centro Carnegie, che già aveva richiamato l’attenzione sul fatto che il problema ucraino non è legato al “fattore russo”, ma al vuoto nella sicurezza creato dalle azioni del regime a Kiev dopo gli eventi di Maidan, era presente alla discussione sull’Ucraina. Inoltre, Rumer ritiene che i tentativi di Kiev di avere aiuti militari diretti dagli Stati Uniti (sotto forma di forniture di armi, per esempio) sia controproducente dato che l’Ucraina è il 9° maggiore esportatore di armi al mondo, e il suo problema non è la mancanza ma piuttosto l’abbondanza di armi. Sembra che quasi nessun rappresentante dell’Unione Europea che si occupi dell’Ucraina sia stato invitato alla riunione di Copenaghen (ad eccezione del ministro degli Esteri svedese Carl Bildt). Secondo gli osservatori, gli europei nelle élite globali vengono gradualmente messi da parte nel decidere la risoluzione della questione ucraina. Nel complesso, era impossibile che i timori dei grandi industriali e affaristi, tradizionalmente parte significativa degli invitati alle riunioni del Bilderberg, non emergessero nelle discussioni a Copenaghen, secondo cui le sanzioni dell’amministrazione Obama contro la Russia scatenano il caos nelle loro attività senza comportare alcun beneficio evidente. Inoltre, i critici dell’amministrazione Obama ritengono che le sue azioni sulla questione ucraina abbiano creato le condizioni per far avviare, a Pechino e Mosca, la riuscita costruzione di relazioni strategiche a lungo termine, cosa che l’occidente vede come una minaccia al sistema di governance globale (perciò lo sviluppo della partnership tra Cina e Russia è ancora una volta una priorità).
Dopo la riunione del gruppo Bilderberg, sembra che la pressione su Barack Obama cresca in occidente da due direzioni contemporaneamente, coloro che vorrebbero che la Casa Bianca riduca l’aggressività retorica verso la Russia, e coloro fortemente critici dell’indecisione e mancanza di determinazione del presidente degli Stati Uniti sull’Ucraina, secondo cui essa dovrebbe essere controllata in quanto territorio da cui combattere la Russia in futuro. E’ difficile dire quale sarà l’equilibrio finale fra tali forze, ma è abbastanza ovvio che l’insoddisfazione verso Washington cresce in occidente rispetto alla precedente riunione del Bilderberg. Tale insoddisfazione è condivisa dai capi europei, delle transnazionali e anche da una parte dell’élite governativa degli Stati Uniti. L’ironia della situazione svelata dalla crisi ucraina è il rischio che l’isolamento minacciato da Washington contro la Russia diventi reale, anche se sotto altre forme, ma degli stessi Stati Uniti. E’ improbabile che i risultati delle discussioni del Bilderberg si manifestino domani, ma inizieranno a farsi sentire entro autunno, e in tutte le aree più importanti della politica mondiale, cinese, russa, ucraina…
La ripubblicazione è gradita in riferimento al giornale on-line della Strategic Culture Foundation.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora


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GLI 80 EURO RENZIANI COSTERANNO 420 EURO DI NUOVE TASSE PER CIASCUN CONTRIBUENTE: ''MA CE LO CHIEDE L'EUROPA...''

venerdì 6 giugno 2014
Sono condivisibili le dichiarazioni di Padoan che rassicura di non esserci alcuna necessità di manovra aggiuntiva? Diciamo che comprendiamo la necessità del Ministro di non procurare allarme prima delle vacanze estive e il carillon dei mondiali di calcio (panem et circenses).
Olli Rehn è stato piuttosto chiaro, l’Italia non rispetta gli impegni presi. Si parla del Patto di Stabilità che è stato inserito nella nostra Costituzione per non correre rischi di manipolazioni politiche, come mettere il vasetto della marmellata fuori della portata dei golosi.
Oltre le dichiarazioni di circostanza del nostro Ministro dell’Economia, Rehn ha dato tempo ai burocrati italici fino a settembre prima di rifare i conti. A questo punto è necessario fare due conti per “quantificare” il monito del commissario UE agli Affari Economici.
Se non ci saranno “incidenti” di percorso, cioè a dire, se la valanga di tasse che dobbiamo onorare da oggi a ottobre sarà versata regolarmente, Rehn si riferisce allo scostamento di 0,6% del PIL. Calcolando che il nostro Pil è di 1600 miliardi, Rehn sta parlando di 9,6 miliardi di Euro da far rientrare in fretta allo scopo di rispettare la tabella di marcia del Patto di Stabilità. (e 9,6 miliardi di euro sono ESATTAMENTE IL COSTO degli 80 euro in busta paga voluti a tutti i costi da Renzi per vincere le europee)
Confortandoci con i dati ISTAT che segnala in Italia 22,9 milioni di famiglie, basta una calcolatrice da pochi euro per rilevare che ogni famiglia, oltre le tasse già stabilite, deve tirare fuori ulteriori 420 euro.
L’importo è un importo medio, se togliamo le famiglie nella soglia di povertà, in aumento peraltro, alcune famiglie non pagheranno come hanno sempre fatto ed altre pagheranno almeno il doppio e chi il triplo della cifra media ricavata.
Ovviamente il Governo dirà che parte di questi 9,6 miliardi sarà recuperata dalla cessione di beni dello Stato e collocazioni in Borsa di quote detenute attualmente dal Tesoro delle società a controllo o partecipate dello Stato.
Ma l’importo che si potrebbe ricavare da queste cessioni sarebbe di circa la metà dei 9,6 miliardi mancanti, e i dubbi sono tanti! L’operazione è comunque poco fruttuosa perché non potrebbe essere ripetuta, e l’oro nel cassetto prima o poi finisce e non rimane più nulla da vendere in caso di ulteriore (certa) criticità, oltre il danno di non godere più della redditività dei beni succitati.
La realtà è che le cessioni non saranno sufficienti, e soprattutto, che della valanga di tasse in entrata per lo Stato un buon 30% non sarà onorato per oggettive difficoltà (o legittima difesa per qualcuno).
In conclusione, c’è da rilevare anche un altro aspetto non del tutto marginale. Sentire Renzi inveire contro la rigidità e l’intolleranza Europea è pura propaganda, e quindi conferma che ogni parola sino ad ora pronunciata è sola propaganda fine a se stessa, dispiace per gli undici milioni di elettori che ci sono caduti con tutte le scarpe. L’Europa sta chiedendo di rispettare un patto che l’Italia ha voluto - VOLUTO, NON DOVUTO - sottoscrivere con Monti e poi con Letta assicurando di poterlo onorare. Stavolta non sta imponendo niente, (a parte la dittatura UE).
Articolo scritto da Luca Lippi per intelligonews.it - che ringraziamo.

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BILDERBERG, ECCO L'AGENDA: "Creare un potere economico mondiale superiore ai governi politici delle nazioni implicate, affinché i suoi creatori e leader, dirigano il futuro”

1. Un’identità internazionale. Distruggere l’identità nazionale, ...cioè depauperare la sovranità degli Stati (come sta accadendo sotto i nostri occhi, ndr), per stabilire valori universali obbedienti ad un unico governo mondiale.

2. Un controllo centralizzato della popolazione. Lavando il cervello allapopolazione (attraverso la televisione e gli altri mezzi di comunicazione, anche Internet, ndr), l’obiettivo è quello di eliminare la classe media. Ci saranno solo governanti e schiavi, più o meno coscienti del loro status di servi del potere (un po’ già è così, no?, ndr).

3. Una società a crescita zero. Se c’è prosperità, c’è progresso e la prosperità ed il progresso impediscono esercitare la repressione. Prevedono che il fine della prosperità avverrà con lo sviluppo dell’energia elettrica nucleare e con la completa industrializzazione (a parte per i settori informatici e dei servizi) e con la completa esportazione delle più grandi imprese nei paesi dove la manodopera è più economica (è uno degli obiettivi principali del TLCAN, il “Trattato di Libero Commercio dell’America del Nord”, ndr)

4. Uno stato di disequilibrio perpetuo. Se si creano crisi artificiali che sottomettano la popolazione ad una coazione continua (dal punto di vista fisico, psichico ed emozionale), si può mantenere uno stato di disequilibrio continuo. Questi signori pensano che, troppo stanchi e disillusi, in situazione di crisi profonda, i cittadini si dimostreranno confusi e demoralizzati, a tal punto che, sopraffatti dalle troppe opzioni, si faranno vincere da un’apatia generale, che prenderà il sopravvento su scala mondiale e porterà all’accettazione dei programmi salvifici, proposti da enti come l’ONU e le altre organizzazioni internazionali che “operano per il bene di tutti i cittadini del mondo”(lo stiamo cominciando a vivere ora con l’attuale crisi finanziaria, ndr)

5. Un controllo centralizzato dell’educazione. L’Unione Europea e le future Unione Americana e Unione Asiatica puntano ad avere un controllo sulla cultura e sull’educazione dei giovani, sterilizzando il più possibile la storia del mondo. Oggi, ad esempio, i libri di storia sono controllati, rivisti e spesso censurati in alcuni paesi dell’America Latina ed i toni, in generale, sono sempre pacati e smorzati, soprattutto per quanto concerne i temi “caldi” della storia (schiavitù, nazismo, sperimentazione medica, e così via, ndr)

6. Un controllo centralizzato di tutte le politiche nazionali ed internazionali. Tutto ciò che fanno gli Stati Uniti, coinvolge anche il resto del mondo, lo sappiamo. In Europa, gli Stati stanno perdendo, giorno dopo giorno, il proprio potere sovrano, soffocati dalle regole dettate dall’Unione Europea (vedi Grecia, Italia, Spagna e piano piano toccherà a tutti, ndr). In Europa, il cammino verso l’annichilimento dei singoli Stati cominciò già negli anni Cinquanta, con la creazione della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio, poi continuò con il mercato Unico Europeo, per giungere all’adozione della Moneta Unita ed alla creazione della mitica Unione Europea. Un tempo gli Stati europei possedevano la propria sovranità, una sovranità che l’UE è andata rodendo poco a poco e che oggi sta usurpando, attraverso il controllo dell’economia e della politica delle singole nazioni. Pensate che solo qualche anno fa, chi diceva che un giorno l’UE minerà il potere dei singoli Stati che ne fanno parte, era ridicolizzato o additato come pessimista e cospirazionista. Oggi è una realtà.

7. La concessione di un maggior potere alle Nazioni Unite. Il sistema dell’ONU ha come obiettivo costruire un governo mondiale dichiarato ed in seguito un governo mondiale di fatto, per poi esigere una tassazione diretta da parte nostra in quanto “cittadini mondiali”. Bella la globalizzazione, vero?

8. Un blocco commerciale occidentale. In seguito all’espansione del TLCAN, si formerà un’Unione Americana simile all’Unione Europea.

9. L’espansione della NATO. Man mano che la ONU continuerà ad intervenire sempre più nei conflitti bellici in Medio Oriente, Africa e così via, la NATO si convertirà nell’esercito mondiale, sotto comando della ONU.
10. Un sistema giuridico unico. Il tribunale Internazionale di Giustizia diventerà l’unico sistema giuridico del mondo.

11. Uno stato di benessere socialista. Scopo dei rappresentanti del Bilderberg, CFR e della Commissione Trilaterale è creare uno stato di benessere socialista, nel quale si compensano gli schiavi obbedienti e si sterminano gli anticonformisti.

Il gruppo Bilderberg dispone del potere e delle influenze necessarie per imporre le sue politiche in qualsiasi Paese del mondo.

[liberamente tratto da “Il Club Bilderberg” – D.E.]:

LEGGI TUTTO: http://www.ecplanet.com/node/4264 Altro...



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