News, Dati, Eventi finanziari sara' vero................

le aziende sane non si quotano in borsa , le indebitate invece , oppure , se credono nel soldo facile ... il nodo è che non si può competere con aziende con proprietari gli stessi padroni del denaro , del signoraggio bancario .. loro possono abbassare i prezzi con concorrenza spietata e sleale , truffa insomma , impossibile da sostenere .. chiudere le borse , fissare i prezzi univocamente delle merci .. sia certo che pian piano ci si arrivi ;

un pò di musica :
le immagini del 2° video sono forti , consiglio di ascoltare solo la musica ....

https://www.youtube.com/watch?v=JvZJPtWFjME
https://www.youtube.com/watch?v=LQtbEv13R1I
 
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Ieri


GHEDDAFI STAVA LIBERANDO L'AFRICA DALLA SCHIAVITU' DEL FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE, DELLE BANCHE CENTRALI E DELLE MULTINAZIONALI

Era il 19 Marzo del 2011 quando partì l'attacco dei Francesi contro la Libia, attacco appoggiato da USA, GB... e Italia (Ricordiamo che l'Italia partecipò a questo massacro ATTIVAMENTE). Una pioggia di missili che uccisero migliaia di civili e portarono in seguito alla morte di Gheddafi. Se pensate però che la guerra partì perchè Gheddafi era un "dittatore spietato e assassino", siete completamente fuori strada. COMPLETAMENTE.

Non c'era nessuna ragione, nessuna, per attaccare un paese come la Libia. Se non quello che Gheddafi stava diventando troppo "scomodo" per qualcuno, e questo qualcuno lo conosciamo benissimo. Di chi stò parlando? Degli stessi che ormai da più di 60 anni manovrano nazioni ed eserciti a loro piacimento.

Gheddafi stava liberando l'Africa da queste persone, stava liberando l'Africa dalla schiavitù del Fondo Monetario Internazionale, delle Banche Centrali e delle Multinazionali. Stava "cacciando a calci in culo" l'occidente imperialista.

Ci sono due tipi di imperialismo oggi: quello economico è quello principale. Le "istituzioni economiche" come il FMI, la Banca Mondiale, il WTO sono state create apposta per schiavizzare intere nazioni. Come? Prestando moneta a tali nazioni, per poi chiedere indietro l'intero importo con gli interessi. E per pagare quegli interessi, la nazione dovrà vendere tutte le sue ricchezze: petrolio, oro... Un pò quello che stà accadendo in Italia. Ma se questa dittatura economica viene a mancare, si passa all'imperialismo militare, esattamente come avvenuto in Libia.

In poche parole, facciamo parte di una Unione Europea assassina, di un occidente IMPERIALISTA e SPIETATO. Qualche tempo fà, durante l'evolversi della crisi in Ucraina, Obama si rivolse a Putin dicendogli di "essere dalla parte sbagliata della storia". Putin a parte, siamo noi ad essere dalla parte sbagliata della storia. Decisamente...
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Ieri
ADESSO BASTA: DA NON CREDERE - ECCO DI COS'E' CAPACE VERAMENTE L'UE - FATE GIRARE!!
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Pierblack Philippe http://www.senzasoste.it/.../25-anni-fa-veniva-ucciso... 25 anni fa veniva ucciso Thomas Sankara, rivoluzionario africano - Senza Soste
www.senzasoste.it Il 15 ottobre 1987 - 25 anni fa veniva assassinato Thomas Sankara, rivoluzionario
















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20 giugno


SENTITE CHE BEL PROGRAMMINO DELLA DIFESA PER I PROSSIMI 15 ANNI SENZA CHE UNA SOLA PAROLA PASSI SUI MEDIA: MILIARDI DEI SOLDI DEI POPOLI SPESI NEL RIARMO GLOBALE, RAFFORZAMENTO DELLA MACCHINA BELLICA, GUERRE, GUERRE E ANCORA GUERRE IN PREVI...SIONE DELL’ASSOGGETTAMENTO DI TUTTI I PAESI NON ALLINEATI. IL TUTTO FATTO PASSARE PER IL NOSTRO BENE E LA NOSTRA SICUREZZA.

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha presieduto, al Palazzo del Quirinale, una riunione del Consiglio Supremo di Difesa.

Alla riunione hanno partecipato: il Presidente del Consiglio dei Ministri, Dott. Matteo Renzi; il Ministro degli Affari Esteri, On. Federica Mogherini; il Ministro degli Interni, On. Angelino Alfano; il Ministro dell'Economia e delle Finanze, Prof. Pier Carlo Padoan; il Ministro della Difesa, Sen. Roberta Pinotti; il Ministro dello Sviluppo Economico, Dott.ssa Federica Guidi; il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Amm. Luigi Binelli Mantelli.

Hanno altresì presenziato il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Prof. Graziano Delrio; il Segretario generale della Presidenza della Repubblica, Cons. Donato Marra; il Segretario del Consiglio Supremo di Difesa, Gen. Rolando Mosca Moschini.
“La crisi ucraina, la crescente instabilità della Libia, i progressi dell'estremismo islamico nell'Africa sub-sahariana, la recente offensiva jihadista sunnita in Iraq e il perdurare del conflitto in Siria potrebbero determinare mutamenti radicali per la sicurezza dell'Europa e del nostro Paese

…sarà pertanto necessario portare al più presto a compimento il profondo processo di rinnovamento, riorganizzazione su basi interforze e integrazione multinazionale intrapreso per rendere lo strumento militare più pronto ed efficace nei confronti delle effettive minacce da fronteggiare.

Il Consiglio ha espresso pieno sostegno alle Linee Guida per l'elaborazione del Libro Bianco per la Difesa e della strategia evolutiva delle Forze Armate sull'orizzonte dei prossimi 15 anni. Esse prevedono la realizzazione di uno strumento militare che costituisca componente attiva e qualificante della politica multidisciplinare e interministeriale del Governo per la sicurezza e la difesa, in grado di concorrere efficacemente alla salvaguardia del Paese nel contesto internazionale.

L'Italia si farà pertanto promotrice di nuove forme di integrazione militare nell'ambito della Common Security and Defence Policy dell'Unione Europea, attraverso concrete iniziative operative capaci di aggregare gruppi di Stati membri che condividono obiettivi nazionali qualificanti in materia di sicurezza e difesa, secondo le modalità di cooperazione strutturata a composizione variabile previste dai Trattati.

Leggi tutto:
http://www.ilnuovogiornaledeimilitari.it/categorie/prima-pagina/4535/consiglio-supremo-di-difesa
http://fuorisubito.blogspot.it/2014/05/da-non-credere-ecco-di-cose-capace.html?spref=fb&m=1 Altro...

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Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha presieduto, al Palazzo del Quirinale, una riunione del Consiglio Supremo di Difesa.

Alla riunione hanno partecipato: il Presidente del Consiglio dei Ministri, Dott. Matteo Renzi; il Ministro degli Affari Esteri, On. Federica Mogherini; il Ministro degli Interni, On. Angelino Alfano; il Ministro dell'Economia e delle Finanze, Prof. Pier Carlo Padoan; il Ministro della Difesa, Sen. Roberta Pinotti; il Ministro dello Sviluppo Economico, Dott.ssa Federica Guidi; il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Amm. Luigi Binelli Mantelli.

Hanno altresì presenziato il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Prof. Graziano Delrio; il Segretario generale della Presidenza della Repubblica, Cons. Donato Marra; il Segretario del Consiglio Supremo di Difesa, Gen. Rolando Mosca Moschini.
“La crisi ucraina, la crescente instabilità della Libia, i progressi dell'estremismo islamico nell'Africa sub-sahariana, la recente offensiva jihadista sunnita in Iraq e il perdurare del conflitto in Siria potrebbero determinare mutamenti radicali per la sicurezza dell'Europa e del nostro Paese

…sarà pertanto necessario portare al più presto a compimento il profondo processo di rinnovamento, riorganizzazione su basi interforze e integrazione multinazionale intrapreso per rendere lo strumento militare più pronto ed efficace nei confronti delle effettive minacce da fronteggiare.

Il Consiglio ha espresso pieno sostegno alle Linee Guida per l'elaborazione del Libro Bianco per la Difesa e della strategia evolutiva delle Forze Armate sull'orizzonte dei prossimi 15 anni. Esse prevedono la realizzazione di uno strumento militare che costituisca componente attiva e qualificante della politica multidisciplinare e interministeriale del Governo per la sicurezza e la difesa, in grado di concorrere efficacemente alla salvaguardia del Paese nel contesto internazionale.

L'Italia si farà pertanto promotrice di nuove forme di integrazione militare nell'ambito della Common Security and Defence Policy dell'Unione Europea, attraverso concrete iniziative operative capaci di aggregare gruppi di Stati membri che condividono obiettivi nazionali qualificanti in materia di sicurezza e difesa, secondo le modalità di cooperazione strutturata a composizione variabile previste dai Trattati.

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Le banche centrali e il controllo privato del denaro

Pubblicato su 24 Giugno 2014 da frontediliberazionedaibanchieri in IPHARRA

Utilizzando le tecniche di riserva frazionale bancaria, i Rothschild ed i loro alleati iniziarono, sin dagli albori del 19mo secolo, a dominare le banche centrali in Gran Bretagna, Stati Uniti e Francia.
Seconda parte di due

Estratto dal libro del video THE MONEY MASTERS: How International Bankers Gained Control of America
Pubblicato e riveduto nel 1998 da Royalty Production Company PO Box 114, Piedmont OK 73078, USA
www.themoneymasters.com

L’ASCESA DEI ROTHSCHILD
Francoforte, Germania. Nel 1743, cinquant’anni dopo che la Banca d’Inghilterra aveva aperto i battenti, un orafo di nome Amschel Moses Bauer inaugurò un conio di monete - un ufficio di contabilità - e sull’entrata collocò un’insegna rappresentante un’aquila Romana su uno scudo rosso; il negozio divenne noto come la ditta dello Scudo Rosso o, in lingua tedesca, Rothschild. Quando il figlio Mayer Amschel Bauer ereditò l’attività decise di cambiarsi il nome, assumendo per l’appunto quello di Rothschild.
Mayer Rothschild imparò ben presto che prestare denaro a governi e monarchi era assai più vantaggioso che farlo nei confronti di singoli privati; non solo i prestiti erano di maggiore entità, ma venivano anche assicurati dalle tasse delle varie nazioni.
Mayer Rothschild aveva cinque figli. Egli li addestrò tutti nelle segrete tecniche di creazione e manipolazione di denaro e quindi li inviò nelle principali capitali europee per aprire filiali della banca di famiglia. Le sue volontà stabilirono che uno dei figli di ogni generazione avrebbe diretto gli affari di famiglia; le donne erano escluse.
Il primogenito di Mayer, Amschel, rimase a Francoforte per occuparsi della banca della città natale; il secondogenito, Salomon, fu spedito a Vienna; il terzo figlio, Nathan, che era chiaramente il più abile, fu mandato a Londra nel 1798, all’età di 21 anni, un secolo dopo la fondazione della Banca d’Inghilterra; il quarto figlio, Karl, si recò a Napoli; il quinto figlio, Jakob (James), andò a Parigi.
Nel 1785 Mayer trasferì l’intera famiglia in un’abitazione più grande, un edificio a cinque piani condiviso con la famiglia Schiff; tale edificio era conosciuto col nome di casa dello Scudo Verde. I Rothschild e gli Schiff avrebbero avuto un ruolo di primaria importanza nella storia finanziaria dell’Europa, degli Stati Uniti e del resto del mondo; il nipote di Schiff si trasferì a New York ed aiutò a finanziare il colpo di stato bolscevico del 1917 in Russia.
I Rothschild si misero in affari con i reali europei a Wilhelmshöhe, la reggia dell’uomo più ricco della Germania - in effetti il monarca più ricco di tutta l’Europa - il Principe Guglielmo di Hesse-Cassel. All’inizio i Rothschild consigliavano Guglielmo soltanto in merito a speculazioni relative a monete preziose. Tuttavia, quando Napoleone costrinse il Principe Guglielmo all’esilio, quest’ultimo inviò a Londra a Nathan Rothschild 550.000 sterline (che all’epoca erano una somma enorme, equivalente a svariati milioni di dollari del giorno d’oggi) perché fossero impiegate per acquistare titoli consolidati - obbligazioni o titoli statali britannici - ma Rothschild utilizzò il denaro per i propri affari; con Napoleone in giro, le opportunità di investimenti bellici altamente remunerativi erano pressoché illimitate.
Guglielmo ritornò a Wilhelmshöhe qualche tempo prima della battaglia di Waterloo del 1815; egli convocò i Rothschild e pretese la restituzione del suo denaro. I Rothschild restituirono il denaro di Guglielmo, con l’otto per cento di interesse che i titoli britannici gli avrebbero fruttato se l’investimento fosse stato effettivamente fatto; i Rothschild, però, tennero per sé gli ingenti profitti di guerra che avevano conseguito utilizzando il denaro di Guglielmo - losca pratica in ogni secolo.
In parte con questi metodi, Nathan Rothschild riuscì a vantarsi, in seguito, di aver aumentato, in 17 anni trascorsi in Gran Bretagna, l’originale capitale di 20.000 sterline affidatogli dal padre di 2.500 volte, vale a dire fino a 50.000.000 sterline - una somma davvero considerevole per quei tempi, comparabile al potere d’acquisto di miliardi di dollari dei nostri giorni.
Agli inizi del 1817, il ministro del Tesoro Prussiano, nel corso di una visita a Londra, scrisse che Nathan Rothschild aveva:
...una incredibile influenza su tutte le transazioni finanziarie qui a Londra. Viene ampiamente affermato...che egli regola completamente il tasso di cambio nella City. Il suo potere in quanto banchiere è enorme.
Nel 1818 il segretario del principe austriaco Metternich, scrivendo dei Rothschild, affermava che:
...essi sono le persone più ricche d’Europa.
Le banche dei Rothschild, cooperando all’interno della famiglia e utilizzando le tecniche di riserva frazionale bancaria, divennero incredibilmente ricche. Verso la metà del 1800 essi dominavano tutto il sistema bancario europeo ed erano sicuramente la famiglia più ricca del mondo; una considerevole parte della dissoluta nobiltà europea era fortemente indebitata con loro.
In virtù della loro presenza come banchieri in cinque nazioni, i Rothschild erano in effetti autonomi, un’entità indipendente dai paesi nei quali operavano. Se le direttive politiche di una nazione non favorivano loro o i loro interessi, essi potevano semplicemente non concedere ulteriori crediti in loco, oppure concederne a quelle nazioni o gruppi che contrastavano tali direttive. Soltanto loro erano a conoscenza dei luoghi in cui erano depositate le loro riserve d’oro e di altro genere, così da essere protetti da confische, multe, pressioni o tassazioni governative, rendendo così ogni revisione dei conti o indagine nazionale effettivamente insensata; soltanto loro erano a conoscenza dell’abbondanza (o della scarsità) delle proprie riserve frazionali, sparpagliate in cinque nazioni - il che rappresentava un enorme vantaggio rispetto a semplici banche nazionali impegnate a costituire una riserva frazionale.
Fu proprio il carattere internazionale delle banche dei Rothschild che conferì loro dei vantaggi unici sulle banche nazionali e sui governi; e questo fu esattamente ciò che i legislatori e i parlamenti nazionali avrebbero dovuto proibire, cosa che però non fecero. Tale situazione rimane inalterata per quanto riguarda le banche internazionali o multinazionali proprie dei nostri tempi e costituisce la forza trainante della globalizzazione - la spinta verso un governo mondiale.
I Rothschild concessero enormi prestiti per acquisire monopoli in svariate industrie, garantendo in questo modo la capacità dei debitori di restituire i prestiti alzando i prezzi senza paura della concorrenza, incrementando al contempo il potere politico ed economico dei Rothschild. Essi finanziarono Cecil Rhodes, consentendogli di instaurare un monopolio sui terreni auriferi del Sudafrica e sui diamanti DeBeers; in America finanziarono la monopolizzazione delle ferrovie.
La National City Bank di Cleveland, che nel corso delle udienze congressuali è stata riconosciuta come una delle tre banche dei Rothschild negli Stati Uniti, ha fornito a John D. Rockefeller il capitale per iniziare la sua monopolizzazione nel settore della raffinazione del petrolio, cosa che ha poi portato alla fondazione della Standard Oil.
Jacob Schiff, nato nella casa dello Scudo Verde dei Rothschild a Francoforte e quindi loro agente principale negli Stati Uniti, consigliò Rockefeller e architettò il famigerato accordo di rimborso che quest’ultimo richiese segretamente ai petrolieri rivali che trasportavano per ferrovia. Queste stesse ferrovie erano già state monopolizzate dal controllo dei Rothschild tramite gli agenti ed alleati J. P. Morgan e Kuhn, Loeb & Company (Schiff faceva parte del Consiglio) che, assieme, controllavano il 95% di tutta la percorrenza delle ferrovie statunitensi.
Nel 1850 si stimò che il capitale di James Rothschild, erede del ramo francese della famiglia, ammontasse a 600 milioni di franchi francesi - cioè 150 milioni in più di tutti gli altri banchieri di Francia messi assieme. James era stato collocato a Parigi da Mayer Amschel nel 1812 con un capitale di 200.000 dollari; all’epoca della sua morte, nel 1868, cinquantasei anni più tardi, il suo reddito annuale ammontava a 40.000.000 di dollari. In quel periodo in America non vi era fortuna che eguagliasse nemmeno il reddito di un solo anno di James.
Il poeta Heinrich Heine riferendosi a James Rothschild disse:
Il denaro è il dio dei nostri tempi, e Rothschild è il suo profeta.
James costruì la sua favolosa magione, chiamata Ferrières, 19 miglia a nordest di Parigi. Guglielmo I, vedendola per la prima volta, esclamò:
I Re non possono permettersi una cosa del genere. Può appartenere solo ad un Rothschild!
Un altro commentatore francese del 19mo secolo la mette in questi termini:
C’è un unico potere in Europa, ed è quello dei Rothschild.
Non vi è alcun indizio che il ruolo predominante dei Rothschild nella finanza europea o mondiale sia mutato; al contrario, con l’aumentare della loro ricchezza, essi hanno semplicemente incrementato la loro ‘passione per l’anonimato’. I loro vasti possedimenti raramente ne riportano il nome.
Lo scrittore Frederic Morton ha scritto che i Rothschild avevano:
...conquistato il mondo in modo più completo, più astuto e molto più durevole di quanto non abbiano fatto in precedenza tutti i Cesari...

8. LA RIVOLUZIONE AMERICANA
Prendiamo ora in considerazione gli esiti prodotti dalla Banca d’Inghilterra sull’economia britannica e vediamo come ciò, in seguito, abbia rappresentato la causa principale della Rivoluzione Americana.
Verso la metà del 1700, l’Impero Britannico si stava avvicinando all’apice del suo potere nel mondo. A partire dalla fondazione della propria banca centrale di proprietà privata, la Gran Bretagna aveva combattuto quattro guerre in Europa, il cui costo era stato elevato; per finanziare tali guerre il parlamento inglese, invece di emettere la propria valuta senza interessi, aveva contratto pesanti debiti con la banca.
Alla metà del 18mo secolo il debito del governo britannico ammontava a 140.000.000 di sterline – una somma sbalorditiva per quell’epoca. Di conseguenza il governo, alfine di pagare gli interessi alla banca, intraprese un programma di prelievo fiscale dalle proprie colonie in America.
In America, però, la situazione era diversa. Il flagello di una banca centrale di proprietà privata non vi era ancora arrivato, sebbene la Banca d’Inghilterra dal 1694 esercitasse la sua rovinosa influenza sulle colonie americane. Quattro anni prima, nel 1690, la colonia della Baia del Massachusetts aveva stampato la propria valuta cartacea - primo caso in America - seguita nel 1703 dalla South Carolina e quindi dalle altre colonie.
In quel periodo l’America pre-rivoluzionaria era ancora relativamente povera. Vi era una grave penuria di monete metalliche preziose da utilizzare per l’acquisto di beni, così i primi coloni venivano costretti in misura sempre maggiore a sperimentare la stampa della propria valuta cartacea locale; alcuni fra questi esperimenti ebbero successo ed in alcune colonie, come valuta di scambio, venne usato il tabacco.
Nel 1720, ad ogni Governatore Reale coloniale fu ordinato di limitare l’emissione di valuta coloniale, tuttavia questo provvedimento venne largamente disatteso. Nel 1742, il British Resumption Act stabiliva che le tasse e i debiti di altro genere fossero corrisposti in oro; ciò provocò una depressione nelle colonie e i ricchi pignorarono, corrispondendo un decimo del loro valore reale, tutte le proprietà.
Benjamin Franklin fu un grande sostenitore della stampa della propria valuta cartacea da parte delle colonie; egli, nel 1757, fu inviato a Londra per rivendicare tale diritto e finì col rimanervi per i successivi 18 anni - quasi fino all’inizio della Rivoluzione Americana.
Nell’arco di questo periodo, un numero crescente di colonie americane ignorò le prescrizioni del Parlamento e cominciò ad emettere la propria valuta, chiamata ‘buono coloniale’; il tentativo fu coronato dal successo, con notevoli eccezioni. Il buono coloniale rappresentava un affidabile mezzo di scambio e, inoltre, aiutava a suscitare un sentimento di unità fra le colonie. Ricordate che il buono coloniale era perlopiù valuta cartacea, non gravata da debiti, stampata nel pubblico interesse e non sostenuta realmente da riserve d’oro o d’argento; in altri termini, si trattava di moneta a corso forzoso.
I funzionari della Banca d’Inghilterra chiesero a Franklin in che modo potesse spiegare la ritrovata prosperità delle colonie ed egli, senza esitazioni, rispose:
La questione è semplice. Nelle colonie noi emettiamo la nostra valuta, che si chiama buono coloniale. La emettiamo in quantità appropriata rispetto alla domanda commerciale e industriale per far sì che i prodotti passino facilmente dal produttore al consumatore... In questo modo, creando per noi stessi la nostra valuta, ne controlliamo il potere d’acquisto e non dobbiamo pagare interessi a nessuno.
Questo per Franklin era semplicemente buonsenso, potete tuttavia immaginare l’effetto che ebbe sulla Banca d’Inghilterra. L’America aveva scoperto il segreto del denaro e il genio doveva tornarsene nella bottiglia il prima possibile. Il risultato fu che il Parlamento approvò in fretta e furia il Currency Act del 1764, provvedimento che vietava ai funzionari delle colonie di emettere la propria valuta e ordinava loro di pagare tutte le tasse a venire con monete d’oro o d’argento; in altri termini costringeva le colonie ad adeguarsi agli standard in oro e argento. Questo diede origine alla prima intensa fase della Prima Guerra Bancaria in America - risoltasi con la sconfitta dei Cambiavalute - che iniziò con la Dichiarazione di Indipendenza e si concluse col successivo trattato di pace, il Trattato di Parigi del 1783.
Per coloro che ritengono che uno standard in oro sia la soluzione degli attuali problemi monetari americani, consideriamo quello che accadde in America dopo l’approvazione del Currency Act del 1764. Franklin, nella sua autobiografia, scrisse:
Nel giro di un anno la situazione si era rovesciata al punto che l’era di prosperità era terminata lasciando il posto alla depressione, in misura tale che le strade delle Colonie traboccavano di disoccupati.
Franklin afferma che ciò costituì anche la causa principale della Rivoluzione Americana; sempre dalla sua autobiografia:
Le Colonie avrebbero sopportato di buon grado la ridotta tassa sul tè ed altre materie, se l’Inghilterra non avesse tolto alle Colonie stesse la loro valuta, creando così disoccupazione e malcontento.
Nel 1774, il Parlamento approvò lo Stamp Act, il quale prescriveva l’apposizione, su ogni atto commerciale, di un bollo che attestasse il pagamento di una tassa in oro - cosa che ancora una volta minacciava la valuta cartacea coloniale; meno di due settimane più tardi, il Massachusetts Committee of Safety promulgò una risoluzione a favore dell’emissione di ulteriore valuta coloniale e di riconoscimento della valuta delle altre colonie.
Il 10 e il 22 giugno 1775, il Congresso delle Colonie decise l’emissione di 2 milioni di dollari in valuta cartacea in base al credito e alla fiducia delle “Colonie Unite”. Tale decisione disobbediva alla Banca d’Inghilterra e al Parlamento e rappresentò un atto di sfida, il rifiuto di accettare un sistema monetario ingiusto nei confronti degli abitanti delle colonie.
Così gli attestati di credito (cioè la valuta cartacea) che gli storici ignoranti o prevenuti hanno sminuito considerandoli strumenti di una politica finanziaria incosciente, erano in effetti i principi della Rivoluzione; anzi, erano più di questo: erano la Rivoluzione stessa.

- Alexander Del Mar, storico

Quando, il 19 aprile 1775, furono sparati i primi colpi a Concord e Lexington, Massachusetts, le colonie erano state prosciugate dell’oro e dell’argento dalla tassazione britannica; come risultato, il governo continentale per finanziare la guerra non ebbe altra scelta se non quella di stampare la propria valuta cartacea.
All’inizio della Rivoluzione la fornitura di denaro coloniale americano si attestava intorno ai 12 milioni di dollari; alla fine della guerra raggiunse quasi i 500 milioni. Questo fu in parte dovuto ad una massiccia contraffazione britannica il cui esito fu di rendere la valuta virtualmente senza valore; un paio di scarpe costava 5.000 dollari. Come lamentava George Washington:
Un vagone carico di denaro riuscirà a fatica ad acquistare un vagone carico di approvvigionamenti.
In precedenza il buono coloniale aveva funzionato in quanto veniva emessa una quantità di valuta appena sufficiente a facilitare il commercio, mentre la contraffazione era irrisoria. Oggi, coloro che sostengono una valuta basata sulle riserve d’oro, indicano questo periodo della Rivoluzione per dimostrare gli svantaggi di una moneta a corso forzoso. Ricordate, comunque, che quella stessa valuta, in precedenza, aveva funzionato così bene vent’anni prima in tempo di pace che la Banca d’Inghilterra l’aveva fatta rendere illegale dal Parlamento e che, durante la guerra, gli Inglesi cercarono deliberatamente di scalzarla contraffacendola in Inghilterra e spedendola ‘a balle’ nelle colonie.

9. LA BANCA DEL NORD AMERICA
Verso la fine della Rivoluzione, il Congresso continentale, riunitosi presso l’Indipendence Hall di Filadelfia, si trovò ad avere un bisogno disperato di fondi. Nel 1781 essi permisero a Robert Morris, loro Soprintendente Finanziario, di aprire una banca centrale di proprietà privata, nella speranza che la cosa potesse essere di qualche utilità. Fra parentesi Morris era un benestante il quale, commerciando in materiale bellico durante la Rivoluzione, si era ulteriormente arricchito.
La nuova banca, la Bank of North America, ricalcava da vicino il modello della Banca d’Inghilterra; ad essa venne consentita (o, piuttosto, non venne proibita) la pratica della riserva frazionale bancaria, ovvero poteva prestare denaro che non aveva e quindi applicare su di esso gli interessi. Se io o voi facessimo una cosa del genere saremmo accusati di frode - cioè di un crimine. A quell’epoca ben pochi compresero tale pratica e, naturalmente, essa venne tenuta nascosta il più possibile al pubblico e ai politici; per di più alla banca fu assegnato il monopolio di emettere banconote, accettabili per il pagamento delle tasse.
Lo statuto della banca richiedeva la costituzione di un capitale iniziale di 400.000 dollari versati da investitori privati. Quando però Morris si rivelò incapace di trovare il denaro, egli utilizzò sfacciatamente la sua influenza politica per ottenere che venisse depositato dell’oro nella sua banca - oro che era stato prestato all’America dalla Francia. Egli prestò a sé stesso e ai suoi amici questo denaro per reinvestirlo nelle azioni della banca; la Seconda Guerra Bancaria Americana era iniziata.
Presto i pericoli diventarono evidenti. Il valore della valuta americana continuò a precipitare e quattro anni più tardi, nel 1785, il documento di concessione della banca non venne riconfermato, mettendo fine alla minaccia dello strapotere della banca stessa; così la Seconda Guerra Bancaria Americana si risolse velocemente in una sconfitta dei Cambiavalute.
Il leader di questo efficace sforzo per affossare la banca fu un patriota di nome William Findley, della Pennsylvania, che spiegò il problema nel modo seguente:
Questa istituzione, non avendo altro principio che la cupidigia, non cambierà mai i propri obiettivi...monopolizzare tutta la ricchezza, il potere e l’influenza dello stato.
La plutocrazia, una volta attestatasi, avrebbe corrotto la legislatura in modo che le leggi sarebbero state formulate a suo vantaggio e l’amministrazione della giustizia avrebbe favorito i ricchi.
Gli uomini dietro alla Banca del Nord America - Alexander Hamilton, Robert Morris ed il Presidente della Banca, Thomas Willing - non si diedero per vinti. Solo sei anni più tardi Hamilton, all’epoca Ministro del Tesoro, ed il suo mentore Morris, tramite il nuovo Congresso fondarono una nuova banca centrale di proprietà privata, la Prima Banca degli Stati Uniti; Thomas Willing, ancora una volta, ne rivestì il ruolo di Presidente. I giocatori erano gli stessi, soltanto il nome della banca era cambiato.

10. L’ASSEMBLEA COSTITUENTE
Nel 1787 i leader coloniali si riunirono a Filadelfia per cambiare i nefasti Articoli della Confederazione. Come abbiamo visto in precedenza, sia Thomas Jefferson che James Madison erano fermamente contrari ad una banca centrale di proprietà privata; avevano visto i problemi causati dalla Banca d’Inghilterra e non volevano niente del genere. Come Jefferson sostenne in seguito:
Se il popolo americano permetterà mai che banche private controllino l’emissione della sua valuta, le banche e le corporazioni che prolificano intorno ad esse, prima tramite l’inflazione e poi tramite la deflazione, priveranno il popolo di tutte le sue proprietà fino al momento in cui i figli si ritroveranno senza tetto nel continente conquistato dai padri.
Nel corso del dibattito sul futuro sistema monetario, un altro dei padri fondatori, Gouvenor Morris, presiedeva il comitato che stese la bozza finale della Costituzione; Morris conosceva bene le ragioni dei banchieri.
Insieme al suo vecchio capo, Robert Morris, Gouvenor Morris e Alexander Hamilton erano quelli che avevano presentato il progetto originale della Banca del Nord America al Congresso continentale tenutosi durante l’ultimo anno della Rivoluzione.
Gouvenor Morris, in una lettera scritta a James Madison in data 2 luglio 1787, rivelava ciò che stava accadendo in realtà:
I ricchi lotteranno per affermare il proprio dominio e conquistare il resto. Lo hanno sempre fatto e sempre lo faranno... Essi avranno qui gli stessi effetti che altrove se noi, tramite il potere del governo, non li circoscriveremo ai loro ambiti specifici.
Nonostante la defezione di Gouvenor Morris dai ranghi dei banchieri, Hamilton, Robert Morris, Thomas Willing e i loro sostenitori europei non avrebbero abbandonato i loro propositi; essi convinsero il grosso dei delegati dell’Assemblea Costituente di non accordare al Congresso il potere di emettere valuta cartacea. La maggior parte dei delegati era ancora scossa dalla selvaggia inflazione della valuta cartacea verificatasi nel corso della Rivoluzione ed essi avevano dimenticato come aveva egregiamente funzionato il buono coloniale prima della guerra. La Banca d’Inghilterra invece no; i Cambiavalute non potevano permettere che l’America stampasse di nuovo la propria moneta.
Molti ritenevano che il Decimo Emendamento, il quale riservava dei poteri agli stati che non erano ammessi dalla Costituzione al governo federale, rendesse incostituzionale l’emissione di valuta cartacea da parte del governo federale, in quanto il potere di emettere valuta cartacea nella Costituzione non era specificatamente affidato al governo federale stesso. La Costituzione a questo proposito non si pronuncia; essa, tuttavia, proibiva in modo specifico ai singoli Stati di “emettere certificati di credito” (valuta cartacea).
La maggior parte degli artefici intendeva il silenzio della Costituzione nel senso di impedire al nuovo governo federale di avere il potere di autorizzare la creazione di valuta cartacea; infatti, il Giornale dell’Assemblea del 16 agosto recita così:
É stato proposto ed appoggiato di cancellare le parole ‘ed emettere certificati di credito’ e la mozione...é passata con risposta affermativa.
Tuttavia Hamilton e i suoi amici banchieri videro questo silenzio come l’opportunità di tenere il governo fuori dalla creazione della valuta cartacea, che speravano di monopolizzare privatamente. Così sia i delegati a favore che quelli contrari ai banchieri, con motivazioni opposte, appoggiarono, con uno scarto di quattro a uno, la mozione per lasciare fuori dalla Costituzione qualsiasi autorità del governo federale relativa alla creazione di valuta cartacea. Questa ambiguità lasciò la porta aperta ai Cambiavalute - proprio come essi avevano pianificato.
Naturalmente la carta moneta non rappresentava di per sé il problema principale. Il problema più rilevante era il prestito di riserva frazionale, poiché esso moltiplicava per molte volte qualsiasi inflazione causata da una eccessiva emissione di valuta cartacea; questo, tuttavia, non veniva compreso da molti, laddove le ricadute negative causate da una smodata produzione di valuta invece lo erano.
Gli estensori, relativamente alla loro convinzione che proibire la valuta cartacea fosse un buon fine da perseguire, furono ben consigliati. La proibizione di tutta la valuta cartacea avrebbe fortemente limitato la riserva frazionale bancaria allora praticata, poiché l’uso di assegni era minimo e si può presumere che sarebbe stato proibito anch’esso. I prestiti bancari però, creati come registri, non furono presi in considerazione e quindi non vennero proibiti.
Nel momento in cui si verificò tale situazione, i governi statale e federale furono largamente intesi come non autorizzati a creare denaro, al contrario delle banche private - sostenendo che tale potere, non essendo specificamente vietato, veniva riservato ai cittadini (incluse persone giuridiche, quali banche società per azioni).
Il ragionamento opposto affermava che le corporazioni bancarie erano strumenti o agenzie degli stati che le ospitavano e quindi doveva essere loro negato di “emettere attestati di credito”, così come accadeva per gli stati stessi. Tale ragionamento venne ignorato dai banchieri, i quali proseguirono a emettere banconote basate sulle riserve frazionali, e perse tutta la sua forza una volta che la Corte Suprema degli Stati Uniti stabilì che anche il governo federale avrebbe potuto concedere uno statuto ad una banca abilitata ad emettere valuta. Alla fine solo agli stati venne proibito di emettere valuta, cosa che invece non fu negata né alle banche private né ai Comuni (come accadde in circa 400 città durante la Grande Depressione).
Un altro errore che spesso non viene compreso riguarda l’autorità concessa al governo federale di “coniare monete” e di “regolamentarne il valore”. Regolamentare il valore della moneta (vale a dire il suo potere d’acquisto o valore relativo ad altri parametri o beni) non ha niente a che fare con la qualità o il contenuto (cioè un tot di parti di rame o di oro etc.) bensì con la sua quantità - la riserva di denaro; è la quantità a determinarne il valore ed il Congresso non ha mai legiferato sulla quantità totale di denaro negli Stati Uniti.
Una legislazione su una fornitura generale di denaro (compresi assegni, valuta e tutti i depositi bancari) in effetti regolamenterebbe il valore (potere d’acquisto) di ogni dollaro e quindi una legislazione relativa al tasso di crescita della riserva monetaria ne determinerebbe il valore futuro. Il Congresso non ha mai legiferato in nessuno di questi due ambiti, sebbene disponga chiaramente dell’autorità costituzionale per farlo; esso ha rimesso questa funzione alla Federal Reserve e alle 10.000 e più banche che creano le nostre riserve monetarie.

11. LA PRIMA BANCA DEGLI STATI UNITI
Nel 1790, meno di tre anni dopo che la Costituzione era stata ratificata, i Cambiavalute colpirono di nuovo. Il Ministro del Tesoro appena nominato, Alexander Hamilton, propose al Congresso un progetto di legge che prevedeva la fondazione di una nuova banca centrale di proprietà privata.
Stranamente era lo stesso anno in cui Mayer Rothschild dalla sua banca ammiraglia di Francoforte fece la seguente dichiarazione:
Lasciate che io emetta e controlli il denaro di una nazione e non mi interesserò di chi ne formula le leggi.
Alexander Hamilton era uno strumento dei banchieri internazionali; egli voleva creare un’altra banca centrale privata, la Banca degli Stati Uniti, e così fece; convinse Washington a firmare il progetto di legge, nonostante le riserve dello stesso Washington e l’opposizione di Jefferson e Madison.
Per convincere Washington, Hamilton accampò la motivazione dei “poteri implicati”, da allora così spesso utilizzata per svuotare la Costituzione del suo contenuto.
Jefferson predisse correttamente le disastrose conseguenze dovute all’apertura di un tale vaso di Pandora, che avrebbe permesso ai giudici di “implicare” qualsiasi cosa andasse loro a genio.
Risulta interessante il fatto che uno dei primi lavori di Hamilton dopo il conseguimento, nel 1782, della laurea in giurisprudenza, fu quello di consigliere di Robert Morris, capo della Banca del Nord America. In effetti Hamilton, l’anno precedente, aveva scritto a Morris una lettera in cui diceva:
Un debito nazionale, se non è eccessivo, sarà una benedizione nazionale.
Una “benedizione” per chi?
Nel 1791, dopo un anno di intenso dibattito, il Congresso approvò il progetto di legge di Hamilton e gli conferì uno statuto ventennale; la nuova banca si sarebbe chiamata First Bank of the United States (Prima Banca degli Stati Uniti), o BUS; così iniziò la Terza Guerra Bancaria Americana.
La sede centrale della Prima Banca degli Stati Uniti si trovava a Filadelfia. La banca fu autorizzata a stampare denaro e a concedere prestiti sulla base delle riserve frazionali, anche se l’ottanta per cento delle sue azioni era di proprietà di azionisti privati; il restante 20% sarebbe stato acquistato dal Governo degli Stati Uniti, ma la ragione non era quella di dare al governo una parte nella faccenda: si trattava di fornire il capitale iniziale dell’ottanta per cento agli altri possessori .
Così come per la Banca del Nord America e la Banca d’Inghilterra prima di allora, gli azionisti non pagarono mai l’ammontare complessivo delle loro azioni; il Governo degli Stati Uniti corrispose i suoi iniziali 2.000.000 di dollari in contanti e poi la banca, tramite l’antica magia del prestito sulla base delle riserve frazionali, concesse prestiti ai suoi investitori statutari in modo che essi potessero disporre dei rimanenti 8.000.000 di dollari di capitale necessari per questo investimento esente da rischi.
Come per la Banca d’Inghilterra, il nome della banca - la Banca degli Stati Uniti - fu scelto deliberatamente per occultare il fatto che era controllata da privati e, sempre come nel caso della Banca d’Inghilterra, i nomi degli investitori non furono mai resi noti.
La banca fu presentata al Congresso come un mezzo per garantire stabilità al sistema bancario e per eliminare l’inflazione. Cosa accadde? Nel corso dei primi cinque anni di attività, il Governo degli Stati Uniti prese a prestito dalla Prima Banca degli Stati Uniti 8,2 milioni di dollari; in quel periodo i prezzi lievitarono del 72%.
Jefferson, nuovo Segretario di Stato, assistette a tale evento con tristezza e frustrazione, incapace di fermarlo:
Vorrei che fosse possibile ottenere un singolo emendamento alla nostra Costituzione, che impedisse al governo federale di prendere denaro in prestito.
Il Presidente Adams denunciò l’emissione di banconote private come una frode a scapito del pubblico e, in questa ottica, era sostenuto da tutta l’opinione pubblica conservatrice del suo tempo. Perché continuare a dare in appalto a banche private, in cambio di nulla, una prerogativa del governo?
Milioni di americani oggi provano la stessa sensazione; essi osservano, frustrati, mentre il governo federale porta il contribuente americano nell’oblio - prendendo a prestito da ricchi e banche private quel denaro che il governo ha l’autorità e il dovere di emettere da sé, senza interessi.
Così, sebbene si chiamasse la Prima Banca degli Stati Uniti, non si trattava del primo tentativo di fondare una banca centrale di proprietà privata negli USA. Così come per le altre due, la Banca d’Inghilterra e la Banca del Nord America, il governo fornì il capitale per avviare questa banca privata e quindi i banchieri si prestarono l’un l’altro il denaro per acquistare le rimanenti azioni della banca stessa.
Si trattò di una truffa, pura e semplice - ed essi non sarebbero stati in grado di protrarla a lungo.

12. L’ASCESA AL POTERE DI NAPOLEONE IN FRANCIA
Ora dobbiamo ritornare in Europa per vedere come un singolo individuo fu in grado di manipolare l’intera economia britannica ottenendo le prime notizie della sconfitta finale di Napoleone.
Nel 1800 a Parigi la Banca di Francia era organizzata secondo schemi simili a quelli della Banca d’Inghilterra. Napoleone, però, decise che la Francia doveva liberarsi dei propri debiti; egli non si fidò mai della Banca di Francia, anche quando collocò alcuni dei suoi parenti nel consiglio direttivo.
Napoleone dichiarò che quando un governo dipende dai banchieri per ottenere del denaro, i banchieri - e non i rappresentanti del governo - detengono il controllo:
La mano che dà sta sopra quella che prende. Il denaro non ha patria; i finanzieri non hanno né decenza né patriottismo: il loro unico scopo è il guadagno.
Egli intuì chiaramente i pericoli ma non intravide le appropriate contromisure o soluzioni.
Tornando in America, l’aiuto inatteso stava per giungere. Nel 1800 Thomas Jefferson sconfisse di stretta misura John Adams nella corsa alla terza presidenza degli Stati Uniti e, nel 1803, Jefferson e Napoleone avevano stipulato un accordo, secondo il quale gli USA avrebbero pagato 3.000.000 di dollari in oro in cambio di un vasto territorio ad ovest del fiume Mississippi; l’acquisto della Louisiana.
Con quei tre milioni di dollari in oro, Napoleone mise velocemente in piedi un esercito e iniziò a scorrazzare in Europa, conquistando tutto ciò che trovava sul suo cammino. Tuttavia l’Inghilterra e la Banca d’Inghilterra si apprestarono in fretta ad opporglisi e finanziarono ogni nazione sul suo cammino, raccogliendo gli enormi profitti di guerra; la Prussia, l’Austria ed infine la Russia si indebitarono pesantemente nel futile tentativo di fermare Napoleone.
Quattro anni più tardi, mentre il grosso dell’esercito francese si trovava in Russia, il trentenne Nathan Rothschild - direttore dell’ufficio londinese della propria famiglia - si incaricò personalmente di un ardito piano per contrabbandare una spedizione assai necessaria di oro proprio attraverso la Francia, il cui scopo era finanziare un attacco dalla Spagna da parte del britannico Duca di Wellington.
Nathan in seguito nel corso di una cena con amici si vantò del fatto che quello era il migliore affare che avesse mai fatto. Egli guadagnò denaro per ogni fase della spedizione; non sapeva ancora che nel prossimo futuro avrebbe fatto di meglio.
Gli attacchi di Wellington da sud ed altre sconfitte alla fine costrinsero Napoleone ad abdicare; Luigi XVIII fu incoronato Re e Napoleone esiliato nell’isola d’Elba, presumibilmente per sempre.

13. LA FINE DELLA PRIMA BANCA DEGLI STATI UNITI E LA GUERRA DEL 1812
Mentre Napoleone si trovava in esilio, temporaneamente sconfitto dall’Inghilterra con l’aiuto finanziario dei Rothschild, anche l’America stava cercando di liberarsi della propria banca centrale.
Nel 1811 fu presentato al Congresso un progetto di legge per rinnovare lo statuto della Banca degli Stati Uniti; il dibattito divenne incandescente ed entrambi i corpi legislativi della Pennsylvania e della Virginia avanzarono delle mozioni che richiedevano al Congresso di porre fine alla vita della banca.
Gli uffici stampa dell’epoca attaccarono apertamente la banca, definendola “una grande truffa”, un “avvoltoio”, una “vipera” e un “cobra”; ah, se avessimo di nuovo una stampa indipendente in America!
Un congressista di nome P. B. Porter attaccò la banca dal pavimento del Congresso, avvertendo profeticamente che, se lo statuto della banca fosse stato rinnovato, il Congresso “avrà allevato nel seno di questa Costituzione una vipera che un giorno o l’altro colpirà al cuore le libertà di questa nazione”.
Le prospettive per la banca non erano delle più rosee. Alcuni scrittori hanno affermato che Nathan Rothschild avvertì che se lo statuto della banca non fosse stato rinnovato, gli Stati Uniti si sarebbero trovati coinvolti in una guerra tra le più disastrose; questo però non fu sufficiente.
Una volta che il fumo si era disperso, il progetto di rinnovamento fu sconfitto alla Camera da un solo voto e si arrestò al Senato.
All’epoca alla Casa Bianca c’era James Madison, quarto Presidente degli Stati Uniti, il quale - ricorderete - era un convinto avversario della banca. Il suo Vice Presidente, George Clinton, ruppe un legame in Senato e consegnò la Prima Banca degli Stati Uniti - la seconda banca centrale di proprietà privata in territorio americano - all’oblio. Così la Terza Guerra Bancaria Americana, durata vent’anni, si concluse con la sconfitta dei Cambiavalute.
Nel giro di cinque mesi, così come si dice avesse predicato Rothschild, L’Inghilterra attaccò gli Stati Uniti ed iniziò la guerra del 1812 la quale, essendo gli Inglesi ancora impegnati a combattere Napoleone, terminò nel 1814 senza vincitori né vinti.
Risulta interessante notare che, nel corso di questa guerra, la Tesoreria degli USA stampò una certa quantità di valuta cartacea governativa per finanziare lo sforzo bellico - evento che non si sarebbe più ripetuto fino alla Guerra Civile.
Sebbene i Cambiavalute fossero temporaneamente sconfitti, non stavano comunque con le mani in mano; sarebbero bastati loro soltanto altri due anni per presentare una quarta banca centrale privata, più grande e più forte di quella precedente.

14. 1815: LA BATTAGLIA DI WATERLOO
Torniamo ora per un momento a Napoleone. Questo episodio dimostra appropriatamente la furbizia della famiglia Rothschild nell’acquisizione del controllo del mercato azionario inglese dopo Waterloo.
Nel 1815, un anno dopo la fine della guerra del 1812, Napoleone fuggì dal proprio esilio e ritornò a Parigi. Delle truppe francesi furono inviate a catturarlo, ma il suo carisma era tale che i soldati accorsero in aiuto del loro vecchio comandante e lo acclamarono di nuovo come loro Imperatore; Napoleone tornò a Parigi come un eroe. Re Luigi scappò in esilio e Napoleone ascese nuovamente al trono di Francia – stavolta senza che venisse sparato nemmeno un colpo.
Nel marzo del 1815, Napoleone mise in piedi un esercito che l’inglese Duca di Wellington sconfisse meno di 90 giorni più tardi a Waterloo. Egli prese a prestito cinque milioni di sterline dalla banca Ouvard di Parigi per riarmare le truppe; nondimeno, da allora in avanti, non fu più inusuale che banche centrali a controllo privato in una guerra finanziassero entrambi i contendenti.
Perché una banca centrale in una guerra dovrebbe finanziare i fronti opposti? Perché la guerra è il più grande generatore di debiti in assoluto. Una nazione per vincere prenderà a prestito qualsiasi somma. Al perdente finale viene prestato solo quel tanto sufficiente a conservare una vaga speranza di vittoria, mentre al vincitore finale viene dato quanto basta a vincere. Oltre a ciò, i prestiti di questo tipo vengono normalmente concessi con la garanzia che il vincitore onorerà i debiti dello sconfitto; solo i banchieri non possono perdere.
Il luogo della battaglia di Waterloo si trova a circa 200 miglia a nordest di Parigi, nell’attuale Belgio; lì Napoleone subì la sua ultima sconfitta, tuttavia non prima che migliaia di francesi e inglesi perdessero le proprie vite in un umido mattino del giugno del 1815.
Quel giorno, il 18 giugno, 74.000 soldati francesi si scontrarono con 67.000 soldati britannici e di altre nazioni europee; l’esito era sicuramente incerto e, in effetti, se Napoleone avesse attaccato qualche ora prima, probabilmente avrebbe vinto la battaglia.
Tuttavia, indipendentemente da chi fossero i vincitori e i perdenti, Nathan Rothschild di ritorno a Londra utilizzò l’opportunità di acquisire il controllo del mercato azionario britannico; i Rothschild contestano aspramente il resoconto che segue.
Rothschild piazzò sul lato nord del campo di battaglia, vicino alla Manica, un agente fidato, tale Rothworth. Una volta che l’esito della battaglia fu deciso, Rothworth si diresse verso la Manica e diede a Nathan Rothschild le notizie fresche ventiquattr’ore prima del corriere personale di Wellington.
Rothschild si recò velocemente alla Borsa e occupò il suo posto usuale di fronte a un’antica colonna; tutti gli occhi erano su di lui. I Rothschild disponevano di una leggendaria rete di comunicazione. Se Wellington era stato sconfitto e Napoleone di nuovo in giro per il continente, la situazione finanziaria britannica avrebbe preso certamente una pessima piega. Rothschild appariva affranto, se ne stava immobile, gli occhi rivolti a terra. Poi, improvvisamente, iniziò a vendere.
Gli altri nervosi investitori videro che Rothschild stava vendendo; questo poteva significare solo una cosa: Napoleone doveva aver vinto e Wellington doveva essere stato sconfitto. La Borsa andò a picco. Ben presto tutti si trovarono a vendere i propri titoli consolidati - obbligazioni del governo inglese ed altre azioni - e i prezzi calarono. Poi Rothschild ed i suoi alleati finanziari iniziarono segretamente a comprare tramite i propri agenti.
Pensate che si tratti di un mito, di una leggenda? Un centinaio di anni dopo, il New York Times riportò la notizia secondo cui il nipote di Nathan Rothschild aveva tentato di procurarsi la sentenza di una corte per eliminare un libro contenente questa vicenda della Borsa; la famiglia Rothschild dichiarò che questa storia era falsa e diffamatoria, tuttavia la corte respinse la richiesta dei Rothschild ed ingiunse alla famiglia di pagare tutte le spese processuali.
Quello che risulta ancora più interessante di tutta questa faccenda, è che alcuni autori affermano che il giorno dopo la battaglia di Waterloo, nel giro di poche ore, Nathan Rothschild ed i suoi alleati finanziari acquisirono il dominio non solo del mercato azionario ma anche della Banca d’Inghilterra. (Una caratteristica interessante di alcuni titoli consolidati era che potevano essere convertiti in azioni della Banca d’Inghilterra)
L’apparentamento con i Montefiore, i Cohen e i Goldsmith - dinastie bancarie stabilitesi in Inghilterra un secolo prima dei Rothschild - aumentò il controllo finanziario dei Rothschild; tale controllo venne ulteriormente consolidato tramite l’approvazione del Peel’s Bank Charter Act del 1844.
Che la famiglia Rothschild e relativi alleati finanziari abbiano acquisito o meno il completo controllo della Banca d’Inghilterra (la prima e più ricca banca centrale di proprietà privata in una importante nazione europea) in questo modo, una cosa è certa: verso la metà del 1800 i Rothschild erano la famiglia più ricca del mondo, nessuno eccettuato. Essi dominavano i mercati delle nuove obbligazioni statali e aprirono filiali presso altre banche e imprese industriali in tutto il mondo; inoltre dominavano una costellazione di famiglie secondarie meno influenti, come i Warburg e gli Schiff, che accomunarono la loro vasta ricchezza a quella dei Rothschild.
Infatti la seconda metà del 19mo secolo fu nota col nome di “Era di Rothschild”. Lo scrittore Ignatius Balla stimò che la loro ricchezza personale nel 1913 ammontasse ad oltre due miliardi di dollari. Ricordate che il potere d’acquisto del dollaro era maggiore di più del 1.000 per cento rispetto ad oggi. Nonostante questa schiacciante ricchezza, la famiglia in genere ha coltivato un’aura di invisibilità e sebbene essa controlli gli introiti di società bancarie, industriali, commerciali, minerarie e turistiche, solo una manciata di esse porta il loro nome. Alla fine del 19mo secolo un esperto stimò che la famiglia Rothschild controllasse la metà della ricchezza mondiale.
Qualunque sia l’entità della loro vasta ricchezza, è ragionevole presumere che la loro percentuale della ricchezza mondiale da allora sia aumentata spettacolarmente, poiché il potere persegue il potere ed il desiderio di esso.
Tuttavia con l’arrivo di questo secolo, i Rothschild hanno attentamente coltivato la nozione che il loro potere sia in qualche modo diminuito, anche se la loro ricchezza e quella dei loro alleati finanziari aumenta in concomitanza con il loro controllo di banche, società indebitate, media, politici e nazioni, il tutto tramite delegati, agenti, candidati e consigli di amministrazione interconnessi, che mantengono il loro ruolo nell’ombra.



Note sull’Autore:
Patrick S. J. Carmack, BBA, JD, si è occupato di diritto societario ed è un ex Giudice Amministrativo della Corporation Commission dello Stato dell’Oklahoma così come membro del tribunale della Corte Suprema. Egli è coautore del video in due puntate The Money Masters: How International Bankers Gained Control of America.


Nota dell’Editore
Il presente articolo è stato tratto su licenza dal libro riveduto ed aggiornato del video The Money Masters: How International Bankers Gained Control of America, prodotto da Patrick S. J. Carmack per la Royalty Production Company, Colorado, USA, © 1998.
La lista dei testi che accompagna questo articolo si può trovare presso il sito web <www.themoneymasters.com>.
Il libro e il video di Money Masters sono disponibili presso: Royalty Production Company, 5149 Picket Drive, Colorado Springs, CO 80907, USA, tel (719) 520 7264, fax (719) 599 4587, <www.themoneymasters.com>.
 
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LA GRANDE DEPRESSIONE. REVERENTE OMAGGIO A HJALMAR SCHACHT

Pubblicato da frontediliberazionedaibanchieri in IPHARRA

La gigantesca statura di Hjalmar Schacht si staglia su tutti gli economisti del secolo passato che si son dovuti cimentare con la Grande Depressione, per il semplice motivo che è stato l’unico a risolverla, ed nel giro di pochi anni.
Il suo nome é stato oggetto di un tignoso ostracismo e di una conventio ad excludendumdifficilmente rinvenibile nella storia, e le sue teorie economiche poco o punto studiate.
Ciò é accaduto per due motivi.
Quello tecnico é da addebitarsi alla ritrosia che provano gli economisti a parlare dell’unico che é stato in grado di far emergere la Germania dalla Grande depressione, in un contesto globale sinistrato, nel volgere di pochi anni.
Quello politico é legato al fatto che l’allora Governo tedesco ha utilizzato gli stupefacenti risultati di Schacht a fini bellici.
Occorre quindi operare una drastica separazione tra mezzi e fini. I mezzi sono moralmente ed eticamente neutri: sono solo uno strumento logico e tecnico. I fini invece sono e devono essere sottoposti a giudizio morale ed etico.
In questo post richiameremo a grandi linee la teoria e la prassi di Schacht, perché conoscerle potrebbe essere, mutatis mutandis, di utilità nell’affrontare la nuova grande depressione cui l’Occidente sta andando incontro. Il fatto che l’autore abbia una componente ebraica dovrebbe preservarlo da possibili misinterpretazioni.
Si da per scontato che il Lettore conosca bene la storia economica della Grande Depressione ed abbia letto in originale i trattati di Keynes, cui gli epigoni mettono spesso in bocca frasi e concetti che mai si sarebbe sognato di dire o pensare.
Biografia.
Hjalmar Horace Greeley Schacht nacque a Tingleff il 22 gennaio 1877 da famiglia ebrea: padre tedesco e madre danese, che erano vissuti a lungo negli Stati Uniti. Studiò medicina e si laureò in economia nel 1899. Notato per la sua cultura, intelligenza e capacità lavorativa da Jokob Goldschmidt, Presidente della Dresdner Bank, vi entrò e nel 1903 ed in soli cinque anni ne divenne il capo nel 1908, a trentun anni. Nel 1905 ebbe modo di fare amicizia con J.P. Morgan. Dal 1908 al 1915 fu Amministratore della Dresdner Bank e nel 1923 fu nominato responsabile economico della Repubblica di Weimar. L’anno successivo assunse la Presidenza dell’allora Reichsbank, carica che tenne fino al 17 marzo 1930, per ritornarvi il 17 marzo 1933. Nell’agosot 1934 fu nominato Ministro dell’Economia e nel maggio 1935 Plenipotenziario generale. mantenne la carica ministeriale con il portafoglio fino al 1937, quindi senza portafoglio. Nel 1939 fu obbligato a dimettersi dalla Presidenza della Reichsbank.
Internato nel 1943 a Dachau, nel dopoguerra fu incriminato ed imputato al Processo di Norimberga, ove fu assolto da tutti i capi di accusa “per non aver commesso il fatto” ovvero “perché il fatto non sussite”.
Operato finanziario ed economico.
La Grande Depressione colpì una Germania politicamente instabile e con Governi molto deboli, oberata dai debiti di guerra, con tassi di disoccupazione che arrivarono ad oltre il 50% ed una svalutazione a sei zeri. Tutto il mondo ne era rimasto colpito, ed il fatto che stesse un pochino meglio della Germania non significa che non fossero immiseriti.
Schacht dimostrò un mix di cultura, teoria e praticità forse unico nella storia. «The banker who saved his country», «Schacht was an enigmatic man whose motivations often are hard to unravel», «he paints a complex man as driven by a sense of duty that was all too often warped by ambition and hubris»: così lo dipinge Weitz.
Anche se esporremo didatticamente per punti, l’azione di Scacht é unica, pur articolandosi su disparati settori ma pur sempre in un piano strategico complesso ma realistico. L’unico corrispettivo storico allo stesso livello potrebbe essere Deng Xiao Ping.
1. Disoccupazione. Oltre a costituire un immenso dramma umano, una disoccupazione oltre il 50% costituita in concreto quanto serio pericolo per l’ordine e la stabilità politica del Paese. A differenza di Roosevelt, che finanziava aziende che curavano quindi grandi opere pubbliche, operazione non priva di attriti e diseconomie, Schacht suggerì di inquadrare i disoccupati in una sorte di organizzazione paramilitare che garantisse un minimo di ordine e la sopravvivenza loro e delle loro famiglie. Questa enorme forza lavoro fu direttamente impiegata in grandi opere infrastrutturali, quali la costruzione di autostrade, aeroporti, stazioni e rete ferroviaria, ma anche e soprattutto direttamente come maestranze nell’industria, che si trovava così ad operare senza alcun costo del lavoro. Appena vi erano segnali di miglioramento, questa organizzazione congedava quelle persone, e solo quelle, che avrebbero potuto essere assunte dall’industria in ripresa. Non erano previsti quindi sussidi di disoccupazione.
2. Ripresa dei commerci: il baratto ed abolizione della moneta. In una situazione depressiva mondiale i commerci internazionali erano di fatto nulli. Schacht reintrodusse nel sistema economico il baratto, merce contro merce. Da manuale la sua operazione con l’Argentina, all’epoca la principale esportatrice di granaglie e carne ed a quel tempo con l’export azzerato. Con reciproca ampia soddisfazione Schacht iniziò una serie di baratti tra i prodotti industriali tedeschi contro granaglie e carne, stabilendo di volta in volta le equivalenze. Questa operazione concorse a raggiungere diversi obiettivi: la Germania aveva di che mangiare, cosa non da poco dato il momento, l’industria tedesca aveva ordinativi, e quindi iniziava a riprendersi ed a poter riassumere personale e maestranze, l’Argentina usciva rapidamente dalla depressione. Questo sistema evitava ogni forma di intermediazione e l’esportazione di valuta.
3. I Mefo. Con il progetto Mefo il genio di Schacht raggiunse vette impensabili. Dapprima Schacht fondò la società Metallurgische Forschungsgesellschaft m. b. H. (Mefo) con capitale sociale di un milione di marchi, ben presto azzerato da un’inflazione a nove zeri. Questa società aveva la caratteristica di non esistere: per intenderci, non aveva né sede né personale. Quindi la Mefo si mise ad emettere un gran numero di buoni Mefo, una sorta di cambiali a tre mesi, talora di durata maggiore, che la Reichsbank puntualmente rinnovava, e che potevano girare solo in Germania. Questi buoni erano denominati in una pleiade di valori: dai marchi, a valute straniere, merci, immobili, lavoro, e via quant’altro. La Banca centrale rinnovava questi Buoni secondo “equità”, ossia mantenendone il reale potere di acquisto in funzione dell’uso e dell’utente. Ovviamente, mai a nessuno venne in mente di portare i Mefo allo sconto.
In buona sostanza, i Buoni Mefo raggiunsero un volume di oltre 12 mld marchi, contro un debito pubblico di 19, senza causare la minima inflazione e sfuggendo, per di più, ad ogni forma di contabilizzazione nel bilancio dello Stato, che tornò nel giro di due anni in pareggio.
Una discreta parte dei Mefo terminò la sua vita trasformati dapprima in Mefo immobiliari e quindi in obbligazioni a base immobiliare, gradatamente riassorbite nel mercato ordinario. Si noti comunque che, dato il tipo di questa operazione, nessuno aveva interesse a tenere una contabilità degna di quel nome. La stragrande maggioranza dei tedeschi non ne seppe nemmeno della loro esistenza.
Considerazioni.
Siamo perfettamente consci che sintetizzare l’opera di Schacht in millecinquecento parole omette per forza di cose molti argomenti ed espone solo per capi, senza un approfondimento critico.
Tolto dal contesto della Grande Depressione, l’operato di Schacht dovrebbe essere considerato una gigantesca operazione ai limiti della legalità: ma in quel particolarissimo frangente bloccò l’iperinflazione, eliminò la disoccupazione, rimise in moto commerci ed industria, stabilizzò la valuta. Questa é una ulteriore dimostrazione del fatto che i mezzi sono neutri: é il fine per cui sono impiegati che li caratterizza per buoni o cattivi.
Occorre dare atto a Schacht, oltre alle evidenti doti tecniche, di un equilibrio mentale molto sopra la norma. Aveva capito alla perfezione che in momenti eccezionali si devono usare mezzi eccezionali, da abbandonare rapidamente al normalizzarsi degli eventi. E’ l’accurata scelta della tempistica a rendere grande un economista. Una altra grande dote di Schacht fu l’aver compreso la mentalità del suo popolo, che non vide nulla di male nel ricorso a paramilitarizzare la disoccupazione, vera carta vincente perché eliminò in un amen ogni tensione sociale e ridiede stimolo all’industria.
Un discorso a parte sarebbe l’uso che i Governati tedeschi fecero delle arti economiche di Schacht: ma proprio perché non sarebbe pertinente al tema di questo post non siamo obbligati a parlarne.
Conclusioni.
Mentre il mondo e l’Occidente stanno avviandosi verso un nuova grande depressione potrebbe essere utile considerare se si possa trarre un qualche ammaestramento dall’opera di Schacht. Qui ne riportiamo solo alcuni spunti, sui quali riflettere.
1. Il problema più drammatico di una grande depressione é la disoccupazione di massa, cui conseguono fame e torbidi sociali. La differenza tra democrazia e dittatura sono sei pasti saltati. La soluzione paramilitare era la più ovvia in quella nazione ed in quell’epoca. Essa presentava diversi aspetti positivi:
a. Assicurava vitto, alloggio ed uno stipendio piccolo, ma essenziale.
b. Non era un sussidio, bensì uno stipendio per un lavoro svolto. Più dignitoso e soprattutto produttivo.
c. Dal punto di vista contabile non si confondeva l’assistenza con altri capitoli di spesa.
d. Rese possibile eseguire una gran quantità di infrastrutture, dalla rete ferroviaria a quella stradale ed autostradale.
e. Permise di riqualificare maestranze, mettendole quindi in grado di diventare autonome per una normale assunzione nell’industria.
f. Sgravò la produzione di tutti gli oneri espliciti ed impliciti del costo del lavoro, consentendo una ripresa e, quindi, la normalizzazione graduale ma vigorosa.
g. Eliminò alla radice la causa principale dei torbidi sociali.
Oggi, ed in Europa, la paramilitarizzazione sembrerebbe una via improponibile, ma l’inquadramento in una sorta di “servizio civile” potrebbe essere una strada possibile, da valutarsi con cura nei suoi pro e nei suoi contro. Non é una panacea ed il timing é essenziale.
2. I Mefo costituirono una liquidità a circolazione limitata, circolare e coatta. Con la loro fantasmagorica duttilità di impiego fornirono all’industria una specie di valuta alternativa non quotata, il cui ammontare non intaccava in nulla il debito sovrano, fornendo nel contempo liquidità abbondante agli operatori. Al di là di chi li volle, a posteriori, identificare esclusivamente come uno strumento per aggirare il Trattato di Versailles, i Mefo riportarono in due anni l’industria tedesca ai livelli produttivi massimi. L’Europa attuale non si rende ancora conto, a parere dello scrivente, di quanto un marchingegno del genere potrebbe esserle di utilità.
3. Il ritorno al baratto rappresenta significativamente la genialità dell’uomo. Una volta fissati i controvalori merce contro merce, tutta la transazione poteva avvenire immune dalle turbolenze valutarie che caratterizzarono quell’epoca, con reciproca soddisfazione e guadagno, facendo lavorare la produzione a ritmo sostenuto. Questo è un altro escamotage da non sottovalutare. Ciò non vuol dire copiarlo, ma solo utlizzarlo con buon senso.
4. Per valutare appieno la portata del mix delle soluzioni elaborate da Schacht, si consideri infine che misero in grado l’economia tedesca di reggere senza alcun segno di collasso ai lunghi anni di conflitto.
Letteratura suggerita.
Weitz J. Hitler’s Banker. Hjalmar Horace Greeley Schacht. John Little, Brown, 361pp.
BIS. Monetary policy implementation: Misconceptions and their consequence. 2008
BCR. Strategia di politica monetaria.
Schacht HH. Confessions of the Old Wizard: The Autobiography of Hjalmar Horace Greeley Schacht. Literary Licensing, Llc. 2011
Nota.
Finanza e politica. Stefano Sylos Labini. Come la creazione di moneta può creare occupazione. Lo segnalo, perché mi sembra ben fatto e sintetico. Anche se nell’insieme non mi sembrerebbe cogliere significative differenze interpretative della figura di Schacht, questo post contiene alcune differenze di fonti e di interpretazioni che potrebbero complementare la lettura di questo post.
gsm
 
uno più uno ,uguale a tre ecco il terzo,







ABRAMO LINCOLN: SOVRANITA' MONETARIA



Un popolo può dirsi veramente libero quando è proprietario della propria moneta. Questa deve essere emessa a credito, creando un reddito di cittadinanza, e non a debito come viene fatto ora.
Le sole parole d'ordine che debbono unirci sono: Sovranità Nazionale e Sovranità Monetaria. Se non si ottiene questo il resto sono solamente chiacchiere che lasciano il tempo che trovano.


Abramo Lincoln sulla politica monetaria a pagina 91 del “Documento del Senato n.23” del 1865:
“Il Governo non ha necessità né deve prendere a prestito capitale pagando interessi come mezzo per finanziare lavori governativi ed imprese pubbliche. Il Governo deve creare, emettere e far circolare tutta la valuta ed il credito necessari per soddisfare il potere di spesa del Governo ed il potere d’acquisto dei consumatori. Il privilegio di creare ed emettere moneta non è solamente una prerogativa suprema del Governo, ma rappresenta anche la maggiore opportunità creativa del Governo stesso.
La moneta cesserà di essere la padrona e diventerà la serva dell’umanità. La democrazia diventerà superiore al potere dei soldi.”
Lo stesso anno Abramo Lincoln venne assassinato !
Fonte: sovranidade.org sera aquila buon priapismo a tutto i ns amici che ci leggono. tenete duro
 
Clearstream, la scatola nera di AL BANKÀIDA





Vi presento Clearstream
di Lorenzo Acerra (seconda puntata)
(vedi anche: prima puntata)


Nel libro “Soldi. Il libro nero della finanza internazionale“ ( Pubblicato nel 2004, traduzione in italiano di Marco Saba dell'originale francese “Révélation$”), Denis Robert narra la scoperta di Clearstream, un'organizzazione privata con il ruolo di banca e di camera di compensazione interbancaria, e s'interroga se per caso anche grazie all'aiuto di un insider e di alcuni tabulati e microchips, non si possano scoprire dei crimini finanziari. Nelle opere successive il giornalista si è posto soprattutto la domanda se il fatto di mettere sotto controllo questa camera oscura della finanza che è Clearstream non possa essere utile a cambiare il corso degli eventi del mondo.


Il libro sopra citato risulta esaurito e fuori catalogo nell'estate 2014. Comunque era anche un po' vecchiotto (L'originale Révélation$ venne stampato in Francia nel 2001). Le rivelazioni di Denis Robert le ho montate in un video di 20 minuti con sottotitoli in italiano su youtube, con un'enfasi su tutti gli sviluppi successivi fino al 2011: Clearstream e l'impero dei soprusi!


Questo video, questo articolo e quello precedente (http://www.disinformazione.it/clearstream.htm) hanno richiesto da parte mia un'impegno non da poco, nato dalla motivazione che parlare della globalizzazione e della volatilizzazione della ricchezza solo in termini puramente filosofici non basta. Se una nazione ribelle ai soprusi della globalizzazione non si vuole semplicemente chiudere in sé stessa, si deve come prima cosa interrogare su quali camere di compensazione sta usando. Gheddafi ne voleva costruire una per i popoli africani che non li costringesse al debito perpetuo (UMA, Unione Monetaria Africana). L'Iran ne ha creata un'altra alternativa (Asian Clearing Union, nata nel 1974). Chavez ha fondato il SUCRE, cioe' una camera di compensazione interna dei paesi del Sud America.Ma non è finita! Pure Germania e Cina, per superare il problema del costo delle masse monetarie hanno istituito una camera di compensazione diretta che si chiama Renminbi-Clearing. È stata pianificata tra la banca centrale cinese e la Deutsch Bundesbank (banca centrale tedesca). L'accordo è stato raggiunto in occasione della visita del presidente della Cina Xi Jinping in Germania tra il 28 e il 30 marzo 2014. È notizia invece del 31 marzo 2014 che la Cina con piacere ha accettato il progetto di Putin di creare una centrale di Clearing con la Russia. Il discorso è questo per quasi tutti gli stati del mondo: siccome avere una grossa massa monetaria costa, perché tutta la massa monetaria è emessa a debito, e non dallo stato, chi si serve di una camera di compensazione fa affari senza dover allargare la propria base monetaria per i grossi affari, quindi senza essere gravato da debiti per far carburare l'economia! Questo l'avevano capito già gli antichi e lo sfruttavano bene bene (vedi: (www.anticorpi.info/2014/05/storia-della-moneta-prestito-sistema.html ).



Dunque in un modo o nell'altro bisogna iniziare a parlare di quella che abbiamo in Europa, Clearstream, le cui regole attuali forniscono ai potenti del mondo una leva di archimede per perpetrare soprusi e manipolazioni sugli eventi del mondo. Vediamo alcuni esempi ben documentati dalle fonti di Denis Robert e a prova di querela (il giornalista, scrittore e artista francese ha superato brillantemente questa sfida: 312 procedimenti giudiziari, 52 hanno seguito l'intero corso eppure è passato indenne a tutto quello che aveva detto e scritto):


1. La vicenda degli ostaggi americani trattenuti in Iran all'inizio degli anni '80. Reagan ha sempre affermato che non fu pagato alcun riscatto per la loro liberazione. Ed aveva ragione: il riscatto fu pagato allo scopo di tenere prigionieri per ulteriori tre mesi gli ostaggi americani, fino ad elezioni presidenziali avvenute. Una loro liberazione anticipata avrebbe favorito la rielezione di Carter a scapito di Reagan (e il suo vice Bush). Gli americani saranno liberati il 18 gennaio 1981, dopo 444 giorni di detenzione, due giorni dopo l'ordine di versamento ricevuto da un impiegato di Clearstream, Ernest Backes. Quest'ultimo si ricorda molto bene di quell'ordine perché per effettuare il trasferimento c'era bisogno di soprassedere al regolamento interno. Due suoi superiori erano assenti, così dovette rivolgersi al presidente del consiglio amministrativo della sua azienda, Edmond Israel. Queste e altre deviazioni dai regolamenti e dalle leggi lussemburghesi costarono poi il posto ad André Lussi, che nel 2002 dovette rassegnare le dimissioni. Oggi Lussi vivrebbe in Svizzera dove avrebbe trasferito un archivio di operazioni segrete effettuate in Clearstream durante la sua amministrazione.


2. I tre libri di Denis Robert su Clearstream, i due documentari, i tre fumetti di FRANCE-info e tutti i suoi interventi in Tv, presso i giudici e presso la commissione parlamentare d'inchiesta attingono a tabulati, microchip e informazioni forniti da ben tre “gole profonde” (cioè Ernest Backes, Regis Hempel e Florian Bourges). In particolare nel suo libro del 2001 Robert si sofferma su Roberto Calvi, Michele Sindona, lo IOR, il Vaticano, lo scandalo Iran-Contra, la BCCI, Gladio, la mafia, il riciclaggio, l'ONU, le organizzazioni non governative, la Bilderberg e la Trilaterale, l'Opus Dei, Saddam Hussein, massoneria, P2, ecc…
Albino Luciani, poche ore prima di essere trovato morto, disse: “Voglio che siano interrotti tutti i nostri rapporti con il Banco Ambrosiano, e ciò deve avvenire nell’immediato futuro”. “Ci sono altri cambiamenti all’interno dello IOR che devono esser operati immediatamente”, disse Luciani al segretario di Stato Jean Villot, “Marcinkus, Mennini, De Strobel e Monsignor De Bonis devono essere sostituti... subito! ”. Questo perché già nel 1978 persino la Banca d'Italia aveva commissionato un dossier che confermava alcuni dettagli delle accuse che attraverso Cedel-Clearstream (Ernest Backes era forse la gola profonda gia allora?) tra le tante attività del Banco Ambrosiano, un miliardo e trecento milioni di dollari erano stati investiti nel finanziamento dei regimi militari di Argentina, Uruguay e Paraguay, nell’acquisto di missili Exocet per la guerra nelle isole Falkland, per pagare tangenti ai politici e nei fondi neri pronti ad ogni evenienza.


3. All'inizio degli anni ’80, dietro la richiesta di Calvi, Sindona e di varie banche tedesche, Cedel-Clearstream passò alla fase della creazione di un sistema di conti “non pubblicati”, ovvero “conti invisibili” che non appaiono nelle liste ufficiali. Un dirigente che s'impuntò di non concedere tutte le autorizzazioni all’apertura dei conti invisibili richiesti era Gèrard Soisson.
Soisson venne fuori con l'idea che almeno la Cedel accettasse di farsi controllare da un Ente Pubblico. Indovinate che fine ha fatto? Gèrard Soisson è morto il 28 luglio 1983 durante una vacanza in Corsica. Il certificato medico non precisa l’origine del decesso. Si parla di “morte naturale”. Eppure Gèrard Soisson era un quarantenne sano, sportivo, cintura nera di karatè. Ma muore improvvisamente dopo aver fatto jogging mentre beve un bicchiere d’acqua al bar dell’albergo. Può capitare. Ciò che non si capisce però è perché subito dopo la morte il corpo di Gèrard Soisson sia stato stranamente eviscerato (certo è che, una volta tolte le viscere ad un corpo, diventa difficile trovare tracce di avvelenamento). Dopo la sua morte il capo di Soisson, Ernest Backes, è stato licenziato e da allora più del 50% dei conti sono diventati “non ufficiali” o “non pubblicati” ("UNPUBLISHED PARTICIPANT").


4. Una riforma di Clearstream verso la trasparenza è stata auspicata di recente da Montebourg e Peillon, due parlamentari francesi a capo della Commissione parlamentare che ha indagato su Clearstream. Essi hanno pure parlato della necessità che non si lascino operare società di Clearing come Clearstream senza che ci sia un ente pubblico che monitori le transazioni e gli afflussi di capitale.


Montebourg (2008): “..questi ex-impiegati di Clearstream hanno pienamente comprovato che l'opacità è un problema reale... A partire dai testimoni che abbiamo ricevuto, a partire dagli elementi di prova raccolti, siamo stati indotti a scrivere nella relazione parlamentare che questa camera di compensazione che al momento è privata, dovrà essere nazionalizzata.. o in ogni caso dovrà essere messa sotto il controllo degli stati europei, in un modo organizzato da loro stessi, secondo regole prudenziali definite... riguardo alla compensazione inter-bancaria.”
Giornalista di LaTeleLibre: “Che cosa resta da fare allora? ”
Montebourg: “TUTTO resta da fare! Perché niente è cambiato! i meccanismi sono ancora lì. “


Ora siamo nel 2014, per così dire siamo diventati coscienti della situazione, perché abbiamo finalmente molte informazioni su Clearstream, cosa ci impedisce allora di rendere più trasparente il motore della tesoreria degli attivi accentrati che compaiono sui conti delle camere di compensazione?
Detto in parole più chiare, perché non poniamo Clearstream sotto il controllo di un organismo pubblico?


5. Spessissimo ci sono eventi che passano sotto gli occhi, alcuni dei quali passano anche alla storia, ma ignorando la natura di Clearstream non si ha proprio la possibilità di vedere la struttura che li ha generati o favoriti. Per esempio il 1 gennaio 2013 la finanza internazionale escluse la città papale del Vaticano dalla camera di compensazione internazionale Swift, proprio come era stato fatto con l'Iran ( http://www.disinformazione.it/clearstream.htm ). I turisti, i pellegrini non potevano più utilizzare le loro carte di credito e ancor meno utilizzare i distributori di biglietti. Ma soprattutto, lo IOR (vedi elenco Clearstream del 2001) aveva 21 conti non-pubblicati per dei suoi clienti di elite! Tutto tornò alla normalità 39 giorni dopo, con la sostituzione di Papa Ratzinger con il nuovo Papa dell'ordine dei gesuiti, Papa Francesco.
Danni stimati del black-out di 39 giorni? Inestimabili, se si considera che lo Swift è una stampella essenziale per la camera di compensazione Clearstream, nella quale i possessori dei conti IOR hanno avuto la possibilità di depositare valori centinaia di volte più elevati dei 6 miliardi di euro di attivo che compaiono nei rendiconti della banca IOR che sono sotto gli occhi di tutti.


6. Tutto questo per dire che Clearstream permette di trasportare elettronicamente titoli e valori per i propri clienti, permette di detenere ricchezza, alle quali fornisce opacità e sicurezza. Sicurezza al di sopra dei governi, sicurezza dai prelievi fiscali, sicurezza di fare le cose sotto gli occhi di tutti i potenti ma lontano da occhi indiscreti.


7. Altro esempio discusso a lungo è che Clearstream abbia continuato ad accettare ordini di trasferimento per una banca russa notoriamente coinvolta in attività criminali, anche svariati mesi dopo che la banca era collassata portando perdite agli azionisti.
(http://www.thekomisarscoop.com/2002/03/clearstreamexplosive-revelations/#sthash.8YhBoCgc.dpuf)
Dice Backes: “Dalle microfiches di cui sono in possesso risulta che dopo il fallimento di Menatep, Clearstream ancora autorizzò trasferimenti dai conti di Menatep, ed erano trasferimenti di cash e non di titoli, quindi assolutamente fuori dall'ordinario e contrari allo statuto di Clearstream.”


Alla fine, su questa vicenda la coppia Denis Robert e Ernest Backes vinse tutte le cause contro la Menatep e l'allora presidente di Clearstream, Andrè Lussi, accettò di dimettersi (seppure con una buonuscita di 8 milioni di euro!). Era stato Lussi che il 15 maggio 1997 aveva visitato a Mosca il presidente della Banca Menatep invitandolo ad aprire un conto su Cedel- Clearstream. Alla fine fu aperto un conto non-pubblicato (il numero 81738). Non avendo Menatep nessun conto pubblicato, questo violava le regole stesse che Clearstream dice di essersi data.


8. Un' altra regola della prima ora, resa obbligatoria dalla legislatura lussemburghese, sulla quale Clearstream però ha dovuto soprassedere più volte, è quella di poter servire utenti che non fossero banche. Secondo rivelazioni uscite sulla stampa tedesca, la multinazionale Siemens ha (o aveva) fondi in nero dedicati alla corruzione di ufficiali e politici, nell'ordine di 1.3 miliardi di euro. Questo argomento è stato affrontato dalla Commissione parlamentare francese su Clearstream del 2001, dove sono stati rivelati i conti non pubblicati tenuti da Clearstream per la Siemens (http://thekomisarscoop.com/wp-content/uploads/2007/08/clearstream-list-of-siemens-accounts-2001.jpg).


9. Il problema di Clearstream è che uno non può fare controlli su quello che non sa e non ha sotto gli occhi.
Però sia il parlamento belga nel 2004 che la Commissione Europea nel 2002 hanno deciso di rigettare la proposta di alcuni parlamentari d'istituire una Commissione parlamentare per indagare su Clearstream, motivando ciò con il discorso che il Lussemburgo ha sempre “trasposto ed applicato correttamente la direttiva relativa sul riciclaggio dei capitali”.
Ora questo perlomeno appare assai strano nel quadro della persecuzione giudiziaria che lo stesso Lussemburgo ha praticato dal 2001 al 2008 nei confronti di Denis Robert, appesantendolo con una decina di procedimenti giudiziari che però hanno portato alla sua assoluzione.


10. Ricapitoliamo: delle cose ben precise sono successe sulle scrivanie di Clearstream in Lussemburgo. Strano che il Lussemburgo come stato se la prenda con il messaggero, Denis Robert, e non contro i veri responsabili!
Fatto sta per esempio che Ernest Backes movimentò denaro del Banco Ambrosiano verso il Sud America e verso i paradisi fiscali, poco prima della bancarotta del Banco ambrosiano.
Dice Ernest Backes in un'intervista con “In These Times” a Neuchâtel (2002): “Nessuno nemmeno sapeva che c'era una sede del Banco Ambrosiano a Lima. Fummo io e Soissons ad instradare gli ordini di pagamento a quella e altre sedi offshore.” ( http://www.thekomisarscoop.com/2002/03/clearstreamexplosive-revelations/#sthash.8YhBoCgc.dpuf )
Scioccato da questo discorso e dalla morte sospetta del collega Soissons, dopo aver lasciato la camera di compensazione, Backes trovò lavoro nella Borsa del Lussemburgo e poi come manager di una cooperativa di macellai. Ma iniziò a raccogliere informazioni e microchips della camera di compensazione grazie a degli amici fedeli ancora impiegati che avevano grossa fiducia in lui.


https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=571040122686703308511. La pubblicazione del libro di Denis Robert incoraggiò vari altri personaggi a rivelare come Cedel/Clearstream aveva facilitato corruzione. Per esempio Joël Bûcher, ex direttore generale del ramo di Taiwan della banca Société Générale. Nell'ambito di una discussione molto seguita dai mass-media francesi Bûcher ha testimoniato che nei primi anni '90 Cedel fu usata per veicolare molte centinaia di milioni di dollari in tangenti per facilitare il contratto della vendita di sei fregate da guerra francesi a Taiwan.
Bûcher disse alle autorità di Taipei che un terzo delle tangenti andarono a generali e politici Taiwanesi, mentre il resto furono intascate da ufficiali francesi. La giustizia di Taiwan condannò 13 ufficiali militari e 15 venditori di armi a pene tra I diciotto mesi e l'ergastolo per corruzione e uso improprio di segreti militari.


Il vero scandalo, fa notare Lucy Komisar, una giornalista sempre presente su questioni che riguardano Clerastream, è che l'azienda francese Thompson ha pagato oltre un miliardo di dollari in tangenti connesse a quella vendita di sei fregate a Taiwan e sia il vecchio governo socialista che i governi conservatori hanno rifiutato di dare ai magistrati incaricati dell'inchiesta I documenti della dogana nascondendoli dietro il segreto militare (http://www.thekomisarscoop.com/2007...ster-not-sufficiently-aware-of-frigates-case/)


12. Creando Clearstream, le banche dei potenti hanno materializzato un livello dove controllarsi tra di loro, hanno creato un livello dove fare i loro comodi, incluse azioni di manipolazione su personaggi chiave della politica e sulle economie di qualunque luogo della terra. Non c'è modo che i governi o le magistrature maneggino con agilità il programma informatico usato da Clearstream (che è stato ispezionato solo in un'occasione e solo per poche ore, da Régis Hempel) e quindi non c'è modo di comprendere o limitare cosa sta succedendo. Infatti tra le altre cose, queste camere di compensazione permettono di riciclare i proventi del signoraggio primario delle banche centrali oltre che il signoraggio secondario delle altre banche tradizionali (vedi: http://www.disinformazione.it/clearstream.htm e http://marra.it/component/k2/item/67-il-signoraggio-primario-e-secondario-l-illiceita-del-sistema-fiscale.html ).


13. Nessuno prima delle rivelazioni di Denis Robert e Ernest Backes (2001) aveva mai discusso l'esistenza delle centrali di compensazioni come Clearstream ed Euroclear (negli Stati Uniti la DTC e il CHIPS), che operano come una sorta di “notaio internazionale”. Nessuno quindi aveva mai potuto sapere del modo in cui sono organizzate al momento, che è compatibile con il loro assorbire buona parte del denaro sporco del mondo e rimetterlo in ballo, ovvero farlo accettare dalle economie di tutto il mondo.


Denis Robert annuncia il suo successo. È il 4 febbraio 2011: “Diffamazione, parti civili, etc. etc.., banche russe e banche lussemborghesi, su quel fronte ho sempre vinto in tribunale. Frontalmente contro Clearstream (una ventina di cause) ho anche vinto, soprattutto ora con questo risultato della Corte di Cassazione che mi assolve e aggiunge che ho fatto un giornalismo serio e di grande utilità sociale. A volte no, avevo perso in primo appello, per affermazioni fatte nel corso di articoli di giornale. Ma ora con questa sentenza della Corte di Cassazione posso andare in appello anche per le poche cause di diffamazione perse.
Con questa sentenza della Corte di Cassazione ora si può, certo io, ma soprattutto gli altri giornalisti, mettere il dito nei misfatti di questi strumenti bancari, come spiegato nei miei libri, Rischi di diffamazioni ora non ce ne sono più.


Prima di dare ulteriori informazioni in un ulteriore articolo, volgiamo rapidamente lo sguardo al libro di Robert del 2001, “Soldi. Il libro nero della finanza internazionale“:


- Tutte le operazioni tra gli attori del mercato finanziario (i venditori, i compratori, i banchieri) si svolgono ormai tramite un sistema elettronico fondato "sulla fiducia reciproca degli attori", spiega Backes.
Diremo dunque che il denaro è smaterializzato. Il problema di tutti coloro che possiedono delle ricchezze è sempre quello di investirle, di convertirle in titoli: in Sicav, Sicam, in azioni, in obbligazioni. Anche questi titoli sono smaterializzati. Esistono sempre meno in supporto cartaceo. Milioni di titoli sempre più virtuali, cioè non aventi nessuna esistenza fisica- sono scambiati ogni giorno grazie alle società di clearing.


[..] Mi ci è voluto del tempo ad accettare l'idea che veramente Ernest Backes poteva essere l'uomo che mi avrebbe permesso di guardare dietro lo specchio della Borsa, nel back office del villaggio finanziario. Se, nel linguaggio finanziario, la borsa è il luogo degli scontri (front office), il clearing è quello del coordinamento (back office).


Questo mangiatore di insalata di cento chili che spesso annega i suoi racconti sotto tonnellate di particolari di cui nessuno sa i significati, possiede un tesoro, una chiave di accesso ai piccoli e ai grandi segreti del Global village, quell'universo di cifre, di tic e di codici, dove essere informati prima degli altri è il primo segno del potere. Ernest Backes, pensionato lussemburghese che maneggia frequentemente nei suoi dossier le vicende mafiose italiane e le attività di misteriose società segrete come la Bilderberg o la Trilaterale, che tira fuori dalla tasca un influentissimo venditore d'armi chiamato Henry che si suppone tutti conoscano, che connette troppo velocemente i fatti, le persone e gli avvenimenti che, per noi, non hanno nessun rapporto, non è un buon insegnante. Piuttosto è una persona non contenibile.
Ernest trae la sua forza e le sue convinzioni dalle sue ricerche. Ha capito, ad un certo punto della sua vita professionale, che lavorava sul punto cieco delle transazioni finanziarie internazionali. Ha afferrato ciò che succedeva. Ha visto ciò che nessuno intorno a lui vedeva. Deve essere una sensazione molto particolare.


La società di clearing è il luogo dell'accelerazione e della registrazione delle transazioni. Anche dell'occultamento.
Torniamo indietro di qualche decennio. Se un agente assicurativo di Chicago voleva vendere una parte del capitale della sua società ad un armatore greco, come faceva? Andava a trovare il proprio banchiere, supponiamo presso la Bank of New York, e gli affidava la missione di vendere i titoli. Quest'ultimo prendeva l'aereo per Atene, dove entrava in contatto con il banchiere dell'armatore, supponiamo presso la filiale greca dell'ABN Amro Bank. Innanzitutto il clearing ha consentito di guadagnare tempo, dunque denaro. Non c'è più bisogno di spostarsi. Oramai un organismo centrale garantisce la realtà dello scambio. Il principio di base è semplice: raggruppiamoci tra banchieri di diversi paesi, e creiamo un luogo di fiducia dove sarà registrato e avallato lo scambio bancario. A differenza di una Borsa, che comprende le diverse parti di una transazione, la società di clearing è un'infrastruttura apparentemente passiva. I titoli non cambiano posto, cambia soltanto il nome del proprietario. La società di clearing s'incarica di registrare e avallare la modifica”.





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Abolizione del contante (sempre più vicina) e moneta elettronica globale






Di Salvatore Santoru

Recentemente in Israele una commissione presieduta da Harel Locker, il Capo del personale del primo ministro Benjamin Netanyahu, ha programmato un piano in tre fasi per eliminare gradualmente l’utilizzo del denaro contante e far sì che venga totalmente sostituito con forme di pagamento elettroniche .
Anche la Svezia si trova all’avanguardia su questo tema :difatti, come rivelato da un’articolo del quotidiano canadese ” Chronicle Herald ” del 2012, nella maggior parte delle città i trasporti pubblici funzionano solo con la carta di credito e un sempre più grande numero di negozianti non accetta più contante .
Molti opinionisti ritengono la soluzione di abolire il contante del tutto vantaggiosa per le banche .
Pur con tutti i difetti il contante perlomeno è una garanzia di libertà, mentre con l’utilizzo imposto della moneta elettronica saremmo del tutto schiavi del sistema bancario, e la società che verrebbe a crearsi avrebbe uno stampo fortemente totalitario .
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Come scritto dal docente di economia aziendale Massimo Costa in un articolo del 2011 subito dopo i limiti all’uso di contante imposti dal governo Monti : “ con la scomparsa delle banconote, e con esse del rischio di corsa agli sportelli, la “passività” dei conti correnti, nelle banche, andrebbe di fatto a patrimonio netto. In pratica non potrebbero più fallire e sarebbero investite della prerogativa pubblica di emettere moneta, in cambio di interesse naturalmente, e – per questa via – di chiedere un tributo a tutta l’Europa che, però, a differenza degli altri, andrebbe a finire in tasche private ” .
Chi ci guadagnerebbe da tutta questa situazione, sarebbero ovviamente le grandi banche private .

Avanzando un’ipotesi ” complottista”, si potrebbe dire che l’abolizione del contante nei vari paesi mondiali, serva per l’imposizione di una moneta elettronica globale e quindi per la costruzione del Nuovo Ordine Mondiale .

Il regista statunitense Aaron Russo(1943-2007) pochi mesi prima della morte, parlò in un’intervista dell’abolizione del contante e dell’ imposizione della moneta elettronica globale come gli era stato rivelato dall’amico Nicholas Rockefeller, esponente di una delle più potenti e famose dinastie di banchieri e industriali internazionali .




Nella foto,Aaron Russo con Nicholas Rockefeller :
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Come rivelato praticamente dallo stesso Rockefeller, lo scopo finale dell’elitè è la costruzione di un’unico governo mondiale totalitario, guidato dai potentati finanziari e industriali .
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Rockefeller disse anche a Russo che : ” lo scopo finale è quello di impiantare un chip Rfid a chiunque … trasferire tutto il denaro in questi chip … tenere tutto in questi chip e se qualcuno protestasse o non rispettasse ciò che noi vogliamo, basterebbe spegnere semplicemente il suo chip ” .




Riporto una parte di un articolo pubblicato su questo blog ad aprile : ” come riportato dall’Ansa del 31 marzo scorso, il capo della divisione di cardiologia della University of South California , Leslie Saxon , ha affermato che entro al massimo dieci anni tutti i bambini potrebbero avere il loro microchip cerebrale già poche ore dopo la nascita , chip in grado di monitorare tutti i parametri vitali .
Inoltre, negli Stati Uniti e in Russia le principali compagnie di credito stanno spingendo le banche e i commercianti per la totale conversione alla tecnologia dei microchip, che dovrà iniziare da ottobre 2015 ” .
Sarà solo ” teoria della cospirazione ” o veramente è quello il futuro che le elitè dominanti hanno pianificato per noi ? …
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