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NEI PRIMI 4 MESI DEL 2014 IL DEBITO PUBBLICO E' SALITO DI 78 MILIARDI DI EURO (COME IN TUTTO ILlunedì 16 giugno 2014
La settimana scorsa Bakitalia ha comunicato che il debito pubblico, nel mese di aprile, è salito al livello record di 2146 miliardi. Già un paio di mesi fa, avevamo
 
NEI PRIMI 4 MESI DEL 2014 IL DEBITO PUBBLICO E' SALITO DI 78 MILIARDI DI EURO (COME IN TUTTO IL 2013): PREVISIONI ERRATE

lunedì 16 giugno 2014
La settimana scorsa Bakitalia ha comunicato che il debito pubblico, nel mese di aprile, è salito al livello record di 2146 miliardi. Già un paio di mesi fa, avevamo avvertito che le previsioni sulla dinamica del debito in rapporto al PIL contenute nel DEF 2014 sarebbero state presto smentite. Ed ecco compiersi la previsione, peraltro assai facile da intuire.
Sfogliando le pagine del DEF 2014 ci si accorge che il governo prevede che il rapporto Debito/Pil, a fine 2014, si attesti al 134,9%
Volendo fare qualche conto spicciolo, considerando che il Pil nominale, alla fine del 2013, era di circa 1560 miliardi di euro e, tenuto conto che, per il primo trimestre del 2014, l'Istat ha certificato una flessione dello 0.1%, considerando anche il basso livello di inflazione (circa lo 0.5%), potremmo concludere che, ad essere ottimisti (ma proprio ottimisti), il PIL a fine aprile potrebbe essersi attestato a circa 1563 miliardi di euro, che si confronta con il debito salito a 2146 miliardi, con previsioni ancora in crescita. Rapportando i dati, concludiamo che a fine aprile il rapporto debito/PIL è stato di circa 137.30%, ossia quasi tre punti in più rispetto a quanto previsto dal governo per fine 2014.
In termini assoluti, va segnalato che il debito pubblico, nei primi 4 mesi del 2014, è aumentato di oltre 78 miliardi di euro, che corrispondono allo stesso incremento che si è verificato in tutto il 2013. Riprendendo il grafico che avevamo proposto in un precedente articolo, dove si evidenziavano gli errori dei vari governi nella stima della dinamica del rapporto debito/PIL, si osserva che il governo Renzi (linea rossa continua), a consuntivo, sta facendo addirittura peggio dei suoi predecessori. Di tutti.
Articolo scritto da Paolo Cardenà per Vincitori e Vinti - che ringraziamo.

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È prossima una nuova grave crisi finanziaria

Il suo decorso sarà diverso: si salverà il sistema finanziario saccheggiando i risparmi dei cittadini

http://www.ticinonews.ch/tuor-blog/203543/e-prossima-una-nuova-grave-crisi-finanziaria
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Tutto lascia presagire che si stanno creando le condizioni per una nuova grande crisi. La volatilità dei mercati è ai minimi, i tassi di interesse pure, le borse volano cosi anche i corsi delle obbligazioni. L’economista di UBS, George Magnus, ha scritto che l’attuale calma dei mercati assomiglia a quella che precedette il 2007 e che poi condusse alla crisi finanziaria dell’autunno del 2008. L’economista francese Jacques Attali ha scritto il 26 maggio sul settimanale L’Express che è probabile che l’anno prossimo scoppi la peggiore crisi finanziaria di tutti tempi, che avrà conseguenze molto dure soprattutto in Europa. Come mai queste manifestazioni di pessimismo?

I motivi sono molto semplici: l’andamento dei mercati finanziari è determinato dalle politiche espansionistiche delle banche centrali e non è giustificato dall’andamento dell’economia reale né in Europa né negli Stati Uniti. Gli interventi delle banche centrali sono inutili, poiché – come diceva John Maynard Keynes, “il cavallo non beve”. Infatti nella zona euro il volume dei crediti bancari sta diminuendo e l’economia sta scivolando in deflazione. Le iniezioni di liquidità delle banche centrali servono unicamente a sostenere il sistema bancario e i mercati finanziari. Infatti la quantità di strumenti finanziari in circolazione (che un tempo venivano definiti titoli tossici) è sensibilmente aumentata ed è superiore, stando alla BRI di Basilea, a quella del 2007/2008. Lo stato di salute delle banche (soprattutto in Europa) è molto precario. Il debito pubblico di molti Paesi europei è in continuo aumento e dovrà essere ristrutturato. E infine la distribuzione dei redditi nei Paesi occidentali è sempre maggiormente ineguale. Insomma, sono trascorsi cinque anni dall’ultima crisi finanziaria e i fondamentali dell’economia sono ulteriormente peggiorati e l’attuale calma non deve essere motivo di gioia ma di preoccupazione.
E’ bene che i risparmiatori e tutti i cittadini sappiano che la prossima crisi avrà un decorso ben diverso da quella dell’autunno del 2008. Allora le banche centrali e i Governi intervennero per salvare il sistema finanziario. Oggi invece alla cassa saranno chiamati i risparmiatori. Questo percorso (poco noto) è stato approvato sia dalle autorità europee sia da quelle svizzere. Si chiama “bail-in”. In buona sostanza, si ripeterà quanto sperimentato a Cipro nell’ultima crisi, in cui il fallimento delle banche è stato pagato dai detentori dei titoli obbligazionari delle banche, dagli azionisti e attraverso una “tosatura” enorme dei depositi dei clienti, che superano i 100mila franchi o i 100mila euro. In pratica vi sarà un saccheggio dei risparmi per evitare i fallimenti bancari e una ristrutturazione dei debiti pubblici con un’ulteriore tosatura dei risparmi. Il mondo corre verso questo approdo che farà piombare l’economia europea e probabilmente anche l’economia americana in una deflazione simile a quella degli Anni Trenta dell’anno scorso. Tutto sembra indicare che questa è l’approdo cui ci stanno conducendo i Mario Draghi, i Matteo Renzi e le Angela Merkel.
C’è ancora modo di evitare questo esito? Il salvataggio sarebbe un immediato intervento per dividere le attività commerciali (crediti, retail banking) delle banche da quelle speculative. Un intervento rapido di questo genere non verrà fatto e, quindi, sarà difficile che questa corsa verso il disastro venga arrestata. Infatti nella situazione attuale basterebbe un aumento imprevisto dei tassi di interesse per mettere in mostra quanto è fragile l’attuale castello di carte finanziario. Ed è per questo che le banche centrali intervengono per evitare che si creino situazioni impreviste che potrebbero innescare reazioni a catena.
Insomma, dopo aver devastato l’economia il settore finanziario si appresta a saccheggiare i nostri risparmi. Si salvi chi può.
Redazione | 11 giu 2014 06:30​




 
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IRLANDA DISSANGUATA DALLA COMMISSIONE EUROPEA: DAL 2008 RAPINATI 32 MILIARDI DI EURO PARI AL 20% DEL PIL IRLANDESE!

martedì 17 giugno 2014
LONDRA - E' un fatto abbastanza risaputo che le politiche di rigore imposte dalla troika hanno avuto costi elevatissimi ma nonostante questo fa sempre una certa impressione vedere nero su bianco i dati ufficiali di queste politiche affamapopoli.
A tale proposito pochi giorni fa l'Irish Fiscal Advisory Council (IFAC), una sorta di corte dei conti irlandese, ha calcolato che dal 2008 tali misure imposte dalla Commissione europea sono costate all'economia irlandese qualcosa come 32 miliardi di euro (64mila miliardi delle vecchie lire), una somma colossale sottratta tramite aumenti delle tasse e tagli alla spesa pubblica.
Questo salasso ammonta al 20% del PIL dell'Irlanda, una cifra che non ha precedenti nella storia di qualsiasi paese dal dopoguerra e le cui conseguenze saranno destinate a durare per diversi anni e le conseguenze avrebbero potuto essere peggiori se non fosse stato per il fatto che molti irlandesi sono emigrati e molte imprese ad alta tecnologia hanno continuato ad esportare.
Proprio per evitare che l'economia continui a rimanere in recessione l'IFAC ha suggerito al governo di evitare misure di aggiustamento che potrebbero far crollare la domanda interna ma la coalizione di governo ha deciso di ignorare questi consigli e continuare sulla via dell'austerita' imposta dalla UE e dalla Germania.
Sara' interessante vedere quanto durera' la pazienza degli irlandesi, dopotutto alle recenti elezioni europee uno dei partiti che ha ottenuto piu' voti e' stato lo Sinn Fein e non e' da escludere che anche gli irlandesi un giorno possanno scendere sulle piazze a protestare.
GIUSEPPE DE SANTIS - Londra.

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