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| Modifica post La vicenda del rapimento e dell'assassinio di Aldo Moro presenta dei risvolti davvero interessanti. Per esempio, l’idea di emettere biglietti di stato a corso legale senza bisogno di chiedere banconote in prestito via Bankitalia-Bce, fu di Aldo Moro, che intendeva assolvere ai bisogni del popolo italiano, con l'emissione Sovrana, senza debito, di cartamoneta a corso legale. Fu così che i governi Moro finanziarono le spese statali, per circa 500 miliardi di lire degli anni ‘60 e ‘70, attraverso l’emissione di cartamoneta da 500 lire “biglietto di stato a corso legale” (emissioni “Aretusa” e “Mercurio”). La prima emissione fu normata con i DPR 20-06-1966 e 20-10-1967 del presidente Giuseppe Saragat per le 500 lire cartacee biglietto di Stato serie Aretusa, (Legge 31-05-1966). La seconda emissione fu regolata con il DPR 14-02-1974, del Presidente Giovanni Leone per le 500 lire cartacee biglietto di stato serie Mercurio, DM 2 aprile 1979. MORO PER ARRIVARE ALL'EMISSIONE DI BANCONOTE CARTACEE USO' UN DOPPIO ESCAMOTAGE:L'ITALIA POTEVA EMETTERE MONETE MA NON BANCONOTE (CHE DOVEVAMO ACQUISTARE DALLA "MAMMA" BCE CHE ALLORA SI CHIAMAVA "FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE". LE MONETE VENIVANO PERTANTO CONIATE ALLA "ZECCA DI STATO". DOPO AVER PERMESSO L'EMISSIONE DI MONETE A VALORE 500 LIRE.....FU' FATTA UNA DEROGA CHE PERMISE L'EMISSIONE CONTEMPORANEA DEL CARTACEO....(POTEVANO COESISTERE 500 LIRE IN FORMA CARTACEA E METALLICA , IN QUANTO LA 500 LIRE ESSENDO ANCHE DI METALLO ERA COMUNQUE CONSIDERATA COME MONETA DA EMETTERE ALLA NS ZECCA)... In seguito all’assassinio di Moro e alle dimissioni anticipate di Leone, l’Italia smise di emettere cartamoneta di Stato. La bancocrazia ci aveva anche provato prima a ricattare lo Stato, emettendo i famosiminiassegni per erodere il signoraggio che lo stato guadagnava con la propria moneta, ma poi, non essendo la “misura” sufficiente, ricorsero ai mitra e bombe.
Anche Pasolini per coincidenza, fece una brutta fine dopo aver pubblicamente espresso dei dubbi circa la connessione fra la sparizione di Moro e le 500 lire. OSSERVAZIONI che P.P. Pasolini faceva già nel 1975: Come mai quel 12 Dicembre 1969, furono proprio le sedi di tre Banche: - Banca Nazionale dell’ Agricoltura, Piazza Fontana, Milano - Banca Commerciale Italiana, Milano, (bomba inesplosa) - Banca Nazionale del Lavoro, via Veneto, Roma ed essere prescelte quali luoghi deputati alle prime esplosioni di bombe con le quali si dette il via alla “Strategia della Tensione” ? La Banca Nazionale dell’ Agricoltura aveva cominciato poco tempo prima ad emettere le 500 Lire cartacee con dicitura: “Biglietto di Stato a corso legale” L’emissione fu sospesa pochi giorni dopo l’attentato. Forse si è pensato bene di poter prendere più piccioni con una fava …? Nel film “Piazza delle cinque lune” viene spiegato che l’assassinio di Moro e’ un caso complicato che vede alte cariche ufficiali e servizi segreti implicati… ma non solo! Certo le analogie tra A. Moro e JF Kennedy sono parecchie: -le banconote senza signoraggio -il complotto per l’assassinio -i servizi segreti -i mandanti Le 500 lire di Moro sono del 1966. RICORDATE CHE PRODI DIEDE UN INDIZIO CIRCA IL "COVO" DOV'ERA MORO (DISSE POI CHE INFORMAZIONI GLI ERANO STATE DETTE DURANTE UNA SEDUTA SPIRITICA), E NEGO' SEMPRE OGNI COLLEGAMENTO CON ASSOCIAZIONI SEGRETE. Purtroppo le informazioni dovrete continuare a cercarle sul web perchè già è stata chiusa una pagina ns "sorella " per questi link... -
Estate 1964 Piano Solo, il tentato “golpe” del comandante dell’Arma dei carabinieri, generale Giovanni De Lorenzo. Nel 1967, una serie di inchieste dell’«Espresso» farà scoppiare lo scandalo. Tra i due fatti: emissione di 300.000 biglietti di stato da 500 lire… 3-5 maggio 1965 A Roma, presso l’Hotel Parco dei Principi, si tiene il convegno dell’Istituto Pollio sulla guerra rivoluzionaria. È, secondo molti, la prima tappa della strategia della tensione. 500 lire Aretusa Formato – Biglietto: 110 x 55 mm – a destra: testa di Aretusa – Filigrana: Fasce di cornucopie sui lati sinistro e destro del biglietto – Stampa: Officine dell’Istituto Poligrafico dello Stato di Roma – Data Decreto Emissione: 20.06.1966 – Firme: Stammati – Gubbels – Ventura Signoretti Tiratura Migliaia: 300.000
28 novembre 1966 Il gran maestro del Grande Oriente d’Italia, Giordano Gamberini, affida a Licio Gelli la ricostituzione della loggia massonica Propaganda 2, allora denominata “Raggruppamento Gelli/P2”.
1 luglio 1966 Nasce il Sid, il Servizio informazioni Difesa. Il primo direttore è Eugenio Henke.
1967 Maletti è in Grecia da ormai quattro anni, in qualità di addetto militare. Il 21 aprile, i colonnelli ellenici organizzano il colpo di Stato: è l’inizio della “dittatura”. 500 lire Mercurio
Biglietto della Repubblica Italiana diffuso dal 1974 al 1979. Il dritto presenta la testa del dio Mercurio. La cartamoneta ha avuto una tiratura di novecento milioni di pezzi va a “sostituire” la precedente 500 lire con Aretusa.
1974 L’inchiesta del giudice padovano Giovanni Tamburino porta allo smascheramento dell’organizzazione Rosa dei venti.
25 aprile 1974 Rivoluzione dei garofani in Portogallo. Crolla il regime salazarista.
27 aprile 1974 Attentato alla scuola slovena di Trieste.
28 maggio 1974 Strage di piazza della Loggia a Brescia. Racconterà poi Digilio che la bomba è stata messa, per quanto a sua conoscenza, dal gruppo ordinovista veneto, con l’avallo degli americani.
30 maggio 1974 A Pian del Rascino (Ri), i carabinieri uccidono in un conflitto a fuoco Giancarlo Esposti, impegnato in un campo paramilitare.
Fine luglio 1974 Riunione nell’ufficio di Andreotti, all’epoca ministro della Difesa. Sono presenti l’ammiraglio Mario Casardi, nuovo direttore del Sid, il comandante generale dell’Arma dei carabinieri, Enrico Mino, e per il Sid anche il generale Maletti, il tenente colonnello Romagnoli e il capitano Labruna. Lo scopo della riunione è esaminare i nastri registrati da La Bruna nel corso dei suoi colloqui con Orlandini. Alcuni nomi vengono censurati.
4 agosto 1974 Strage dell’Italicus. 9 agosto 1974 Richard Nixon si dimette dalla carica di presidente degli Stati Uniti. (Nel 1073 erano scaduti gli accordi sewgreti smithsoniani che mantenevano una conversione parziale in oro del dollaro USA solo per “alcune” banche centrali)
14 agosto 1974 Viene arrestato Guido Giannettini.
24 agosto 1974 Muore a Cadice il principe Borghese.
15 settembre 1974 Andreotti presenta alla magistratura un dossier sul golpe Borghese diviso in tre parti. Si tratta del celebre “malloppino”, come lo definirà Pecorelli: molti nomi sono stati epurati.
31 ottobre 1974 Vito Miceli è arrestato nell’ambito dell’inchiesta sulla Rosa dei venti.
5 giugno 1975 Viene scaricata la fonte Turco, alias Gianni Casalini.
28 febbraio 1976 Il generale Maletti e il capitano Labruna vengono arrestati nell’ambito dell’inchiesta sulla strage di piazza Fontana.
Autunno 1977 Scioglimento del Sid. Al suo posto, nascono il Sisde e il Sismi.
2 marzo 1978: la Gladio viene incaricata di cercare Aldo Moro 14 giorni prima che venisse rapito…
16 marzo 1978 Aldo Moro viene rapito da un commando paramilitare.
9 maggio 1978 Assassinio di Aldo Moro.
23 febbraio 1979 La Corte d’Assise di Catanzaro condanna Maletti a quattro anni e sei mesi e Labruna a due anni di reclusione per favoreggiamento. Ergastolo per Freda, Ventura e Giannettini.
20 marzo 1979 Viene ucciso Mino Pecorelli. Nel 1974, 1976 e 1979 furono emessi biglietti di stato da 500 lire con la testa alata del dio Mercurio. Le dimensioni erano 115 x 59 mm. Si trattava anche in questo caso di un biglietto di stato stampato dal Poligrafico dello Stato. È stata l’ultima emissione repubblicana in cartamoneta, per un controvalore di 45 miliardi di lire dell’epoca.
Marco Saba,
1- PREMESSA. Tutto questo blog ha cercato di mostrarvi come l'attacco finale alle Costituzioni democratiche sia in corso e quali siano le cause e gli effetti di ciò. Ora ci troviamo in una certa, difficile, situazione. Mi piace riassumerla nei termini prescelti da Lorenzo Carnimeo: sulle "obiezioni" a taluni passaggi della seconda parte della sua analisi, rinvio ai commenti del precedente post. Quanto la "traiettoria" (degenerativa) della sinistra sia stata autonoma e frutto di spinte endogene (probabilmente genetiche), ovvero di contaminazione esogena, è un tema appassionante, su cui forse indagheranno, col dovuto dettaglio, gli storici una volta che l'attuale €-polverone si sarà posato. A ben pensarci credo che le due spiegazioni non si escludano: la prima induce la seconda, costituendone un fertile presupposto (tant'è che Lorenzo, poco dopo che ho scritto queste righe, l'ha lealmente precisato in questi termini). E naturalmente, la sintesi tra le due spiegazioni ci rende utile "integrare" ciò che sostiene Lorenzo con antecedenti che risalgono a ben prima del "crollo del muro di Berlino". Cose qui abbondantemente trattate (da Kalergy a von Hayek, da Ventotene a Lordon, dal rapporto Werner al "divorzio" ed alla dottrina delle banche centrali indipendenti ecc.). Rimane che la descrizione di Lorenzo è chiara e corretta nelle sue linee generali, che poi sono quelle che attestano una certa elaborazione del discorso comune nato da questo blog e misurano gran parte di ciò che sfugge all'opinione pubblica; anzi "di massa".
"Provo ad abbozzare una mia (sommaria) interpretazione del problema.
In Italia, a partire dal famoso "dibattito" parlamentare del 1978, è stata probabilmente fatta una scelta: buttare alle ortiche i saggi avvertimenti di Spaventa (finiremo in un'area di bassa pressione e di deflazione), per intraprendere un percorso di reazione liberista verso i cedimenti concessi alle classi subalterne in quel decennio.
A differenza della leadership inglese, che cercò di coniugare questo percorso liberista rimanendo dell'alveo della democrazia sostanziale, ossia non infrangendo il principio (teorico) della reversibilità di qualsiasi scelta politica (rileva al riguardo la lettera con la quale la Tatcher rispose a V.Hayek), la classe dirigente italiana (all'epoca destra DC) optò per il cosiddetto "vincolo esterno": vale a dire far assurgere quegli stessi indirizzi liberisti a base tecnicamente e politicamente vincolante per qualsiasi scelta politica (con conseguente, automatica, "neutralizzazione" di qualsiasi politica a sfondo sociale). La duplice direttrice di attuazione consisté (e consiste tutt'ora), nel conferire piena attendibilità alle sole teorie neoclassiche (base vincolante tecnica), e nell'elevare qualsiasi limitazione alla sovranità, anche e soprattutto economica, a principio superiore da accettare a prescindere, pena essere contrari a quella "pax europea" che pretendeva di riscattare il continente dal sangue versato negli ultimi secoli a causa dei ciechi "particolarismi" dei suoi Stati sovrani, culminati nel massacro del secondo conflitto mondiale (base vincolante politica).
A dir la verità, la "sinistra" all'epoca era anche critica (vedi Napolitano, sempre nel 1978), laddove invece i liberisti annidati nella DC (i vari Andreatta, Prodi & C.) sapevano bene a che gioco si giocava e dove si voleva arrivare. Personalmente credo che l'europeismo "tout court" sia diventato il "salvagente" politico dei sinistroidi solo dopo la caduta del muro di Berlino. Un salvagente nel quale, peraltro, far confluire pezzi incoerenti della passata ideologia (fiducia nel dogma della futura scontata "implosione" del capitalismo, diritti cosmetici, tutela "a prescindere" del diverso, odio ideologico contro la piccola borghesia, considerata più dannosa del padronato, smodata affezione per quello che potremmo definire "metodo sovietico", che sacrifica i particolarismi dei pochi "cattivi" al grande ideale -ma quale?- generale). Insomma, la sensazione è che, come ci fu, dopo le elezioni del 1948, un forte investimento politico nell'esperimento del socialismo reale, dopo il 1989 c'è stato analogo investimento politico "alla cieca" nel dogma europeista. La cosa curiosa è che l'Europa stessa, nel perseguire la sua trasformazione in chiave liberista, sembra aver puntato molto sui diritti cosmetici, per potersi presentare come socialmente accettabile, favorendo questo connubio ed invogliando ancora di più i sinistroidi ad investire politicamente su di lei. Vuoi perché la destra faceva il suo lavoro di destra, vuoi perché la sinistra spaesata dal crollo del muro ha preferito buttare i diritti sociali alle ortiche in favore di quanto sopra, ritenendolo politicamente più conveniente, vuoi perché il "ce lo chiede l'europa" era comodo anche ad una classe politica sempre più restia ad assumersi responsabilità e volta a (soprav)vivere di solo consenso, a partire da Maastricht, tutto ciò che avesse sopra l'etichetta di "europeo" è stato supinamente recepito nell'ordinamento senza alcuna riflessione critica, nè formale nè sostanziale. Il tutto condito da una crescente campagna mediatica che incitava all'auto-razzismo, e all'individuazione del vincolo economico europeo come vincolo morale per purificare eticamente noi italiani "Mafia Spaghetti e Baffi neri".....
Il risultato non poteva quello che è stato. Abbiamo dato retta a Monti, abbiamo "fatto come Menem". E con i medesimi effetti: corruzione e bancarotta, ossia ciò di cui il liberismo di rapina vive e respira da quando è nato. La sinistra si è fatta progressivamente "inquinare" dalla camaleontica ma sempre presente (e governante!), "destra DC", che nel 2011 ha abbandonato il bozzolo esausto (e politicamente indifendibile) di Forza italia per confluire in quello politicamente corretto del PD, con lo stesso obiettivo che aveva nel 1978: reazione. Soltanto che adesso la corda è stata tirata forse troppo.
Certo non siamo adeguati ad affrontare la sfida politica che si sta profilando in europa. Rischiamo di essere i soliti "alleati di uno e cobelligeranti dell'altro", o forse nemmeno quello, dimentichi che questa politica del va dove ti porta il vento non ha mai pagato. Ma se non hai un'idea politica "vera" da proporre al tuo popolo, come puoi adottare un coerente indirizzo estero? Non puoi."
2- LA RESA Avete mai provato ad immaginare cosa accadrebbe se ESSI vincessero definitivamente la partita e fossero in grado di realizzare compiutamente e con immediatezza la società che sembrano concepire (ben pochi di ESSI sono in grado di formulare modelli generali compiuti, perchè ESSI hanno prevalentemente una sub-cultura empirica, e non sistematica, che richiederebbe eccessivo sforzo di studio)?
Se si disponesse di una certa abilità di previsione, forse, si potrebbe persino arrivare a trattare una resa, dato che, piuttosto che lasciar proseguire l'andamento distruttivo ed ipocrita attuale, la "resa" potrebbe essere l'occasione, un po' paradossale certo, per negoziare e concordare un danno più limitato (di quello che l'attuale classe dirigente mista, politica e tecno-finanziaria, è attualmente capace di produrre).
Partiamo da un presupposto che potremmo definire di Kalecky-von Hayek. Il primo attribuisce al liberismo come dottrina economica (non a caso ammantata da pretesa scientificità oggettiva) un obiettivo essenzialmente politico: quello del controllo delle istituzioni di governo per definire l'indirizzo generale in modo da stabilizzare la potestà decisionale esclusiva della oligarchia capitalistico-finanziaria. Il secondo ritiene ideale una società (ri)gerarchizzata, in base alla "naturale" predominanza dei "proprietari-operatori economici", gli unici dotati di sufficiente "razionalità" per risultare utili alla società umana, essendo più facilmente ancorabili a "tradizioni", ritenute sane e funzionali alla efficiente allocazione delle risorse.
Questa ri-gerarchizzazione istituzionalizzata darebbe ovviamente luogo ad una nuova Costituzione: di fatto o di diritto (la distinzione, dato lo stato pietoso in cui versa la stessa sovranità costituzionale intesa come tutela dei diritti fondamentali "sociali", appare ormai oziosa). Ma almeno avrebbe il pregio della chiarezza: cioè sarebbe definito un quadro non ambiguo ed ipocrita di nuovi valori dotati di effettività e finalmente conformi alla (neo)legalità.
Attualmente la fissazione di questa effettività sui neo-valori è affidata alla costruzione €uropea, che, attraverso la sua elaborazione teorica, continuamente compiuta all'oscuro dei nostri procedimenti di legittimazione democratica, fornisce il quadro concettuale e para-razionale che partorisce le politiche europee. L'enorme vantaggio (sempre paradossale: stiamo parlando di un'ipotesi di "resa" ragionata) di questa esplicitazione "costituzionalizzata" sarebbe quello di rispostare in sede nazionale la responsabilità sulla enunciazione e l'attuazione dei neo-valori. Che, chiariamo subito, "neo" non sono affatto, come pare sfuggire ai "nuovisti" dell'attuale classe politica che, impegnata oggi a governare, contrabbanda il superamento della democrazia sostanziale come equazione nuovo= "de sinistra", operando invece un'ipocrita restaurazione di tipo reazionario (rispetto ai valori in cui affermano di identificarsi ma che, tra l'altro, non paiono neppure conoscere ad un livello storico-economico minimamente decente).
Diciamo che, affidata alle persone titolari effettive degli interessi perseguiti, la restaurazione avrebbe il pregio della trasparenza, che è certamente termine abusato, e strumento ordoliberista, allorchè applicato astutamente alla liquidazione dell'interesse generale gestito da strutture pubbliche, ma che, una volta ceduta la titolarità del potere istituzionale di governo agli stakeholders effettivi, fa venir meno la stucchevole ipocrisia degli intermediari politici, - e mediatici-, che devono continuamente rinnovare la impossibile conciliazione tra le contraffazioni verbali vendute sul mercato elettorale e la sostanza della loro azione.
Insomma, la "resa" con la devoluzione formale e costituzionalizzata del potere istituzionale di governo alla oligarchia, avrebbe almeno questi pregi immediati (di cui potremmo poi immaginare le ulteriori ricadute): a) ricondurre le comunità nazionali al ruolo di centro di riferimento, (inevitabilmente "attenzionato" ma in modo inequivoco), delle politiche e degli obiettivi che si vogliono perseguire (per quanto programmaticamente questi siano "degradanti" della stessa comunità), abbandonando la truffa del perseguimento simulato della "pace" per il tramite delle organizzazioni sovranazionali; ciò depotenzierebbe la stessa necessità strumentale, (tra l'altro sempre più insostenibile nei fatti), di enunciare la superiorità etica del "vincolo esterno", con una chiara riaffermazione dei rapporti di forza che esso sottointende; b) reintrodurre come conseguenza di ciò - in particolare della investitura diretta delle oligarchie (non necessariamente elettorale o quantomeno "idraulica", data la forza persuasiva del tecnicismo pop) in base alla negoziazione della "resa"- la visibilità e la accountability delle politiche perseguite. Infatti, laddove queste si rivelassero frutto di visioni sballate - e in effetti sono tanto sballate!- esporrebbero con immediatezza i nuovi governanti, e senza intermediari dediti alla sopravvivenza personale e dei propri vantaggi (cioè la famosa"casta di 2° livello e relativi costi, correttamente assunti come compenso agli intermediari da parte dell'oligarchia stessa), al rischio della "non effettività", cioè dello scollamento tra investitura e conformazione dei "sudditi" alle regole da essi imposte; c) come ulteriore conseguenza, praticamente inevitabile, oligarchie oggi incuranti del benessere minimo delle comunità dei governati, - venuta meno la necessità del metodo, tipico del controllo indiretto esercitato mediante una classe politica intermediaria, della shock economy e della "colpevolizzazione"-, dovrebbero rendere"in qualche modo" conto della efficacia rispetto agli obiettivi enunciati e della efficienza rispetto alle capacità di gestione di cui si sarebbero investiti. Le loro decisioni dovrebbero comunque garantire almeno la sopravvivenza (fisica) del sub-strato sociale, anche nello schema hayekiano più puro. In alternativa, almeno, dovrebbero fronteggiare l'onere di un notevole apparato poliziesco, per reprimere lo scontento da disperazione, nonchè gli enormi "costi di transazione" che si incontrano nel mantenere tale apparato e nell'assicurarsi la fedeltà dei "repressori" (che, altrimenti, assumerebbero il pericoloso peso dei pretoriani nelle lotte politiche dell'Impero Romano).
L'insieme di questi corollari, che ci illustrano una serie di trade-off e costi/benefici tra degenerazione del modello attuale e devoluzione immediata del potere agli esponenti della Grande Società, porrebbe poi un'ulteriore e fondamentale esigenza, piuttosto vantaggiosa per i governati: quella della selezione concreta della classe dirigente all'intero della oligarchia, al fine di designare i titolari delle cariche (in fondo, brevemente, rammentiano che in una società a maggioranza di schiavi come l'antica Atene, ciò portò a formule istituzionali tutt'ora additate come ideali...purchè si dimentichi la composizione del sub-strato sociale).
Per meglio comprendere quest'ultimo aspetto basti ricordare quanto detto sulla vera "casta", e sulla sua attuale composizione, per così dire, "sociologica", frutto com'è della burocratizzazione, evidenziata sia dalla teoria Schumpeteriana che dai neo-istituzionalisti (tutti pensatori comunque impegnati, in un modo o nell'altro, alla rilegittimazione dell'economia neo-classica), dei centri di potere economico dominanti. In qualche modo si arriverebbe al dover fissare criteri di selezione al loro stesso interno: e poichè i conflitti di interesse, cioè l'alternanza dei vantaggi personali derivanti dal "piegare" politiche formalmente pubbliche e cioè nell'interesse generale, emergono maggiormente quando non siano perseguiti collettivamente per via di intermediari (come insegna la parabola di B.), all'interno della vera casta oligarchica si attiverebbero inevitabili meccanismi di controllo reciproco. E questi sarebbero risolvibili solo se i governanti fossero effettivamente collocati in posizione di "arbitro" e non di parte in causa: certo la partita la giocherebbero solo ESSI, ma si tratta pur sempre di una competizione tra interessi che non possono essere costantemente convergenti (persino i "cartelli" tra oligopoli perderebbero in gran parte la propria ragion d'essere e, talora, si ripristinerebbe una concorrenza mortale, proprio allorchè fosse data per scontata l'acquisizione della supremazia dell'elite oligarchica. La storia dell'Europa feudale ci fornisce un esempio eloquente, senza bisogno di particolari dimostrazioni).
Ed allora, (sempre ribadendo che siamo all'interno di un paradosso) è probabile che si arriverebbe, in assenza di interferenze con queste dinamiche, a una sorta di Repubblica di Platone: si dovrebbe (almeno) proclamare la facciata della Città ideale ed individuare i "Guardiani" (rammentiamo: "guide perfette ed impeccabili che - ed è questo il punto che sconvolse, secoli più tardi, i borghesi saliti al potere nell'ubriacatura liberista di matrice teorico-filosofica anglosassone- dovevano condurre una vita di ascetica rinuncia. A tali guardiani, ma solo ad essi, badate bene!, era preclusa la proprietà individuale ed ogni forma di arricchimento, potendo possedere solo ciò che fosse strettamente necessario per soddisfare i bisogni essenziali.
Ne "La Repubblica"(417 a-b, Laterza, pag 138), Platone giustifica così tale assetto: "Quando però s'acquisteranno personalmente la terra, case e monete, invece di essere guardiani, saranno amministratori e agricoltori; e diventeranno padroni odiosi anzichè alleati degli altri cittadini".)
Insomma, gli spunti di divertimento, per il popolo reso mero "spettatore", non mancherebbero. Certo neppure la miseria e l'umiliazione, l'alta disoccupazione necessitata e la repressione poliziesca. Tuttavia, come suggerisce l'ipotesi paradossale qui avanzata, anche questi inconvenienti potrebbero essere mitigati se si cercasse una trattativa preventiva e si arrivasse alla "resa" negoziando finchè si ha qualcosa da scambiare, cioè finchè, attraverso €urocrati e classi politiche di intermediari, ESSI non avessero esautorato ogni tutela e garanzia di benessere minimo. E poi da un "punto zero" della democrazia si può sempre risalire e magari, finalmente, con la dovuta irrinunciabile consapevolezza di quanto sia incombente e ci riguardi Elysium.
In fondo, il modo migliore per ridimensionarli sarebbe mandarli al potere alle loro stesse condizioni (paralogiche), perchè, alla fine, cento draghi non fanno cento volte più calore nel riscaldare l'ambiente, ma si dimostrano incapaci di non incendiarsi a vicenda.
Dean Henderson 27/07/2014 Nello stesso momento in cui una squadra di Navy Seal [
reparto d'elite della marina Americana]
scendeva sul complesso di Abbottabad che ospitava il presunto Usama bin Ladin, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti citava in giudizio la Deutsche Bank. Bin Ladin era un discepolo del capo dei Fratelli musulmani Abdullah Azam. Abbottabad prende il nome dall’ufficiale inglese Sir James Abbott. Nella causa civile presentata alla corte federale di Manhattan, il procuratore Preet Bharara richiedeva il risarcimento danni per le perdite nell’emissione di mutui ipotecari della Deutsche Bank sostenuti dai contribuenti statunitensi tramite l’HUD. La seconda banca al mondo, in maggioranza proprietà della dinastia Warburg che finanziò Hitler, deve anche rispondere del suo ruolo nell’11 settembre. (Estratti dal Capitolo 20: 911: Big Oil & Their Bankers…)
, La Deutsche Bank a corto
Giorni dopo l’11 settembre, il presidente della SEC di Bush, Harvey Pitt, poi costretto a dimettersi per la sua patetica risposta a una serie di scandali societari, apparve alla CNN per rivelare un modello di volumi insolitamente pesanti di vendite allo scoperto di azioni di compagnie aeree e società di riassicurazioni la settimana precedente l’11 settembre. Pitt promise di seguire tali traffici, ipotizzando che al-Qaida potesse esserne coinvolta. Fu l’ultima volta che qualcuno dell’amministrazione Bush ne parlò.
Secondo l’Istituto Politico Internazionale Herzliyah, un’organizzazione anti-terrorismo israeliana, il responsabile del giro di tali titoli era Deutsche Bank Alex Brown. Un articolo su Barons corrobora questo fatto. American e United Airlines, e i giganti delle riassicurazioni statunitensi che coprivano il WTC - Munich RE, Swiss RE e la francese Axa - furono specificamente presi di mira. Il 10 settembre, il giorno prima degli attacchi, i rapporti put/call di questi titoli fu senza precedenti. Un put è un’opzione futura che scommette sul crollo del titolo, mentre una call è l’opzione futura che scommette sul rialzo del titolo.
Il 10 settembre 2001 presso il Chicago Board Options Exchange c’erano 4516 put su American Airlines e solo 748 call. United Airlines fu presa di mira con 4744 put in contrapposizione a 396 call. I dati sulle compagnie di riassicurazione erano altrettanto sbilanciati. Il maggiore trader di opzioni fu Deutsche Bank Alex Brown, ramo commerciale statunitense della Deutsche Bank, che aveva comprato nel 1999 la tradizionale cassaforte delle ricchezze delle Otto famiglie e il maggiore azionista bancario dei Quattro cavalieri, la Banker's Trust, per diventare la prima banca del mondo con 882 miliardi di dollari di asset.
Nel 2001 il senatore Carl Levin (D-MI) del comitato bancario, accusò la Banker’s Trust di essere il principale protagonista del riciclaggio di narcodollari. Il 28 agosto, appena due settimane prima dell’11 settembre, il dirigente di Deutsche Bank Kevin Ingram fu dichiarato colpevole di riciclaggio dei proventi dell’eroina e dell’organizzazione della vendita di armi statunitensi in Pakistan e Afghanistan. Il 15 giugno 2001 un articolo del New York Post disse che Usama bin Ladin ne era il probabile acquirente.
Ingram è un caro amico del Segretario al Tesoro di Clinton e insider di Goldman Sachs, Robert Rubin, ultimamente diventato membro della direzione di Citigroup. Ingram aveva lavorato per Goldman Sachs e Lehman Brothers. Banker’s Trust acquistò la crescente banca d’investimento Alex Brown nel 1997, prima che si fondessero con Deutsche Bank. Alex Brown prende il nome dal fondatore AB “Buzzy” Krongard, che ne fu presidente fino alla acquisizione nel 1997 della Banker’s Trust. Krongard poi divenne il 3° uomo della CIA. Il 15 settembre, quattro giorni dopo l’11/9, il New York Times riferì che il presidente di Deutsche Bank Global Private Banking, Mayo Shattuck III, si era improvvisamente dimesso. Muhammad Atta e altri due presunti dirottatori avevano i conti presso la sede della Deutsche Bank di Amburgo.
Vi furono segnalazioni secondo cui la famiglia bin Ladin aveva appena comprato una grossa quota di Deutsche Bank, con l’aiuto del consulente finanziario della Carlyle Group, George Bush Sr. I bin Ladin investirono 2 milioni di dollari nel Carlyle Group. Avevano anche acquisito grosse partecipazioni in Microsoft eBoeing, e avevano grossi contratti di affari con Citigroup, GE, Merrill Lynch, Goldman Sachs e Fremont Group, recentemente scorporata dalla Bechtel.
A 20 giorni dall’11 settembre, Deutsche Bank allontanò, silenziandolo efficacemente, il principale inquirente della SEC Richard Walker, il cui compito principale era di approfondire il misterioso giro dei titoli di compagnie aeree e assicurazione prima dell’11 settembre. Deutsche era collegata alla LJM dell’Enron e al partenariato Chewco. Enron assunse funzionari della SEC, mentre reclutava parecchio personale della CIA per le sue operazioni di sicurezza globali. Alcuni ipotizzano che il vasto pool monetario che scomparve nello scandalo Enron fosse un fondo nero per il breve sciacallaggio sull’11 settembre, o anche per l’operazione stessa.
I Quattro cavalieri, ora di proprietà maggioritaria della Deutsche Bank attraverso Banker’s Trust, ebbero la desiderata presenza militare statunitense in Asia Centrale per gentile concessione dell’11 settembre. Con l’occupazione dell’Afghanistan e nuove basi USA che dilagavano in Asia centrale, la bambagia petrolifera sul Mar Caspio divenne lo sport preferito delle guardie finanziate dai contribuenti statunitensi. Il direttore di BP Amoco, Zbigniew Brzezinski, nel suo libro del 1997 La Grande Scacchiera…definisce l’Asia centrale la chiave del potere globale e individuò l’Uzbekistan come nazione chiave nell’Asia centrale.
Una volta che gli Stati Uniti iniziarono a bombardare l’Afghanistan con il pretesto di catturare bin Ladin, nessun Paese ricevette più visite dei funzionari degli Stati Uniti dell’Uzbekistan, governato da ex-comunisti e il cui governo risultava “ammorbidito” da anni di destabilizzazione CIA/al-Qaida. Tutto smise improvvisamente con l’11 settembre. Gli Stati Uniti installarono una base militare in Uzbekistan così come in Pakistan, Kirghizistan e Tagikistan.
Nel gennaio 2002, dopo che fu installato a Kabul il governo dell’ex-negoziatore di Unocal, Hamid Kharzai, il dirigente di Unocal Zalmay Khalilzad fu nominato inviato di Bush per l'Afghanistan.[1] Il primo punto all’ordine del giorno dell'agenda Karzai/Khalilzad era di rivivificare l'impresa Centgas di Unocal di costruire il gasdotto dei Quattro cavalieri da Dauletabad, Turkmenistan, attraverso l’Afghanistan al porto di Karachi sull’Oceano Indiano, dove era prevista una base navale degli Stati Uniti sul terreno in precedenza ceduto al sultano dell’Oman. Nel 2005 Chevron acquistò Unocal.
I 400 miliardi di dollari annui provenienti dal narcotraffico mondiale, importante motore economico delle Otto famiglie, esplose dopo l’11 settembre, quando i talebani posero un giro di vite sulla produzione di oppio, nel 1999, con una mossa che contribuì a suggellarne il destino (dei talebani). Un articolo del 21 novembre 2001 sul London Independent s’intitolava “Coltivatori di oppio felici della sconfitta dei talebani“. Il 25 novembre l’Independent pubblicò un altro pezzo intitolato “I signori della guerra vittoriosi apriranno le cateratte dell’oppio“. L’articolo descrive come i signori della guerra alleati con gli USA, dopo la disfatta dei talebani incoraggiarono i contadini afghani a piantare “più oppio possibile”. Asia Times Online riferisce che gli Stati Uniti liberarono dal carcere il re della droga Ayub Afridi per organizzare una squadra per conto della CIA da 200000 dollari/anno, assumendo teppisti afghani che riavviarono la produzione di oppio.
Il loro piano sembra aver funzionato. Il 4 gennaio 2002 il Christian Science Monitor riportava un'esplosione nel sud della Florida del traffico di eroina e cocaina che non si vedeva dall’apogeo dei contra/mujahadin degli anni ’80. Fu una coincidenza che le forze militari colombiane e i loro capi oligarchici, che gestiscono il narcotraffico nel Paese, lanciassero una grande offensiva contro le FARC nel febbraio 2002? Utilizzarono anche loro la copertura della guerra per inviare cocaina nel sud della Florida? Nel 2005 la produzione di oppio afgano era esplosa.
Come lo studioso e dirigente del Forum Tiers Monde in Senegal, Samir Amin, dichiarò, “… non possiamo fare a meno di notare che gli eventi dell’11 settembre si sono verificati proprio nel momento giusto per consentire agli Stati Uniti d’installarsi nell’Asia centrale ricca di petrolio, una regione che consente per l’ennesima volta di operare la viziosa geo-strategia occidentale per circondare Russia, Cina e India, obiettivo strategico apertamente proclamato dagli Stati Uniti da oltre dieci anni. Sadam Husayn fu la giustificazione per installare basi militari statunitensi permanenti nel Golfo. Usama bin Ladin poté esserlo per la politica degli Stati Uniti in Asia centrale. Non si può escludere l’ipotesi che la CIA e il suo fedele alleato Mossad possano esservi coinvolti in qualche modo“.[2]
I sospetti di Amin sono confermati da rapporti su internet secondo cui 20000 sacchi per cadaveri furono improvvisamente consegnati dal dipartimento della Difesa a Camp Floyd Benet nel Queens, tre settimane prima l’11 settembre. Un militare dell’US Navy di stanza su una portaerei, telefonò alla famiglia prima dell’11 settembre, per avvertirli che “qualcosa di grosso” sarebbe accaduto in una grande città degli Stati Uniti. Disse anche alla famiglia che la sua nave fu dirottata dalla precedente missione dirigendosi verso la costa orientale degli Stati Uniti, preparandosi a tale evento.[3]
Seguire il denaro del Carlyle Group Usama bin Ladin fu sostenuto finanziariamente dal defunto sceicco miliardario saudita Qalid bin Mahfuz. Bin Mahfuz era rappresentato negli Stati Uniti dallo studio legale Akin, Gump, Strauss, Hauer & Feld di Washington DC, la stessa società che rappresentava la Fratellanza musulmana della Casa dei Saud e il più grande ente islamico caritativo, la Fondazione mondiale per lo sviluppo e il soccorso in Terra Santa.
Akin – Gump difese bin Mahfuz, partner di Chevron Texaco in Asia centrale, quando esplose lo scandalo della BCCI. Tre soci di Akin, Gump sono amici intimi del presidente George W. Bush. [4] Un audit del governo nel 1999 rilevava che la saudita National Commercial Bank di bin Mahfuz aveva trasferito quell’anno oltre 3 milioni di dollari ad Usama bin Ladin tramite enti di beneficenza. [5] Non si può certo affermare che Bin Mahfouz mancò di lealtà verso la loro famiglia visto che era il cognato di Usama.
Il fratello di bin Ladin, Salim, fu uno stretto associato d'affari dell’agente della CIA James Bath, la cui Skycraft Airways affittava aerei a bin Mahfuz, quando lo sceicco riciclava i narcodollari del Cartello di Medellin attraverso la filiale alle Caymane della BCCI, assieme al capo dell’intelligence saudita Qamal Adham. Salim era anche investitore dell’Harken Energy che George W. Bush e Dick Cheney avviarono come Arbusto Energy con i 50000 dollari dati dal padre miliardario di Usama, Muhammad bin Ladin. Salim e Muhammad sono morti in misteriosi incidenti aerei.
Mentre i due jumbo jet si schiantavano sul World Trade Center, l’11 settembre, un altro dei fratelli di Usama, Shafiq bin Ladin, andava alla conferenza annuale degli investitori del Carlyle Group a Washington DC.
Uno dei relatori alla conferenza DC sarebbe stato George Bush Sr., che lavorava come consulente finanziario del Carlyle Group controllato dalla famiglia Mellon e presieduto da Frank Carlucci, Segretario alla Difesa di Reagan e Bush e presidente del Consiglio di Sicurezza Nazionale di Reagan.
Carlucci collaborò con i mafiosi, nel 1961, nell’assassinio per opera della CIA del Primo ministro congolese Patrice Lumumba. Fu compagno di stanza a Yale di Donals Rumsfeld, Segretario alla Difesa di Bush Jr. Incontrarono a Yale James Baker e George Bush Sr., membro della Skull & Bones, anche conosciuta come Confraternita della Morte e l’Ordine, nome condiviso dagli antichi terroristi afghani Roshaniya.
Il Carlyle Group fu fondato da David Rubenstein, l’assistente di Carter, nel 1987. È un fondo di private equity specializzato nel riciclaggio dei petrodollari degli sceicchi del Golfo Persico, ritornati nelle banche e società delle Otto famiglie. Fino al novembre 2001, Carlyle fu consulente finanziario del più ricco magnate delle costruzioni in Arabia Saudita, lo sceicco Muhammad bin Ladin. Attraverso Carlyle, lo sceicco bin Ladin fece grandi investimenti nella Citigroup, nel colosso bancario olandese ABN Amro, Nortel, Motorola e GE.
In particolare, secondo delle segnalazioni la famiglia bin Ladin avrebbe acquisito, attraverso il Carlyle Group, una grrossa fetta della Deutsche Bank, il cui ex-presidente JH Binford Peay siede nel CdA di Carlyle con George Bush Sr. e James Baker.[6]
L'azienda legale della famiglia Baker, Baker Botts, ha uffici a Riyadh. L’ex partner di Baker Botts, Robert Jordan, difese George W. nello scandalo Harken Energy, e divenne poi l’ambasciatore di Bush in Arabia Saudita. Baker Botts rappresentò BPAmoco in Asia centrale e fu consulente legale di Carlyle Group. I Baker sono da generazioni gli uomini di paglia dei Rockefeller.
Il presidente Bush Sr. una volta intervenne a nome dei monarchi sauditi, che avrebbe poi consigliato nel Carlyle, in una causa legale dei cittadini statunitensi contro re Fahd e la polizia saudita per l’accusa di torture. Poco dopo l’11 settembre, Bush Sr. incontrò il principe ereditario saudita Abdullah a Riyadh, mentre James Baker si unì a un gruppo di banchieri internazionali al Lanesborough Hotel di Londra. Baker Botts rappresentava la famiglia reale saudita nella causa che le famiglie delle vittime dell’11 settembre le intentarono.[7]
Bush, Baker e Peay di Deutsche Bank si ritrovavano nel CdA di Carlyle in qualità di amministratori con l’ex primo ministro inglese John Major, l’ex-presidente della SEC Arthur Levitt, il direttore del budget di Reagan Richard Darman e l’ex-presidente del Joint Chiefs of Staff generale John Shalikashvili. L’ex-presidente filippino Fidel Ramos, capo dell’intelligence del regime di Marcos, un ex-primo ministro thailandese, l’ex primo ministro sudcoreano Park Tae Joon e il direttore dell’Abu Dhabi Investment Authority on Asia, contaminata dalla BCCI, fanno parte dell’Advisory Board della filiale asiativa di Carlyle.[8] Carlyle acquistò la società immobiliare Coldwell Banker dalla Sears nel 1989 e la vendette alla Fremont Group della Bechtel. Carlyle acquistò anche Caterair, il principale servizio di ristorazione delle linee aeree al mondo, dalla Marriott. Caterair gode di un accesso senza precedenti alla flotta mondiale aerea commerciale. Il presidente George Bush Jr. è stato alla guida della Caterair fino al 1994.
Poco dopo essere diventato governatore del Texas, la società fallì. La Carlyle piombò a comprarne i resti a un prezzo stracciato. Bush supervisionò un investimento da 10 milioni di dollari dall’Università del Texas alla Carlyle, mentre era governatore. Carlyle detiene una grossa fetta della divisione aerospaziale della Ford nonché Harasco, produttore di veicoli militari. Carlyle è l’11mo maggiore appaltatore della difesa degli Stati Uniti. Per il 20% appartiene ala Mellon Bank ed è controllata dal potente Blackstone Group, che si rimpinzò a buon mercato delle carcasse saccheggiate delle casse depositi e prestiti vendute con la Resolution Trust Corporation di Bush padre.
Blackstone, potenza finanziaria controllata dai Rothschild e il cui presidente Peter Fischer fu presidente del Council on Foreign Relations, deteneva anche Bioport, l’unico produttore di vaccini contro l’antrace negli Stati Uniti. Nell’ottobre 2001 i tabloid della Florida, i principali media e i deputati iniziarono a ricevere letali pacchetti di antrace, più tardi identificato come ceppo “Ames”.
I tabloid, tra cui Sun, National Enquirer e Weekly World News, storicamente operano per la disinformazione e diversione della CIA.[9] Il 12 ottobre gli scienziati del laboratorio veterinario dell’Iowa State University, USDA, ad Ames, con la benedizione dell’FBI, incenerirono 100 fiale di culture di antrace risalenti al 1928, distruggendo deliberatamente le prove materiali per le indagini sull’antrace.[10]
Il futuro di BioPort sembrava brillare sempre di più. Il suo principale azionista era Fuad al-Hibri, ricco uomo d’affari saudita vicino alla famiglia bin Ladin. Al-Hibri era capo delle fusioni e acquisizioni di Citigroup. Il Pakistan News Service riportò il 1 dicembre 2001 che numerosi documenti della BioPort furono trovati in covi di al-Qaida a Kabul. L’ammiraglio William Crowe, membro del CdA di Chevron Texaco ed ex-membro del Joint Chiefs of Staff, acquisì una quota del 22% della Bioport al prezzo molto speciale di 0 dollari. Il ruolo di Crowe nel patto era di promuovere il vaccino contro l’antrace della Bioport presso l’esercito statunitense. Molti azionisti della BioPort facevano parte dell’oligarchia inglese di Porton Down.
Il caro amico di Henry Kissinger, Lord Jacob Rothschild sedeva nel consiglio consultivo internazionale di Blackstone, proprietaria di Bioport.
Il colosso farmaceutico tedesco Bayer, nato dalla combine nazista IG Farben finanziata dalla Deutsche Bank, vide le vendite del suo antibiotico Cipromyacin balzare del 1000% per effetto della paura dell’antrace, mentre i cittadini statunitensi si precipitavano ad acquistare forniture di vaccini contro l'antrace per 60 giorni al prezzo di 700 dollari. La Bayer era sull’orlo del fallimento prima dell’11 settembre.
Secondo Michael Davidson di From the Wilderness Publications, non meno di dodici microbiologisti di fama mondiale morirono in circostanze misteriose dopo l’11 settembre. Il Dr. Don Wiley dell'Istituto medi di Harard Howard Hughes fu trovato annegato nel fiume Mississippi, giorni dopo che la sua auto abbandonata venisse trovata sul ponte I-40 a Memphis, non lontano dall’arena Pyramid. Memphis prende il nome da un’antica capitale egizia, di grande importanza per la Fratellanza.
Diversi importanti microbiologisti russi e israeliani si trovavano sul volo Air Sibir 1812, abbattuto da un missile ucraino andato fuori rotta per oltre 100 miglia, il 4 ottobre 2001. Molti altri microbiologisti importanti erano su un volo Swiss Air che si schiantò mentre tentava di atterrare a Zurigo, il 24 novembre 2001. A parte i miliardi guadagnati da Bioport, Bayer e dall’industria farmaceutica controllata dai Rockefeller grazie al panico pubblico indotto sull’antrace, Davidson vide in questa misteriosa sfilza di scienziati uccisi, una trama più oscura per scatenare un nuovo massiccio programma di spopolamento globale.
Secondo il Dott. Len Horowitz, l’antrace militare è disponibile quasi esclusivamente presso l’American Type Culture Collection (ATCC) di Rockville, MD, guidata dal Dr. Joshua Lederberg che è presidente della Rockefeller University. Nel 1994 Don Riegle affermò al Congresso che l’ATCC aveva inviato 19 pacchetti di bacillo di antrace in Iraq, nel 1978-1988.[11]
Il crociato e gli spettri Poco dopo l’11 settembre, il presidente Bush iniziò a usare la parola “crociata” nel malcelato tentativo di evocare le antiche Crociate, dove società segrete cristiane guidate dai cavalieri templari collaboravano con gli Assassini dei Fratelli musulmani per attaccare i musulmani nazionalisti saraceni.
Il 26 settembre, due settimane dopo l’11 settembre, le United Defense Industries (UDI) del Carlyle Group firmarono un contratto da 66,5 milioni di dollari con il Pentagono per completare l’avanzato sistema di artiglieria Crusader. I titoli UDI salirono alle stelle. Il 14 dicembre Carlyle vendette le sue nuove azioni per 237 milioni dollari in un solo giorno. Il giorno prima il Congresso aveva approvato il bilancio della difesa di Bush, che finanziava il contratto UDI con l’esercito statunitense. [12] Nel maggio 2002, una volta che i proprietari Blackstone della Carlyle avevano incassato, il segretario della Difesa Donald Rumsfeld, ex compagno di stanza a Yale di Carlucci, annunciò la cancellazione del programma Crusader.
La Carlyle è proprietaria della BDM federale a McLean (VA), proprio lungo la strada per Langley. Gli uffici sauditi della BDM sono anonimi. Il suo ruolo nel Regno riguarda l’addestramento dei militari sauditi nei sistemi d’armi made in USA e l’ammodernamento della Guardia nazionale saudita. BDM ebbe un contratto da 50 milioni di dollari per supervisionare l’aeronautica saudita dal 1995 al 1997. Ha ricevuto un appalto da 44,4 milioni di dollari per costruire alloggi presso la base militare Qamis Mushayt. Parte dei sei statunitensi uccisi nel 1996 con un’autobomba in una base militare statunitense in Arabia Saudita, erano impiegati della BDM.[13] Nel 2000 BDM ricevette un appalto da 65 milioni di dollari per mantenere la flotta di F-15 dell’aeronautica saudita.
Nel 1998 la Carlyle vende BDM alla TRW, produttore leader di satelliti spia della NSA, la cui sede si trova sulla giustamente denominata Savage Road, a Ft. Meade, MD e le cui attività europee sono dirette dal palazzo della IG Farben a Francoforte. La NSA ha collaborato con IBM negli anni ’70 nel progetto Lucifero, producendo una macchina per cifratura delle dimensioni di un microchip.[14]
Dalla simbolica sede centrale a forma di piramide, a San Francisco, TRW è una delle tre agenzie di informazioni statunitensi che raccolgono continuamente informazioni su tutti gli statunitensi. Uno dei più sofisticati satelliti della NSA si chiama Pyramider. Nel luglio 2002 Northrop Grumman acquistò TRW per 7,8 miliardi di dollari divenendo il secondo maggiore appaltatore della difesa statunitense dopo Lockheed Martin. Northrop vanta un fatturato annuo di 26 miliardi di dollari e ha 123000 dipendenti.
TRW ha creato Vinnell Corporation, ora al 26mo anno di “modernizzazione” della Guardia Nazionale saudita in collaborazione con l’esercito statunitense. La Guardia saudita è divisa in due unità. Una protegge il Regno dalle minacce esterne. Le altre guardie sorvegliano le installazioni petrolifere Aramco dei Quattro cavalieri, per proteggerle dal popolo saudita. Nel 1998 Vinnell intascò un contratto da 831 milioni di dollari dalla Casa Saudita.
Un precedente contratto di tre anni da 163 milioni di dollari vede il cognato del principe ereditario Abdullah come junior partner. Prima di venire in Arabia Saudita, Vinnell fece centinaia di milioni di dollari costruendo basi statunitensi durante la guerra del Vietnam, poi fece ancora più soldi distruggendo quelle basi, quando le forze USA si ritirarono. Un funzionario del Pentagono descrisse una volta Vinnell su Village Voice come “il nostro piccolo esercito mercenario“.
Altri tre enti spettrali operativi in Arabia Saudita sono O’Gara Servizi di protezione, Booz Allen Hamilton e Science Applications International Group (SAIC). O’Gara fornisce la sicurezza alla Casa saudita e agli altri monarchi del Consiglio di Cooperazione del Golfo. La sicurezza della Casa saudita comprende anche molti mercenari statunitensi. Booz Allen basata a McLean, VA, ebbe un contratto di 5 anni e da 21,8 milioni dollari per aggiornare la marina saudita nel 1995. Booz consiglia anche i marines sauditi e gestisce la scuola ufficiali delle forze armate saudite.[15] Nel 1990-1995 i sauditi spesero 62 miliardi di dollari in armi statunitensi. Alla fine del 2010 il Pentagono annunciò un affare da 60 miliardi di dollari di vendita di armi ai sauditi, uno dei maggiori affari mai avvenuti.
Secondo il Center for Public Integrity, Booz Allen iniziò a stipulare contratti sul programma Total Information Awareness della Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA), prima dell’11 settembre. Booz ebbe 13 contratti con la DARPA, del valore di 23 milioni di dollari, superata solo dai 23 contratti della DARPA da 27 milioni di dollari concessi a Lockheed Martin. L’ex direttore della CIA e CEO della Dyncorp, James Woolsey, ora lavora per Booz Allen. Nel 2008 Carlyle Group ha acquisito la quota di maggioranza di Booz Allen per 2,54 miliardi di dollari.
SAIC ebbe due contratti dalla Casa dei Saud, alla fine degli anni ’90, da 166 milioni di dollari, per fornire veloci sistemi di comunicazione e comando alle Forze navali reali saudite. SAIC addestra spesso personale saudita nel suo quartier generale a San Diego. La CIA ha un contratto con SAIC per rivalutare la malattia della Guerra del Golfo tra le truppe statunitensi, attive nel conflitto del 1991. Nel 1995 SAIC assunse la Network Solutions, la società che assegna i nomi ai domini e che “sorveglia” Internet.
Il CdA di SAIC ha annoverato l’ex-vicedirettore della CIA ed allievo della Naval Task Force 157 Bobby Inman, il segretario alla Difesa di Nixon Melvin Laird, l’ex-generale Maxwell Thurman, il segretario alla Difesa di Obama Robert Gates, il direttore della CIA di Clinton e membro del consiglio di Citigroup John Deutch e il segretario alla Difesa di Clinton William Perry. SAIC gestisce l’Interstate Identification Index dell’FBI, un database con 30 milioni di fedine penali. Inoltre vanta contratti di indagine per 200 milioni di dollari con l’IRS.[16]
Note
[1] “Wolf Blitzer Reports”. CNN. 1-6-02
[2] “Political Islam”. Samir Amin. Covert Action Quarterly. Winter 2001. p.6
[3] UnwoToday [4] “US Ties to Saudi Elite May be Hurtng War on Terrorism”. Jonathan Wells, Jack Meyers and Maggie Mulvihill. Boston Herald Online. 12-10-01
[5] “The White House Connection: Saudi Agents and Close Bush Friends”. Maggie Mulvihill, Jonathan Wells, Jack Meyers Boston Herald Online 12-11-01
[6] “Arms Buildup Enriches Firm Staffed by Hired Guns”. Mark Fineman. 1-10-92
[7] Dude, Where’s My Country. Michael Moore WarnerBooks New York 2003
[8] Fineman
[9] Spooks: The Haunting of America- Private Use of Secret Agents. Jim Hougan. William Morrow & Company. New York. 1978
[10] “Anthrax Terrorism: Investigative Muddle or Criminally Reckless Endangerment?” David Neiwart. Covert Action Quarterly. Winter 2001. p.36
[11] “The CIA’s Role in the Anthrax Mailings”. Len Horwitz. March 2002
[12] Fineman
[13] “Saudi Bombing Puts Spotlight on US Military Aid”. Washington Post. 11-13-95
[14] The Puzzle Palace: America’s National Security Agency and its Special Relationship with Britain’s GCHQ. James Bamford. Sidgwick and Jackson. London. 1983
[15] “Privatizing War: How Affairs of the State are Outsourced to Corporations Beyond Public Control”. Ken Silverstein. The Nation. 7-28/8-4, 1997.
[16] “Internet Users Spooked about Spies New Role”. Glenn Simpson. Wall Street Journal. 10-2-95
28 settembre – REGGIO EMILIA – Un fulmine a ciel sereno per il Comune di Reggio Emilia. Nelle scorse elezioni amministrative del 25 maggio ci furono brogli. La Questura di Reggio Emilia informa infatti, con una nota, che il presidente del seggio elettorale numero 7, Pietro Drammis, è indagato per aver indebitamente aggiunto preferenze a sostegno dei due consiglieri comunali del Pd, poi eletti, Salvatore Scarpino e Teresa Rivetti. I due consiglieri furono discussi in passato per le loro origini calabresi e in Emilia infuria la polemica sulle infiltrazioni mafiose sottovalutate dalla politica. L’ultimo caso ha riguardato il sindaco di Brescello e le sue dichiarazioni benevole verso un esponente della famiglia Grande Aracri già condannato. Le anomalie nelle preferenze, che risultavano scritte tutte con la medesima grafia, erano state denunciate dalla rappresentante di lista del Movimento 5 stelle Alessandra Guatteri. La Digos della questura reggiana, in seguito ad “intensa attivita’ inestigativa” sulle presunte irregolarita’ nelle operazioni di spoglio delle schede nei seggi elettorali 7 e 149, ha individuato “inconfutabilmente” in Drammis “l’autore materiale” che “scientemente ha fraudolentemente alterato durante lo spoglio 31 schede del seggio da lui presieduto”. In particolare “falsificando di proprio pugno i nomi delle preferenze dei candidati, poi eletti nella lista del Partito democratico, Salvatore Scarpino Teresa Rivetti”. A nutrire i primi sospetti erano stati i rappresentanti di lista del Movimento 5 stelle, l’attuale consigliera comunale Alessandra Guatteri e la deputata Maria Edera Spadoni, che avevano notato sulle schede votate la ricorrenza di grafie somiglianti e avevano in seguito presentato un esposto in Procura. Le indagini condotte dalla Digos e coordinate dal sostituto procuratore Isabella Chiesi si sono avvalse anche di comparazioni grafologiche effettuate dal servizio della Polizia Scientifica di Roma. Drammis, dice ancora la questura, “ha agito fraudolentemente senza alcuna complicita’ durante le fasi dello spoglio, celato dall’urna elettorale adagiata su un tavolo mentre tutti gli atri componenti dell’ufficio elettorale erano impegnati nello spoglio delle schede”. E’ quindi ora formalmente indagato per aver alterato le schede elettorali con l’aggravante di essere un componente dell’ufficio elettorale. Drammis non risulta mai stato iscritto al Pd e ha svolto l’incarico di presidente di seggio anche in altre consultazioni. Nel seggio 149 invece non si riscontrano elementi per ipotizzare reati. www.dire.it Reggio Emilia: schede elettorali falsificate in favore del PD, la Digos conferma | Imola Oggi http://altrarealta.blogspot.it/