SI VIVE UNA VOLTA SOLA? FALSO! SI VIVE TUTTI I GIORNI. SI MUORE UNA VOLTA SOLA.

Perugia. Umbertide, Bastia Umbra, Perugia, Spoleto, Terni, Amelia, Deruta, Torgiano, Bettona, Collazzone, Nocera…

Laddove un tempo in Umbria spadroneggiava la sinistra oggi governa il centrodestra

. “Il cosiddetto ‘socialismo appenninico’ (Toscana, Marche, Umbria) da oltre vent’anni ha diminuito la capacità propulsiva.
Per la crisi, per tendenze più generali, ma anche per alcune pigrizie e incrostazioni”, dice davanti alla sede del Pd a Perugia,
dove fa spola da giorni, Walter Verini, deputato e commissario del Pd regionale.
 
Roma. Alle quattro del pomeriggio, Laura Castelli compare alla buvette con l’aria sorniona di chi sa di aver vinto, e forse vorrebbe perfino stravincere.

Il Cdm che ha sancito la cacciata dal governo di Armando Siri è terminato già da qualche ora, e la viceministro dell’Economia
ci tiene a far vedere che, se davvero volesse, il M5s potrebbe affondare ancora di più il colpo:

“Non mi pare – dice – che sulla Lombardia abbiamo detto nulla”. Allusione niente affatto velata...
 
Milano. Che cosa sta accadendo nei palazzi della politica di Lombardia,
dopo l’iniziativa della magistratura che martedì ha prodotto 43 ordinanze di custodia cautelare, tra imprenditori e politici del centrodestra,
in un nuovo capitolo della saga della corruzione?

Gli arresti hanno azzoppato Forza Italia, colpendo due dei suoi giovani politici più di spicco.
E ora l’inchiesta tocca anche il presidente della regione.

Chi lo ha incontrato lo racconta furioso, Attilio Fontana, anzi sfiorato dal dubbio di mollare.
Il primo giorno figurava come parte lesa, ma col sospetto di non aver denunciato un tentativo di corruzione.
Il fatto che un avvocato e amministratore esperto come Fontana non avesse sentito puzza di marcio,
dovrebbe forse far riflettere sulla consistenza della faccenda.
Ma ora si trova indagato per abuso d’ufficio per una consulenza affidata da una struttura regionale a un suo ex socio di studio, roba da poche migliaia di euro (lordi) l’anno.
Il governo lombardo non subirà scossoni, ma il clima generale si ammorba.

Il gip Raffaella Mascarino ha scritto che “si assiste a uno scenario di bassissima valenza sociale” riferendosi in modo negativo a “un certo modo lombardo di fare sistema”.

Nessuno ha mai chiesto alla magistratura un parere sul “modo lombardo di fare sistema”: il giudizio compete ai politici, e agli elettori.

Ma la retorica di Tangentopoli è un brutto tic.

Davanti a ipotesi corruttive anche di basso livello – o si tratta, almeno in alcuni casi, di attività di lobbying, settore colpevolmente mai regolamentato?
– gli editorialisti, ripetendo le parole di Di Maio, rispolverano la retorica dei “ventisette anni da Tangentopoli”.

Evitando di dire (o evitando di sapere) che il sistema dei partiti della Prima Repubblica non c’è più.
E se c’è sono rimasti gli spiccioli, almeno in una regione in cui l’amministrazione funziona, suvvia.
Ci vuole altro per abbattere Palazzo Lombardia.
Salvini non ha interesse a scossoni punitivi contro Forza Italia
(ora tanto meno, c’è di mezzo Fontana).

Il giustizialismo del M5s a Milano non ha peso, e il M5s non ha carte in regola, dopo i pasticci di Roma.
Si può godere lo scalpo di Siri, e tant’è.
 
Soltanto quei noiosi del Pd hanno così poco talento per il situazionismo da non aver capito che a Salerno è successa una meraviglia:
a Matteo Salvini è scappato il telefonino di mano. Ha perso le staffe, ha fatto intervenire le guardie per sequestrare l’arma irriverente alla ragazza
che gli si era avvicinata col sorriso, per il solito selfie, ma appena messo il ministro nell’inquadratura ha iniziato a mitragliarlo a brutto muso:
“Non siamo più terroni di merda?”.

Intanto filmava, e il video è finito in rete.
Il giro della rete ha fatto il selfie a tradimento delle due ragazze che hanno chiesto la foto con Salvini e poi, clic, si sono baciate tra loro.
E pure il video rubato del ragazzo che si era avvicinato smartphone in mano, per poi sparargli: “Più accoglienza e più 49 milioni”, lasciandolo di princisbecco.

E’ presto per dire che uno sberleffo lo seppellirà, ma adesso è lui a vedersi lo smartphone puntato contro.
Qualcuno ha trovato il modo di trasformare l’arma segreta della popolarità del Capitano in una pallottola spuntata, una roba da ridere.

So resistere a tutto tranne che alle tentazioni, diceva un tale. Poche celebrity hanno la forza di resistere alla richiesta di scatto.
Solitamente la forza è data da due fattori: o essere davvero molto famosi, e non avere bisogno di aumentare l’indice di gradimento;
o essere davvero degli scontrosi che del pubblico si sono rotti il cazzo.
Ma se sei un politico che ha bisogno di raggranellare voto su voto, e hai anche la sciagurata tendenza al piacionismo, non puoi resistere. E clic, scatta la trappola.

L’irriverenza è sempre stata un’arma a disposizione del popolo, come le pernacchie a un comizio.

Nell’età dell’informale, questa arma di autodifesa dal potere, l’arma dei giullari o la critica del sistema fino allo sberleffo,
è stata progressivamente sottratta alle mani della piazza. Ed è passata, furto con destrezza, nelle mani dei politici.

L’eroe pop di questa appropriazione indebita è ovviamente il Cavaliere, il Presidente zuzzurellone.
La photo opportunity con le corna che ribalta il senso del vertice europeo non era la gaffe di un politico per caso,
era un messaggio in codice: sono uno di voi, sono come voi, non come questi. Sono qui per cantargliele come fareste voi.
Sdrammatizzare il ruolo e costruire la propria community. Poi sono arrivati gli smartphone e la dittatura dei selfie.

E in concomitanza il populismo e il leaderismo a tendenza becera.

Sulla concomitanza, hanno già scritto dei libri; se abbiano cominciato prima i grillini, è questione da filologi.
La cosa che conta è che in Italia è stato Salvini a diventare il massimo interprete, il CR7 del selfie come strumento di propaganda.
La quota di narcisismo implicita nel selfie è la più alta mai registrata nella storia, ante e post Sigmund Freud natum.
Ma la forza del selfie quando scende in politica è anche di più, è l’identificazione tra il richiedente scatto e il suo leader.
Sulla capacità e metodicità di Salvini di utilizzare l’immagine di sé sui suoi account, fuori dall’ufficialità, la messa in posa della non messa in posa, sappiamo tutto.
I comizi del Capitano durano venti minuti, poi un’ora di foto con i supporter. I mille selfie mangnaccioni, i selfie con alle spalle il popolo dei comizi. Funziona.
 
UniCredit chiude in tempi rapidi la cessione del 17% di Finecobank e incassa un miliardo.

Come anticipato su Il Sole 24 Ore oggi in edicola, la banca guidata da Jean Pierre Mustier
ha messo sul mercato una quota del capitale della propria banca multicanale
tramite vendita accelerata.
La banca, a mercati chiusi, ha comunicato di aver messo sul mercato un quantitativo pari a circa il 17% per cento del capitale sociale.
In serata, secondo quanto risulta al Sole 24 Ore, ha chiuso l’operazione con un incasso di un miliardo e una plusvalenza superiore ai 500 milioni.

Nel dettaglio, l’offerta, si legge in una nota, è stata realizzata attraverso una procedura di accelerated bookbuilding rivolta a determinate categorie di investitori istituzionali.


A seguito della chiusura dell'offerta, UniCredit detiene una partecipazione di minoranza
che sarà classificata come partecipazione finanziaria, ma che è destinata poi ad essere progressivamente ceduta,
come anticipato dalla banca questa mattina in un comunicato. In Borsa Finecobank ha ceduto il 7,4% a 10,25 euro e Unicredit il 3,2% a 11,4 euro

Martedì mattina, intanto, i cda delle due banche hanno reso noto che il cda di UniCredit e di FinecoBank
di aver « approvato una serie di azioni e procedure» che pongono le basi per la piena indipendenza di FinecoBank
e che consentono a «UniCredit di cogliere qualsiasi opportunità di mercato, anche nel breve termine, in relazione alla sua quota».

Nello specifico, l'accordo prevede la concessione da parte di UniCredit di una garanzia finanziaria a favore di Fineco
al fine di neutralizzare l'esposizione al rischio di credito della controllata fino alla scadenza naturale delle obbligazioni di UniCredit nel 2024.

Alla data di martedì, Fineco deteneva circa 8,3 miliardi di euro di obbligazioni UniCredit.
Dal punto di vista del capitale regolamentare, l'attuale esposizione di Fineco nei confronti di UniCredit è pari a zero, essendo parte dello stesso gruppo.
Le garanzie sono concesse al fine di mantenere sostanzialmente inalterata l'attuale esposizione regolamentare in caso di potenziale uscita futura di UniCredit da Fineco.

UniCredit e Fineco mantengono inoltre in vigore l'attuale contratto di licenza del marchio.
L'intesa include anche l'opzione per Fineco di acquistare il marchio in futuro, sulla base di una serie di finestre di esercizio dell'opzione di acquisto stabilite fino al 2032.
Il Consiglio di UniCredit si è inoltre impegnato, in caso di eventuale futura uscita di Fineco dal gruppo,
a rinunciare a qualsiasi diritto amministrativo - relativo all'eventuale quota residua detenuta in Fineco - a nominare o revocare il board.
Tutta l'operazione non prevede impatti significativi sulla redditività né sui coefficienti di adeguatezza patrimoniale di Fineco.

Tornando alla ratio dell’operazione da parte di UniCredit, val la pena ricordare che oggi il titolo Fineco quota oltre 11 euro,
più del doppio del valore a cui piazza GaeAulenti aveva ceduto altre due quote nell’estate 2016,
si profila una elevata plusvalenza, stimata in oltre 500 milioni di euro.

Fineco, intanto, ha chiuso il primo trimestre con un utile netto pari a 62,6 milioni (+6,1% anno su anno, -4,6% su quarto trimestre 2018 chiuso 65,6 milioni).
I ricavi ammontano a 158,2 milioni (in crescita dell'1,8%) trainati dall'area Investing (+15,2% anno su anno).
La raccolta è stata pari a 1.711 milioni (+3% anno su anno).
 
L'Istituo Noto Sondaggi ha consegnato alla Nazione-IlGiorno-Carlino un sondaggio che farà rizzare i capelli in testa al leader politico del M5S.

La rilevazione analizza l'orientamento di chi, ad oggi, sa già come esprimere il proprio voto.
Dai numeri non emergono sorprese positive per Luigino, anzi.

La Lega resta il primo partito in Italia con il 32%.
Al secondo posto si arenano il Pd e il M5S, con il 21% dei voti.

ll caso Siri non ha aumentato la popolarità dei pentastellati e neppure il reddito di cittadinanza.

Per quanto riguarda l'analisi del voto diviso per regione,
la Lega sfonda nel Nord-Est, con consensi che arrivano al 43% (i dem sono fermi al 27%).
Al Centro si conferma più votata la sinistra, anche se solo con il 30% dei consensi (ma il Pd si fa superare dal Carroccio).
Al Sud Salvini non sonda del tutto, ma si attesta ad un buon 25% (con il 19% nelle Isole).
Al Sud il primo partito resta il M5S, con 27% dei voti (e il 30% in Sardegna e Sicilia).

I due partiti di governo ottengono complessivamente il 53% delle intenzioni di voto.

I democratici sono invece fermi al 19% e al 15% rispettivamente al Sud e nelle Isole.

Riguardo il centrodestra, il 9% degli italiani voterà Forza Italia,
con una distribuzione dei voti abbastanza omogenea in tutto il Paese e un picco del 12% nelle Isole.

Fratelli d'Italia al momento è l'unico piccolo candidato a superare la soglia del 4%, con il 5,5%.

+Europa di Emma Bonino, invece, ad oggi non va oltre il 3,5%.
 
Sono un diversamente giovane che ha vissuto convinto che la DEMOCRAZIA fosse , tra le altre cose , libertà di pensiero e di parola.
Finita l’ERA dell’antiberlusconismo e dell’antirenzismo è iniziata quella dell’antifascismo
ERA ( quella del fascismo ) che tranne pochi come KING GEORGE NAPOLITAN 1° ( ex GUF ) pochi hanno vissuto direttamente .
Se non fosse per quella DEMOCRAZIA in cui ho vissuto , probabilmente conoscerei solo la Storia scritta da una sola parte.
Grazie ad editori e scrittori LIBERI ed anche non allineati si può avere una conoscenza a 360 gradi degli avvenimenti e farsi un’opinione meno ERDOGANIZZATA.
Ricordo vagamente ( sono passati 60 ANNI ) un concetto della Fisica : ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria .
Bè , questi personaggetti sinistrozzi stanno alimentando con le loro azioni antidemocratiche
una reazione contraria che non rispettando la fisica è doppia e quindi da loro ritenuta fascista mentre invece è DEMOCRATICA.

Francesco Giubilei è un giovane editore.
E solo per questa sua attitudine, verrebbe la pena di definirlo un incosciente:
chi oggi può davvero impegnare le proprie risorse sulla cultura?

A ciò si aggiunga che è un editore conservatore, non fa parte della grande famiglia della sinistra chic,
quella che si premia e giudica in ogni manifestazione che conti e con ogni esecutivo che governi.

Per tutti questi motivi, è merce rara.
È anche uno dei collaboratori di questo nostra enclave controcorrente che raggruppa molti autori fuori dal coro e tutti di stampo liberale.

La polemica contro di lui, ma non solo, fatta da una pattuglia di verdurin comunisti,
fatta al Tinello del libro di Torino (copy di un altro discriminato come Alessandro Giuli) è pazzesca.

Si parla tanto di fascismo.
Ma qui il problema è semmai lo stalinismo di questi quattro intellettuali, talmente incapaci di produrre qualcosa di ben fatto,
che sono alla ricerca continua di un nemico che dia loro un po’ di visibilità. L’hanno avuta.

Il problema è che questa loro intolleranza, trova sempre qualche cretino che la giustifica e l’amplifica.

In questo video Francesco ci parla addirittura di minacce di morte.
Ascoltatelo e ditemi se i Raimo, i Lagioia, i Veronesi, gli Zerocalcare e via dicendo non si comportino esattamente
come denunciano si stia comportato il supposto governo fascista e razzista, che permette loro ogni libertà (e ben fà, sia chiaro).

Alle loro censure, non si risponde con censura.
Alle loro urla isteriche, si risponde come ha fatto Giubilei in questo video.

Nicola Porro, 9 maggio 2019
 
Ai comunisti viene bene. ........ "cancellare" .........


La confusione tra fede calcistica e idee politiche a volte può giocare brutti scherzi,
come dimostra quanto accaduto nelle prime ore del mattino ad Ostia.

E' il curioso caso del murale dedicato a De Rossi, un tributo alla bandiera giallorossa nella strada della località sul litorale romano,
dove il calciatore è nato e cresciuto, con precisione tra via delle Baleniere e via delle Aleutine.

Ebbene il dipinto, opera di un'artista di strada che raffigurava l'immagine del giocatore con la maglia di quest'anno
corredata dalla scritta ''Vanto di Ostia, simbolo di Roma'', con la parola ''Lazio'' cancellata è durato soltanto il tempo di una notte.

Un vero giallo, che aveva fatto subito pensare male attribuendo il gesto ai cugini della Lazio.

Nel pomeriggio però il mistero è stato risolto come riporta il sito IlFaroonline.it.

A coprire il dipinto non è stato un tifoso laziale ma un inquilino del palazzo sovrastante.
L'uomo 92enne, da sempre di fede comunista si è giustificato sostenendo che riteneva che il dipinto fosse stato opera di Casapound.
 
Eccone un altro........grande.......vai a lavorare.

Per il “partigiano del nuovo millennio”, come lui stesso si definisce, tappeti rossi e standing ovaton al Salone del Libro.

A Torino, nel bel mezzo del furore censorio contro la casa editrice Altaforte (che ha editato il libro-intervista di Matteo Salvini)
e la “pericolosissima” cultura non allineata, Pif non potrebbe trovarsi più a suo agio. E visto che si trova lancia anche lui la carica antifà.

Il regista per la presentazione della sua prima fatica letteraria, Che Dio perdona tutto (edizione Feltrinelli, neanche a dirlo)
ripone nel cassetto la t-shirt partigiana esibita il giorno prima, «perché il pericolo è scampato»,
mette a lavare quella con la scritta “Torino Padania” e si presenta allo stand Robinson indossando una maglietta verde,
dall’acre sapore antisalviniano con la scritta “Padania is not Italy”.

«I lebbrosi sono i migranti di oggi», dice Pif dai microfoni dell’Arena Robinson, piegando la religione
(e persino San Francesco d’Assisi) all’attualità dell’emergenza immigrazione.
«Ci sono politici che piangono perché non c’è il crocefisso a scuola, che è poi proprio il posto dove non dovrebbe esserci».
Poi una lunga prolusione sugli uomini che sono “andati oltre ”a cominciare da papa Francesco,
icona indiscussa del pensiero unico, con il quale ha avuto un faccia a faccia conclusosi con la richiesta del pontefice di pregare per lui.
«Fortunatamente anche nella religione, così come nella società civile, ci sono stati uomini coraggiosi,
uomini che sono andati avanti: parlo di San Francesco, Giovanni Falcone o Papa Francesco».
Retorica antimafia e bordate politiche. Per la Lega, per i grillini e per la sinistra,
«che considera gli immigrati quelli che ti vendono le calze al semaforo. Prima c’erano le sezioni del Pci, Pds, oggi c’è CasaPound…».
Quella sinistra che vive nel centro storico di Roma «va da Dio», ma se esce dallo Ztl è «un disastro».
 
E per finire ...."i democratici".......vabbè, dai.
Talmente fessi che lo scrivono pure loro : Non vogliamo in alcun modo sostenere.....l’odio nei confronti degli avversari politici.....

Oltre 120 librai della catena Feltrinelli, circa il 10 per cento del totale dei dipendenti,
hanno spedito infatti alla loro direzione centrale una lettera, in cui chiedono che il libro intervista con Matteo Salvini
pubblicato dalla sigla vicina a CasaPound sia bandito dai loro scaffali.

Non si tratta di un libro apologetico del fascismo ma di una intervista all’attuale ministro degli Interni.
Non conta nulla dinanzi al nuovo fanatismo che si alimenta di giorno in giorno.

«A nostro parere», scrivono i librai, «questo libro nei nostri negozi fisici e online non deve essere presente.
Siamo contrari anche alla possibilità di renderlo reperibile attraverso il servizio Special Order»,
ovvero di farlo arrivare rapidamente dal magazzino su richiesta del cliente.
«Non vogliamo in alcun modo sostenere economicamente il circuito che gravita intorno a CasaPound,
così come tutte le realtà che fanno del razzismo, del sessismo e dell’odio nei confronti degli avversari politici la propria bandiera».

Il direttore vendite pare non se la sia sentita di dare il suo avallo al boicottaggio.

Sul tema scrive anche, sul Quotidiano del Sud, Pietrangelo Buttafuoco
(uno degli intellettuali inclusi nella lista di proscrizione stilata da Christian Raimo):

«“Sono andato alla Feltrinelli” mi dice mio compare, “per comprare il libro edito da Altaforte con l’intervista a Salvini che ha suscitato tante polemiche”.
“Arriverà’ lunedì ma sarà disponibile”, gli dicono, “solo su ordinazione, richiesto in separata sede in quanto” – spiega mio compare – “non lo esporranno”.

Deve essere una specie di profilassi, evidentemente.

“No”, risponde pratico mio compare: “alla Feltrinelli fanno come le massaggiatrici;
in vetrina mettono i dolori lombari, nel separé poi – dopo precisa ordinazione – elargiscono la mano amica”»
 

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