SI VIVE UNA VOLTA SOLA? FALSO! SI VIVE TUTTI I GIORNI. SI MUORE UNA VOLTA SOLA.

"E' dai giorni di Tangentopoli che l'Italia intera è in mano alla magistratura e nessuno dice niente, anzi.
Il Presidente della Repubblica, che è il capo del CSM non è mai intervenuto in nessuno degli affondi della magistratura contro il potere politico.
Dove è la divisione dei poteri? Sono 30 anni che in Italia non esiste più. "
 
"Di fatto, l'Italia è ormai uno Stato soggetto a varie dittature:
l'Europa eurocratica che vuole distruggerla per il tornaconto di chi usa come galoppini Monti, Calenda, Zingaretti e Bono;
della Magistratura, quella parte deviata a sinistra che rappresenta un insulto alla Costituzione e al buonsenso;
della cultura dominante, foraggiata e imposta per il condizionamento mentale degli individui, dall'asilo alla tomba e contro la quale è difficile agire solo con la dialettica;
del laicismo anarcoide e ideologicizzato che impone tutto come se derivasse da esperimenti scientifici deterministi e invece è solo il peto di una società malata nello spirito.
Cambieranno le cose? Le forze di cui sopra sono state minacciate e reagiscono con tutte le loro immonde cartucce:
fake news, indimidazioni, insulti, violenza. Non vogliono tornare nelle fogne infernali da cui sono uscite."
 
"E meno male che la nostra Costituzione vieta espressamente ai magistrati di fare politica!!!
Andatelo a dire alle tantissime toghe rosse infiltrate in magistratura!!
Chi è scettico, si rilegga l'intervista di Tiziana Parenti, rilasciata al Corriere Della Sera,
quando diede le dimissioni, sbattendo la porta, da ' mani pulite ' perchè il sinistro Borrelli
le tolse l'inchiesta sui finanziamenti illeciti al Partito Comunista Milanese che la Parenti stava concludendo positivamente!!
' Mi sono laureata in Legge a Pisa, pagata dal PARTITO COMUNISTA per entrare in magistratura ' !!
Queste le parole testuali di Tiziana Parenti!!!"
 
Il concetto è questo: se Luigi Di Maio si sposta a destra, avvicinandosi all'alleato Matteo Salvini,
si apre una crepa interna a sinistra con i mugugni della corrente «ortodossa» legata al presidente della Camera Roberto Fico.

Quando, come avviene ormai da qualche mese, il capo politico ribatte colpo su colpo al Carroccio provocando tensioni nell'esecutivo, allora rispuntano i «grillini per Salvini».

Già il 20 dicembre 2018. All'epoca gli stellati un po' gialli e un po' verdi erano quantificabili in una ventina all'incirca,
piuttosto silenti, ma pronti al salto della quaglia in caso di rottura del patto tra Lega e Cinque Stelle.

Ora, con alcune possibilità in più che a Palazzo Chigi salti tutto, la situazione viene descritta come «fluida e in movimento».

Le truppe potrebbero muoversi a seconda delle ipotetiche accelerazioni che si verificheranno ai piani alti.
E le fila dei nuovi «responsabili» si ingrosserebbero di conseguenza.

L'identikit del grillino per Salvini è presto tratteggiato: sono in maggioranza parlamentari alla prima legislatura,
molti eletti nei collegi uninominali e pescati dalla «società civile», provengono soprattutto dalle regioni del Sud,
dove il Movimento aveva fatto man bassa di collegi alle ultime elezioni politiche.
Nessuno di loro, ça va sans dire, vuole tornare al voto con il rischio di non essere ricandidato
oppure di non riuscire a superare la lotteria dei clic alle parlamentarie su Rousseau.
E c'è anche un altro problema, legato al calo dei consensi del M5s.
Lo ammette un deputato vicino a Di Maio, possibilista sulla riuscita dell'operazione:
«In effetti, se si andasse a votare a breve, è difficile che il Movimento possa replicare il risultato del 4 marzo».

Meno voti meno seggi, meno poltrone. Più concorrenza interna tra i grillini.
Perciò sale la tentazione di sostenere un eventuale esecutivo di centrodestra, o tecnico,
almeno all'inizio direttamente dai banchi del Gruppo Misto, già popolato da ex stellati espulsi.

La strategia dei peones incollati allo scranno fa il paio con altri nodi irrisolti all'interno dei gruppi M5s di Camera e Senato.

Parecchi dei «grillini per Salvini» sono insoddisfatti dal modo di gestire i parlamentari da parte di Di Maio, un atteggiamento definito «accentratore».
Basato su un modello top down, in cui le decisioni giungono preconfezionate dall'alto al basso.
Senza contare i mal di pancia degli eletti stanchi di versare soldi al partito e all'Associazione Rousseau di Davide Casaleggio.
E poi, nel lavoro parlamentare quotidiano, grillini e leghisti dicono di andare d'amore e d'accordo.

Un peone, pure sminuendo la portata dell'operazione filo-Salvini, ci tiene a sottolineare:
«Per certi versi, le tensioni tra Di Maio e Salvini ci appaiono lontane. Nelle commissioni lavoriamo benissimo con i leghisti, speriamo di continuare così».
 
I dementi ?. Possono arrivare anche qui.

Polemiche in consiglio comunale a Monza per il cane «fascista».

Lunedì sera il consigliere Pd, Marco Lamperti, ha presentato un’interrogazione per chiedere delucidazioni sul nome del cane antidroga in forza alla polizia locale.

L’animale si chiama «Narco della Xª Mas», il corpo militare della Repubblica sociale italiana.
L’assessore alla Sicurezza della Lega, Federico Arena ha spiegato che Xª Mas è il nome dell’allevamento cinofilo
e, di conseguenza, il nome per esteso che viene utilizzato sui documenti ufficiali per gli animali iscritti al registro Enci
comprende sia il nome sia l’allevamento di provenienza.

«Posso assicurare che in ogni movimento della sua zampa, Narco non fa il saluto romano», ha aggiunto Arena
 
Secondo me nessuno può avere la certezza che si muoia una volta sola...





Consiglio per un prossimo titolo:

L' UNICA CERTEZZA È CHE BISOGNA AVERE PIÙ DUBBI CHE CERTEZZE.





Era per dire eh. :eplus:
 
Evviva la libertà di pensiero.
Presumo che il 99,9% degli Italiani non sapesse dell'esistenza di questa casa editrice
e sono pressochè sicuro che nessuno - o quasi - l'avrebbe visitata al salone.
Ora, solo per curiosità, l'attenzione sarà massima. Ahahahahah

«In questi giorni l’attenzione sul Salone del Libro si è spostata su altri temi, il mio auspicio e che si torni a concentrare l’attenzione sull’aspetto culturale della kermesse».
Così il prefetto di Torino, Claudio Palomba, al termine della riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza
riunitosi per mettere a punto le misure da adottare in occasione della 32esima edizione del Salone del Libro,
che si inaugura domani al centro Lingotto in un clima infuocato dalle feroci polemiche contro la casa editrice Altaforte.

Lo stand di Altaforte spostato in un padiglione
Durante la riunione, gli organizzatori della kermesse hanno proposto una diversa collocazione per lo stand die Altaforte.
Lo stand, che inizialmente era collocato all’Oval, su proposta degli organizzatori sarà spostato all’interno di uno dei padiglioni del centro fiere Lingotto,
con ogni probabilità a poca distanza dallo stand della Difesa. La decisione sarebbe stata presa per evitare che possano verificarsi tensioni durante la kermesse.
 
A proposito di privacy.
Vorrei capire una cosa.

Chi fosse questo editore, la sua fisionomia, presumo fosse a zero visibillità.
Da ieri tutte le tv riportano una sua fotografia in piazza per una manifestazione.
Pertanto ora è conosciuto.

Ieri è stato intervistato il nonno della piccola ferita a Napoli.
Mi sapete spiegare per quale motivo l'immagine del nonno era "velata, distorta" ?
Qualcuno l'ha obbligato ad essere intervistato ?

La privacy non vale per tutti ?
 
Si vince con la democrazia, nella democrazia.
Questo è solo uno schifo.
Questa si chiama apologia comunista con conseguente epurazione dell'avversario politico.
Non democrazia.

Dopo le polemiche, Comune di Torino e Regione Piemonte cedono alle pressioni della sinistra
indignata per la presenza al Salone del Libro della casa editrice AltaForte, il cui proprietario è ora accusato di apologia di fascismo.

La Città di Torino guidata dal Movimento 5 Stelle e la Regione governata dal Partito democratico
ha infatti chiesto all'associazione "Torino, la città del libro", al Circolo dei Lettori e al Comitato di indirizzo del Salone del Libro
che organizzano la manifestazione, di rescindere il contratto con la AltaForte (per cui già nelle scorse ore era stato spostato lo stand).

"Alla luce della situazione che si è venuta a creare, che rende impossibile lo svolgimento della prevista lezione agli studenti di Halina Birenbaum,
sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti, e alla forti criticità e preoccupazioni espresse dagli espositori in relazione alla presenza
e al posizionamento dello stand di AltaForte", dicono le due istituzioni, "È necessario tutelare il Salone del Libro, la sua immagine,
la sua impronta democratica e il sereno svolgimento di una manifestazione seguita da molte decine di migliaia di persone".

Nei giorni scorsi sia il sindaco Chiara Appendino che il governatore Sergio Chiamparino avevano sottolineato
come non si potesse impedire la presenza dell'editore alla manifestazione.

Ma nelle scorse ore proprio loro hanno firmato un esposto contro Francesco Polacchi, finito poi indagato per apologia di fascismo.
 
Paola Caridi, Ilide Carmignani, Mattia Carratello, Giuseppe Culicchia, Fabio Geda, Giorgio Gianotto,
Alessandro Grazioli, Loredana Lipperini, Giordano Meacci, Eros Miari, Francesco Pacifico, Valeria Parrella,
Rebecca Servadio, Lucia Sorbera, Annamaria Testa, Christian Raimo.

Questi sono i consulenti culturali facenti parte del comitato editoriale del Salone del libro.
Senza rischiare di cadere nell’approssimazione, non è un errore collocarli più o meno tutti in quell’area politica di sinistra che va dal globalismo al comunismo.

Scorrendo la lista,
c'è Ilide Carmignani che scriveva per il Manifesto,
c’è Alessandro Grazioli che ritwitta messaggi antisalviniani come questo: “…il Paese in cui vivo, dove #Salvini impone politiche che varcano le soglie del fascismo”,
c’è Giordano Meacci che nel 2011 considerava “la Lega un partito neonazista col quale non si deve scendere a patti e che non deve essere legittimata”,
c’è Valeria Parella che in una intervista a Micromega del febbraio 2014 si definiva “comunista” e lanciava la sua candidatura con la lista L’Altra Europa con Tsipras,
c’è Rebecca Servadio, che condivide l’idea di ballare e cantare Bella ciao davanti allo stand di Altaforte “perché capiscano che spazi di cultura non fanno per loro”.

Quattro di loro, su sedici, compaiono nell’elenco di quelli che hanno fatto l’appello per la liberazione di Cesare Battisti.
Si tratta di Mattia Carratello, Giorgio Gianotto, Loredana Lipperini e Christian Raimo.

Quest’ultimo, sostenitore dell’amnistia per l’ex terrorista dei Pac, si è dimesso dal comitato editoriale
dopo aver pubblicato su Fb la lista di proscrizione dei giornalisti e scrittori di destra che “con i loro libri sostengono un razzismo esplicito”.

E poi ci si stupisce se il comitato editoriale sia insorto contro la casa editrice Altaforte che ha pubblicato un libro su Salvini?
 

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