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con un deficit al 4,5% e un pil rivisto a inizio anno in rialzo all'1% siamo messi così bene che....


Il Governo dice che c'è un buco di parecchi miliardi di euro dovuti al super bonus, l'opposizione risponde che non è vero, anzi con tale provvedimento è aumentato il pil.

Ora, visto che non ci capisco un fico secco, chiedo: c'entra qualcosa il pil col debito?

Voglio dire che se lo Stato ha regalato soldi per le ristrutturazioni (pensando che sarebbero poi rientrati tramite il c.d. moltiplicatore di reddito) praticamente indebitandosi, è ovvio che sia aumentato il Pil, ma allo stesso tempo anche il debito. Quindi che risposta è “...ma è aumentato il Pil”
 
Il Governo dice che c'è un buco di parecchi miliardi di euro dovuti al super bonus, l'opposizione risponde che non è vero, anzi con tale provvedimento è aumentato il pil.

Ora, visto che non ci capisco un fico secco, chiedo: c'entra qualcosa il pil col debito?

Voglio dire che se lo Stato ha regalato soldi per le ristrutturazioni (pensando che sarebbero poi rientrati tramite il c.d. moltiplicatore di reddito) praticamente indebitandosi, è ovvio che sia aumentato il Pil, ma allo stesso tempo anche il debito. Quindi che risposta è “...ma è aumentato il Pil”

qualsiasi spesa pubblica "produttiva" genera PIL è da capire se investito 10/20 miliardi poi negli anni avrò un ritorno di 3/4/5 volte tanto o se invece come un bonus dato ( bonus inflazione da 200 euro tipo ) genera probabilmente pil per 1 o meno....


stan tirando le reti...
 
L'investimento è PRODUTTIVO se genera aumento di PIL a ripetizione.
Negli anni.
Esempio un investimento industriale oppure un investimento
di edilizia residenziale (costruzione ex-novo).

Nel caso dei bonus, l'eventuale aumento del PIL è determinato solo
ed unicamente dai lavori svolti - tipo superbonus - che non da
altri ritorni nel tempo.
 
Nel caso specifico del 110%, da un lato hai aumento del PIL per i lavori
eseguiti, certo, ma dall'altro hai aumentato in maniera spropositata il debito
perchè - come è stato pensato - ha creato solo inflazione nei prezzi di edilizia
che sono aumentati anche del 400%.
 

RICORDATEVELO.​

Cartello troppo vicino: multa autovelox annullata​

Lo scorso giovedì 31 agosto 2023
la Corte di Cassazione ha emesso l'ordinanza numero 25544/23,
che potrebbe rappresentare un "grimaldello" per molti automobilisti
per annullare multe ricevute con l'autovelox e le conseguenti decurtazioni dei punti della patente.


Il rilevatore di velocità in questione, infatti,
si trovava a meno di un chilometro di distanza dal cartello
che comunicava il limite di velocità sulla strada interessata e la presenza dell'apparecchio.


La vertenza​

La Suprema Corte ha dunque bocciato il ricorso dell'Unione dei Comuni
che gestisce il tratto di strada "incriminato"
annullando in via definitiva il provvedimento nei confronti dell'automobilista,
che si era in un primo momento visto appioppare
una multa da 550 euro con decurtazione dei punti dalla patente di guida.
 
Ringraziamo i dementi che l'hanno istituito........

Il Superbonus “ha effetti negativi sui conti pubblici, ingessa la politica economica,
non lasciando margine ad altri interventi”.

Nessun pasto è gratis.


La scommessa del superbonus era sostanzialmente questa:
consentendo alle persone di rifarsi la casa a spese del contribuente,
si sarebbe messo in moto un mercato talmente vasto che, grazie al magico moltiplicatore,
alla fine i lavori si sarebbero pagati da sé.

Il risultato è esattamente l’opposto:

le spese per la riqualificazione edilizia degli edifici si sono scaricate sull’erario
e, dall’altro, hanno gettato benzina sul fuoco dell’inflazione.



Il superbonus non è neppure qualificabile come tradizionale politica keynesiana.

L’autore della “Teoria generale” sosteneva l’utilizzo della spesa pubblica durante le recessioni,
ma era più cauto sulla condotta da tenere durante i periodi di crescita.
È vero che il 110 per cento nasce nel contesto della recessione dovuta ai lockdown,
ma è stato poi prorogato anche nel 2021 e 2022, anni segnati da una espansione economica record.

Il risultato è che il debito pubblico è esploso, mentre il bilancio pubblico italiano
– già reso rigido da spese incomprimibili come il servizio al debito e la previdenza –
ne esce ulteriormente vincolato, togliendo lo spazio o comunque rendendo più complesso
qualunque aggiustamento.


Ma la vicenda del superbonus è un caveat anche rispetto alle strutture tecniche
in teoria poste a presidio dei diritti dei contribuenti e dei cittadini:

la Ragioneria generale dello Stato,
spesso rappresentata come un occhiuto guardiano dei conti,
ha ammesso di aver sottovalutato l’impatto del superbonus
e degli altri bonus edilizi di oltre 40 miliardi di euro
.

E il delta sarebbe stato ancora maggiore
se il Governo non fosse intervenuto in via emergenziale
per mettere uno stop alla politica del “gratuitamente”.



Di fronte a un fallimento del genere,
è necessario interrogarsi su come migliorare la capacità di stima del ministero dell’Economia
ed impedire che, nel futuro, si verifichino altre ubriacature del genere.
 
La telenovela del Superbonus va avanti.

Prima elogiato anche da Bruxelles
come un modo per stimolare la crescita e la famosa “Transizione ecologica”,
ora è diventato il male assoluto.

Questo strumento che ha stimolato il settore edilizio.

Lo ha stimolato anche troppo: magari al posto del 110% era abbastanza un 80%-90%,
ma chi lo ha creato voleva poter dire che pagava tutto lo Stato, e anche di più,
e questo ha mandato a ramengo l’ottimizzazione.
 
Ora ci si trova davanti al problema del rimborso dei crediti creati dal bonus
che, se dobbiamo credere al Il Sole 24 Ore, è pari a 109 miliardi di euro.

Un po’ di più di qualsiasi manovra si possa mettere in atto.

Anche solo pensare di aumentare d’incanto le entrate di 109 miliardi,
o di ridurre della stessa cifra le uscite,
anche dividendo il tutto su due o tre anni,
è per lo meno bizzarro, soprattutto in politica.

Non rimborsare questi crediti,
oltre a violare le promesse dello Stato, cosa non eccezionale nella UE,
verrà a causare un’ondata di insolvenze
in un momento in cui la congiutura economica volge decisamente al brutto.

Ormai gli effetti dello stimolo si vanno a esaurire,
non sarebbe molto lucido aggiungere una crisi del credito,
causata da un’ondata di fallimenti nell’edilizia,
a una recessione già alle porte.
 

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