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Vi invito a leggere questa introduzione stilata da legambiente,
completamente priva di nesso e connessioni . Con un mix assurdo.
Che c'azzecca la variazione climatica (che non dipende dall'uomo),
con le perdite d'acqua negli acquedotti ?
Ricarichiamo le falde diffondendo le colonnine elettriche ?
Ed in molti seguono pure queste cazzate.

Accelerare la transizione ecologica per superare la crisi climatica.

Prima il Covid-19, poi le speculazioni sul gas e infine l’aggressione militare russa
in Ucraina e l’acuirsi del conflitto mediorientale.
Siamo nel bel mezzo di una tempesta mondiale che sta stravolgendo paradigmi,
equilibri e convinzioni e il rischio di perdere la bussola è alto.

Nella lotta alla crisi climatica la rotta da seguire è quella tracciata dall’Europa che,
dopo lo shock causato dalla pandemia, ha deciso con coraggio e lungimiranza
di varare il programma Next Generation EU
basato su transizione ecologica,
innovazione digitale
e inclusione sociale
,
rafforzato successivamente dal piano Fit for 55.

L’urgenza di intervenire, del resto, è ormai sotto gli occhi di tutti.

Gli effetti semprepiù violenti della crisi climatica,
più volte descritti nei documenti degli scienziati dell’IPCC per supportare le politiche delle Nazioni Unite,
sono ormai tangibili anche nel nostro Paese, al centro del Mediterraneo
e tra i più esposti nel continente europeo.

L’emergenza climatica e la necessaria indipendenza dall’estero, per ridurre le bollette e
le tensioni internazionali causate dall’accaparramento delle fonti fossili e delle materie
prime critiche, impongono all’Italia un’accelerazione della transizione ecologica.


Non è andata così fino ad oggi in Italia.

I prossimi anni saranno decisivi per accompagnare la riconversione ecologica in set-
tori strategici per la decarbonizzazione dell’economia italiana, come quelli più energivori
dell’industria manifatturiera, la filiera dell’automotive, l’edilizia, l’agricoltura, i trasporti,
senza farsi distrarre dallo specchietto per le allodole della neutralità tecnologica, princi-
pale antagonista della fondamentale e più efficace soluzione della neutralità climatica.

Il cambiamento, per molte ragioni, non potrà non passare dalle città.

Non si potrà, infatti, vincere la sfida ambientale e climatica senza una vera e propria rivoluzione delle
aree urbane, non solo perché sono i luoghi dove tra pochi decenni vivrà la maggioranza
della popolazione, ma anche perché è in questi territori che si amplificano le crisi am-
bientali, sociali ed economiche.

Le città vanno ripensate come motori di un cambiamento capace di renderle vivibili
e a misura umana, nonché laboratori fondamentali per il percorso di decarbonizzazio-
ne.

Occorre infrastrutturarle, realizzando gli impianti industriali dell’economia circolare
riducendo le perdite nella rete di distribuzione dell’acqua, completando la rete di fo-
gnatura e depurazione delle acque reflue, facilitando la permeabilità del tessuto urbano
alle acque piovane per adattarsi alla crisi climatica e ricaricare le falde, diffondendo le
colonnine di ricarica elettrica negli spazi pubblici.

Va garantita una mobilità innovativa e a emissioni zero, con un trasporto pubblico
cittadino e treni pendolari, da e per le città, frequenti, puntuali e moderni, insieme a
nuovi limiti di velocità a 30 km orari per ripensare l’idea di area urbana, tutelare la
sicurezza dei pedoni e di chi si muove sulle due ruote, in primis bici e mezzi della mi-
cromobilità, vittime di una strage che si consuma quotidianamente in tutto il territorio
nazionale.

Si devono ridisegnare le città, semplificando gli interventi di rigenerazione urbana e
riscrivendo l’intera normativa sui bonus edilizi, trasformandoli da sostegno economico
al settore in una politica stabile, con cui raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione
al 2030 e fermare il consumo di suolo.


Un percorso che dovrà considerare la riqualificazione fisica degli edifici,
rendendoli meno energivori e più sicuri, delocalizzando,
se necessario, quelli costruiti in aree a rischio, accompagnandola con la diffusione di
comunità energetiche rinnovabili.

Occorre riqualificare, a partire dalle periferie, gli spazi comuni, con luoghi d’incontro,
pedonalizzazioni, corsie ciclabili, vie scolastiche, messa a dimora di nuove alberature,
promuovendo quelle foreste urbane utili a mitigare gli effetti delle ondate di calore,
creando corridoi verdi per facilitare spostamenti a piedi anche nei periodi più caldi
e puntando sulla natura urbana per mitigare l’impatto climatico
nelle città, valorizzando la bellezza come leva del cambiamento.


Nei 30 anni del nostro rapporto Ecosistema urbano, abbiamo raccontato le espe-
rienze più virtuose nei capoluoghi di provincia, che hanno permesso la realizzazione
di opere, infrastrutture, impianti della transizione ecologica ante litteram, alcune delle
quali vengono descritte in prima persona dagli amministratori protagonisti di queste
rivoluzioni locali.

I prossimi anni dovremo moltiplicare i cantieri della transizione ecologica in tutte le città del nostro Paese,
tema al centro del XII° congresso nazionale di Legambiente che si terrà a Roma dal 1 al 3 dicembre 2023.

Siamo in grado di farlo, ma serve quella volontà politica, a livello nazionale e locale,
che è mancata finora e che anno dopo anno diventa sempre più urgente.

| 6 |Ecosistema Urbano 2023 | Rapporto sulle performance ambientali delle città
 
Comunque di dementi ce ne sono tanti, ma tanti tanti.
Andate a lavorare in fonderia.

L'università europea di Fiesole (a Firenze)
sta valutando la possibilità di cambiare il nome della festività natalizia,
rinominandola in "Festa d'Inverno" o qualcosa di simile,
al fine di promuovere un'ottica di inclusione
per la sua eterogenea popolazione studentesca proveniente da tutto il continente.
 
Alcuni politici, come l'europarlamentare Susanna Ceccardi, (altra poveretta che cerca visibilità)
ritengono che tale iniziativa rifletta un'onda di pensiero politicamente corretto
volta a cancellare gli elementi distintivi della cultura cristiana e della tradizione natalizia.
 
''La scelta di abolire il Natale è una cosa obbrobriosa.
La religione è cultura sia per chi crede sia per chi non crede.
La religione è conoscenza del mondo e delle nostre radici
e evita l'odio perché quando tu comprendi le ragioni storiche e culturali di un paese poi lo rispetti.
Si sta affondando nella melma di una Europa decristianizzata e più ignorante.
Mi meraviglio che questa scelta sia stata presa da professori universitari che vivono a Firenze
in una antica badia cristiana cattolica, dovrebbero avere più rispetto del posto in cui risiedono.
Con la scusa dell'inclusione vuoi togliere il Dio di tutta l'umanità, il fondamento di migliaia di anni di storia.
Se continuiamo così arriveremo anche a bruciare 'I promessi sposi' di Alessandro Manzoni
perché tutto il filo narrativo si basa sulla provvidenza divina''.
 

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