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Subito dopo l'ennesimo caso di femminicidio
una certa sinistra nostrana
ha iniziato a recitare un copione che ancora oggi porta avanti instancabilmente:

secondo il fronte rosso alla base dell'omicidio ci sono

un'impronta culturale ben precisa che chiama alla responsabilità gli uomini

e una concezione del modello patriarcale che influenza in maniera negativa gli assassini.

Ma davvero è così?

Per Nicola Gratteri si tratta di un'interpretazione non aderente alla realtà,
che invece è assai complessa e si inserisce in un contesto che tira in ballo anche il ruolo della famiglia.

"No. Questi reati sono il risultato dell'abbandono dei giovani,
di decenni di cattiva educazione
e di egoismo dei genitori che non seguono i figli"
 
Si rosica, si rosica, si cerca qualsiasi appiglio pur di creare la crepa,
ma non capiscono che sono PERDENTI (tipo lo zanza, che qualcuno porta avanti)


In queste ore nelle piazze e negli studi televisivi c'è chi ha avanzato teorie assurde,
imputando a tutti gli uomini la colpa per i femminicidi.

Un'accusa choc, come se fosse il genere di appartenenza a determinare la responsabilità.

Un ragionamento che via via si va diffondendo in maniera pericolosa
anche perché si crea un effetto paradossale:

etichettando la collettività come colpevole
si finisce per deresponsabilizzare chi invece ha commesso con le proprie mani un omicidio.

Tra l'altro sulla cultura patriarcale ieri vi è stato uno scontro di fuoco tra Giorgia Meloni e Lilli Gruber,
con il presidente del Consiglio che ha respinto la strumentalizzazione politica dell'omicidio di Giulia Cecchettin.


Paradossi e autogol di una sinistra sempre più allo sbando.
 
Secondo me - i problemi - ce li ha questa tipa
e di certo "i genitori" non l'hanno aiutata.

Non sappiamo che lavoro faccia Elena Cecchettin, la sorella di Giulia.
È probabile che la ragazza studi ancora,
ma su Instagram è possibile trovare una pagina di sue illustrazioni.

Lei si è trasferita a vivere all’estero, precisamente a Vienna,
dopo aver intrapreso un percorso di studi diverso dalla sorella.

QUI il profilo Instagram.
 
Repubblica, giornale finito, patetico.



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Come si diceva una volta " IO NON CI STO' "

“Non siamo talebani.

Non ho mai insegnato a mio figlio a maltrattare le donne.

Vederci descrivere ora come una famiglia patriarcale ci addolora molto”
 
Tutte le persone che si avvinghiano e speculano su questa storia di dolore,
dove sono quando incontrano una mussulmana ??

Imbacuccata dalla testa ai piedi ??


La testa nel cesso la mettano loro.
 
E a chi punta il dito sul rapporto tra Filippo e mamma Elisabetta, Nicola Turetta risponde:


“Cosa doveva fare mia moglie?

Non stirargli la tuta quando doveva andare a pallavolo?

Non preparagli la cotoletta quando tornava?

Ha fatto quello che fanno tutte la mamme”.

"........non so cosa pensare…
forse voleva sequestrarla per non farle dare la tesi e poi la situazione è degenerata.

Non so darmi una risposta”.

"Non c’è davvero una spiegazione.

Parlano di possesso, maschilismo, incapacità di accettare che lei fosse più brava di lui.

Non è assolutamente niente di tutto questo.

Io sono convinto che qualcosa nel suo cervello non abbia più funzionato”

"Ma è pure sempre nostro figlio.

Cosa dobbiamo fare?

Pagherà per quello che ha fatto.

Noi siamo pur sempre i suoi genitori”.
 

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