Solo politica

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Ma veniamo alle dolenti note.
Cosa si nasconde, però, dietro questa nuova strategia?
Il nodo centrale è che in questi contratti di sperimentazione della settimana corta
non si capisce se si verrà pagati lo stesso
e soprattutto se, in prospettiva (cioè per i nuovi assunti futuri), lo stipendio verrà ridotto.

Lavorare meno per avere più tempo libero ok,
ma se questo comporta anche guadagnare molto meno,
allora fermiamo subito questa follia.



Se la sperimentazione avviata da EssilorLuxottica (e quella ipotizzata da Lamborghini) darà i suoi frutti,
anche in Italia saranno quindi sempre di più i dipendenti che potranno lavorare quattro giorni a settimana,
“con tutti i benefici psicofisici che ne derivano”.

Sì, però come ipotizzano in tanti, questa potrebbe essere una “trappola”,
nel senso che si fa partire questo tipo di sistema con i migliori auspici e le migliori intenzioni,
ma poi, una volta avviato, si arriverà a ridurre gli stipendi.

Ad alimentare i sospetti in senso negativo c’è anche il fatto che l’Europa
sta premendo molto per questa settimana corta,
e si sa che quando c’è di mezzo l’Europa che preme per qualcosa
la fregatura per i cittadini è dietro l’angolo.
 
nel basso rincoglionitico la UE vuole togliere la gestione delle spiagge ai piccoli privati per darle ai grandi gruppi multinazionali

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Questo è un settore da "regolamentare", nel senso che "il giudice"
fa solo "il giudice". Se vuole fare politica, faccia "il politico".

L'Italia come la Turchia. Meloni come Erdogan.

Tra i protagonisti dell'infinita battaglia tra il governo e la magistratura,
c'è spazio anche per chi azzarda parallelismi improvvidi
per rivendicare l'intoccabile indipendenza delle toghe.

Parliamo di Silvia Albano neo presidente di Magistratura Democratica
,
che ieri in una intervista a Repubblica
ha lanciato allarmi, paventato minacce e sciorinato lezioni di giurisprudenza.

Il tutto condito dal solito vittimismo e dal refrain del fango, reo di aver scavato nei suoi profili social.

Nella lunga intervista dito puntato contro l'atmosfera ad alta tensione creata dall'esecutivo.

«Un clima simile non aiuta il mio lavoro e un esercizio sereno della giurisdizione,
essere attaccata sul piano personale un po' di timore lo provoca,
per via dell'effetto moltiplicatore tipico dei social.
Non si può mai prevedere che conseguenze tutto questo può avere
sulla variegata platea di persone che li frequenta»,

lamenta la giudice del tribunale civile di Roma nella sezione specializzata in diritti della persona e immigrazione.

Il clou arriva sulla riforma del premierato e sull'ostruzionismo di alcune frange della magistratura.

«Per la funzione che la Costituzione assegna al potere giudiziario,
credo che la magistratura abbia il dovere di intervenire nel dibattito pubblico
sulle riforme istituzionali ed evidenziare le conseguenze che ritiene potrebbero derivare
da un'alterazione dell'equilibrio tra i poteri disegnato dai costituenti».

Insomma, per la Albano, l'ingerenza sulle questioni politiche è un caposaldo legittimo e indiscutibile.

E, per spiegarlo meglio, aggiunge che

«la Consulta, in più sentenze, ha scritto che i magistrati godono del pieno diritto di associarsi
e di partecipare al dibattito pubblico, e lo ha detto anche la Cedu sui giudici turchi e la Corte di giustizia sui colleghi polacchi».


Se già il paragone con la Polonia è abbastanza tirato,
dal momento che la sentenza citata riguarda misure di vero e proprio controllo dei giudici da parte del governo,
il raffronto con la Repubblica del Sultano fa storcere il naso ancor di più,
sia perché lì i magistrati hanno davvero vita dura, subiscono arresti e censure,
sia perché l'ultima classifica globale del World Justice Project sullo stato di salute dell'ordinamento giudiziario
colloca la Turchia al 117esimo posto su 142. L'Italia, per la cronaca, è al 32esimo posto.

Ed è anche per merito di questa posizione che la Albano

ha potuto firmare appelli a difesa della separazione delle carriere,

promettere ricorsi in caso di ratifica dell'accordo Italia-Albania sui migranti,

difendere la collega Apostolico,

criticare le norme sull'immigrazione,

opporsi ai respingimenti in Slovenia e

condividere raccolte fondi e l'operato di Sea watch o Mare Jonio, sanzionata e finita sotto processo a Ragusa.


Senza che la sua incolumità abbia corso alcun rischio.
 

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