Povera gente, depressa. Milanesi, continuate a votarli.
Milano che rifiuta la scultura di Vera Omodeo 
raffigurante una donna che allatta il suo bambino 
in quanto simbolo di «un valore non universalmente condiviso», 
è solo l’ultimo atto di un sistema, verrebbe da dire di una sinistra, 
talmente ottenebrata dall’ideologia woke da perdere il senso della realtà. 
Neppure l’eco delle scuse tardive e raffazzonate del sindaco Sala – 
«la commissione non risponde a me ma chiederò di riesaminare la questione... 
non penso urti nessuna sensibilità... valuteremo una collocazione diversa» - 
riesce a spegnere il clamore di una decisione che passerà alla storia come la più ottusa e ridicola del nuovo secolo.
La maternità messa al bando da Milano, 
anzi censurata dal Comune 
che si pregia di essere l’avamposto delle sperimentazioni e delle menti illuminate.
Breve cronaca del misfatto. 
I figli della scultrice morta pochi mesi fa e autrice di circa trecento opere d’arte 
tra le quali il portale in bronzo del santuario seicentesco di Santa Maria della Vittoria, in via De Amicis a Milano, 
chiedono al Comune di donare alla città la scultura della madre. 
Si intitola “Dal latte materno veniamo” ed è bellissima, delicata, magnetica. 
Raffigura una giovane madre che abbraccia il figlio neonato, 
ha i capelli raccolti sulla nuca, la veste che cade in pieghe morbide sui fianchi, 
guarda il bimbo che succhia il latte dal suo seno 
con quell’amore che è dono incondizionato e promessa eterna di accudimento.