Ciò che avvilisce
è che gran parte dei signori che siedono a Montecitorio pensano - e ciò dà il segno della loro cifra -
che «una società che va bene con prezzi bassi è una società efficiente».
Sciocchezza sesquipedale: i prezzi non devono essere bassi, i prezzi devono essere giusti.
Solo così la società può continuare a investire per rendere il servizio sempre migliore.
È forse efficiente Iliad Italia che dal 2018 presenta bilanci in perdita?
Nel 2023 il rosso è addirittura cresciuto a 248 milioni.
Sarà anche una start up, ma che dopo cinque anni dalla partenza
non sia ancora in grado di cominciare a ripagare gli investimenti effettuati,
la dice lunga sulla mission di Iliad.
Però sbaglierebbe chi pensa che Xavier Niel abbia fatto tutto da solo,
che sia responsabile primo della débâcle delle tlc italiane.
Mai sarebbe arrivato in Italia
se chi ha guidato per cinque anni l'Antitrust Ue,
la radicale di sinistra Margrethe Vestager,
non avesse imposto, con un diktat dissennato,
la presenza in ciascuno Stato membro di almeno quattro operatori mobili
(tranne in Germania, dove curiosamente sono tre).
Quando nel 2016 Wind e Tre decisero di fondersi ritenendo che fosse difficile
tenere i conti in equilibrio con quattro concorrenti sul mercato,
Vestager impose che il numero degli operatori in Italia tornasse subito a quattro:
et voilà monsieur Xavier Niel con la sua Iliad.
Inoltre, per non fargli mancare un caloroso benvenuto,
l'Agcom si assicurò che non subisse ostacoli da parte degli incumbent.
E sicuramente il mandato è stato assolto con efficacia,
visto che oggi Iliad Italia vanta una quota di mercato che è il triplo di Fastweb
e poco sotto quella di Vodafone.
Insomma, in men che non si dica il Calimero francese
si è posizionato al fianco dei grandi operatori costringendoli a diete dannosissime per tutti.