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I migliori «offerenti» provano a spuntarla mediaticamente.

Prime trattative: per capire se è possibile costruire una maggioranza anche solo relativa,
e ottenere il pass per formare un governo.

E neppure ieri, come durante la campagna lampo, la gauche è partita dai programmi.

Ma dai nomi.

Almeno 5, quelli emersi dalle sinistre per l'incarico.

Che Macron potrebbe dare a un esponente dell'area con più seggi.

Ognuno ha calato i suoi assi: comunisti, verdi, socialisti e France Insoumise.

Chi in camera caritatis e chi davanti ai microfoni nel piazzale antistante l'Assemblea nazionale.

Un luogo sacro, istituzionale; per un giorno (e chissà ancora per quanti altri) trasformato in mercato delle figurine.
 
C'è Manuel Bompard, figlioccio di Mélenchon prigioniero del messaggio del padrino politico;

poi Clémence Guetté, vicepresidente del gruppo France Insoumise nella scorsa Assemblée
e coordinatrice del programma di Mélenchon alle presidenziali 2022.
L'estrema sinistra sembra orientata a proporre lei come premier,
visto che Mélenchon ha ribadito che il fronte popolare «deve governare»
e «applicherà il suo programma, tutto il suo programma».

E ciò è considerato un problema anche nel «campo largo» francese.


Per disarcionare i mélenchoniani, in pole dopo le «qualifiche», sono iniziati i primi morsi socialisti.
Forza «tranquilla», il Ps: ma potenzialmente letale per le «estreme».
Secondo classificato del «fronte», ha una storia che piazza i suoi eletti «di diritto» (così dicono) in una posizione privilegiata.
Servono però i numeri.
E hanno dunque aperto una faglia, se non una campagna acquisti, tra gli «Insoumis»,
facendo immaginare una fuga di deputati da quell'area.

Il Ps potrebbe diventare il primo gruppo della gauche, in grado di rivendicare Matignon.
I negoziatori socialisti ieri hanno pubblicamente bocciato l'ipotesi di candidatura Mélenchon.
Mai davvero stata in campo.
Sono disposti però a una ouverture.
«Non siamo settari», dicono marcando la differenza dagli Insoumis.


Hanno fatto sentire la loro voce anche industriali e piccole e medie imprese.
Dicono che il salario minimo proposto dai mélenchoniani potrebbe portare a un'ondata di licenziamenti.
E anche queste voci contano.
L'applicazione del programma dell'estrema gauche sarebbe «fatale»,
ha tagliato corto Patrick Martin, presidente Medef (la Confindustria francese).

E ieri si è dunque palesato Olivier Faure, segretario Ps. Reclama il posto per «senso del dovere».
È «a disposizione» e boccia «chi vuol imporre il suo punto di vista a chicchessìa».
Cauto però sull'ipotesi di imbarcare membri della maggioranza uscente, quella di Macron.

C'è pure una seconda figura socialista in campo:
Boris Vallaud, presidente del gruppo Ps all'Assemblée prima dello scioglimento
e già segretario generale aggiunto di Hollande all'Eliseo.

Più defilata, ma pronta all'uso, la verde Marine Tondelier.

In questo bailamme pure Hollande, fresco deputato,
ieri s'è detto pronto a mettere la sua esperienza «al servizio» del Paese.

Per ora, è sui banchi e non in cattedra.
I gruppi sono ancora da formare.
C'è però l'urgenza di un nome comune per non dare a Macron e al suo campo
il tempo di riprendere il controllo della «palude»,
rischiando che sia lui a bonificare lo stallo con un'alleanza alternativa.

Ha detto ieri Faure: se Macron vuole tergiversare, siamo pronti a ricordargli che «ha perso».

Numericamente.

Ma le regole del gioco prevedono che in casi simili l'ultima parola ce l'abbia il presidente.
 
L'unica certezza è La France Insoumise ammaccata:

tra dissidenti e disallineati rispetto al «settarismo» dal leader maximo;

neo eletti attirati dalle sirene del potere.

Nelle cinquanta sfumature di una frastagliata rive gauche,
metodo di designazione sconosciuto.

Chi in nome dell'Io di partito,
chi in virtù del personale ego
e chi sbandierando una vittoria,

nessuno riesce ad imporsi.


Sembrano i grillini primo governo ahahahahahahah
 
Ho letto da qualche parte che il nostro Paese,
oltre ad essere esposto a un rischio sismico tra i più elevati in Europa
(circa il 40% delle abitazioni civili è situato nelle zone a media ed elevata pericolosità),
risulta molto fragile anche dal punto di vista del dissesto idrogeologico
con quasi il 95% dei comuni italiani a rischio frane, alluvioni e/o erosione costiera.

Complessivamente risulta che oltre l’80% delle abitazioni civili
è esposto a un livello di rischio medio-alto per almeno uno degli eventi citati.

Ma vergognatevi.
Sono più di venti trenta forse anche quaranta anni che i corsi di acqua, i torrenti, i boschi, i valloni,
sono stati lasciati nel completo abbandono.

La protezione civile è diventata una mangiasoldi che nemmeno ci si può immaginare.

C'erano una volta i Geni Civili e la forestale.......

I Consorzi di bonifica multavano chi faceva l'orto negli argini dei fiumi
e ordinavano l'abbattimento di tutte le piante cresciute nell'alveo dei fiumi....

ora se ti provi a farlo, insorgono ambientalisti e quant'altro, perchè gli uccellini perdono il nido,
ma non frega nulla se cosi facendo un fiume esonda e fa danni per milioni e milioni di euro.



E non diamo la colpa al governo attuale, che non centra nulla.
 
Giorgia Giorgia, stai sbagliando tattica.

Fonti di Fratelli d'Italia parlano di
grande nervosismo nell'entourage della presidente del Consiglio per le parole dei leghisti rilasciate ad Affaritaliani.it.

Tanto che qualcuno comincia a parlare di posizioni "troppo distanti" e "quasi inconciliabili".

Quando arriverà in Aula il tema,
la maggioranza rischia di spaccarsi
e il governo corre il serio pericolo di implodere proprio sulla politica estera
e sul sostegno all'Ucraina di Zelensky.


Le parole del Carroccio indeboliscono Meloni agli occhi degli alleati ed ora tutto potrebbe accadere.

Fino alla rottura della stessa maggioranza con la premier tentata dal ritorno alle urne
solo con Forza Italia come alleato, magari con Renzi e Calenda (atlantisti senza se e senza ma)
e mollando la Lega pacifista di Crippa, Vannacci e Romeo.
 
Rivoteremo lega allora.

Andrea Crippa, vice-segretario della Lega,
Roberto Vannacci, vice-presidente del gruppo Patrioti al Parlamento europeo,
Massimiliano Romeo, capogruppo al Senato del Carroccio
(tutti su Affaritaliani.it)
affermano che la linea dell'Alleanza atlantica, e quindi di Meloni, è sbagliata.

Serve infatti un dialogo con la Russia per evitare un'escalation militare.

I tre lodano la missione a Mosca di Orban contestata da Bruxelles.
 
Ma questo è forse il comune amministrato dai radical chic di sinistra ?
Dove vige pace, amore ed anarchia ?


Un 21enne lo scorso 20 aprile stava tornando a piedi a casa
dopo essere stato in compagnia della fidanzata.

Una volta arrivato in via San Giusto, nei pressi dei giardini pubblici Luigi Marangoni,
è stato avvicinato da due nordafricani che gli hanno chiesto se avesse una sigaretta da prestare.

Fin qui nulla di preoccupante, ma la situazione è sfuggita di mano nel giro di poco tempo.

Il coltello estratto e la minaccia avevano un obiettivo preciso: assicurarsi il cellulare del giovane.

Che, dopo aver opposto resistenza, è stato aggredito.

Il ragazzo milanese è stato colpito, ferito in maniera grave,
mentre gli egiziani (di 17 e 18 anni) cercavano di rapinarlo.

Poi dalle mani gli è stato strappato il dispositivo.

Il colpo inferto con il coltello ha interessato il torace ma, per fortuna,
non gli organi vitali con una lesione interna a pochi centimetri dal cuore.

A un passo dalla tragedia.
 
Succede.

Del resto Al Salah non ha tempo per occuparsi di sicurezza
quando la vera priorità è l’intitolazione dell’aeroporto di Malpensa a Silvio Berlusconi.

Questo sindaco - come tutti i sindaci di sinistra - sono bravi ad inaugurare piste ciclabile ztl parchi ,
utili a foto di rito e campagne elettorali , ma altrettanto a dimenticarsi dei veri problemi dei cittadini
quali scuole piazze sicurezza e strade.

La cosa comica e' che vengono pure eletti, nonostante le menzogne portate alla luce con mandati precedenti

E poi, assicurati alla giustizia ?
Sospetto che la giustizia li libererà prima che chi gli ha arrestati abbia finito i verbali
 
Poi, quando la politica entra nelle aule dei tribunali, finisce la libertà dell'individuo.

Il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti,
rimane agli arresti domiciliari nella propria abitazione di Ameglia, in provincia di La Spezia.

Il Tribunale del Riesame di Genova ha infatti rigettato l'istanza presentata dall'avvocato Stefano Savi.

Il presidente della Regione Liguria resta così sottoposto all'ordinanza di custodia cautelare
con la quale gli è stata privata la libertà personale dallo scorso 7 maggio scorso
nell'ambito dell'inchiesta sulla presunta corruzione nel territorio da lui amministrato.

I giudici hanno formulato la decisione a più di quarantotto ore di distanza dall'udienza dell'8 luglio
al termine della quale si erano riservati un paio di giorni prima di potere emettere il verdetto.

Le toghe hanno quindi respinto sia la richiesta di revoca della misura cautelare
sia in subordine le richieste di attenuazione della misura.

All'interno delle 33 pagine di ordinanza che contengono la decisione emessa in mattinata
vengono meno le cautele nei confronti delle garanzie di indagine,

ma restano le tutele in ordine al rischio di reiterazione del reato

che motivano la bocciatura della richiesta.

L'avvocato Savi ha confermato che, dopo questo mancato accoglimento dell'istanza, verrà avanzato il ricorso in Cassazione.
 

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