Val
Torniamo alla LIRA
Dov'è "il migliore" ? Chi controlla ?
Da Treviglio a Torino, il passo è breve.
E ancora si parla di reddito di cittadinanza e raggiri.
Le indagini e gli accertamento del caso hanno consentito di scoprire che alcune persone
(prevalentemente cittadini romeni) possano aver falsamente dichiarato,
nella domanda di accesso al beneficio, di risiedere presso il capoluogo piemontese.
Secondo quanto emerso i "furbetti del reddito"
hanno potuto contare sulla complicità di una dipendente del patronato Enasc che agiva con il marito.
Le indagini, esperite tramite attività tecniche, acquisizioni documentali, analisi forense di supporti informatici
nonché sequestri di documentazione presso il citato Patronato, hanno permesso di acquisire elementi per ritenere,
allo stato, non sussistenti i requisiti normativamente previsti per l’elargizione dell’emolumento
nei confronti di 314 beneficiari, stranieri nemmeno residenti in Italia.
La dipendente avrebbe predisposto e trasmesso, utilizzando documenti e dichiarazioni ritenute in ipotesi di accusa false,
le istanze finalizzate all’erogazione del reddito di cittadinanza,
pur in assenza del previsto requisito della residenza per almeno 10 anni sul territorio nazionale (di cui gli ultimi 2 anni in modo continuativo).
Alla dipendente del patronato è stato disposto il sequestro di una somma di quasi 8mila euro,
mentre la stima della truffa ai danni dello Stato per l'erogazione dei redditi di cittadinanza ammonterebbe a quasi 1 milione e mezzo di euro.
L'indagine, tra persone denunciate e ai domiciliari riguarda 9 persone ed i beneficiari finiti nel mirino della Gdf sarebbero circa 3mila.
Da Treviglio a Torino, il passo è breve.
E ancora si parla di reddito di cittadinanza e raggiri.
Le indagini e gli accertamento del caso hanno consentito di scoprire che alcune persone
(prevalentemente cittadini romeni) possano aver falsamente dichiarato,
nella domanda di accesso al beneficio, di risiedere presso il capoluogo piemontese.
Secondo quanto emerso i "furbetti del reddito"
hanno potuto contare sulla complicità di una dipendente del patronato Enasc che agiva con il marito.
Le indagini, esperite tramite attività tecniche, acquisizioni documentali, analisi forense di supporti informatici
nonché sequestri di documentazione presso il citato Patronato, hanno permesso di acquisire elementi per ritenere,
allo stato, non sussistenti i requisiti normativamente previsti per l’elargizione dell’emolumento
nei confronti di 314 beneficiari, stranieri nemmeno residenti in Italia.
La dipendente avrebbe predisposto e trasmesso, utilizzando documenti e dichiarazioni ritenute in ipotesi di accusa false,
le istanze finalizzate all’erogazione del reddito di cittadinanza,
pur in assenza del previsto requisito della residenza per almeno 10 anni sul territorio nazionale (di cui gli ultimi 2 anni in modo continuativo).
Alla dipendente del patronato è stato disposto il sequestro di una somma di quasi 8mila euro,
mentre la stima della truffa ai danni dello Stato per l'erogazione dei redditi di cittadinanza ammonterebbe a quasi 1 milione e mezzo di euro.
L'indagine, tra persone denunciate e ai domiciliari riguarda 9 persone ed i beneficiari finiti nel mirino della Gdf sarebbero circa 3mila.