Giornata calda, anzi caldissima sul fronte Unione Europea – Russia.
Soltanto pochi minuti fa, alle 17:01, Mosca ha rilasciato un’importantissima ed eloquente dichiarazione:
«Le forniture di gas riprenderanno soltanto se ci sarà la revoca alle sanzioni».
Questa la risposta russa al nuovo possibile pacchetto di sanzioni (l’ottavo dall’invasione delle truppe di Putin)
ed alla telefonata intercorsa tra il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e la presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen.
Nel frattempo, le motivazioni che hanno portato ad una nuova sospensione del gasdotto Nord Stream 1
«non sono scomparse» e sono riconducibili alle sanzioni contro la Russia, ha dichiarato ai giornalisti Dmitry Peskov,
il portavoce del Cremlino, sostenendo che c’è solo una turbina al lavoro e non funziona bene.
«Una sola unità è rimasta in funzione, e non funziona correttamente, si verificano guasti.
Questo porta all’interruzione del pompaggio (attraverso il Nord Stream).
Considerando che le sanzioni restano in vigore, dato che portano assoluta confusione – legale, pratica,
il che è connesso con la manutenzione di tutte le unità,
per ora, l’unica cosa che possiamo sperare per questa singola unità
è che sarà in qualche modo possibile farla di nuovo funzionare», ha detto Peskov.
È stato il vice premier di Putin con delega per l’Energia, Alexander Novak,
a ribadire che il blocco del gasdotto dove transita il metano per l’Europa
è dovuto unicamente alle misure europee che hanno impedito le adeguate riparazioni,
per poi agitare lo spauracchio di ulteriori aumenti del prezzo del gas,
che potrebbe continuare a crescere e toccare presto «livelli record» per i consumatori europei.
La strada sembra essere delineata: «O togliete le sanzioni o vi azzereremo le forniture».