Avanti sempre.....avanti con i coglioni
Il governo si appresta a varare una stretta a macchia di leopardo sui riscaldamenti.
Il modello da seguire sarà quello già collaudato in epoca Covid dell’Italia “a colori”.
Il Paese verrà divisa in zone distinte da diverse tonalità cromatiche,
che rappresenteranno restrizioni più o meno severe,
a seconda se i comuni saranno localizzati nelle aree più calde o più fredde dell’Italia.
Le nuove regole per il funzionamento degli impianti di riscaldamento scatteranno entro settembre 2022,
modificando la vigente regolamentazione della temperatura e dell’orario di accensione invernale
attraverso un decreto del ministro della Transizione ecologica.
Sebbene la stretta sui tempi di accensione degli impianti di riscaldamento non colpisca le città che sorgono lungo l’arco alpino
(ad esempio Aosta, Sondrio, Bolzano, Belluno ma anche alcuni municipi della bergamasca, del bresciano e del varesotto)
e alcuni dell’Appennino (ad esempio l’area del reatino),
le restrizioni diventano più consistenti per quelle situate in zone con climi più caldi, consigliando sistemi di riscaldamento accesi al massimo 5 ore al giorno.
Il Dpr 74/2013 ha suddiviso il territorio nazionale in 6 zone climatiche in base alla media delle temperature giornaliere.
La zona A (comuni con gradi-giorno inferiori a 600), B (tra 600 e 900); C (tra 901 e 1400), D (tra 1401 e 2100), E (tra 2101 e 3000) ed F (comuni con gradi-giorno superiori a 3000).