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"I tronchi d’albero ed i detriti trasportati a valle dal Misa hanno determinato un’ostruzione del fiume ".

Chiedevi il perchè ci siano dei tronchi d'albero a spasso per i fiumi.
Semplice. E' accaduto anche in Valsassina.

Terna dà appalto per "liberare" le linee elettriche aeree.
L'appalto è appannaggio di società estere ( est europeo).
Questi vengono e tagliano. Ma tagliano di tutto. Non solo gli arbusti.
Questi tagliano alberi decennali nel raggio di 50 metri - anche più - dal traliccio.
E poi lasciano tutto lì. Sul terreno. In bilico. Sui costoni della montagna.
Arriva una bomba d'acqua, i tronchi cominciano il loro viaggio, scendono a valle
e trovano sempre un torrente dove incanalarsi e poi ostruiscono.

Nessuno segue più la montagna.
Nessuno rispetta più la montagna.
 
totalmente d'accordo con cacciari

spero che da queste elezioni escano, in un modo o nell’altro, maggioranze nettissime e che finalmente qualcuno si assuma la responsabilità piena di riuscire a governare bene o di fallire pienamente e definitivamente”.


 
I grandi successi della UE.


“Razioneranno anche internet e le telefonate”. Gli esperti lanciano l’allarme: “Bisogna intervenire”

Il razionamento energetico, necessario dal momento in cui l’Italia e l’Europa hanno scelto il suicidio imponendo e procrastinando le sanzioni alla Russia, rischia di mandare a zampe all’aria non solo le famiglie e le imprese, ma anche un altro comparto strategico e fondamentale del nostro Paese: quello del sistema di telecomunicazioni digitali (Tlc). Come spiega molto bene Alessandro Galimberti, “la distribuzione della potenza ‘a singhiozzo’ potrebbe infatti spegnere i cosiddetti «siti trasmissivi» (Pop, armadi attivi, siti di rigenerazione) e provocare un effetto domino di caduta dell’intera rete di Tlc, spegnendo internet e gli accessi ai dati in cloud”.

L’allarme arriva dall’associazione italiana degli internet provider (i distributori del segnale che permette l’accesso alla rete) che propone di creare la white-list dei contatori da esentare dal piano di razionamento energetico per garantire la continuità di servizio di un settore assolutamente strategico non solo per l’economia ma anche per la sicurezza nazionale. Scrive Galimberti: “La lettera-appello di Aiip è stata non a caso inoltrata ai ministeri della Transizione Ecologica e dello Sviluppo Economico, ma anche all’Agcom e pure all’Agenzia per la cybersicurezza nazionale. Il tavolo tecnico di cui, si chiede l’istituzione dovrebbe incaricarsi di elaborare a brevissimo il piano di esenzione per i contatori che alimentano la rete degli internet provider”.

“Da molti mesi sappiamo che, a fronte del crescente rischio concreto di razionamento, l’unico modo per calmierare i picchi elettrici nell’arco di una giornata consiste nel limitare i contatori riducendo la potenza elettrica rispetto a quella inizialmente contrattualizzata – dice il presidente di Aiip, Giovanni Zorzoni – Se questo avverrà senza escludere i contatori che alimentano gli elementi di rete degli operatori Tlc, la rete italiana andrà incontro ad un sicuro collasso. Infatti, se i siti trasmissivi verranno limitati da remoto a meno della potenza necessaria al loro funzionamento, smetteranno di funzionare a macchia di leopardo, provocando un effetto a catena di dimensioni nazionali con interruzioni generalizzate, conseguenze devastanti e non prevedibili”.

Per scongiurare il pericolo di black-out dei servizi di tele-comunicazione, Aiip propone quindi di creare una whitelist dei Pod (codici dei contatori) in bassa tensione degli operatori di telecomunicazione da trasmettere poi a E-Distribuzione. “In tal modo, in caso di future limitazioni, il razionamento energetico non andrà a colpire gli elementi di rete degli operatori. Secondo Zorzoni «è fondamentale che le autorità competenti al tavolo tecnico possano raggiungere una piena consapevolezza delle interazioni tra sistemi cloud-centric, e quindi delle possibili ripercussioni che potrebbe provocare un razionamento indiscriminato dell’energia elettrica”. Draghi e i suoi hanno ammazzato un Paese.
 
Ahahahahahahah buffoni come pioggia a catinelle


Un dato che ormai da tempo è sotto gli occhi di tutti

ci dice che il Partito Democratico esercita sempre minor attrattiva nei confronti dei ceti meno abbienti

e che addirittura sarebbe invece il primo partito nelle preferenze di coloro che, in Italia,

possano vantare un reddito mensile superiore alla media.



La cosa, in sé strabiliante, non deve stupire oltremodo, solo che si consideri come la sinistra italiana
già da diversi anni abbia abbandonato in modo progressivo e quasi insensibilmente
il ruolo di rappresentanza dei gruppi sociali di tradizionale riferimento,
per accostarsi o addirittura identificarsi con altre realtà con quelli incompatibili:

si pensi alle banche (come dimenticare il grido di giubilo di Piero Fassino a proposito del Monte Paschi di Siena: “Abbiamo una banca!”?),
alle finanziarie,
alle cooperative rosse che tali sono quali contribuenti, ma divengono vere società di capitali quando accumulano vere fortune,
al mondo dell’alta finanza nazionale e internazionale.



Invece, credo che vada messo in luce un fenomeno che in qualche modo possa spiegare quanto accaduto,
senza limitarsi alla sua semplice descrizione nei termini banali e scontati della perdita di un’autentica coscienza politica.

Probabilmente, a partire dalla caduta del muro di Berlino,
la sinistra italiana ha dovuto dolorosamente constatare come non fosse più possibile riferirsi
– al punto da farne un vessillo ideologico – al tradizionale internazionalismo
che per decenni aveva guidato la strategia politica della classe operaia,
sulle orme del celeberrimo invito operato dal Manifesto del Partito Comunista: “Proletari di tutto il mondo, unitevi!”.

La situazione politica che si è determinata con il crollo di tutti i regimi comunisti dell’Est europeo, compresa l’Unione Sovietica,
non consentiva più di utilizzare in sede di confronto politico la semplificazione marxista in chiave di internazionalismo.


Tuttavia, questo messaggio ideologico che per decenni aveva nutrito la sinistra italiana,
non potendo evidentemente estinguersi in pochi anni, le è rimasto dentro come un deposito nascosto
che, al momento opportuno, è venuto fuori sotto un’altra forma, la forma inevitabile di un surrogato.


Nasce così, e si afferma in breve tempo, la passione che la sinistra italiana sembra inguaribilmente mostrare per la finanza internazionale,

l’attenzione per i mercati, l’ossessione per lo “spread”, la vicinanza con i grandi investitori italiani e stranieri.

In altre parole, la sensibilità per ciò che oggi viene definito, con un termine ormai inflazionato, come globalizzazione.



Questo fenomeno attrae in modo invincibile gli esponenti più autorevoli della sinistra italiana.

Costoro, probabilmente, son caduti in una sorta di tranello politico-culturale del quale non si sono resi pienamente conto:

orfani dell’internazionalismo proletario, si sono dati anima e corpo a un suo surrogato subito utilizzabile: la globalizzazione.

Ma così, come la cicoria non è caffè, la globalizzazione non ha nulla dell’internazionalismo marxista,
se non una generica e ambigua utilizzabilità in chiave anti-nazionalista.


Ecco, dunque, i vertici della sinistra irridere la destra, accusata di nazionalismo e di populismo,
di non capire i tempi in cui viviamo, di non riuscire ad accedere alla logica dei mercati globalizzati.



Parallelamente, la sinistra mena vanto di sapersi muovere nel mondo globalizzato,
di saper tenere in ordine i conti pubblici,
di poter garantire, essa soltanto, le finanze delle imprese italiane.

Mena vanto, cioè, di essersi persa per strada, divenendo altro da ciò che dovrebbe essere, ma senza capirlo e senza saperlo.


Risultato ovvio e scontato:

i ceti meno abbienti, i disoccupati, i giovani non votano più a sinistra,

ma preferiscono la Lega o la destra sociale per sentirsi adeguatamente rappresentati.


Perché meravigliarsi?
 
totalmente d'accordo con cacciari

spero che da queste elezioni escano, in un modo o nell’altro, maggioranze nettissime e che finalmente qualcuno si assuma la responsabilità piena di riuscire a governare bene o di fallire pienamente e definitivamente”.


sì, sperando sempre che i danni siano reversibili, il che non è scontato.
 
Esempio plastico di politiche "espansive" fatte nell'interesse nazionale...infatti oggi, dopo 10 anni stiamo molto meglio...grazie a monti-pd :clap::clap::clap:

E siccome ha funzionato benissimo, dando i frutti sperati....ripetiamolo anche oggi.


 

l’Ungheria «non si può più considerare una democrazia». Il Parlamento europeo ha votato ieri un rapporto che ribattezza «autocrazia elettorale» il Paese del premier europeo più longevo, Viktor Orbán. È la prima volta nella storia. Il Parlamento l’ha definita «autocrazia elettorale» perché in dodici anni di regno incontrastato Orbán ha mascherato la svolta illiberale dietro l’inappuntabile cadenza quadriennale delle elezioni, falsate da un controllo dei media ormai pressoché totale e dalla sistematica persecuzione di istituzioni, università e ong critiche. E la plenaria di Strasburgo ha chiesto alla Commissione e al Consiglio di attivare finalmente l’atomica delle sanzioni contro uno Stato membro: l’articolo 7 che toglierebbe a Budapest il diritto di voto. E li ha invitati a bloccare i fondi finché in Ungheria non sarà ripristinato lo stato di diritto. Fa impressione che tra i pochi “no” (123 contro 433 “sì”) si siano registrati quelli di due partiti italiani: Lega e Fratelli d’Italia.
se non fosse chiara la gravità della situazione presto avremo un governo che appoggia una non democrazia, sanzionata dalla EU.
 

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