Oh, ma anche noi abbiamo il nostro zelensky, con attico a new york (con i nostri soldi)
però - per fortuna - qualcuno gli risponde.
"Il sommo maestro Roberto Saviano ieri ha rivendicato con forza una libertà e stabilito un principio:
uno scrittore può insultare perché il suo linguaggio, anche se offensivo e ingiurioso,
rientra in quella che una volta si chiamava 'licenza poetica',
la possibilità cioè di sbagliare volutamente per dare più forza al pensiero".
Il caso è noto.
Saviano ha dato della "bastarda" a Giorgia Meloni in diretta tv ospite di Formigli a PiazzaPulita
ed è finito a processo per ingiuria e diffamazione.
"Per nulla pentito e ben lungi dallo scusarsi per l'offesa recata a una donna,
il Sommo ha spiegato che lui non sottostà alle regole, fossero solo quelle della buona educazione".
Saviano rivendica il diritto di difendere la "libertà di parola" anche offendendo .
"Per una volta faccio mio il Verbo del Sommo, e lo faccio avendo le carte in regola perché anche io sono uno scrittore,
anzi un "super scrittore" visto che negli ultimi anni ho venduto più copie di Saviano.
Seguendo il suo consiglio di non mettere limiti al mio pensiero perché noi scrittori
(ma quali scrittori, intellettuali si addice meglio) godiamo dell'immunità penale e civile
dico con chiarezza ciò che penso: Roberto Saviano, sei un bastardo".
E rincara la dose allungando la lista degli insulti.
"E adesso che fai? Smentisci la tua tesi in base alla quale io scrittore posso insultarti pubblicamente e tu devi tacere?
Ti arruoli nella 'democratura' e corri in tribunale a querelarmi?"