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Come alla Camera,
anche al Senato le sinistre hanno scelto la strada del muro contro muro criticando duramente il provvedimento.

Anche se il loro ostruzionismo si è limitato a un "copia e incolla":
hanno presentato ben 933 emendamenti, gli stessi già presentati alla Camera.


“Il decreto sulla sicurezza entrò alla Camera nel febbraio del 2024.
Da allora c’è stato più di un anno di ostruzionismo delle sinistre.
Per questa ragione, si è legittimamente fatto ricorso a un decreto.
Per far entrare in vigore con più rapidità norme

a tutela della legalità,

a difesa del popolo in divisa,

a sostegno dei cittadini vittime di aggressioni,

di occupazione di casa e

di altri reati.

Chi si lamenta delle procedure a cui si è fatto ricorso,
ammetta che da più di un anno la sinistra ed i grillini fanno ostruzionismo

a favore di chi ferisce poliziotti e carabinieri. Noi siamo dalla parte della legge e dell’ordine”.
 
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E per quest'altro tema, pensano ancora che il popolo sia "bue".

Nel suo editoriale di ieri, il quotidiano Repubblica ha parlato di «spreco della democrazia»,
criticando, tanto per essere originali, Giorgia Meloni.

La presidente del Consiglio ha detto che domenica, per il referendum, si recherà alle urne, ma non ritirerà le schede
e il quotidiano progressista l’ha accusata di «inscenare un balletto per cercare una foto», come se ne avesse bisogno.

In realtà, la leader di Fdi
è contraria ai cinque quesiti proposti da Cgil e mezzo Pd e sa, come chiunque in Italia,
che il solo modo per dire davvero di no è astenersi
,
così che i votanti non raggiungano il quorum del 50% più uno degli aventi diritto e la consultazione sia annullata.

È una posizione che nel passato la sinistra ha avuto più volte.

L’ultima, tre anni fa,
quando proprio Repubblica pubblicò un editoriale
che esortava a votare No ai referendum proposti da Lega e Radicali sulla giustizia

oppure a disertare le urne, affermando che entrambe le scelte erano «legittime».

Non solo,
l’articolo sosteneva che l’invito all’astensione
è un modo per «preservare l’istituto referendario,
evitando di utilizzarlo per fini propagandistici e politici».



Fa specie rileggere queste riflessioni,
perché è proprio a fini politici
che i dem e i loro corifei vogliono usare il referendum di domenica.
 

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