La rosa di Montaigne e Montepaschi
Quando Montaigne si ritirò dalla gestione delle sue terre per dedicarsi allo studio e alla meditazione aveva 37 anni. Si organizzò, nella sua Tour de la librairie, per la scrittura. Che poi vuol dire trovarsi un buon tavolo e una buona scaffalatura, cose oltermodo facili, come trovare buoni libri tra i classici. Michel si portò nella torre Platone, Sofocle, Euripide, Ovidio, Tacito, Erodoto, Lucrezio, Plutarco, altri fratelli.
Oggigiorno, se trovi il posto giusto, non devi più nemmeno fare questo: apri un notebook che pesa come un libro, attendi che si attivi la connessione (secondi) ed hai a disposizione le biblioteche del mondo. Questa è una cosa grande. Non ho detto sia una cosa buona.
Perché quel gesto è una pugnalata al cuore di un progetto di vita comunitario, lo stesso che sta alla base della civiltà. Quel gesto è una soave barbarie. Se hai tutto lì, non cerchi niente. O meglio, non devi uscire per cercare. Ricordo un dipinto di Magritte, intitolato “Colpo al cuore”, in cui tra le spine di una rosa c’è un pugnale. Ecco, aprire il portatile e connettersi te lo vendono come offrire una rosa alla collettività – si parla tanto di “social” sul Web – ma in quella rosa c’è un pugnale puntato sul suo cuore.
Perdonatemi se non metto l’immagine del dipinto: è perché è un quadro orrendo, è il quadro di un tappezziere. Quelli che dicono Magritte sia stato un grande pittore mi fanno sorridere. Ed anche coloro che affermano sia stato un grande filosofo. La filosofia è parola, mentre lui, per l’intera sua vita, non ha fatto altro che scardinare il nesso tra le parole e i concetti, e le cose. Magritte è stato un grande sincero, come Montaigne, ed io suppongo la sincerità sia la condizione necessaria per la conoscenza. Questo sì. Questo assolutamente sì.
Nella sua torre Michel fece una cosa che aveva già fatto Marsilio Ficino sulle mura affrescate della sua villa a Careggi. Fece dipingere delle massime. Cinquantasette, tra cui quella di Terenzio da alcuni considerata il motto dello stesso Umanesimo: «Homo sum, humani a me nihil alienum puto» («Sono un uomo e ritengo che nulla di ciò che è umano mi sia estraneo»). Ma perché oggi penso a Montaigne? Per questo suo pensiero: «Non c’è nulla che ci getti nel pericoli quanto una voglia sconsiderata di uscirne».
E come commentare altrimenti il recupero del titolo Montepaschi? Dicono salga perché sabato è stata ufficialmente confermata la concessione dei 3,9 miliardi da parte del Tesoro, e perché l’ad Viola ha detto che effettivamente è quel che serve, e perché è stata esclusa l’ipotesi di commissariamento, e perché la Fondazione Mps - azionista di maggioranza relativa (34,9%) - è pronta a cedere un pacchetto azionario del 10% (ma solo se il titolo supererà i 30 centesimi e mentre scrivo è 0,27). Ma nella realtà a muovere il rialzo è solo una fottutissima paura che le inchieste in corso portino in luce una realtà troppo scomoda per tutti. E per non vederla la si nega comprando. Ma state tranquilli. Tra poco si chiuderà il sipario: di ciò che avete intravisto non era vero niente.
A presto.
Edoardo Varini
(29/01/2013)