La Fed taglia i tassi e apre ad una pausa. Economia debole, preoccupa l'inflazione
Ancora una volta la Federal Reserve ha rispettato le attese del mercato e in linee con le previsioni di quest'ultimo, ha deciso di intervenire nuovamente al ribasso sul costo del denaro. Al termine della riunione iniziata ieri, la Banca Centrale americana, a distanza di poco più di un mese dall'ultima sforbiciata, ha tagliato i tassi di interesse dello 0,25%, portando così i Fed Funds al 2%. Per la settima volta consecutiva, dallo scorso mese di settembre, è stata confermata la politica monetaria espansiva, anche se con un intervento meno significativo rispetto a quello adottato a marzo, quando il taglio era stato di 75 basis points. La Banca Centrale americana ha inoltre deciso di abbassare dello 0,25% il tasso ufficiale di sconto, sceso così al 2,25%, approvando le richieste formulate dai Comitati dei Direttori della Fed di New York, di Cleveland, di Atlanta e di San Francisco.
Mentre quest'ultima manovra è stata approvata all'unanimità, non c'è stato un consenso unanime sulla riduzione dello 0,25% dei Fed Funds. In linea con quanto già accaduto in occasione del meeting di marzo, anche questa l'azione di politica monetaria annunciata stasera non è stata votata da Richard Fisher e da Charles Plosser, che avrebbero preferito una conferma del costo del denaro sui livelli del mese precedente.
Come già anticipato in apertura, l'intervento odierno non ha riservato alcuna sorpresa, perché di fatto si è rivelato in linea con le previsioni degli analisti, anche se alcuni di loro erano arrivati ad ipotizzare anche un nulla di fatto.
Nel comunicato che ha accompagnato l'annuncio ufficiale sui tassi di interesse, la Fed ha spiegato che in base alle ultime informazioni viene confermata la debolezza dell'attività economica. La spesa delle famiglie e delle imprese ha subito un rallentamento e anche le condizioni del mercato del lavoro hanno segnalato un ulteriore indebolimento. I mercati finanziari continuano a rimanere sotto stress e le peggiorate condizioni del credito, unitamente alla contrazione del settore immobiliare, continueranno con buona probabilità ad incidere negativamente sulla crescita economica nei prossimi trimestri.
A differenza delle indicazioni fornite fino al mese scorso, nel comunicato di questa sera la Fed non ha fatto riferimento ai rischi al ribasso per la congiuntura. L'attenzione viene così riportata anche sull'inflazione, in merito alla quale si segnala che le ultime letture del dato “core” hanno mostrato qualche miglioramento. Tuttavia si è avuto un aumento dei prezzi energetici e più in generale delle commodities, e sono cresciuti così alcuni indicatori sulle aspettative inflazionistiche. I membri del Board prevedono una moderazione nei prossimi trimestri, di riflesso ad un livellamento dei prezzi dell'energia e ad un allentamento delle tensioni sul versante delle utilizzazione delle risorse. In ogni caso le incertezze sulla dinamica dei prezzi al consumo rimangono elevate, motivo per cui la Fed continuerà a monitorare con grande attenzione gli sviluppi futuri. La Banca centrale americana ritiene che la politica monetaria espansiva portata avanti sino ad ora è importante e dovrebbe contribuire a stimolare la crescita economica a stelle e strisce. La riduzione dei tassi di interesse, insieme alle altre misure adottate per sostenere la liquidità dei mercati, dovrebbero promuovere una moderata espansione, mitigando al contempo i rischi per la crescita.
Questo lascia chiaramente intendere che la riduzione del costo del denaro annunciata questa sera sarà l'ultima prima di una pausa di riflessione che servirà a valutare anche la necessità di ulteriori interventi al ribasso. La stessa Fed ha infatti chiarito che continuerà a monitorare gli sviluppi economici e finanziari, dichiarandosi pronta ad agire secondo necessità, per promuovere la crescita e garantire la stabilità dei prezzi.
Un messaggio ancora in chiaroscuro quello consegnato stasera dalla Fed, che non è riuscita ad offrire sostegno ai mercati. Gli indici azionari infatti, dopo una prima reazione positiva che ha portato ad allungare ulteriormente il passo sulla scia dei guadagni già realizzati nelle ore precedenti, hanno visto rientrare subito dopo l'entusiasmo iniziale. Nell'ultima ora di contrattazione infatti i listini hanno cambiato direzione di marcia, azzerando i guadagni e scivolando tutti in territorio negativo, anche se con variazioni percentuali piuttosto contenute.