E' trascorso 1 mese dall'ultimo aggiornamento del 3D: agosto ha portato a movimenti del mercato obbligazionario HY in decisa divaricazione rispetto all'IG.
I bond da investimento infatti hanno visto un tracollo dei rendimenti sulle scadenze decennali, con prezzi schizzati verso l'alto, a segnalare aspettative di un un rallentamento economico prolungato alle porte in ambito globale.
I bond HY hanno invece visto inizialmente il proseguire di una fase di recupero relativo dei corsi rispetto al calo registratosi dopo il picco dei prezzi di aprile, continuando a muoversi in sincronia con l'equity, e registrando un ritorno in prossimità dei massimi stessi, per poi correggere un po' negli ultimi giorni.
l'ITRAXX Crossover 50, strumento adottato per la misurazione indiretta dell'andamento del comparto HY europeo attraverso la rilevazione dei CDS su un paniere di emittenti speculativi, ha segnato dapprima rintracciamenti fino a quota 460-470, per poi riportarsi attualmente a quota 520-525, livelli sui quali ha chiuso venerdì scorso e che potrebbero preludere a risalite volte quantomeno a ritoccare i valori raggiunti in concomitanza con la fase più acuta della crisi greca.
Vale sempre il solito link più volte riproposto a chi volesse autonomamente seguire l'andamento dell'indice (in basso a dx nella pagina web):
Financial Information Services - Markit.com
A questa distonia fra andamento dell'IG e CDS su emissioni HY, potrebbe aggiungersi una temporanea carenza di allineamento fra mercato dei CDS (sul quale operano, lo rammento, esclusivamente operatori professionali) e obbligazionario HY sottostante.
Ho usato il condizionale perché qui, purtroppo, non posso che riportare un mio punto di vista, risultato di un raffronto visivo diretto sui prezzi dei bond, mancandomi uno strumento che mi consenta di verificare se i prezzi delle emissioni nel paniere dell'ITRAXX Crossover 50 siano effettivamente e complessivamente in linea con quelli implicati dai CDS, oppure se ci sia anche in tale ambito un fenomeno di prezzi dei bond HY sottostanti che esprimono aspettative più ottimistiche rispetto all'andamento dei CDS.
Il secondo fenomeno potrebbe essere il risultato di una parziale illiquidità estiva su titoli, come quelli HY, che ha ritardato operazioni di arbitraggio, ma anche di una ricerca di rendimento da parte di investitori privati (con la ripresa dell'afflusso di liquidità nei fondi HY) che non sconta ancora una accresciuta percezione del rischio, già presente invece nei professionisti che operano sui CDS.
Se il ragionamento si rivelasse corretto, dovremmo vedere correzioni importanti al ribasso sui prezzi dell'HY, oppure un calo dei corsi dell'ITRAXX crossover 50, già nelle prossime settimane.
Assumendo comunque per buono il dato espresso dall' Itraxx crossover, il disallineamento fra i rendimenti dell'IG e quelli dell'HY ha poi trovato spiegazione nell'andamento dell'economia globale, con una rilettura decisamente ribassista del PIL USA del Q2/2010, cresciuto alla fine di un magro 1,6%.
Ciò alimenta preoccupazioni per i futuri trimestri, se si considera che siamo prossimi alla spesa dell'ultima tranche del maxistimolo USA (a settembre verranno iniettati gli ultimi 100 mld USD della manovra varata nel 2009) e che a fine anno dovrà venire la decisione circa la proroga o meno degli sgravi fiscali varati dalla presidenza Bush.
Nel mentre, sia Moody's che S&P hanno avvisato gli USA (con largo anticipo, verrebbe da dire...

) che l'attuale politica fiscale, se non invertita rapidamente, porterà il paese a perdere il rating AAA già nel 2012.
Insomma, l'estate indiana del debito potrebbe essere davvero al termine, almeno per ora, quando anche gli USA, a elezioni concluse, semplicemente non varassero un'altra manovra finanziaria di stimolo, oppure riducessero o cancellassero le agevolazioni fiscali in scadenza a fine 2010, o ancora facessero l'una e l'altra cosa insieme.
E la prudenza nel tagliare la spesa pubblica o nell'irrobustire la politica fiscale è oggi in contrasto con l'opposta esigenza di evitare il declassamento del rating sovrano.
Gli Usa si aggiungerebbero così all'europa continentale, alla UK e al Giappone (che nelle scorse settimane, a fronte di un rallentamento dell'economia nazionale, hanno escluso per la prima volta da molti anni una risposta tramite crescita della spesa pubblica) nel varare una politica di (relativa) austerità.
Con la Cina ed altre economie emergenti che da un lato producono per l'export e dall'altro sono chiamate a fronteggiare un surriscaldamento delle loro economie come effetto della termporanea ripresa globale, si apre per la crescita una fase degna di incognite, che è appunto ciò che scontano con chiarezza i mercati obbligazionari.