Portafogli e Strategie (investimento) Sunset Boulevard: the Indian Summer of the debt (Vol. VI)

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Ho letto con interesse diversi "pezzi" del thread anche se non l'ho letto tutto e volevo aggiungere una considerazione personale (tenendo conto che il post quotato è di maggio 2010 e che non so se Mark è ancora di quella opinione o ha cambiato idea alla luce di eventi recenti):

Secondo me lo scenario grassettato è possibile, ma ha scarse probabilità di avverarsi. Vedo di conseguenza anche poco probabile una prolungata chiusura generale del mercato primario delle emissioni obbligazionarie con relativa marcata risalita del dafault rate, anche se penso (o almeno lo spero dopo aver visto alcune schifezze che si è ingurgitato il mercato tra la fine del 2009 e l'inizio del 2010) che il mercato diventerà più selettivo nell'allocazione del credito nei prossimi trimestri e chiuderà i rubinetti ai prenditori nelle fascie più deboli.

Ritengo al momento come scenario più probabile, anche alla luce del recente commitment del FED, il proseguimento di una debole/moderata ripresa che andrà a consolidarsi nel corso del tempo con conseguente ripresa delle pressioni inflazionistiche, anche se non mi sbilancio sulla loro entità e sulla loro tempistica... potrebbero essere moderate come nel 2004-2007 oppure più intense come nella prima metà del 2008.

Saluti e complimenti a chi ha partecipato alla discussione.

Mah Capirex, non ho cambiato idea, nonostante tutto: i fattori di cui si è parlato nel post che citi continuano ad esserci tutti.

Secondo me l'effetto bolla sul valore di molti asset, a partire dall'abitazione, negli USA nel periodo 2004-2007 è stato generato dalle cartolarizzazioni di qualsiasi tipo di finanziamento, dai mutui immobiliari residenziali e commerciali ai loans fatti alle equity firms per l'effettuazione di LBO.

Alla base del fenomeno della apparente crescita di valore c'erano credito e leva finanziaria.

Oggi le cartolarizzazioni asset backed, che misuro per tramite della ABCP nelle rilevazioni della FED, sembrano essesti stabilizzate su livelli pari a circa 1/3 rispetto a quanto si è visto al picco pre-crisi finanziaria, e comunque meno della metà rispetto agli anni di crescita economica, prima che si facesse il picco nel 2007.

Parliamo degli attuali circa 400 mld $ contro 1.2 trl $ del picco della bolla e circa 800 mld $ comunque negli anni precedenti a tale picco.

La liquidità che la FED vuol riprendere ad immettere nel sistema bancario in precedenza è finita per ora nella finanza, e solo in parte contenuta nell'erogazione del credito.

Il meglio di questo ciclo di crescita economica lo abbiamo alle spalle: PIL USA sopra il 5% nel Q4/2009 (vado a memoria, ma dovrebbe essere quello il dato), poi si è andati a scendere e dovremmo continuare a scendere nei trimestri a venire.

E' il primo ciclo per l'occidente che si sarà svolto tutto a tassi nominali molto bassi (zero negli USA, poco sopra da noi), "alla giapponese" e ciò che ha fatto la differenza, ad invarianza dei tassi, sono stati spesa pubblica e quantitative easing.

Il punto sarà vedere dove ci si ferma, perché dei due fattori che hanno pesato ai fini della crescita economica di questo periodo, quello più importante, la spesa pubblica aggiuntiva, è anch'esso quasi fuori gioco.

Se lo possono permettere, forse, i cinesi di spendere altri 600-700 mld $ in un anno, ma in occidente neanche il governo USA ha più il consenso politico per farlo.

Non è un caso se il minimo dei rendimenti dell'HY si è visto a marzo/aprile, in concomitanza con i massimi relativi segnati dallo S&P 500 e con dei livelli di liquidità nel settore del corporate HY (come segnati dal liquidity stress index di Moody's) che non sono poi ulteriormente migliorati, a segnalare che a tutt'oggi, quando molti emittenti HY USA sono riusciti a rifinanziarsi sul mercato, ce ne è una quota (vado a memoria e dovrei rileggere anch'io) fra il 13% ed il 15% per i quali permane la difficoltà di accesso al mercato dei capitali.

Nel mentre, il default rate cala verso un 2% circa che sarà raggiunto a dicembre e sul quale credo proprio ci si vada a stabilizzare.

E' il bottom per la ripartenza del ciclo dei default, perché stavolta non credo si riuscirà a rivedere un default rate allo 0,2%-0,4% o giù di lì che rappresentò il bottom di ciclo dei tempi in cui erano le banche ad erogare credito per gli LBO, tale credito veniva cartolarizzato e così "si ripartiva il rischio sul mercato" tramite le securities generate dalle cartolarizzazioni.

Se dunque siamo al bottom come default rate e come facilità a rifinanziare le scadenze, vuol dire che questa lunga fase laterale dell'HY e dell'equity USA - comunque al di sotto dei massimi relativi - dovrebbe esaurirsi in una discesa dei corsi.

Quando ? Sarebbe bello saperlo, ma probabilmente si arriva fino a fine anno, fra alti e bassi.
 
Il meglio di questo ciclo di crescita economica lo abbiamo alle spalle: PIL USA sopra il 5% nel Q4/2009 (vado a memoria, ma dovrebbe essere quello il dato), poi si è andati a scendere e dovremmo continuare a scendere nei trimestri a venire.

Secondo me dar questo per scontato è sbagliato... io aspetterei prima di trarre conclusioni premature.

Primo perchè penso che bisogna guardare anche l'aspetto qualitativo della crescita e non solo quello quantitativo (buona parte del 5% era dovuta alla ricostituzione delle scorte come già sai), secondo perchè dopo il rallentamento nel 2° trimestre e probabilmente nella seconda metà del 2010 (anche se le previsioni sono tali con tutti i loro limiti: ricordi quando negli ultimi mesi del 2007 nonostante ci fossero segnali di problemi nel sistema finanziario USA le proiezioni davano per scontata una buona crescita a livello globale anche per il 2008 e il 2009? Potrei portare altri esempi ma questo è il più significativo) potrebbe esserci una nuova accelerazione nella crescita nel 2011 in USA che potrebbe tirarsi dietro anche l'Europa.

Non è scritto da nessuna parte che il ritmo della ripresa dopo un fortissimo tracollo nell'attività economica debba manifestarti con un trend crescente perfettamente lineare... anzi a dirla tutta è più probabile che sia irregolare e a "sbalzi".

Le altre motivazioni alla tua tesi mi sembrano più convincenti ma non bastano a farmi cambiare idea perchè secondo me nei prossimi trimestri sarà la ripresa dei consumi da parte della popolazione che non ha perso il lavoro durante la crisi a far ripartire definitivamente l'economia, specialmente in USA... quindi come al solito non ci resta che aspettare e vedere cosa succederà:up:
 
Secondo me dar questo per scontato è sbagliato... io aspetterei prima di trarre conclusioni premature.

Primo perchè penso che bisogna guardare anche l'aspetto qualitativo della crescita e non solo quello quantitativo (buona parte del 5% era dovuta alla ricostituzione delle scorte come già sai), secondo perchè dopo il rallentamento nel 2° trimestre e probabilmente nella seconda metà del 2010 (anche se le previsioni sono tali con tutti i loro limiti: ricordi quando negli ultimi mesi del 2007 nonostante ci fossero segnali di problemi nel sistema finanziario USA le proiezioni davano per scontata una buona crescita a livello globale anche per il 2008 e il 2009? Potrei portare altri esempi ma questo è il più significativo) potrebbe esserci una nuova accelerazione nella crescita nel 2011 in USA che potrebbe tirarsi dietro anche l'Europa.

Non è scritto da nessuna parte che il ritmo della ripresa dopo un fortissimo tracollo nell'attività economica debba manifestarti con un trend crescente perfettamente lineare... anzi a dirla tutta è più probabile che sia irregolare e a "sbalzi".

Le altre motivazioni alla tua tesi mi sembrano più convincenti ma non bastano a farmi cambiare idea perchè secondo me nei prossimi trimestri sarà la ripresa dei consumi da parte della popolazione che non ha perso il lavoro durante la crisi a far ripartire definitivamente l'economia, specialmente in USA... quindi come al solito non ci resta che aspettare e vedere cosa succederà:up:

Può darsi che tu abbia ragione e che si sia prossimi alla ripartenza di un trend di crescita globale, nel qual caso non avrò problemi a riconoscere confutata la tesi di partenza del 3D ... ;)

Le condizioni dell'HY (prossimità al bottom di ciclo del default rate, intensità delle emissioni in concomitanza con il minimo di rendimenti dei bond HY fatto in primavera e stagnazione su livelli difficilmente comprimibili del liquidity stress index, ossia del numero di emittenti HY che non riescono a rifinanziarsi sul mercato dei capitali) sono tutti segnali che lascerebbero intendere che siamo all'inizio di una fase declinante del ciclo economico... ;)
 
Può darsi che tu abbia ragione e che si sia prossimi alla ripartenza di un trend di crescita globale, nel qual caso non avrò problemi a riconoscere confutata la tesi di partenza del 3D ... ;)

Le condizioni dell'HY (prossimità al bottom di ciclo del default rate, intensità delle emissioni in concomitanza con il minimo di rendimenti dei bond HY fatto in primavera e stagnazione su livelli difficilmente comprimibili del liquidity stress index, ossia del numero di emittenti HY che non riescono a rifinanziarsi sul mercato dei capitali) sono tutti segnali che lascerebbero intendere che siamo all'inizio di una fase declinante del ciclo economico... ;)

Figurati non pretendo di aver ragione su una cosa che non si può prevedere con certezza, ci sono troppe variabili in ballo. Era solo per aggiungere un parere "contrarian" (perchè la tua tesi in questo momento coincide col consensus e il sentiment del mercato) a un thread già molto ricco di per sè.

Per quando riguarda le condizioni dell'HY riflettono appunto il consensus di mercato... spesso ci beccano ma non sempre. Nei mercati finananziari penso che non si possa dar niente per scontato.
 
Figurati non pretendo di aver ragione su una cosa che non si può prevedere con certezza, ci sono troppe variabili in ballo. Era solo per aggiungere un parere "contrarian" (perchè la tua tesi in questo momento coincide col consensus e il sentiment del mercato) a un thread già molto ricco di per sè.

Per quando riguarda le condizioni dell'HY riflettono appunto il consensus di mercato... spesso ci beccano ma non sempre. Nei mercati finananziari penso che non si possa dar niente per scontato.

Hai fatto benissimo ... :up: Lo scopo del 3D è certamente quello di monitorare il mercato partendo da una tesi, ma se questa tesi fosse confutata dall'andamento macro, non vi saranno problemi nel rilevarlo.

Il Markit ITraxx Crossover 50 per ora segnala una riduzione dell'avversione al rischio: oggi siamo ad un 530 contro un 480-490 coincidente con il minimo primaverile dei rendimenti sull'HY.

L'indice continua a muoversi in stretta correlazione con l'equity, in specie con l'S&P 500, leading index USA.

Vediamo quale sarà il verdetto dei mercati... ;) :)
 
Hai fatto benissimo ... :up: Lo scopo del 3D è certamente quello di monitorare il mercato partendo da una tesi, ma se questa tesi fosse confutata dall'andamento macro, non vi saranno problemi nel rilevarlo.

Il Markit ITraxx Crossover 50 per ora segnala una riduzione dell'avversione al rischio: oggi siamo ad un 530 contro un 480-490 coincidente con il minimo primaverile dei rendimenti sull'HY.

L'indice continua a muoversi in stretta correlazione con l'equity, in specie con l'S&P 500, leading index USA.

Vediamo quale sarà il verdetto dei mercati... ;) :)

Passaggio cruciale nelle prossime settimane: S&P 500 a poca distanza dai 1219, ITraxx Crossover 50 a 508 rispetto ai 480-490 di cui al post precedente, Eur/USD in prossimità di resistenze importanti attorno a 1,39...

Il superamento di queste quote smentirebbe l'assunto di partenza del 3D, e direbbe che invece siamo alle soglie di un'altra fase di espansione del credito ...
 
Passaggio cruciale nelle prossime settimane: S&P 500 a poca distanza dai 1219, ITraxx Crossover 50 a 508 rispetto ai 480-490 di cui al post precedente, Eur/USD in prossimità di resistenze importanti attorno a 1,39...

Il superamento di queste quote smentirebbe l'assunto di partenza del 3D, e direbbe che invece siamo alle soglie di un'altra fase di espansione del credito ...
Aggiungi che è pure + politicamente praticabile...;)
 
Aggiungi che è pure + politicamente praticabile...;)

Insomma ... per ora la tendenza di alcuni paesi (Europa, di recente anche Giappone) sembrerebbe quella al contenimento della spesa pubblica, non alla sua espansione, che pure creerebbe condizioni più favorevoli... ;) vedremo gli USA dopo le elezioni di novembre...

L'altra possibilità è che torni a partire l'erogazione del credito ai privati da parte delle banche, ma se e finché il livello di cartolarizzazione dei crediti resta basso...
 
Hai fatto benissimo ... :up: Lo scopo del 3D è certamente quello di monitorare il mercato partendo da una tesi, ma se questa tesi fosse confutata dall'andamento macro, non vi saranno problemi nel rilevarlo.

Il Markit ITraxx Crossover 50 per ora segnala una riduzione dell'avversione al rischio: oggi siamo ad un 530 contro un 480-490 coincidente con il minimo primaverile dei rendimenti sull'HY.

L'indice continua a muoversi in stretta correlazione con l'equity, in specie con l'S&P 500, leading index USA.

Vediamo quale sarà il verdetto dei mercati... ;) :)

Oggi Markit ITraxx Crossover 50 a 475... siamo dunque sui livelli precedenti rispetto alla crisi greca, ed i rendimenti dell'HY sono nuovamente prossimi ai minimi della bolla creditizia 2006-2007.

Teniamo d'occhio l'evoluzione del quadro: ove le scelte di politica finanziaria da parte di grandi paesi e banche centrali riuscissero a montare su questi titoli una bolla ancora superiore a quella dell'ultimo ciclo del credito, attraverso un calo dei rendimenti dei titoli di stato che "si porti dietro" l'HY, semplicemente lasciando invariati gli spread fra la carta speculativa e la carta sicura, si segnalerà sì la situazione di estremo rischio, però si dovrà ritenere negata l'ipotesi di partenza del 3D, per cui il minimo dei rendimenti visto in primavera fosse bottom di ciclo...

Ancora qualche settimana al più, e si potranno tirare le somme...
 
fonte : Titoli di Stato: siamo davanti ad una bolla?

Di Armando Carcaterra, Direttore investimenti di Anima

Domanda 1) Le obbligazioni sono oggetto di una bolla speculativa?

Da trent’anni, il trend di lungo periodo dei rendimenti nominali dei titoli di stato nei paesi industrializzati è in discesa. I rendimenti decennali dei Bund tedeschi e dei Treasury bond americani sono schiacciati tra il 2% ed il 2,5%. Dall’inizio di quest’anno il processo ha vissuto anche un’accelerazione, tanto che alcuni commentatori hanno cominciato a parlare di una vera e propria bolla obbligazionaria.

Il termine “bolla” evoca eccessi speculativi dove i prezzi delle attività finanziarie non trovano più giustificazione nella realtà ed alimenta l’aspettativa di uno “scoppio”.

I titoli di stato sono caratterizzati da due fattori di rischio: le aspettative del mercato sull’andamento futuro dell’inflazione ed il rischio di credito, cioè la probabilità che l’emittente non sia in grado di ripagare il debito.

Il rischio inflazionistico deriva dal fatto che, per la vita del titolo, il detentore di obbligazioni si priva di un potere d’acquisto che gli verrà restituito solo al momento del rimborso. Per difendersi dall’erosione di potere d’acquisto, gli investitori chiedono tassi di rendimento tanto più elevati quanto più alti sono i tassi di inflazione attesi.

Oggi le aspettative di inflazione sono molto moderate, questo perché il mondo industrializzato è appena uscito da una colossale crisi finanziaria: recessione e forte disoccupazione quindi calmiereranno a lungo il prezzo dei beni. Bassa attese di inflazione si traducono dunque in bassi rendimenti dei titoli di stato.

Le principali banche centrali prolungheranno nel tempo le misure di espansione monetaria che avevano iniziato ad adottare per fronteggiare la crisi: questo è segno che non temono l’inflazione, quanto il contrario: la deflazione – come avvenne al Giappone negli anni ’90 - cioè la progressiva discesa dei prezzi dei beni.


Domanda 2) Qual è il minore dei mali?

La deflazione può avere sull’economia effetti addirittura più devastanti dell’inflazione, perché fa esplodere il valore reale dei debiti e spinge gli operatori a rinviare nel tempo i consumi e gli investimenti, in attesa di prezzi più bassi. La deflazione spinge l’economia verso la depressione, cioè un periodo di prolungata stagnazione economica. Occorrono politiche monetarie molto espansive per scongiurare questo rischio e le banche centrali lo sanno.

Anche agli occhi dei mercati la deflazione agli appare improbabile, altrimenti i rendimenti a lungo termine sarebbero più bassi di quelli a breve. Essi sono invece superiori di 2-3 punti. I tassi ufficiali a breve sono da tempo prossimi allo 0, una loro ulteriore discesa è del tutto preclusa. In sostanza: se nel prossimo futuro ci saranno sorprese sui rendimenti, è più probabile che siano verso l’alto che verso il basso.


Domanda 3) Siamo quindi davanti ad una bolla prossima a “scoppiare”?

Non proprio. Parlare di “bolla” appare oggi inappropriato. Un livello basso dei rendimenti dei titoli di stato appare coerente con le deboli prospettive di crescita delle economie occidentali.

Più che di “bolle” è forse il caso di parlare di “rischi differenziati”. Prendiamo ad esempio la Germania: dopo la crisi greca ed il contagio ai paesi periferici dell’Eurozona, i differenziali di rendimento tra titoli periferici e tedeschi sono tornati ai livelli pre-euro. La crisi greca ha fatto cioè riscoprire al mercato un rischio dimenticato dopo l’adozione della moneta unica: la possibilità che stati europei potessero risultare insolventi. Tuttavia, una volta passato lo shock di dicembre-maggio, gli spread non si sono richiusi come ci si sarebbe aspettato. E questo è dipeso più dalla discesa dei rendimenti tedeschi che è stata più che proporzionale rispetto a quella dei paesi periferici.

Nei mesi scorsi abbiamo assistito ad un “flight to quality”: fuga degli investitori verso investimenti percepiti come “sicuri”. Nei momenti di turbolenza gli investitori “volano verso la qualità”: è un comportamento quasi sempre dettato da considerazioni emotive, destinato a invertire di segno con il venire meno delle apprensioni che lo hanno generato.
 

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