Portafogli e Strategie (investimento) Sunset Boulevard: the Indian Summer of the debt (Vol. VI)

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Per ora ITraxx Crossover 50 a 460-465... siamo prossimi ai minimi di rendimento del 2006-2007.

E' vero che lo spread fra TdS e HY resta relativamente alto (a differenza di allora), però è di nuovo una situazione di forte accettazione del rischio, che in passato non è mai durata a lungo...
 
Intanto continua la discesa del default rate, mentre il HY bond distress index globale va assestandosi attorno ad un 15% Q3/2010, in lieve calo rispetto al 16% Q2/2010.

Si tratta della percentuale di emittenti rateati il cui debito quota a livelli distressed rispetto ai titoli di stato (ossia rende più di 10 punti pct al di sopra dei titoli di stato di pari durata).

Da questi emittenti ripartirà il ciclo dei default.

Per il default rate, Moody's prevede ancora una riduzione in ambito globale a 12 mesi, con passaggio dal 2,7% atteso a fine 2010 al 2% per la fine del Q3/2011 (siamo oggi al 4%).

Moody's: European spec-grade defaults decline in September

Speculative-grade default rate falls to 3.5% in September

New York, October 07, 2010 -- The European speculative-grade default rate continued its declining trend to 3.5% in the third quarter from 5.6% in the previous quarter, says Moody's Investors Service in its monthly default report. In the US, the speculative-grade default rate fell from 6.4% to 4.0%.

By way of contrast, last year -- following on from Lehman's collapse in 2008 -- default rates had increased dramatically, with Moody's European default rate finishing at 10.5% at the end of the third quarter for 2009 and the U.S. rate standing at 14.2%.

Moody's trailing 12-month global speculative-grade default rate finished the third quarter 2010 at 4.0%, down from 6.2% in the previous quarter. In 2009, the global default rate was also much higher, at 13.2%.

Moody's default-rate forecasting model now predicts that the global speculative-grade default rate will fall to 2.7% by the end of 2010, before declining to 2.0% by the third quarter of 2011. For US and European speculative-grade issuers, Moody's expects default rates to decrease to 2.8% and 2.2%, respectively, by the end of 2010.

"While we note the stronger pricing of some high yield debt, our default expectations remain stable," said Albert Metz, Moody's Director of Credit Policy Research. "Of course risks remain. But for several months now, realized defaults have been coming in a little below our expectations."

Across industries over the coming year, default rates are expected to be highest in the hotel, gaming, & leisure sector in the US, and the durable consumer goods sector in Europe.

Of the corporate debt issuers that Moody's rates, 40 have defaulted so far this year, of which 13 were recorded in the third quarter. In comparison, there were 237 defaults from January to September last year, of which 60 were registered in the third quarter. Of the third-quarter defaults in 2010, eight were by North American issuers, and the rest came from Europe and Asia.

In Europe, the dollar-weighted speculative-grade bond default rate fell to 2.6% in the third quarter of 2010, from 3.4% in the second quarter. At this time last year, the European speculative-grade bond default rate was 11.6%. In the US, the dollar-weighted speculative-grade bond default rate ended the second quarter at 1.8%. The comparable rate was 3.0% in the previous quarter and 19.7% a year ago.

Measured on a dollar-volume basis, the global speculative-grade bond default rate closed at 2.0% in the third quarter, down from 3.1% in the previous quarter, whilst last year, the global dollar-weighted default rate was noticeably higher at 18.9% at this time.

Moody's speculative-grade corporate distress index -- which measures the percentage of rated issuers that have debt trading at distressed levels -- closed at 15.0% at the end of the third quarter, down from the level of 16.0% in the previous quarter. A year ago, the index was much higher at 32.5%.

In the leveraged loan market, a total of three Moody's-rated loan defaulters were recorded in the third quarter, increasing the year-to-date loan-default count to 19. All of the third quarter's loan defaulters were US issuers. In comparison, 24 loan issuers defaulted in the third quarter of last year, 20 of which were from the US. The trailing 12-month US leveraged-loan default rate ended the third quarter of 2010 at 4.1%, down from 6.2% in the previous quarter and 10.8% a year ago.
 
Ultima modifica:
prendo spunto dalla discussione in atto qui per salutare il mio amico Mark e per postare il link ad una reuters ...che trovo interessante:
More Fed easing likely won't help economy: Hoenig
Da leggere soprattuutto la pagina 2.

Sostanzialmente condivido questa visione e penso che un ulteriore Quantitative Easing della Fed potrebbe influenzare più le aspettative d'inflazione che una ulteriore duratura compressione dei rendimenti...
Inoltre visti i tempi (guerre valutarie e dintorni) non è difficile ipotizzare che sotto le spoglie di un ulteriore espansione monetaria ... si nasconda un'esigenza politica.....di finanziare a tassi davvero bassi un deficit USA ...enorme e rifinaziare ancora a lungo un debito cresciuto a dismisura ...e senza grossi freni.
Soprattutto in un momento in cui la Cina compra meno treasuries....
E non escluderei nemmeno che il QE2 non sia una sorta di spauracchio....che paventa ulteriori svalutazioni del $ ...( e quindi perdita di potere d'acquisto delle riserve valutarie nei forzieri dei vari fondi sovrani ....).
Insomma a livello ipotetico le implicazioni potrebbero essere tante...
L'entità, la durata, la frequenza del nuovo allentamento monetario.... saranno il deus ex-machina dei movimenti dei mercati obbligazionari, azionari e delle commodities nei prossimi mesi....dopo il 2.11 e non escluderei del tutto - come sostiene Hoenig - implicazioni sull'inflazione attesa - magari non subito, ma in seguito a diffusi rialzi dei prezzi di materie prime & dintorni.
 
Per ora ITraxx Crossover 50 a 460-465... siamo prossimi ai minimi di rendimento del 2006-2007.

E' vero che lo spread fra TdS e HY resta relativamente alto (a differenza di allora), però è di nuovo una situazione di forte accettazione del rischio, che in passato non è mai durata a lungo...

Dici bene, non è al valore assoluto dei rendimenti che bisogna prestare attenzione ma allo spred High yield - risk free. E' quello che indica la "fame" di rischio del mercato. La propensione al rischio fortunamente non è ancora arrivata ai livelli osceni visti nel 2006.

Condivido comunque che già i livelli attuali invitano a prestare molta cautela... se proprio ci si vuole posizionare sugli HY in questa fase meglio stare su emittenti che si conoscono bene e con rating nelle zone alte della fascia HY (BB+/BB).
 
Dici bene, non è al valore assoluto dei rendimenti che bisogna prestare attenzione ma allo spred High yield - risk free. E' quello che indica la "fame" di rischio del mercato. La propensione al rischio fortunamente non è ancora arrivata ai livelli osceni visti nel 2006.

Condivido comunque che già i livelli attuali invitano a prestare molta cautela... se proprio ci si vuole posizionare sugli HY in questa fase meglio stare su emittenti che si conoscono bene e con rating nelle zone alte della fascia HY (BB+/BB).

Mah in realtà non volevo dire quello, anzi...

Se tu mi dici che l'emittente risk free rende lo il 2% lordo a 6-7 anni e dunque è giustificato che un emittente HY B+ sulla stessa lunghezza possa arrivare a rendere sotto il 7% lordo, perché quello che conta è lo spread, allora per vedere gli eccessi del 2006 dovremmo attendere di vedere quel bond HY che rende il 4%, così da avere lo spread al 2%, come lo si ebbe nel 2006.

Ma a quel punto, viene meno ogni logica di investimento e di risparmio, poiché voi banche centrali, che inondate il mercato di liquidità, mi dite che in conseguenza il mio denaro non vale nulla: contano solo le bolle, e trovarsi al momento giusto nella bolla giusta, quella che si gonfia... :D
 
Mah in realtà non volevo dire quello, anzi...

Se tu mi dici che l'emittente risk free rende lo il 2% lordo a 6-7 anni e dunque è giustificato che un emittente HY B+ sulla stessa lunghezza possa arrivare a rendere sotto il 7% lordo, perché quello che conta è lo spread, allora per vedere gli eccessi del 2006 dovremmo attendere di vedere quel bond HY che rende il 4%, così da avere lo spread al 2%, come lo si ebbe nel 2006.

Ma a quel punto, viene meno ogni logica di investimento e di risparmio, poiché voi banche centrali, che inondate il mercato di liquidità, mi dite che in conseguenza il mio denaro non vale nulla: contano solo le bolle, e trovarsi al momento giusto nella bolla giusta, quella che si gonfia... :D

Avevo frainteso allora.

Secondo me invece quello che conta è proprio lo spread e siamo ancora lontani dagli eccessi del 2006, difatti non c'è ancora stata un'esplosione di operazioni LBO con leve finanziarie esasperate come nel periodo 2005 - prima metà del 2007 e il credito è ancora parzialmente frenato.
Non è detto che raggiungeremo quei livelli in questo ciclo del credito e se li raggiungeremo ci potrebbero volere più anni.
Comunque i rendimenti nominali per acquistar senso devono anche essere letti in chiave del tasso di inflazione atteso dal mercato... senò imho i ragionamenti sul valore del denaro perdono un pò senso.
Se avessi la certezza che nel prossimo decennio l'inflazione in media sarebbe -2% non mi farebbe tanto schifo investire in un decennale risk free al 2,5% nominale in tutta onestà.

A mio modo di vedere la bolla sui bond sovereign degli emittenti più sicuri non dipende solo dalle banche centrali... ma anche dal mercato che in questa fase ha molta paura di una "giapponesizzazione" dell'economia USA e Europea e contribuisce a schiacciare la parte lunga della curva. Quando qualche mese fa il mercato era convinto della ripresa USA il 10y$ era al 4% lordo.

Quando e se questa bolla scoppierà temo che saranno dolori per le banche che hanno esagerato ad indebitarsi a breve con i repo o sul mercato interbancario per investire in titoli di stato a lungo termine...
 
Avevo frainteso allora.

1) Secondo me invece quello che conta è proprio lo spread e siamo ancora lontani dagli eccessi del 2006, difatti non c'è ancora stata un'esplosione di operazioni LBO con leve finanziarie esasperate come nel periodo 2005 - prima metà del 2007 e il credito è ancora parzialmente frenato.

2) Non è detto che raggiungeremo quei livelli in questo ciclo del credito e se li raggiungeremo ci potrebbero volere più anni.
Comunque i rendimenti nominali per acquistar senso devono anche essere letti in chiave del tasso di inflazione atteso dal mercato... senò imho i ragionamenti sul valore del denaro perdono un pò senso.
Se avessi la certezza che nel prossimo decennio l'inflazione in media sarebbe -2% non mi farebbe tanto schifo investire in un decennale risk free al 2,5% nominale in tutta onestà.

A mio modo di vedere la bolla sui bond sovereign degli emittenti più sicuri non dipende solo dalle banche centrali... ma anche dal mercato che in questa fase ha molta paura di una "giapponesizzazione" dell'economia USA e Europea e contribuisce a schiacciare la parte lunga della curva. Quando qualche mese fa il mercato era convinto della ripresa USA il 10y$ era al 4% lordo.

Quando e se questa bolla scoppierà temo che saranno dolori per le banche che hanno esagerato ad indebitarsi a breve con i repo o sul mercato interbancario per investire in titoli di stato a lungo termine...

1) Non c'è stata e dubito ci sarà, dato che qualla esplosione era giustificata dalla circostanza che il credito erogato per effetuare quei LBO veniva poi cartolarizzato con i CLO, mentre oggi quelle cartolarizzazioni stanno, se non proprio a zero, quasi.

D'altronde, mancherebbe almeno in parte la materia prima: qualche LBO è tornato a vedersi, ma con situazioni di leverage gestibile dell'azienda preda, una ripartizione dei capitali impegnati che vede le banche molto meno partecipi di un tempo ecc. ecc.

Il private equity è oggi venditore (in borsa, attraverso il meccanismo delle IPO) molto più di quanto non sia acquirente.

2) Qui sono invece d'accordo con te. Tuttavia, il problema credo stia proprio in questo ciclo del credito.

Se le aspettative del mercato fossero corrette (recessione e deflazione soltanto possono giustificare rendimenti risk free così modesti quali quelli che si vedono oggi, con il T-Bond decennale al 2,4% lordo), questo ciclo di crescita del credito, cominciato nel dopo Lehman, sarebbe in fase finale, ed avrebbe visto il proprio apice proprio quando il rendimento del TBond decennale era al 4%.

In un ciclo del credito realizzatosi a tassi zero, la seconda ondata di quantitative easing, programmata dalla FED, prenderebbe il posto del buon vecchio taglio dei tassi che nei precedenti cicli del credito segnava le fasi di declino economico, mirando appunto a rendere il credito più a buon mercato e dunque più disponibile.

Per tale ragione, credo, si fa un certo discutere sull'entità del QE2 e sulla sua pretesa "equivalenza" in termini di taglio dei tassi. E sempre per la stessa ragione, IMHO, questo secondo giro di quantitative easing si farà appunto acquistando Treasuries, nel tentativo di abbassare il costo del denaro e di svalutare il USD.

Se così fosse, le banche avrebbero visto giusto nel muovere sui titoli del risk free, e sui mercati degli asset speculativi (equity ed HY) saremmo in una situazione analoga, a quella dell'autunno del 2007: reduci da una lunga fase di salita dei corsi azionari (a marzo 2011, se ci arrivassimo, sarebbe durata due anni), potremmo fare addirittura il picco di ciclo borsistico in questo mese (come fu nell'ottobre 2007). Sull'HY, saremmo in una fase analoga.

Però ripeto, vediamo: il 4 novembre ci sono le elezioni USA, e dicembre si chiudono i bilanci annuali. Le carte si scopriranno dopo... ;)

Se quella che abbiamo visto in questi due anni è la prima fase di ripresa di un ciclo del credito destinato a fare il picco negli anni a venire, con una ripresa anche economica che, seppure con qualche up and down, va ad irrobustirsi a sua volta, allora il tuo punto di vista si sarà rivelato corretto.

Altrimenti avremo almeno quei nove mesi di debolezza dei temi speculativi, fino all'autunno del 2011. Allora, in vista delle elezioni presidenziali del 2012, ci sarà un'altra manovra economica di stimolo in USA, che vedrà tutti d'accordo e genererà ancora un rimbalzo del ciclo economico.

Personalmente sono piuttosto scettico anche sull'efficacia del QE, resto invece più convinto nelle capacità taumaturgiche della spesa pubblica... :D ;)
 
Io invece ho il timore opposto: ho l'impressione che essendo terrorizzati da un potenziale scenario di stagnazione accompagnata da moderata deflazione e da disoccupazione elevata stanno calcando troppo il piede sulla leva della politica monetaria e che potremmo ritrovarci tra un paio d'anni una botta d'inflazione, con relativi costi sociali associati. Del resto la scelta è comprensibile, per un governo che ha un debito importante la scelta tra inflazione e deflazione è piuttosto ovvia. Se il GDP cresce poco o nulla e il debito reale aumenta di anno in anno con il deficit e il debito che hanno inizia a sorgere qualche problemino.

I discorsi su elezioni e chiusure di bilanci secondo me hanno un'importanza relativamente minoritaria... se deve succedere il patatrac (ad esempio situazione irlandese che denegera in una situazione stile islanda) succede in ogni caso (vedi settembre-ottobre 2008) e gli USA dal 2011 o 2012 indipendetemente da chi verrà eletto dovranno implementare una politica fiscale restrittiva per ridurre il deficit pubblico dato che alla lunga quello attuale non è sostenibile.

Per me sarà il comportamento del consumatore americano a decidere le sorti dell'economia mondiale nei prossimi trimestri.

Saluti
Capirex85
 
Io invece ho il timore opposto: ho l'impressione che essendo terrorizzati da un potenziale scenario di stagnazione accompagnata da moderata deflazione e da disoccupazione elevata stanno calcando troppo il piede sulla leva della politica monetaria e che potremmo ritrovarci tra un paio d'anni una botta d'inflazione, con relativi costi sociali associati. Del resto la scelta è comprensibile, per un governo che ha un debito importante la scelta tra inflazione e deflazione è piuttosto ovvia. Se il GDP cresce poco o nulla e il debito reale aumenta di anno in anno con il deficit e il debito che hanno inizia a sorgere qualche problemino.

I discorsi su elezioni e chiusure di bilanci secondo me hanno un'importanza relativamente minoritaria... se deve succedere il patatrac (ad esempio situazione irlandese che denegera in una situazione stile islanda) succede in ogni caso (vedi settembre-ottobre 2008) e gli USA dal 2011 o 2012 indipendetemente da chi verrà eletto dovranno implementare una politica fiscale restrittiva per ridurre il deficit pubblico dato che alla lunga quello attuale non è sostenibile.

Per me sarà il comportamento del consumatore americano a decidere le sorti dell'economia mondiale nei prossimi trimestri.

Saluti
Capirex85

C'è senz'altro anche questa possibilità... i prossimi saranno trimestri interessanti... ;)
 
Questa bloomberg cade a fagiolo:

Bernanke Sees Case for `Further Action' With Too-Low Inflation


Federal Reserve Chairman Ben S. Bernanke said additional monetary stimulus may be warranted because inflation is too low and unemployment is too high.
“There would appear -- all else being equal -- to be a case for further action,” Bernanke said today in the text of remarks given at a Boston Fed conference. He said the central bank could expand asset purchases or change the language in its statement, while saying “nonconventional policies have costs and limitations that must be taken into account in judging whether and how aggressively they should be used.”
He didn’t offer new details on how the Fed would undertake those strategies or give assurances the central bank will act at its Nov. 2-3 meeting.
Bernanke and his central bank colleagues are considering ways they can stimulate the economy as the unemployment rate holds near 10 percent and inflation falls short of their goals. After lowering interest rates almost to zero and purchasing $1.7 trillion of securities, policy makers are discussing expanding the Fed’s balance sheet by purchasing Treasuries and strategies for raising inflation expectations, according to the minutes of the Federal Open Market Committee’s Sept. 21 meeting.
“At current rates of inflation, the constraint imposed by the zero lower bound on nominal interest rates is too tight” and the “risk of deflation is higher than desirable,” Bernanke said. “High unemployment is currently forecast to persist for some time.”
Low Inflation
The Standard & Poor’s 500 Index rose 0.6 percent to 1,181.14 at 9:34 a.m. in New York trading. Treasuries reversed gains after data showed U.S. retail sales gained more than forecast in September. The yield on the 10-year Treasury note climbed two basis points to 2.53 percent, according to data compiled by Bloomberg. A basis point is 0.01 percentage point.
Bernanke “can’t front-run a decision if it hasn’t been made yet, and he’s got a democratic committee, a committee that has a wide range of views,” Vincent Reinhart, former Fed monetary-affairs director, said on Bloomberg Television’s “In the Loop with Betty Liu.”
“Some of the specifics market participants want to hear haven’t been decided on yet,” he said. Still, “the decision to ease quantitatively is pretty much baked in the cake unless the data turned out to be extremely surprising between now” and the FOMC meeting.
Fed officials, concerned that expectations of lower inflation will become self-fulfilling, are debating whether to encourage Americans to believe that prices will start rising at a faster pace so that they would spend more of their money now, the minutes from last month’s meeting showed. That would reduce inflation-adjusted interest rates and stimulate the economy.
Modify Language
“Central bank communication provides additional means of increasing the degree of policy accommodation,” Bernanke said. “A step the Committee could consider, if conditions called for it, would be to modify the language of the statement in some way that indicates that the Committee expects to keep the target for the federal funds rate low for longer than markets expect.”
Still, it “may be difficult to convey the Committee’s policy intentions with sufficient precision and conditionality,” he said.
The central bank could also expand its securities holdings, which has in the past been “successful” at lowering interest rates, Bernanke said. The Fed doesn’t have much experience with that tool, which makes it difficult to decide the “appropriate quantity and pace of purchases and to communicate this policy response to the public,” he said.
‘Remains Committed’
Bernanke said that “despite these challenges, the Federal Reserve remains committed to pursuing policies that promote our dual objectives of maximum employment and price stability.”
The Fed’s September statement was the first in almost two years of near-zero interest rates to say that too-low inflation would merit looser monetary policy. Prices excluding food and energy rose at a 1 percent annual pace in the three months through August, below Fed officials’ long-term preferred range of about 1.7 percent to 2 percent.
The cost of living in the U.S. rose less than forecast in September, with the consumer-price index rising 0.1 percent after 0.3 percent gains in the prior two months, figures from the Labor Department showed today in Washington.
“The CPI number will only add to the expectation” that the Fed will take action, Gary Jenkins, head of fixed-income at Evolution Securities Ltd. in London, said in an e-mail. With regards to quantitative easing, Bernanke is “saying, ‘We are going to do it, but we don’t quite know exactly how we are going to do it.’”
Bernanke said, “overall economic growth has been proceeding at a pace that is less vigorous than we would like.”
“Consumer spending has been inhibited by the painfully slow recovery in the labor market” and “with long-run inflation expectations stable and with substantial resource slack continuing to restrain cost pressures, it seems likely that inflation trends will remain subdued for some time,” he said.
 

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