TAV-Incredibile Azione Violenta di una Manifestante No TAV ai Danni delle Forze dell'

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Foto di Rivoluzione Civile Sulcis | Facebook
 
Fréjus, Tir sui treni: cade l’ultimo alibi per la Torino-Lione

«La notizia sui media è passata in sordina o non è passata affatto,




Fréjus, Tir sui treni: cade l’ultimo alibi per la Torino-Lione | LIBRE
Lisbona-Kiev, treno cancellato

Doveva unire l'Atlantico alla steppa russa. Ma il grande progetto concepito negli anni novanta oggi esce ridimensionato da crisi economica e contestazioni.





Lisbona. Santa Apollonia è la stazione principale. Due binari per convogli suburbani, un treno per Bilbao, una tettoia di ferro e vetro affumicato, aria dall'oceano e dal Tago. Lisbona sarebbe dovuta diventare la sorgente del mitico "Corridoio 5", l'asse Lisbona-Kiev che doveva unire l'Europa dall'Atlantico alle steppe. Quinto pilastro di un sontuoso progetto di viabilità europea stabilito a metà degli anni Novanta, oggi quel corridoio rimane sostanzialmente un mistero.
Il 21 marzo il governo portoghese ha annunciato l'abbandono di ogni progetto di alta velocità. Anche l'Ucraina non si sa bene dove sia andata a finire. Resta in piedi però il sogno di un'Europa unita da una rete di infrastrutture viarie, ma nella forma di una ragnatela di tratti a media percorrenza stesa su tutto il continente e chiamata "Ten-T". Quanto al Corridoio 5, ridimensionato, viene oggi ribattezzato Corridoio Mediterraneo.
Lasciamoci alle spalle Santa Apollonia, dunque, e anche l'ambizioso complesso della Stazione del Mare (un solo treno al giorno per Madrid, undici ore, come dire che tanto vale andarci a piedi), ricordo dell'Expo del '98. Siamo ad Algeciras, di fronte al Marocco, un tiro di lancia da Gibilterra. È qui che la Commissione europea vuole la fonte del Corridoio Mediterraneo.
Don Carlos Fenoy, presidente della Camera di commercio locale, è fra i più convinti sostenitori dell'utilità del Corridoio, solo che lo intende in una maniera sorprendente: "Alta velocità per le merci? Lei è matto! Il consumo energetico e l'usura dei carri oltre gli 80 chilometri orari aumentano esponenzialmente i costi”. La Spagna del resto sta riducendo drasticamente gli investimenti infrastrutturali: 5.400 milioni di euro in meno rispetto al 2001. Eppure, nonostante i tagli, l'alta velocità passeggeri da Algeciras a Bobadilla (raccordo Tav verso Madrid) si farà, grazie a una soluzione sorprendente.
Rafael Flores, responsabile del nodo ferroviario di Ronda, spiega: "Semplice. Per ottenere lo scartamento adatto ai treni veloci aggiungiamo una terza rotaia all'interno delle due guide sulla linea esistente: i treni lenti correranno sullo scartamento spagnolo, quelli veloci su quello internazionale". Senza cemento, e senza investimenti colossali.
Ci imbarchiamo a Cordoba. Fino a Madrid sono 400 chilometri in un quasi lampo (a prezzi non proprio popolari, 68,9 euro in seconda). Quindi "voliamo" attraverso Barcellona, il confine mediterraneo con la Francia, Perpignan, gli stagni del sud, Montpellier, Lione.
Poco sotto St. Jean de Maurienne, all'ingresso del terminal intermodale di Bourgneuf la Rochette, capolinea dell'Autostrada ferroviaria alpina (Afa) che porta allo scalo italiano di Orbassano, alcuni Tir cisterna attendono il carico sui convogli: quattro al giorno. Pochi, e il progetto è sopravvissuto finora grazie a pesanti sovvenzioni pubbliche: circa 900 euro per ogni mezzo trasportato, oltre cento milioni di euro in contributi statali. Ma se l'Afa passa dal Frejus, il supertunnel della Torino-Lione a che serve? Michel Chaumatte, direttore dell'Afa: "Diminuendo la pendenza permette di risparmiare sui costi legati alla trazione". A patto di non andare veloci: "Diciamo che l'alta velocità è un vantaggio ma riguarda i passeggeri". Che però sono diminuiti fino a spingere le ferrovie italiane e francesi a sopprimere il collegamento. Anche i calcoli finanziari stridono: il costo delle opere sull'intera rete "Ten-T" si aggira sui 500 miliardi, la Commissione europea propone uno stanziamento di 31,7. Il resto a carico dei singoli stati.
Procediamo oltre, su piccole, sporche, lente carrozze locali, verso le colline e poi la piana torinese. Per imbatterci però in un grosso guaio a valle, dove il tratto nazionale della Lione-Torino semplicemente "non si farà mai". Ce lo assicura un ingegnere della commissione regionale per la valutazione di impatto ambientale: "Il progetto prevede un interramento a quaranta metri di profondità. Il tunnel si infila nella falda idropotabile della città. Proprio nell'acqua che va nelle case dei torinesi. Impensabile e illegale".
Veniamo trascinati a più di 300 chilometri orari verso Milano. Stranamente, nel tratto geologicamente meno problematico, da Brescia a Padova, l'alta velocità si farà attendere ancora molto. Dal 2008 è pronto, però, un segmento di 28 chilometri tra Padova e Mestre, ma non fai in tempo ad aprire la falcata che sei di nuovo in una palude, fra Venezia e Trieste. Qui i sindaci locali documentarono il disastro ambientale in vista, la città di Trieste rifiutò l'interramento: una Caporetto.
Rappresaglia slovena

Lasciamo Trieste e ci imbarchiamo in corriera verso il porto di Koper e lo snodo di Divaca che nessuna ferrovia collegherà mai all'Italia. L'ultimo treno verso Lubiana è partito nel dicembre 2011. Dispetti, priorità, ripicche e rappresaglie.
Sono in molti oggi a pensare che il Corridoio più redditizio non sia sull'asse est-ovest ma su quello Baltico-adriatico che unisce il Mediterraneo alle grandi economie dell'Europa centrale e settentrionale. Il progetto europeo ne prevede lo sbocco sui porti friulani, veneti e di Ravenna. La richiesta slovena di una bretella che vi agganciasse Koper è stata rigettata su insistenza del governo italiano. Rappresaglia da Lubiana: nessun collegamento fra Trieste e i mercati orientali.


Scavalchiamo Lubiana e poi tappa a Maribor prima di inoltrarci fra le colline ungheresi. Anche qui si parla di trasporto su gomma: "La nostra priorità – dichiara un portavoce del ministero dei Trasporti – non è la ferrovia: i finanziamenti Ue andranno sulle autostrade". E poi anche qui interessa molto di più il collegamento con il nord, Austria via Gyor.
Raggiungiamo Leopoli, fasto imperiale, nido di spie, capitale yiddish. Mancano meno di 600 chilometri a Kiev, ma servono 15 ore, e si viaggia di notte. In terza classe i letti sono incolonnati a tre a tre a vista, in cima alla carrozza c'è una stufa con fuoco a legna e un capovagone dal cappello rigido offre il tè. La notte è un mercato, si può mangiare insieme, fare affari, chiacchierare. Ci si sveglia a Kiev: la stazione alterna il moderno allo stile imperiale russo, l'orizzonte è abolito da barriere di torri a trenta piani, ma i treni a motore, antiquati e colorati, percorrono tratte i cui soli nomi bastano a sognare: Chisinau-Pietroburgo, Odessa-Novgorod, Volgograd-Danzica.
La nostra missione è compiuta.
 
Dalla Tav alle Olimpiadi di Torino. Tutta la verità sulla 'ndrangheta al Nord


Parla il pentito che ha svelato i segreti della ‘ndrangheta al Nord


Dalla Tav alle Olimpiadi di Torino. Tutta la verità sulla 'ndrangheta al Nord - Affaritaliani.it
Mercoledì, 20 febbraio 2013 - 07:23:00
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Sono stato io ad aprire agli inquirenti il libro della ’ndrangheta.” Questa è la storia dell’uomo che per primo ha raccontato l’infiltrazione della ’ndrangheta nel Nordovest d’Italia, in particolare in Piemonte e in Liguria. Si chiama Rocco Varacalli, la sua è un’epopea criminale che inizia in Calabria e finisce a Torino. Nel mezzo scorre una vita violenta, qui raccontata in prima persona e dall’interno dell’organizzazione. Più volte arrestato,Varacalli è stato condannato per traffico di stupefacenti. Dodici anni di militanza che gli hanno valso contatti di primissimo livello nell’onorata società, fino alla decisione di diventare testimone di giustizia. La sua confessione è diventata l’architrave dell’inchiesta Minotauro che nel giugno 2011 ha portato all’arresto di 150 persone e al coinvolgimento di politici, assessori, consiglieri regionali e imprenditori.
L’alta velocità, i cantieri delle Olimpiadi invernali a Torino, la costruzione del centro commerciale Le Gru di Grugliasco (Torino) con le famiglie calabresi che stringono la mano a Berlusconi il giorno dell’inaugurazione, il porto di Imperia in Liguria. E poi il traffico internazionale di droga dall’America del Sud all’Europa e alle grandi città dell’Italia del Nord, passando per l’Africa. Varacalli racconta tutto: la scelta di pentirsi, le pressioni della famiglia, il disconoscimento, le minacce, le stragi e gli omicidi. E come funziona l’organizzazione. La sua testimonianza, giudicata attendibile da almeno due sentenze, è drammatica. Ora politici e amministratori non possono più far finta di niente e dire: io non sapevo. Troppi si sono fatti usare e hanno usato la malavita calabrese per vincere le loro battaglie personali e guadagnare consenso. Intanto i processi vanno avanti e Varacalli continua a definirsi un morto che cammina.
Federico Monga vive a Napoli dove, dal luglio del 2010, è vicedirettore del quotidiano “Il Mattino”. Ha iniziato l’attività giornalistica collaborando con “l’Unità” e il quotidiano “La Provincia Cosentina”. È stato caposervizio al “Giornale del Piemonte”, poi è passato a “La Stampa”, dove ha ricoperto l’incarico di responsabile dell’inserto “Tuttosoldi” e di vicecaporedattore all’Economia e alla Cronaca di Torino. SONO UN UOMO MORTO è il suo primo libro.
Rocco Varacalli, nato a Natile di Careri (Reggio Calabria) nel 1970, affiliato alla ’ndrangheta calabrese dal 1994, ha trafficato droga per vent’anni, a partire dal 1987. Dopo l’arresto nel 2006 ha deciso di pentirsi e di collaborare con la giustizia. Padre di quattro figli, arrestato sette volte e condannato a diciassette anni in Cassazione come mandante di un omicidio, ha vissuto in località segrete. Ora è detenuto nel carcere di Torino.
Leggi l'estratto dal libro "SONO UN UOMO MORTO" (Chiarelettere editore)
 
Elezioni 2013: si complica il tracciato del treno in Valsusa
Debora Billi avatar Mercoledì 27 Febbraio 2013, 15:38 in
di Debora Billi

Ci sono ora mille cose più urgenti del No al TAV. Ma di un gesto simbolico c'è bisogno, e nulla è più importante che fermare quel treno.

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La vignetta è molto divertente, e mostra il risultato elettorale nella provincia di Torino: il MoVimento 5 Stelle ha vinto in tutta la Valsusa. Ora non resta che modificare il tracciato del TAV, per farlo passare nei comuni a maggioranza PD o PDL.
Come è noto infatti, il Partito Unico è tutto favorevole al TAV, e ciò costituisce un'ottima partenza per quell'eventuale governissimo Bersani-Berlusca auspicato dalla Merkel e forse anche dal Quirinale.

Anche perché l'ipotesi in queste ore ventilata, ovvero quella di un governo monocolore PD con appoggio esterno del MoVimento 5 Stelle, prevede l'attuazione del "modello Sicilia", cioè il voto favorevole stellato solo a quelle proposte che sono previste dal programma a 5 Stelle. Si parla di leggi sulla corruzione, sui tagli ai costi della politica, sui politici indagati.
Ma sicuramente si parla di un NO definitivo al TAV in Val di Susa.

Ci sono certo mille cose da fare in Italia più importanti di questo, e persino più importanti della legge sulla corruzione o dei tagli ai costi dei giardinieri del Quirinale: penso ad uno stop alle maledette privatizzazioni, penso al reddito di cittadinanza, penso alle Piccole Opere per le scuole e gli ospedali, penso a tante idee di vera sostanza nella direzione opposta dell'austerità e del liberismo.

Ma un gesto simbolico è comunque importante, di un gesto simbolico c'è bisogno. E per il MoVimento 5 Stelle ora nulla è più simbolico che fermare quel treno. Nulla è più importante che consegnare la vittoria in mano a quel popolo ostinato ed esemplare, che ha insegnato a non arrendersi mai anche ai più cinici e disincantati tra noi. Loro hanno cominciato tutto in Italia, e hanno tenuto accesa la fiammella della ribellione anche nei momenti più bui. Se lo meritano, di essere i primi a festeggiare.
 
Elezioni 2013: si complica il tracciato del treno in Valsusa
Debora Billi avatar Mercoledì 27 Febbraio 2013, 15:38 in
di Debora Billi

Ci sono ora mille cose più urgenti del No al TAV. Ma di un gesto simbolico c'è bisogno, e nulla è più importante che fermare quel treno.

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La vignetta è molto divertente, e mostra il risultato elettorale nella provincia di Torino: il MoVimento 5 Stelle ha vinto in tutta la Valsusa. Ora non resta che modificare il tracciato del TAV, per farlo passare nei comuni a maggioranza PD o PDL.
Come è noto infatti, il Partito Unico è tutto favorevole al TAV, e ciò costituisce un'ottima partenza per quell'eventuale governissimo Bersani-Berlusca auspicato dalla Merkel e forse anche dal Quirinale.

Anche perché l'ipotesi in queste ore ventilata, ovvero quella di un governo monocolore PD con appoggio esterno del MoVimento 5 Stelle, prevede l'attuazione del "modello Sicilia", cioè il voto favorevole stellato solo a quelle proposte che sono previste dal programma a 5 Stelle. Si parla di leggi sulla corruzione, sui tagli ai costi della politica, sui politici indagati.
Ma sicuramente si parla di un NO definitivo al TAV in Val di Susa.

Ci sono certo mille cose da fare in Italia più importanti di questo, e persino più importanti della legge sulla corruzione o dei tagli ai costi dei giardinieri del Quirinale: penso ad uno stop alle maledette privatizzazioni, penso al reddito di cittadinanza, penso alle Piccole Opere per le scuole e gli ospedali, penso a tante idee di vera sostanza nella direzione opposta dell'austerità e del liberismo.

Ma un gesto simbolico è comunque importante, di un gesto simbolico c'è bisogno. E per il MoVimento 5 Stelle ora nulla è più simbolico che fermare quel treno. Nulla è più importante che consegnare la vittoria in mano a quel popolo ostinato ed esemplare, che ha insegnato a non arrendersi mai anche ai più cinici e disincantati tra noi. Loro hanno cominciato tutto in Italia, e hanno tenuto accesa la fiammella della ribellione anche nei momenti più bui. Se lo meritano, di essere i primi a festeggiare.

Quel disegno è un simbolo della casta. Il suo percorso un orrido girovagare per i meandri più tortuosi della mente. Che se la facciano nel giardino della loro casa e con i loro soldi la TAV.:cool:
 
Rainews24.it
Fico: hanno devastato la valle
Lunedì M5S chiederà in Parlamento l'istituzione di una commissione di inchiesta sulla Tav


No-Tav, i grillini ai cantieri



Roma, 23-03-2013
"Eserciteremo il nostro mandato ispettivo nell'area militare e poi visiteremo il cantiere". Così Vito Crimi, capogruppo del Movimento 5 Stelle al Senato, all'entrata nell'area di cantiere di Chiomonte. "Siamo un centinaio", ha aggiunto. Oltre ai parlamentari del Movimento 5 Stelle ce ne sono 12 di Sel. I parlamentari sono entrati dal cancello della centrale idroelettrica a bordo di due pullman. Il via libera è stato dato dai carabinieri, che hanno controllato i nominativi dei presenti. Il parlamentare Luis Alberto Orellana (M5S) si è detto impressionato dalla quantità di forze dell'ordine presenti: "Questa militarizzazione fa riflettere".


Fico: hanno devastato la valle
"Hanno devastato la valle. Ma noi deputati e senatori faremo di tutto per bloccare il Tav, liberare e restituire quest'area alla vita. E farla finita con questa cosa antieconomica e antiumana". Questo il commento che Roberto Fico, parlamentare del Movimento 5 Stelle, ha rilasciato alla diretta streaming 'La Cosa', sul sito Beppegrillo.it, dopo una prima sommaria perlustrazione in località Maddalena, all'interno del cantiere Tav di Chiomonte.
E oggi è anche il giorno della marcia No Tav tra Susa e Bussoleno (Torino), a cui sono attesi migliaia di partecipanti e non solo dalla Valsusa. Diciotto i pullman previsti, in arrivo persino dalla Sicilia, per la marcia che avrà inizio alle 14 a Susa. Obiettivo dichiarato doppiare il successo dell'analoga marcia dell'anno scorso che portò in Valle 20 mila persone.


Grasso: non sarà un'ispezione ma una normale visita
Il responso di Grasso, contenuto in un lunga lettera, inviata al capogruppo del M5S Vito Crimi, ai ministeri dell'Interno e della Difesa e al Capo dello Stato, spazza via ogni dubbio. La calata dei grillini a Chiomonte "lungi dal costituire un'ispezione" ha il senso di una normale visita, consentita dai responsabili del cantiere e soggetta quindi ad un protocollo ben preciso: accesso di venti parlamentari alla volta, accompagnati dal personale di servizio. E' vero che il cantiere è sito di interesse strategico nazionale, ma tale definizione, ha spiegato Grasso nella sua missiva, non consente di equipararlo ad una carcere, le cui visite dei parlamentari sono previste dall'articolo 67 della legge 354 del 1975.

"Oggi faremo le dovute domande per accertare cosa sta accadendo al cantiere. Lunedì chiederemo in Parlamento l'istituzione di una commissione di inchiesta sulla Tav". Lo afferma Marco Scibona, senatore del M5S, in visita al cantiere di Chiomonte della linea Torino-Lione.
 

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