Per conciliarvi il sonno.
Sembra interessante ma non ho elementi per giudicare.
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Quote Bankitalia: ennesima porcata all’italiana
Scritto il
2 febbraio 2014 alle 10:18 da
Danilo DT
I 5 punti da tenere in considerazione sulla rivalutazione delle quote di Banca d’Italia in pancia a banche e assicurazioni.
La questione della rivalutazione delle
quote di Bankitalia ha sicuramente destato grosse proteste e forti pareri contrastanti.
Il Movimento 5 Stelle parla di vero e proprio esproprio, e comunque di un regalo di soldi pubblici. Secondo il mio modesto parere, è palese che questa rivalutazione sia un giro contabile fittizio, denaro creato dal nulla, con due funzioni.
1 – La prima,
aumentare la capitalizzazione e gonfiare il patrimonio delle banche. Se prima avevo delle quote di
Bankitalia valorizzate ad un prezzo, domani avrò le stesse quote ad un valore moltiplicato (se non ho sbagliato i conti) per
48.000 volte (avete inquadrato meglio, ora, la porcata?) senza la creazione di reale valore. Solo una rivalutazione. Quindi ora sappiamo che le banche avevano in pancia un tesoro che ovviamente oggi è oro colato mentre prima non era considerato. Non è chiaro se questo surplus potrà essere messo nel famoso Core Tier 1. Lo ritengo decisamente difficile. Certo è che le banche sembreranno più grosse e solide…senza esserlo.
2 – La seconda funzione è quella di generare per le banche e le assicurazioni stesse (Intesa San Paolo, Unicredit e Generali posseggono praticamente il 70% di Bankitalia) un
utile, sempre
fittizio perché non derivante dall’attività aziendale. Ma sempre utile è e quindi i possessori ci
pagheranno le imposte, quelle imposte che non saranno pagate dai cittadini tramite l’IMU.
3 – Ma ecco una conseguenza che in molti non considerano, ovvero il fatto che le banche, pagando super imposte, dovranno esborsare valanghe di quattrini, magari pagando anche qualche bel
super bonus al management per meriti non loro: ma la cosa grave è che questo denaro verrà tolto da quelle quote potenzialmente a disposizione per concedere prestiti all’economia reale.