Thread Ufficiale Unificato delle Discussioni Politiche Generali

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favorevole a Monti?

  • si

    Votes: 6 27,3%
  • no

    Votes: 14 63,6%
  • indifferente

    Votes: 2 9,1%

  • Total voters
    22
chi ne trae vantaggio dall'enorme debito pubblico italiano:

1. le banche che ricevono gli interessi
2. i politici che possono usare denaro pubblico per ingrassare le tasche degli amici i quali ricambieranno con regali
3. gli imprenditori che vivono con i soldi dello stato (grandi opere come ponti, strade, centrali ecc...)
4. i dipendenti della pubblica amministrazione, principalmente i dirigenti con maggiori stipendi, fino al umile 7 livello che puo' andare a bere il caffe' 10 volte al giorno

a livello internazionale il debito pubblico dei paesi occidentali alimenta la produzione nei paesi asiatici e mantiene le valute occidentali forti

principalmente chi perde?
1. i giovani che si trovano a pagare sempre piu' tasse
2. i lavoratori che producono beni

in italia la disoccupazione giovanile e' sul 30% e chi ha una attivita' in genere pensa di vendere e andarsene

la manovra che va a detassare i giovani secondo me e' inutile, conviene lavorare in nero per sopravvivere in italia specialmente se si e' giovani

per conto mio tutte le scelte attuate da questo governo sono condizionate degli interessi di chi fa parte della politica e in definitiva NON CAMBIERA' NULLA stanno solo cercando di mettere delle pezze per tenere su il castello

" in Italia la politica costa ai cittadini 24 miliardi di euro "


e si bisogna fare una manovra di lacrime e sangue per "il bene del paese"

http://ilmegafono.bloog.it/il-costo...nato-quirinale-regioni-province-e-comuni.html
 
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13,8% della popolazione italiana e' povera, il 4,6% vive in condizioni di poverta' assoluta

TMNews - Crisi/Istat: Oltre 8 milioni di poveri, 1 mln in povertà assoluta

In Italia 703mila super-ricchi». Ma al Fisco non risulta

10 & 10 - «In Italia 703mila super-ricchi». Ma al Fisco non risulta | Facebook

L’Italia non è un Paese per giovani. Sono pochi e se ne vanno. Spinti dalle scarse prospettive a trasformarsi in «immigrati “di lusso”» . Il direttore del Censis, Giuseppe Roma, lancia l’allarme sui giovani italiani «in via di estinzione» . E in un’audizione alla commissione Lavoro della Camera fornisce le cifre dell’emorragia delle nuove leve: in 10 anni, «dal 2000 al 2010 abbiamo perso 2 milioni di giovani tra i 15 e i 34 anni» . E nei prossimi vent’anni «diminuiranno ancora» . Un buco, uno strappo, nel tessuto connettivo del mercato del lavoro dove i ragazzi sono «merce sempre più rara»

«Giovani in estinzione» L?Italia ne ha persi due milioni in 10 anni - Quotidianamente.net
 
vi invito a guardare il filmato con attenzione tanto dura solo 40 secondi:



è percebile che quando il presidente della camera fini dice al microfono che la camera con 315 voti approva


è percebile ,dicevo, che nell' aria del parlamento si avverte che ormai il nuovo leader è TREMONTI e che in molti smarriti per questo motivo sono imbarazzati e tentano di andarsene velocemente dall' aula vivendo questo imbarazzo.


tranne ovviamente pochi lecchini che senza ritegno danno la mano al premier che ovviamente sembra solo un fantasma imbiancato




p.s. ha asserito di essere caduto nella doccia ecco perche' non si è visto in questi giorni, ma quando finiranno queste patetiche sceneggiate napoletane :lol::lol::lol::lol::lol::lol::lol::lol:
 

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Avete visto l'intervento della finocchiaro? Sembra l'agente russo di un film di james bond, quella col veleno sulla punta delle scarpe. Mette paura proprio.
 


si può dirgli 'faccia di kiurlo' ??


Secondo D’Alema è stata semplicemente aggirata la legge, il leader della Casa delle Libertà è stato eletto perchè «nel ’94, ha ottenuto che la giunta delle elezioni, a maggioranza di centrodestra, stabilisse che il titolare della concessione pubblica fosse Confalonieri, con una scelta che fa sorridere».

Su questa posizione, espressa peraltro in seguito al fallimento della Bicamerale e dell’accordo con Berlusconi, D’Alema si ritrovò isolato all’interno del partito e attaccato da quanti avevano chiesto l’applicazione della legge del ’57 fin dal 1996 (in particolare, Sylos Labini).






Conflitto di interessi

La nostra Costituzione, secondo gli artt. 65 e 66, obbliga il Parlamento a valutare l’eleggibilità dei suoi membri in base alla legge ordinaria. L’art. 10 del DPR 361/1957 recita: «Non sono eleggibili […] coloro che in proprio o in qualità di rappresentanti legali di società o di imprese private risultino vincolati con lo Stato per contratti di opere o di somministrazioni, oppure per concessioni o autorizzazioni amministrative di notevole entità economica, che importino l'obbligo di adempimenti specifici, l'osservanza di norme generali o particolari protettive del pubblico interesse, alle quali la concessione o la autorizzazione è sottoposta». La Giunta delle elezioni della Camera dei deputati, nel 1994, confermò l’elezione di Silvio Berlusconi (fondatore e azionista di maggioranza di Mediaset, società che controlla RTI, titolare delle concessioni televisive di Canale Cinque, Rete Quattro e Italia Uno) poiché la norma citata andrebbe riferita «alla concessione ad personam e quindi, se non c’è titolarità della persona fisica, non si pone alcun problema di eleggibilità, pur in presenza di eventuali partecipazioni azionarie». Nelle successive legislature, a partire da quella del 1996-2001 con una maggioranza di centrosinistra, fu ribadita l’eleggibilità di Berlusconi.

L’interpretazione di cui sopra è contraria allo spirito e alla lettera della legge. Se infatti Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset, ne è il rappresentante legale, a chi si riferisce il sintagma «in proprio»? L’azionista di maggioranza è colui che gode del diritto di proprietà e trae i profitti dalle attività dell’azienda. Inoltre la Giunta, nella sua motivazione, introduce il concetto di titolarità del contratto, che non figura nella legge: l’essere «vincolati con lo Stato» non dipende solo dalla rappresentanza legale, ma anche dai vincoli conseguenti alla proprietà. Si noti che le concessioni televisive sono date all’azienda, non alla persona fisica: dunque il vincolo con lo Stato consiste nella proprietà o nella direzione dell’azienda concessionaria. Che poi in proprio valga ‘in proprio nome’, con curiosa ellissi del sostantivo, è interpretazione chiaramente confutata dai primi due significati della locuzione (GRADIT): «non essendo alle dipendenze di nessuno» e «di proprietà personale»; la terza accezione, di basso uso, «personalmente, di persona», è limitata all’espressione rispondere in proprio di qualcosa, in cui è sottintesa l’idea del mettere a rischio le proprie sostanze nell’assumersi una responsabilità. Infine, stabilire che il proprietario può essere eletto se nomina un rappresentante è un sillogismo non autorizzato dalla lettera della legge, volta invece a evitare il conflitto di interessi del concessionario pubblico.
 
uikkipedia





La questione dell'ineleggibilità

La legge n. 361 del 1957 all'articolo 10 afferma: «Non sono eleggibili [...] coloro che [...] risultino vincolati con lo Stato [...] per concessioni o autorizzazioni amministrative di notevole entità economica». Dati i numerosi possedimenti in campo mediatico, edilizio e assicurativo della famiglia Berlusconi, nel luglio 1994 alcuni esponenti di centro sinistra presentarono ricorso contro l'elezione di Berlusconi. Nel corso della seduta del 20 luglio 1994 (con un terzo dei deputati assenti) la Giunta per le elezioni, anche grazie ad una parte degli esponenti del PDS del neo-segretario Massimo D'Alema e della Alleanza dei Progressisti (che votarono a favore o non parteciparono al voto), decise di rigettare il ricorso.[14][15][16]







Così, negli atti della Giunta per le elezioni della Camera di
mercoledì 20 luglio 1994 a pagina 3 risulta che l’unico oppositore fu il deputato ds
Luigi Saraceni, che, come dichiarò ad un mio amico del gruppo di pressione e come
mi ha confermato oggi per telefono, prese la decisione autonomamente: i suoi colleghi
ds votarono a favore. Tutto questo avveniva nel 1994, quando la maggioranza era del
cosiddetto centrodestra. Anche più grave è ciò che accadde dopo le elezioni del 1996:
allora la maggioranza era del centrosinistra ma non ci fu nessuna opposizione; anche
in questo caso ho gli atti della Giunta – martedì 17 ottobre, pagine 10-12. Del 1996 il
presidente D’Alema non parla. Di tutto questo scrissi diffusamente in un lungo
articolo apparso nel fascicolo 5 del 2000 della rivista MicroMega; debbo ritenere che
sia sfuggito alla sua attenzione.
 

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