Bossi: «Soldi della Lega, il reato non c'è»
«Non sapevo del dossier su Maroni». Poi incita i suoi: «Cercano di annichilirci, dobbiamo essere forti»
NESSUN REATO - «Le cose difficili - ha aggiunto - creano la forza degli uomini che le superano.
I soldi non sono quelli dello Stato, e la Lega ne può fare quel che vuole. Non è giusto quel che è avvenuto, ma non è un reato. La colpa l'abbiamo già espiata e adesso non dobbiamo inginocchiarci, ma far vedere cosa sappiamo fare,
come i nostri avi con il Barbarossa e ributtarli indietro. Vi aspetto in piazza. Il sole verrà siamo tristi e colpiti ma il sole verrà. Il momento non è dei migliori, a momenti c'è da vergognarsi. La partita è difficile ma non è finita».
Redazione Online
19 aprile 2012
Umberto Bossi e figli indagati
Truffa ai danni dello Stato e appropriazione indebita i reati contestati
MILANO -
Umberto Bossi e suoi figli Renzo e Riccardo hanno ricevuto un'informazione di garanzia firmata dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo e dai pm Roberto Pellicano e Paolo Filippini titolari dell'inchiesta. Nei confronti dell'ex leader della Lega, in concorso con l'ex tesoriere Francesco Belsito, si contesta il reato di truffa ai danni dello Stato per un ammontare di 18 milioni di euro. Nei suoi confronti ci sarebbero agli atti dell'indagine non solo le dichiarazioni rese dallo stesso Belsito ma anche elementi documentali. Umberto Bossi risponde come legale rappresentante del partito in quanto firmava i rendiconti che portavano all'erogazione dei rimborsi elettorali. Nei suoi confronti non c'è alcuna contestazione che riguarda presunte spese personali.
I due figli del Senatur sono invece indagati per appropriazione indebita in relazione alle loro spese personali pagate, secondo l'accusa, con i fondi del partito. I due rispondono di
appropriazione indebita, sempre in concorso Belsito.
Stando a quanto è emerso dalle indagini della Procura di Milano, Umberto Bossi sarebbe stato a conoscenza del fatto che Renzo e Riccardo utilizzassero per le loro spese personali i soldi del partito e disponevano di una
paghetta di 5000 euro al mese a testa.