blackmac
Forumer storico
Penso che se andassero a spulciare nei bilanci delle altre banche troverebbero
tanta di quella porcheria che Dio solo sa e poi, non tutte le banche hanno
fatto acquisizioni stile Antonveneta da 9-10 Mld quando poteva valere poco
più della metà! Troppo evidente, soprattutto per averla comprata dal Santander che poco prima l'aveva pagata 6,5 Mld.

Mps, sospetto mazzette per 2 miliardi nell'acquisto di banca Antonveneta - Economia e Finanza con Bloomberg - Repubblica.it
SIENA - Il segreto del Sistema Mussari, incipit della catastrofe di Mps, è in un conto di una banca londinese su cui nel 2007 vennero parcheggiati 2 miliardi di euro.
Quei 2 miliardi di euro sono l'incongruo e mai giustificato sovrapprezzo per l'acquisto di Antonveneta con cui sfamare gli appetiti della politica, la spregiudicatezza del management del Monte e rendere indissolubile il "groviglio armonioso" della terza banca italiana, la più antica del mondo. Su quel conto sarebbe stata parcheggiata la madre di tutte le tangenti, lasciando poi che il tempo e una sequenza di scudi fiscali ne consentisse il tranquillo rientro in Italia ai suoi diretti beneficiari o intermediari. Politici, appunto. Banchieri. Manager.
Se così stanno le cose, se coglie nel segno questa che oggi è l'ipotesi investigativa principale su cui si muovono i pm della Procura di Siena Giuseppe Grosso e Antonino Nastasi e il Nucleo di polizia valutaria di Roma (che proprio a Londra hanno avanzato diverse rogatorie), gli ultimi cinque anni di storia di Mps andranno riscritti da cima a fondo e verosimilmente l'elenco delle responsabilità non si fermerà al solo Mussari e ai suoi uomini. In un annunciato "Armageddon" giudiziario che, non a caso, ha consigliato la Procura di attendere l'esito del voto di febbraio prima della sua "discovery".
È la provvista della tangente. O, almeno, è questa l'unica logica spiegazione che può essere data a quelle anomalie nell'acquisto: il sovrapprezzo e il suo versamento su un conto separato. Banca d'Italia potrebbe eccepire su quell'operazione, probabilmente. Ma decide di non entrare nel merito del prezzo di acquisizione chiedendo quale unico requisito al Monte di ricapitalizzarsi. La Banca lo fa, ma a modo suo. Con l'emissione di un prestito convertendo in azioni da un miliardo (i cosiddetti bond "fresh"), contratto a debito con Mediobanca e Credit Suisse e intestato a sottoscrittori sempre rimasti misteriosi, alcuni dei quali intermediati sull'estero. È una scelta "quieta" quella di Bankitalia che in quel momento serve a tutti. Perché Antonveneta è una "operazione di sistema", dove tutti coprono tutto, e a vantaggio di tutti. E in cui si creano e cementano nuove fedeltà. A Siena, ma non solo, come dimostra la giubilazione, nel 2010, di Mussari al soglio dell'Abi. Antonveneta, infatti, è in quel momento un problema del Sistema, e come tale viene sistemato con generale soddisfazione.
Della politica, del blocco di interessi che controlla la Banca. Peccato, che una volta inghiottito il boccone Antonveneta, cominci l'agonia del Monte. Al cui capezzale si applica una struttura di gestione parallela, che fa capo all'area finanza di Gianluca Baldassarri (parente di Mario Baldassarri, l'economista di An poi sottosegretario del governo Berlusconi), del suo vice Alberto Cantarini, e almeno una decina di operatori, protagonisti nel decennio passato di una teoria di operazioni rischiose, derivati al quadrato e macchinazioni che, ora, a Palazzo Koch, non esitano a definire «mostruosi». Si tratta di investimenti conclusi in gran segreto, e con poco riguardo rispetto alle scadenze e alle buone prassi, utilizzando a leva una trentina di miliardi di euro su cui la banca guadagna pochissimo (uno zero virgola, se va bene) mentre altri guadagnano molto.
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