Titoli di Stato Italia Trading Titoli di Stato "volume VI" (Gennaio 2014-Dicembre 2014)

Stato
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Il Dipartimento del lavoro ha reso noto che nell’ultima settimana le nuove richieste di sussidi di disoccupazione si sono attestate a 287mila unità, in lieve calo rispetto alla lettura precedente che è stata rivista verso l’alto da 287mila a 288mila unità. L’indicazione odierna si è rivelata migliore delle previsioni degli analisti che si erano preparati ad un rialzo a 295mila unità.
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Impresa titanica

Finalmente il premier ce l’ha fatta, la fase iniziale delle
infinite riforme che dovranno essere attuate, è stata superata.
Con la determinazione che lo contraddistingue, ha sbaragliato
(per ora) l’ostruzionismo dei paleocomunisti e dei circensi incarogniti
ma la situazione dell’economia rimane e rimarrà tale e quale
se il pachidermico apparato pubblico non verrà drasticamente
ridimensionato a vantaggio degli investimenti produttivi.

Inutile però farci illusioni, con un debito immenso (tra pubblico,
privato e delle imprese si arriva verosimilmente a 4 trilioni di €),
un Pil falcidiato, decine di migliaia di cervelli che sono emigrati,
una massa spaventosa di ladri, truffatori e malavitosi
che infestano il paese, riprendersi da uno shock di portata epocale,
sarà davvero un’impresa titanica.

Speriamo non si debba dar ragione ad Alberto Forchielli dell'Osservatorio Asia:

http://www.investireoggi.it/forum/4030382-post7008.html
 
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Verso un mondo di nazioni super-anziane entro il 2020
Posted by Maurizio - 8 ottobre 2014 - Blog
L’aspetto demografico è uno dei più importanti se si vuole cogliere per tempo gli impatti economici delle nazioni e le ripercussioni sulle scelte degli investimenti.

È noto infatti che l’età più espansiva in termini di consumi e di acquisti immobiliari si situa tra i 30 e i 45 anni, mentre dai 50-60 anni le necessità diminuiscono e aumenta nel contempo la spesa pubblica per le prestazioni previdenziali, con ripercussioni anche sulla politica fiscale.

Può risultare quindi interessante osservare come sono composte le popolazioni dei vari Paesi dal punto di vista demografico. Moody’s, una delle agenzie di rating, ha svolto una ricerca al riguardo basandosi sulla classificazione delle Nazioni Unite, che definisce:

In fase di invecchiamento le nazioni che presentano più del 7% della popolazione oltre i 65 anni.
Anziane le nazioni che presentano più del 14% della popolazione oltre i 65 anni.
Super-anziane le nazioni che presentano più del 20% della popolazione oltre i 65 anni.
In base a questi parametri già oggi nel mondo vi sono tre nazioni super-anziane:

Giappone
Italia
Germania
Il nostro Paese quindi rientra a pieno titolo nella classificazione delle nazioni super-anziane, con 13 milioni di ultra-sessantacinquenni su un totale di 60,8 milioni di abitanti, pari al 21,4% (Fonte Istat); solo il Giappone ci supera con una percentuale di oltre il 26%.

Secondo Moody’s nel prossimo anno altre due nazioni si aggiungeranno alla terna delle nazioni super-anziane:

Finlandia
Grecia
Inoltre, sempre nel 2015, oltre il 60% delle nazioni nel mondo potranno essere definite in fase di invecchiamento, mentre entro il 2020 altri otto Paesi entreranno nella lista delle super-anziane:

Bulgaria, Croazia, Francia, Malta, Olanda, Portogallo, Slovenia, Svezia
Ed entro il 2025 altri undici Paesi faranno parte delle nazioni super-anziane:

Austria, Belgio, Canada, Danimarca, Estonia, Hong Kong, Polonia, Regno Unito, Repubblica Ceca, Spagna, Svizzera, Ungheria
Come si può osservare la maggior parte delle nazioni che diventeranno super-anziane tra il 2015 e il 2025 appartengono all’Europa, con l’eccezione del Canada e di Hong Kong; ma anche Australia, Cuba, Nuova Zelanda, Stati Uniti e Uruguay sono già oggi classificati come Paesi anziani; inoltre alcuni emergenti come Argentina, Brasile, Cile, Cina, Russia, Tailandia e Turchia rientrano fra le nazioni in fase di invecchiamento.

Fino a qui i dati e le proiezioni della ricerca demografica condotta da Moody’s; passiamo ora alle riflessioni e le implicazioni che possono essere tratte in un’ottica di scelte di investimento.
L’invecchiamento della popolazione di un Paese:

Riduce la crescita economica
Diminuisce l’offerta di lavoro
Limita il potenziale di innovazione
Riduce la capacità di risparmio
Diminuisce la richiesta di abitazioni
Riduce le entrate fiscali
Incrementa la spesa sanitaria e previdenziale
Rende precaria la sostenibilità del debito pubblico
Peggiora il merito di credito con aumento della spesa per interessi sul debito pubblico
Questa lista, salvo qualche eccezione come l’offerta di lavoro che è sovrabbondante, è già riscontrabile nel nostro Paese e apparirà con sempre maggiore intensità anche negli altri Paesi europei.

Si tratta di cambiamenti lenti, ma inesorabili, che non possono essere ignorati dagli asset manager e dai consulenti agli investimenti nell’impostare portafogli che siano:

Sufficientemente solidi a una crisi del debito ormai cronica
Intercettino per tempo le tendenze macroeconomiche e le variazioni degli equilibri sia demografici che geopolitici.

Verso un mondo di nazioni super-anziane entro il 2020
 
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