Trend Mercati febbraio 2016

Questo per dire che a mio avviso 1,60% è considerato una buona approssimazione di un tasso nei dintorni ma sotto il target del 2%.
Grazie

Riguardo la frase sopra però io non credo, la dichiarazione sin dall'inizio è stata per "inflation rates below, but close to, 2% over the medium term" https://www.ecb.europa.eu/press/pressconf/2015/html/is150122.en.html
e quindi secondo me già questa frase dichiara un eventuale 1,6% troppo basso, inoltre ricordo bene che in una risposta nel Q&A di una conferenza stampa dopo un meeting BCE, Draghi aveva detto che non basta raggiungere il 2% ma bisogna anche che i dati dimostrino che ci si stabilizzi
 
C'è già abbastanza carne al fuoco oggi, però metto qui due idee a cui ho pensato, senza fretta

1 Il problema del credito in italia come sappiamo sono i troppi NPL in pancia alle banche, beh non sarà che presto il mercato italiano del credito potrebbe divenire interessante per alcune banche estere? (banche che si erano ripulite per tempo e ora sono più agili nel credito) sono dinamiche lente, bisogna inserirsi nel mercato e aprire fisicamente filiali ma ... chissà

2 Notare che la previsione della BCE per l'inflazione del 2018 è 1,6%
Ma allora è dichiarato apertamente, cioè senza più dubbi, che la fine del QE a marzo 2017 verrà prorogata


credo che in Italia il problema maggiore per il credito sia il rating delle imprese, nel senso che molte aziende hanno rating così bassi da non essere affidabili se non al costo di accantonamenti di capitale molto importanti e quindi non remunerativi
le banche estere hanno in più il problema di non avere andamentali ampi ed affidabili sulle imprese italiane, e quindi non possono prezzare il rischio con precisione: anche qui, il punto diventa l'accantonamento di capitale, ma in effetti gli esteri potrebbero essere più capitalizzati degli italiani ed avere quindi un modesto vantaggio competitivo, ma al costo di un più alto rischio negli affidamenti

il punto è far tornare competitivo il sistema italia e con questo migliorare i rating delle imprese
qui gioca un grande ruolo la velocità e la tipologia delle riforme, a cominciare dalla giustizia e in particolare dai tempi di recupero del credito
 
Grazie

Riguardo la frase sopra però io non credo, la dichiarazione sin dall'inizio è stata per "inflation rates below, but close to, 2% over the medium term" https://www.ecb.europa.eu/press/pressconf/2015/html/is150122.en.html
e quindi secondo me già questa frase dichiara un eventuale 1,6% troppo basso, inoltre ricordo bene che in una risposta nel Q&A di una conferenza stampa dopo un meeting BCE, Draghi aveva detto che non basta raggiungere il 2% ma bisogna anche che i dati dimostrino che ci si stabilizzi

Si può essere anche se sono meno aggressivi a mio parere nelle aspettative di inflazione rispetto alla FED perché i tedeschi a paesi limitrofi hanno maggiore paura dell'inflazione rispetto agli anglosassoni.
 
credo che in Italia il problema maggiore per il credito sia il rating delle imprese, nel senso che molte aziende hanno rating così bassi da non essere affidabili se non al costo di accantonamenti di capitale molto importanti e quindi non remunerativi
le banche estere hanno in più il problema di non avere andamentali ampi ed affidabili sulle imprese italiane, e quindi non possono prezzare il rischio con precisione: anche qui, il punto diventa l'accantonamento di capitale, ma in effetti gli esteri potrebbero essere più capitalizzati degli italiani ed avere quindi un modesto vantaggio competitivo, ma al costo di un più alto rischio negli affidamenti

il punto è far tornare competitivo il sistema italia e con questo migliorare i rating delle imprese
qui gioca un grande ruolo la velocità e la tipologia delle riforme, a cominciare dalla giustizia e in particolare dai tempi di recupero del credito

Io scioccamente stavo pensando solo al credito rivolto ai retail, ma in effetti è vero quello che dici
 
Grazie

Riguardo la frase sopra però io non credo, la dichiarazione sin dall'inizio è stata per "inflation rates below, but close to, 2% over the medium term" https://www.ecb.europa.eu/press/pressconf/2015/html/is150122.en.html
e quindi secondo me già questa frase dichiara un eventuale 1,6% troppo basso, inoltre ricordo bene che in una risposta nel Q&A di una conferenza stampa dopo un meeting BCE, Draghi aveva detto che non basta raggiungere il 2% ma bisogna anche che i dati dimostrino che ci si stabilizzi


Comunque anche UBS è più d'accordo con te che con me... :)
 

Allegati

Ancora Banche Centrali

su 13 marzo 2016 da TrendMercatiModifica
Con la fine del G-20 (ma anche prima) avevamo ipotizzato una maggiore coordinazione delle politiche monetarie ed anche fiscali globali che dovevano impedire l’avvitamento dell’economia mondiale verso una recessione complessiva e delle finanza in un pericoloso deterioramento degli asset di rischio.
Dopo le prime mosse del PBOC e della politica cinese applaudite anche dalle autorità monetarie statunitensi la scorsa settimana la BCE ha innalzato ulteriormente il tiro con una serie di manovre monetarie senza precedenti anche per la FED alfine di stimolare, anche se all’interno di un mandato differente la finanza dell’eurozona ad essere più proattiva nei confronti dell’economia reale.
Non mi soffermo quantificando le singole misure se non confermando la prima impressione e cioè che alcune di queste avranno dei problemi di implementazione e che altre invece potrebbero essere una sorpresa positiva.
Mi soffermo invece su due aspetti sottovalutati che invece hanno la loro importanza.
Il primo è il quasi disperato appello di Draghi alle riforme, un appello che suona da ultima chiamata per i singoli stati nazionali alle prese però con una situazione politica quantomeno ingarbugliata e confermata anche della recenti elezioni regionali tedesche. Dai primi dati usciti enorme successo dei non votanti e crisi di diversi partiti tradizionali (mentre la Merkel si difende).
Il secondo riguarda l’ultima riflessione fatta al termine della conferenza successiva alla decisione di politica monetaria e che suona come una stoccata alla supervisione della BCE che come sappiamo e gestita dalla Nouy in maniera molto stringente, segno che le ultime scelte della vigilanza unica della BCE non sono piaciute al board di Francoforte.
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I mercati, dopo la reazione iniziale, che a nostro avviso ha poco a che vedere con la reazione stessa ed ha molto a che vedere con le dinamiche interne dei mercati e soprattutto con il tentativo di stroncare quegli operatori che usano le decisioni delle banche centrali come uno strumento decisionale di breve periodo, hanno apprezzato la forte leva monetaria implementata dalla BCE.
Probabilmente avrebbero gradito anche la leva fiscale da parte dei paesi dell’area con surplus di bilancio o comunque con una leva fiscale da utilizzare ma forse per l’attuale zona euro questo era davvero troppo.
Ora arriviamo nella nuova settimana con tre banche centrali che dovranno parlare delle proprie e prossime decisioni monetarie e tra queste sicuramente le decisioni della FED svolgeranno la parte del leone.
Nonostante anche l’ultimo report trimestrale del BIS, nelle pagine iniziali e con enfasi, abbia voluto smarcare le politiche monetarie USA dalla fase correttiva attuale noi siamo tra quelli che pensano che molta parte della situazione attuale sia dovuta anche dalla eccessiva divergenza di politica monetaria tra le varie parti del mondo ed in particolare dall’incapacità di alcuni paesi importanti nello scacchiere globale di prendere il testimone dal punto di vista fiscale rispetto al trio Keynesiano (USA, UK e Giappone).
Ma la restrizione della liquidità globale che proviene dalla fine del QE USA e ora da questa fase di rialzi non deve essere sottovalutato ed è appunto necessario un contrappunto globale per fare da bilanciere che fino al momento non è stato adeguato.
In questi ultimi giorni i mercati hanno anche apprezzato la dichiarazione cinese di dilatare il deficit di bilancio fiscale dal 2,3% del PIL del 2015 al 3% del PIL nel 2016 ed il fatto che il calo delle riserve è calato significativamente nel mese di febbraio e che secondo il BIS molto del calo delle riserve ha a che fare con aggiustamenti di portafoglio delle imprese cinesi piuttosto che da vere e proprie fuoriuscite di capitali.
Ora la decisione della FED dovrà essere l’elemento che conferma un pseudo accordo di Shanghai al G-20 di politiche monetarie e fiscali di supporto ad una situazione deterioratasi negli ultimi mesi come molti dati macro hanno confermato.
le aspettative per un rialzo a Giugno sono attualmente al 50%. Un livello più alto dopo il 16 marzo potrebbe non essere favorevole al mercato.
I mercati, sia per l’eccesso iper venduto intervenuto su molti asset, sia per questo possibile accordo hanno impostato un forte recupero dei valori che ha avuto come protagonisti proprio gli asset più bastonati impostando quel recupero reflazionistico che avevamo individuato nel primo trimestre del 2016 con il commento di inizio anno.
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Se la FED riuscirà a mostrarsi ancora la banca centrale di riferimento del mondo e non si concentrerà solo sui dati domestici allora a nostro avviso il risultato sui mercati sarà positivo. Se invece il lento ma a nostro avviso evidente surriscaldamento di alcuni dati dell’economia americana (occupazione e prezzi) dovessero entrare eccessivamente nei commenti della FED allora questo potrebbe nuovamente innervosire i mercati.
I mercati arrivano su questa decisione proprio sopra livelli considerati chiave almeno sugli indici più importanti e comunque dopo un rally significativo che ha avuto delle pause di consolidamento ma abbastanza di breve periodo mentre forse ne sarebbe necessaria una più prolungata.
Uno sguardo all’MSCI World ci dice che i mercati hanno recuperati in maniera simile ai recuperi da correzioni del 2014 e del 2015 ed ora si sta avvicinando ad un livello chiave.
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Lo SP500 è riuscito venerdì a chiudere sopra la mm200 periodi e sopra una prima resistenza dinamica ma sta approcciando un area di estrema importanza che si colloca intorno ai 2050 di indice, area che riteniamo chiave per delineare gli scenari futuri e che potrebbe essere rotta anche daily ma deve essere confermata su base weekly cioè post digestione del FOMC.
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s-p-500-index-2016-03-12-chart2.png


https://trendmercati.wordpress.com/2016/03/13/ancora-banche-centrali/#https://trendmercati.wordpress.com/2016/03/13/ancora-banche-centrali/#https://trendmercati.wordpress.com/2016/03/13/ancora-banche-centrali/#

L’indice italico invece dopo aver superato di slancio la prima importante resistenza sembra proiettato su livelli ancora più alti anche se ora ha raggiunto una resistenza statica di media importanza. Riteniamo che l’indice abbia ancora spazio visto che il mercato potrebbe prezzare tra i principali beneficiari delle azioni della BCE proprio le istituzioni finanziarie italiane.
italy-s-p-mib-index-2016-03-13-chart.png

Terminiamo questo breve analisi dei mercati con un’occhiata all’andamento del petrolio in questo caso osservando l’andamento del Brent, cioè del petrolio di riferimento dell’Europa.
Noi eravamo del parere che il petrolio avrebbe fatto un bottom nel primo trimestre del 2016 così come l’intero insieme delle materie prime e così è avvenuto.
pensiamo però che il prezzo del petrolio non sia ancora in condizioni per proseguire questo rally su livelli molto più alti in quanto prezzi più elevati mostrerebbero rapidamente la capacità della produzione shale di rigenerarsi in fretta grazie alla flessibilità produttiva, alla riduzione dei costi operativi di queste aziende ed anche alla flessibilità delle procedure concorsuali statunitensi.
Siamo scettici su un potenziale recupero del petrolio su livelli molto elevati anche perché sembra che il tanto sbandierato taglio produttivo non sia all’ordine del giorno o che comunque non riguardi attualmente l’Iran che vuole ritornare rapidamente alla produzione pre embargo e cioè su livelli ben superiori agli attuali (circa un milione in più di barili al giorno).
Naturalmente lo scenario geopolitico potrebbe far cambiare i termini.
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Per quanto riguarda ulteriori analisi su altri mercati, materie prime, valute o altro vi rimandiamo alle domande che potrete rivolgerci qua sul sito.
Concludiamo con il riassunto della situazione.
Mercati azionari ed anche obbligazionari HY che hanno rimbalzato con estrema forza dai minimi raggiungendo ora livelli di prezzo che fanno da resistenza. Poiché questi livelli sono livelli spartiacque tra un recupero all’interno di uno scenario ribassista ed un recupero invece di maggiore durata e robustezza occorre vedere la reazione degli stessi alle prossime decisioni della FED anche se è necessaria comunque una pausa di consolidamento per entrambi gli scenari.
Tendenzialmente pensiamo ad un recupero che possa avere ancora un pò di spazio nelle prossime settimane ma vogliamo usare cautela come è giusto che sia quando si valutano i mercati finanziari
Dopo le decisioni BOJ FED e SNB verificheremo il nostro scenario di inizio anno ed eventualmente costruiremo degli aggiustamenti.
 
grazie molte Giorgio per la consueta analisi, approfondita e lucida!
attendiamo la Fed quindi

una domanda che volevo porvi da un po ti tempo.....so che vi aspettavate comunque una spinta reflazionista solamente di breve / medio, nella prima parte dell'anno....ma... la domanda....esiste... vedete una qualche possibilità che questa si confermi e perduri oltre ? che l'azione delle banche coordinata centrali produca qualche effetto più duraturo ? o lo ritenete al momento improbabile ?
 

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