Obbligazioni perpetue e subordinate Tutto quello che avreste sempre voluto sapere sulle obbligazioni perpetue... - Cap. 2

Stato
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va bene, grazie, :bow::bow:ma la domanda non era: quando ha pagato finora, bensì: pensate che pagherà anche in futuro, anche se l'UC ha annunziato che l'anno prossimo (come minimo) sospenderà i dividendi agli azionisti? :bow::bow:
Io ho scritto all'iR e mi hanno assicurato di si...

Prova a inviare anche te e senti che ti dicono

ciao madamoiselle
le cedole sui tier1 sono circa 150mio euro
pagheranno nonostante gli azionisti rimangono a bocca asciutta?
i forumisti piu'esperti hanno detto si' (amenodiscenariapocalittici)
 
Ciao Rott, il punto che sollevi è come sempre interessante, oggi molto discusso e giustamente al centro dell’attenzione. Cercherò allora di chiarire perché, in linea generale, non mi convinca l’ipotesi interpretativa che vede nella strategia finanziaria anglosassone una delle matrici fondamentali della debolezza europea, pur avendo essa, a prima vista, molte prove inconfutabili.

Parto dalla considerazione in grassettato, di cui condivido in pieno l’elemento performativo attribuito alla comunicazione e la sua rilevanza strategica, con una precisazione. In un Occidente in decadenza demografica, saturo di debiti, in arretramento nel manifatturiero e dunque portatore di un modello socio-economico non più sostenibile è il controllo della leva finanziaria stessa a diventare condizionante in quanto è il rifinanziamento del debito il mezzo del ricatto: pone limiti al potere di negoziazione degli stati medesimi. In questo modo essenziale non è più tanto (e solo) il controllo del bene materiale, ma la gestione dell’immateriale, cioè dell’equivalente universale nella sua forma di moneta-credito. Di qui la tecnocraticità anelettiva delle istituzioni internazionali principali, ovvero una polarizzazione crescente tra élites – cioè gruppi che dispongono oligarchicamente della facoltà di controllare i beni illimitati quindi condizionanti – e stragrande maggioranza della società civile e politica, esclusa e dunque fondamentalmente impotente. Polarizzazione che va intesa in senso cogente: non trovo lecito, quindi, attribuire alle élites quel mood antieuropeo di cui pur sono impregnati molti mezzi di comunicazione anglosassoni proprio perché l’asimmetria tra gruppi di potere e massa degli esclusi è tale da rendere efficaci nella loro funzione gli stessi mezzi di comunicazione solo se temperano l’universalismo dei primi sussumendo in qualche modo (demagogicamente) la frustrazione degli altri e il conseguente particolarismo gregario che in tutto l’Occidente trova sostegno crescente. Questo è anche il paradosso in cui siamo immersi, per cui i particolarismi e i localismi sono ormai, in forme diverse, fenomeno di massa, in reazione sterile all’universalismo elitario tanto progressista quanto conservatore che va dal banchiere all’intellettuale, dal tecnocrate al Ceo di una transnazionale.

Pensare che Soros piuttosto che un qualsiasi gestore di hf, che Goldman S piuttosto che Barclays o che l’amministrazione Usa piuttosto che i fondi pensione vedano di buon occhio le difficoltà europee per il fatto che, in una misura relativa, possono trarne benefici limitati e temporanei è, imho, riduttivo. Che i report di Ubs o di Morgan St, o i possibili downgrades in serie di S&P & Co (se giudicheranno l’accordo insufficiente procederanno senza pietà) siano battenti sulle difficoltà dell’euro testimoniano, per quello che ho detto sopra, molto di più il timore concreto che l’euro stia diventando una minaccia sempre più reale per il sistema finanziario occidentale nella sua totalità – di cui tutti gli esponenti di cui sopra fanno rigorosamente parte, nella gioia e nel dolore, in salute ed in malattia – facendone esplodere le contraddizioni latenti (leva crescente rispetto all’economia reale) piuttosto che la decisione a tavolino di una speculazione internazionale che, dalla propria torre d’avorio, si può permettere di bastonare a destra e a manca raccogliendo i frutti della propria forza comunicativa – non è più questo il tempo.

Che poi alcuni hf abbiano ottimamente performato in questo contesto non toglie il fatto che la loro performance è e resta necessariamente marginale in un contesto in cui tutte le banche occidentali subiscono la pressione degli spreads sui margini di interesse, i bilanci entrano in sofferenza, l’interbancario è in stato comatoso. L’Europa gode di pessima fama non per questioni generiche di principio o per questioni di funding debt degli Usa o della Gbr, ma perché è percepita oggi come l’anello debole, il possibile punto di rottura di un sistema finanziario, quello occidentale, in fortissima tensione. Che poi il messaggio sia di minaccia/ricatto secondo gli usi degli analisti finanziari sotto dettatura (che richiederebbero più Europa, un prestatore di ultima istanza e inflazione salvifica) o di euroscetticismo all’ennesima potenza condito da una buona dose di pregiudizi a buon mercato rivisti e rielaborati come nei tabloid inglesi, beh, questo ha a che fare con l’eterogenesi dei destinatari e la crescente polarizzazione delle società in cui viviamo.

Quanto alle mosse britanniche faccio fatica davvero ad intravedere come avrebbero potuto (se anche avessero voluto e non volevano) agire diversamente; come indica nel messaggio successivo al tuo Bosmeld, semplicemente gli inglesi, oggi, non si possono permettere di perdere lo status di centro finanziario; una convergenza stretta all’eurozona del fiscal compact da un lato imporrebbe, in prospettiva, costi elevatissimi per un paese in largo deficit strutturale e dall’altro metterebbe in questione l’asset principale del paese, ponendo questioni, a breve termine, sul Gilt che solo una politica monetaria autonoma può ancora sostenere.

Come tutto questo, infine, possa influenzare i corsi delle t1 è davvero impossibile da prevedere, i meccanismi di trasmissione sono molti e non unidirezionali; rimane però indicativo il fatto che, pur in mezzo a visioni contrapposte ed interessi divergenti abbia prevalso, ancora una volta e pur in modalità rabberciata e insufficiente, il tentativo di tenere in piedi l’euro. A fronte delle disfunzioni e dei costi palesati negli ultimi 2 anni dall’architettura europea è una controprova di quanto le dinamiche aggregatrici siano in opera e di quanto il rischio di un meltdown finanziario in seguito al ritorno alle proprie valute nazionali incuta fortissimi timori. Da possessore di perpetue continuo a ritenere che lo sfaldamento, per i motivi sopra detti, rimanga poco probabile e che, come nelle recenti precisazioni della Merkel sull’idea di una partecipazione dei privati alle perdite, il sistema finanziario nella sua complessità mantenga un enorme potere contrattuale. Perciò tengo e resto fermo, abbastanza fiducioso sul medio periodo anche se le entrate sono state sbagliate e, a questo punto, anche in caso di buon esito, il rendimento annualizzato a tender offer accettata – in molti casi mi sembra la strada più probabile – non poi superiore a quello che si otterrebbe, oggi, investendo su senior di istituti bancari primari. In ogni caso non una genialata :lol:

Ciao drbs,
provo ad approfondire a mia volta la materia. Il mio approccio è del tutto pragmatico. Semplifico per non diffondermi in modo esagerato: la materia meriterebbe un thread a parte.

Quando usiamo l’espressione “finanza anglo-sassone” sappiamo di riferirci a una moltitudine di soggetti immensamente diversi tra di loro per dimensioni, finalità, strategie, ottiche temporali, ruoli e così via. Non mi aspetto certo che tutti questi soggetti si muovano a falange. Mi sembra però evidente un “interesse” comune. Non tanto perché sia io a pretendere di vederlo: sono loro stessi ad affermarlo.

Da quando è nato l’euro, abbiamo tutti letto montagne di articoli anglo-americani che esponevano forti timori a proposito del ruolo crescente dall’euro come moneta universale per gli scambi e per le riserve internazionali. I timori erano appena mitigati dalla convinzione che l’euro, appoggiato ad una realtà plurinazionale, non avrebbe comunque saputo resistere agli alti e bassi dei cicli economici. Senza andare indietro nel tempo, Cameron ha appena ribadito come il rafforzamento strutturale dell’euro non sia “nell’interesse del Regno Unito”.

Se dunque un euro sostenuto da solidi fondamentali e da istituzioni capaci di proteggerlo da attacchi speculativi è realmente una minaccia al dollaro e alla sterlina, potremo mai meravigliarci che le istituzioni finanziarie ancorate principalmente a quelle monete facciano tutto il possibile per ostacolarne il rafforzamento? Semmai dovremmo meravigliarci del contrario… Ora chiedo a te: se sei d’accordo che l’interesse (e che interesse…) di quel mondo è antitetico rispetto ad un’espansione del ruolo mondiale dell’euro, puoi pensare che quei soggetti (che non sono mammole…) non operino attivamente per rendergli la vita difficile?

Come ricordato all’inizio, la varietà dei soggetti che compongono la “finanza anglo-sassone” è molto ampia. Normale che alcuni si muovano solo sulla base di interessi di “bottega” e con ottiche di brevissimo periodo. Altri invece ragionano sicuramente in base ad una loro vision strategica di grande respiro: tra essi andrebbero cercati i “grandi manovratori”.

Guardiamo ora per un istante a quattro grandi potenze monetarie mondiali: USA, Eurozona, Giappone e UK. Quale delle aree gode dei fondamentali economici più solidi? Se guardiamo a debito, deficit e crescita economica l’Area Euro dovrebbe essere considerata la più solida. Trichet lo ha ricordato per tutto il 2011.
Perché mai allora è l’euro ad essere sotto attacco? Semplice: è quello con le difese minori, per le ragioni più volte discusse anche su questo thread. Con una metafora: la speculazione finanziaria si comporta come il bulletto del quartiere che non se la prende con il ragazzo più debole, ma con quello che ha entrambe le braccia ingessate…

Cosa succederà, a partire da domani? Si possono solo fare delle ipotesi.
L’attacco all’euro userà argomenti diversi. Fino a ieri sottolineava l’entità di deficit e debito; ora, dopo le misure di austerità, si concentrerà sui rischi di recessione e/o di gracile crescita. Come se in USA e UK l’economia stesse esplodendo…
Se il combinato di risultati economici e “promozione negativa” ci terranno sotto assedio, euro, titoli di stato, titoli finanziari, perpetuals continueranno a soffrire.
Se invece l’Europa saprà difendersi, magari, come propone Monti, utilizzando gli strumenti invisi alla Germania all’interno di un serio programma di risanamento dei conti pubblici (come vuole la Germania), allora assisteremo al trend contrario.
 
va bene, grazie, :bow::bow:ma la domanda non era: quando ha pagato finora, bensì: pensate che pagherà anche in futuro, anche se l'UC ha annunziato che l'anno prossimo (come minimo) sospenderà i dividendi agli azionisti? :bow::bow:
unicredit è vero che non pagherà interessi ma fa anche un aumento gratuito di capitale, non so se questo incide sul pagamento delle cedole di obbligazioni tier 1 (risorse distribuite comunque agli azionisti)
 
No, degli inglesi. A mio parere, c'è sempre da imparare ed, evidentemente
gli inglesi non hanno capito che, non è la finanza di carta a far crescere
una nazione ma, la politica, con le sue visioni lungimiranti e i suoi progetti.
avevo pensato che parlavi dei tedeschi quando parlavi di arroganza, qui mi sembra che tutti fanno i propri interessi gli inglesi che non rinunciano alla sovranità monetaria ma anche i tedeschi che approfittano della moneta unica per esportare le loro merci e al contempo impongono misure draconiane al resto dell'europa mezza commissariata
 
Confermo solo la prima cedola fù pagata a dic,ma dal prospettoè chiarissimo..

la unicredit XS0470937243 paga la cedola il 10/06/2012 cedola annuale

non paga a dicembre.

Grazie ad entrambi :up:

mi aveva tratto in inganno il foglio di negus dove dice che è stata emessa il 10/12/2009 e ha call il 10/12/2019...

non ho nemmeno ragionato sui numeri che ho publicato riguardanti il rateo :ciuchino::d:
 
premesso che non mi trovi d'accordo su questo punto (eventualmente potresti spiegare meglio cosa intendi?), sei proprio convinto che ciò sia un bene per il popolo quando + europa = - sovranità (a 360°)?

non so, sarò un 'sempliciotto' ma certe cose mi fanno riflettere...

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Ciao Frankie,
provo a ripercorrere ultrasinteticamente la storia dell'Europa.
In principio c'erano le tribù.
Poi è venuto il tempo delle conquiste: i più forti hanno dominato i più deboli, creando entità territoriali a volte molto estese, ma sempre poco stabili. Tant'è che le nuove entità si sono presto o tardi sgretolate. Proprio perchè forzato, questo processo di unificazione europea non ha funzionato.

E' poi iniziato un diverso processo di unificazione, con la formazione delle singole nazioni europee, in tempi e con modalità diverse. Questo processo, fatte alcune eccezioni, è durato a lungo e si è in buona parte concluso circa un secolo e mezzo fa.
Da quasi 70 anni l'Europa ha iniziato un ininterrotto processo di avvicinamento tra le nazioni. Le istituzioni parlamentari, finanziarie, economiche europee sono lì a testimoniare, pur con tutte le loro imperfezioni, i passi avanti compiuti.
Tutto questo percorso, visto in prospettiva, mi sembra illustri una tendenza storica plurisecolare molto chiara.

Mi chiedi se più Europa sia un bene per noi Italiani. Ti sorprenderò, ma credo che noi (e con noi tutti i popoli europei che non hanno saputo costruire le società più avanzate) siamo quelli che hanno più da guadagnare da una cessione di sovranità verso le istituzioni europee. Gli Stati Uniti d'Europa non sono una meta che mi spaventa. Anzi.

P.S. ho guardato il video da te postato. Forse sono io il sempliciotto :), ma ci ho veramente capito poco.
 
Propongo e consiglio, la lettura dell'art. di Eugenio Scalfari, gentilmente postato da Iocco68: permalink 38977 pag. 3898 del 3d Trading Titoli di Stato III°.
 
Ciao Frankie,
provo a ripercorrere ultrasinteticamente la storia dell'Europa.
In principio c'erano le tribù.
Poi è venuto il tempo delle conquiste: i più forti hanno dominato i più deboli, creando entità territoriali a volte molto estese, ma sempre poco stabili. Tant'è che le nuove entità si sono presto o tardi sgretolate. Proprio perchè forzato, questo processo di unificazione europea non ha funzionato.

E' poi iniziato un diverso processo di unificazione, con la formazione delle singole nazioni europee, in tempi e con modalità diverse. Questo processo, fatte alcune eccezioni, è durato a lungo e si è in buona parte concluso circa un secolo e mezzo fa.
Da quasi 70 anni l'Europa ha iniziato un ininterrotto processo di avvicinamento tra le nazioni. Le istituzioni parlamentari, finanziarie, economiche europee sono lì a testimoniare, pur con tutte le loro imperfezioni, i passi avanti compiuti.
Tutto questo percorso, visto in prospettiva, mi sembra illustri una tendenza storica plurisecolare molto chiara.

Mi chiedi se più Europa sia un bene per noi Italiani. Ti sorprenderò, ma credo che noi (e con noi tutti i popoli europei che non hanno saputo costruire le società più avanzate) siamo quelli che hanno più da guadagnare da una cessione di sovranità verso le istituzioni europee. Gli Stati Uniti d'Europa non sono una meta che mi spaventa. Anzi.

P.S. ho guardato il video da te postato. Forse sono io il sempliciotto :), ma ci ho veramente capito poco.

Grazie della risposta Rott, ora mi è più chiaro a cosa ti riferivi

Continuo però ad essere perplesso: parli di tendenza plurisecolare... a me la tendenza pare opposta.
Scozzesi vs inglesi, inglesi vs gallesi ed irlandesi, belgi vs francesi sono solo i primi che mi vengono in mente, senza considerare che ogni nazione ha avuto ed ha tutt'ora i suoi grattacapi con tendenze secessioniste interne. Penso ai balcani, a cechi e slovacchi, alla Norvegia che ha poco più di un secolo come nazione indipendente.

E la tendenza a cedere la propria sovranità non solo mi spaventa ma è contraria alla mia natura.
E non mi riferisco solo all'europa che pretende di equiparare il 'parmesan' al nostro unico ed inimitabile parmigiano reggiano, o stabilire come debba essere fatta la mozzarella di bufala, o il cioccolato ecc ecc...
Ma soprattutto alla creazione di enti ed organismi sovranazionali (a questo si riferisce il filmato) che per statuto si proclamano entità divine, il cui operato è secretato, indiscutibile, inoppugnabile.
Organismi che non devono rendere conto a niente e nessuno del loro operato, che governano i popoli ma che ai popoli non sono trasparenti e che i popoli non possono democraticamente mettere in discussione e controllare come vogliamo chiamarli?
 
Stato
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