Obbligazioni perpetue e subordinate Tutto quello che avreste sempre voluto sapere sulle obbligazioni perpetue... - Cap. 2

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Che gli USA volessero dare una lezione memorabile all'Euro, non ci piove.

Non capisco se la mossa di Cameron (i) rientri tra gli ordinii di scuderia (impartii da Obama) oppure (ii) sia una sua alzata d'ingegno (volendo emulare Blair quando rifiuto' l'adozione dell'euro)m

Cmq credo che le mosse UK siano irrilevanti ai fini dell'Euro. Forse sarebbe meglio se uscissero del tutto: hanno davvero poco in comune con l'Europa continentale.



Buongiorno.

Pagheranno il prezzo per non aver coltivato una politica, se non quella della presunzione e dell'egoismo. Non hanno colto gli insegnamenti di Helmut Kohl : è l'economia che segue la politica e, non viceversa ( in occasione della caduta del muro di Berlino.)
 
Cameron ha fatto un muro intorno alla City, sembra che montereanno anche delle contraeree a Canary wharf :eek::eek:


apparte scherzi, gli uk non si possono permettere di perdere lo status di centro finanziario, penso continueranno a fare opposizione se si tocca quel punto.

peraltro uk sono molto peggio di tanti stati europei.... si reggono con la sterlina e il nome fatto negli anni....




è una situazione un po strana per gli uk. effettivamente o che l'UE si integrerà o che si sfascierà, penso che Uk perderanno in entrambi i casi.


non possono permettersi di uscire dall'Ue ma allo stesso tempo non possono permettersi di perdere le banche.
situazione un po del menga...


A mio parere le banche (già di fatto fallite nella gran maggioranza) rimangono l'ultimo baluardo della loro economia (oramai unicamente finanziaria quindi economia di carta )........e quindi non c'è da meravigliarsi la loro estrema difesa di questa loro ultima ancora di salvezza.....francamente se questa dovesse crollare vedo les anglais molto male sicuramente peggio della maggiori economie dei paesi europei che ancora, se pur sotto forti pressioni, conservano ancora un 'economia del lavoro e della produttiva "economia reale"
 
Ciao drbs,

sono curioso di vedere come si comporterà S&P, ora che il summit si è concluso con risultati apprezzabili.

Quanto al "complottismo antieuropeo" personalmente non credo si tratti di una teoria, bensì di una strategia dichiarata apertamente dalla stragrande maggioranza della finanza anglo-sassone. E attuata lucidamente anche per mezzo di una comunicazione volta a indebolire l'Europa e la moneta unica. Tutti sappiamo quanto un'efficace comunicazione sia in grado di condizionare il sentiment e le attese finanziarie.

Ciao Rott, il punto che sollevi è come sempre interessante, oggi molto discusso e giustamente al centro dell’attenzione. Cercherò allora di chiarire perché, in linea generale, non mi convinca l’ipotesi interpretativa che vede nella strategia finanziaria anglosassone una delle matrici fondamentali della debolezza europea, pur avendo essa, a prima vista, molte prove inconfutabili.

Parto dalla considerazione in grassettato, di cui condivido in pieno l’elemento performativo attribuito alla comunicazione e la sua rilevanza strategica, con una precisazione. In un Occidente in decadenza demografica, saturo di debiti, in arretramento nel manifatturiero e dunque portatore di un modello socio-economico non più sostenibile è il controllo della leva finanziaria stessa a diventare condizionante in quanto è il rifinanziamento del debito il mezzo del ricatto: pone limiti al potere di negoziazione degli stati medesimi. In questo modo essenziale non è più tanto (e solo) il controllo del bene materiale, ma la gestione dell’immateriale, cioè dell’equivalente universale nella sua forma di moneta-credito. Di qui la tecnocraticità anelettiva delle istituzioni internazionali principali, ovvero una polarizzazione crescente tra élites – cioè gruppi che dispongono oligarchicamente della facoltà di controllare i beni illimitati quindi condizionanti – e stragrande maggioranza della società civile e politica, esclusa e dunque fondamentalmente impotente. Polarizzazione che va intesa in senso cogente: non trovo lecito, quindi, attribuire alle élites quel mood antieuropeo di cui pur sono impregnati molti mezzi di comunicazione anglosassoni proprio perché l’asimmetria tra gruppi di potere e massa degli esclusi è tale da rendere efficaci nella loro funzione gli stessi mezzi di comunicazione solo se temperano l’universalismo dei primi sussumendo in qualche modo (demagogicamente) la frustrazione degli altri e il conseguente particolarismo gregario che in tutto l’Occidente trova sostegno crescente. Questo è anche il paradosso in cui siamo immersi, per cui i particolarismi e i localismi sono ormai, in forme diverse, fenomeno di massa, in reazione sterile all’universalismo elitario tanto progressista quanto conservatore che va dal banchiere all’intellettuale, dal tecnocrate al Ceo di una transnazionale.

Pensare che Soros piuttosto che un qualsiasi gestore di hf, che Goldman S piuttosto che Barclays o che l’amministrazione Usa piuttosto che i fondi pensione vedano di buon occhio le difficoltà europee per il fatto che, in una misura relativa, possono trarne benefici limitati e temporanei è, imho, riduttivo. Che i report di Ubs o di Morgan St, o i possibili downgrades in serie di S&P & Co (se giudicheranno l’accordo insufficiente procederanno senza pietà) siano battenti sulle difficoltà dell’euro testimoniano, per quello che ho detto sopra, molto di più il timore concreto che l’euro stia diventando una minaccia sempre più reale per il sistema finanziario occidentale nella sua totalità – di cui tutti gli esponenti di cui sopra fanno rigorosamente parte, nella gioia e nel dolore, in salute ed in malattia – facendone esplodere le contraddizioni latenti (leva crescente rispetto all’economia reale) piuttosto che la decisione a tavolino di una speculazione internazionale che, dalla propria torre d’avorio, si può permettere di bastonare a destra e a manca raccogliendo i frutti della propria forza comunicativa – non è più questo il tempo.

Che poi alcuni hf abbiano ottimamente performato in questo contesto non toglie il fatto che la loro performance è e resta necessariamente marginale in un contesto in cui tutte le banche occidentali subiscono la pressione degli spreads sui margini di interesse, i bilanci entrano in sofferenza, l’interbancario è in stato comatoso. L’Europa gode di pessima fama non per questioni generiche di principio o per questioni di funding debt degli Usa o della Gbr, ma perché è percepita oggi come l’anello debole, il possibile punto di rottura di un sistema finanziario, quello occidentale, in fortissima tensione. Che poi il messaggio sia di minaccia/ricatto secondo gli usi degli analisti finanziari sotto dettatura (che richiederebbero più Europa, un prestatore di ultima istanza e inflazione salvifica) o di euroscetticismo all’ennesima potenza condito da una buona dose di pregiudizi a buon mercato rivisti e rielaborati come nei tabloid inglesi, beh, questo ha a che fare con l’eterogenesi dei destinatari e la crescente polarizzazione delle società in cui viviamo.

Quanto alle mosse britanniche faccio fatica davvero ad intravedere come avrebbero potuto (se anche avessero voluto e non volevano) agire diversamente; come indica nel messaggio successivo al tuo Bosmeld, semplicemente gli inglesi, oggi, non si possono permettere di perdere lo status di centro finanziario; una convergenza stretta all’eurozona del fiscal compact da un lato imporrebbe, in prospettiva, costi elevatissimi per un paese in largo deficit strutturale e dall’altro metterebbe in questione l’asset principale del paese, ponendo questioni, a breve termine, sul Gilt che solo una politica monetaria autonoma può ancora sostenere.

Come tutto questo, infine, possa influenzare i corsi delle t1 è davvero impossibile da prevedere, i meccanismi di trasmissione sono molti e non unidirezionali; rimane però indicativo il fatto che, pur in mezzo a visioni contrapposte ed interessi divergenti abbia prevalso, ancora una volta e pur in modalità rabberciata e insufficiente, il tentativo di tenere in piedi l’euro. A fronte delle disfunzioni e dei costi palesati negli ultimi 2 anni dall’architettura europea è una controprova di quanto le dinamiche aggregatrici siano in opera e di quanto il rischio di un meltdown finanziario in seguito al ritorno alle proprie valute nazionali incuta fortissimi timori. Da possessore di perpetue continuo a ritenere che lo sfaldamento, per i motivi sopra detti, rimanga poco probabile e che, come nelle recenti precisazioni della Merkel sull’idea di una partecipazione dei privati alle perdite, il sistema finanziario nella sua complessità mantenga un enorme potere contrattuale. Perciò tengo e resto fermo, abbastanza fiducioso sul medio periodo anche se le entrate sono state sbagliate e, a questo punto, anche in caso di buon esito, il rendimento annualizzato a tender offer accettata – in molti casi mi sembra la strada più probabile – non poi superiore a quello che si otterrebbe, oggi, investendo su senior di istituti bancari primari. In ogni caso non una genialata :lol:
 
ciao top, cosa cambia?
Le GR sono emesse sotto legislazione greca, basterebbe una legge del parlamento per variarne le condizioni di pagamento delle cedole e di rimborso (valuta, valore nominale ecc. secondo la fantasia o i timori). E di conseguenza il proprio credito andrebbe reclamato in un tribunale greco...
Le XS sono sotto diritto UK, nel bene e nel male: al riparo da colpi di mano greci, ma con la possibilità di variazione dei termini già previste nel prospetto (a votazione con maggioranza del 75%, le famigerate CAC).
Fuori da GR e XS c'è qualche titolo IT (una 5% scadenza 2019 quotata sul MOT) e CH.
 
Ultima modifica di un moderatore:
Personalmente credo che la tendenza verso più Europa (politica, economica, culturale...) sia irreversibile, semplicemente perchè lo è la storia. Quest'ultima tuttavia, non procede sempre per linee rette: spesso si prende delle pause, a volte torna addirittura indietro, ma poi supera gli ostacoli, anche se così i tempi diventano imprevedibili.
Le divisioni, i particolarismi, i nazionalismi sono l'espressione di una cultura dell'egoismo, del "me la cavo meglio da solo", del "i problemi degli altri non mi riguardano". Questo vale a livello planetario come a livello di singole nazioni. Non sono, ovviamente, le sole cause delle enormi sofferenze dell'uomo, ma almeno di queste nel lungo periodo (troppo lungo, purtroppo...) sarà fatta giustizia.

:up::up:
 
Personalmente credo che la tendenza verso più Europa (politica, economica, culturale...) sia irreversibile, semplicemente perchè lo è la storia.

premesso che non mi trovi d'accordo su questo punto (eventualmente potresti spiegare meglio cosa intendi?), sei proprio convinto che ciò sia un bene per il popolo quando + europa = - sovranità (a 360°)?

non so, sarò un 'sempliciotto' ma certe cose mi fanno riflettere...

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dubito che unicredit non paghi cedole l'anno prossimo per 70 mill euro (totale dei subordinati che ha) quando fa aumento di capitale per 7.5 bn.... sarebbe un danno reputazionale mostruoso...

E questa mi sembrava una posizione assolutamente intelligente. Il sole24ore di oggi però dice che Unicredit, per questi benedetti rafforzamenti patrimoniali, ha deciso l'anno prossimo di non pagare i dividendi agli azionisti. Il che mi ha fatto venire un dubbio: potrebbero scavallare anche qualche cedola di perpetua? Segnatamente la famosa 243, che ho e di cui peraltro non mi è ancora arrivata la cedola dell'altro giorno?
O sapienti del forum, che ne dite? :bow::bow: :mmmm::reading::barella:
 
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