drbs315
Forumer storico
Capisco l'amarezza ed anche l'arrabbiatura di molti, ma...
... proviamo un attimo a capire meglio, facciamo un esercizio: supponiamo che una grande banca italiana (senza fare nomi ) si trovi in grandi difficoltà. Portafoglio proprio soggetto a gravi perdite, portafoglio crediti in costante deterioramento, impossibilità di restituire gli aiuti fin qui ricevuti dallo stato, inaccessibilità del funding.
La situazione si trascina per mesi, si comincia ad intravvedere una fuga di clienti e capitali, le controparti cominciano a chiudere le posizioni. Si ipotizza persino l'intervento di uno o più cavalieri bianchi, ma le trattative vengono bruscamente interrotte.
Lo stato deve assolutamente intervenire, prima che la situazione degeneri e coinvolga l'intero sistema finanziario italiano. Ci sono due possibilità:
1) lo stato nazionalizza la banca e la ricapitalizza (gli azionisti perdono tutto) imponendo una addizionale IRPEF (o aumentando le accise sulla benzina) per finanziare l'operazione. Gli obbligazionisti (sub e senior) sono salvi;
2) lo stato nazionalizza la banca e la ricapitalizza (gli azionisti perdono tutto) imponendo agli obbligazionisti subordinati la massima perdita possibile (anche essi perdono tutto), per ridurre al minimo l'esborso pubblico che successivamente verrà fatto pagare ai contribuenti.
Ripeto che comprendo l'arrabbiatura di molti, e mi auguro che ci siano gli appigli legali (ma soprattutto che le risorse rimaste siano sufficienti) per consentire almeno qualche forma di risarcimento, però vorrei fare notare come in fondo si tratti di un punto di vista quanto meno soggettivo.
Cosa diremmo allora se ci trovassimo nel caso 1) che ho descritto qui sopra? Sareste contenti di pagare più tasse per salvare una banca di cui magari non possedete neanche un bond? O vi scagliereste contro lo stato "nazista"?
Sono d'accordo Negus, pur essendo coinvolto nella vicenda, con il senso di quello che sostieni.
Chiaramente gli umori popolari, specie in questioni macro, non mi sembrano un buon indirizzo (nè l'idea che i bondholder debbano essere per forza salvati da soldi pubblici nè quella che siano vili sfruttatori cui dare una lezione) e pessima mi sembra l'idea di cavalcarli - in Italia ne sappiamo qualcosa.
Semmai è da valutare un continente che va verso la normalizzazione dell'arbitrarietà del diritto di rimborso di un prestito. Che uno stato, per questioni di interesse nazionale, possa decretare un esproprio non è questionabile da un punto di vista legale o morale (nel senso che non mi pare immediatamente utile farlo), ma è rilevante come riflesso di un evidente cambiamento nei rapporti di forza tra debitori e creditori. Che il fair value di un indennizzo sia calcolato - parrebbe - come differenza tra ultimo prezzo di un titolo avente nominale 100 e costo statale (avendo quel titolo, però, portato in cassa all'emittente 100) è già un segnale chiaro dell'iniquità consapevole dell'intervento. Poi c'è chi, in passato, a partire dai Babilonesi, ha amnistiato i debiti di punto in bianco, per risolvere una "congiuntura" economica sfavorevole; è una strada che può essere scelta, che probabilmente a molti piacerebbe (alla maggioranza quasi certamente), visto che i debiti statali, quelli societari, quelli individuali e l'elefantiasi del sistema finanziario rappresentano un mix insostenibile: nessuno vieta di percorrerla.
Rimane però da capire, da valutare attentamente, con la lungimiranza che il politico non ha nè può avere, che sia olandese, francese o nostrano, le ricadute reali, a lungo termine, di una strada intrapresa. Un contesto di crescita reale necessariamente bassissima nel medio periodo dovuta alla piramide demografica, la continua spinta sulle banche a dotarsi di strumenti di assorbimento delle perdite/ricapitalizzazione automatica in caso di parametri disattesi e la politica di controllo dell'inflazione in un contesto simil-giapponese sono tre direttrici per me inconciliabili - ma sono la direzione che abbiamo preso. Come l'economia reale possa sostenere, così debole, interessi richiesti da creditori più incerti nelle loro aspettative di veder ripagato il rischio assunto mi pare un problema irrisolto - anche con gli espropri, se il contesto rimane di inflazione ridotta, valuta forte e sovrabbondanza del sistema finanziario (che non è stata, nè sarà, stando alle prospettive, intaccata).
Quanto poi i mitici Taxpayer (per tornare all'Ola, pardon, all'Europa) guadagnino realmente (e non populisticamente come reazione immediata dell'opinione pubblica) dai default è questione che meriterebbe un approfondimento notevole, al di là dell'apparente banalità - l'Europa degli ultimi 4 anni e la pantomima greca sono ben note.
Da parte nostra, visto che qui siamo su un forum sezione obbligazionario e quindi + dalla parte - immagino - dei creditori che dei (preponderanti) debitori va capito attentamente come muoversi in un contesto che, complessivamente, sarà di repressione finanziaria - condivido pienamente su questo punto una delle recenti analisi di Fugnoli.
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