Sono almeno cinque le banche italiane, quotate e non,
che nell'arco di quest'anno potrebbero cambiare proprieta' per andare
incontro alle indicazioni della Banca d'Italia: VenetoBanca, BancaEtruria,
Banca delle Marche, Carife e B.P.Spoleto.
Si tratta, scrive Milano Finanza, di istituti di medie dimensioni con un
numero di sportelli che oscilla tra qualche decina e diverse centinaia e
un totale attivo compreso tra 2 e 30 miliardi di euro. Complessivamente
queste aziende impiegano oltre 12 mila lavoratori, cioe' circa il 5% dei
bancari italiani. In termini assoluti non sono certamente grandi numeri,
specie se comparati con quelli del risiko pre-crisi, quando tenevano banco
grandi fusioni come quella tra Banca Intesa e Sanpaolo e acquisizioni
monstre come quella di Antonveneta da parte del Monte dei Paschi. Eppure
queste prime operazioni potrebbero essere solo l'inizio di una
semplificazione complessiva del sistema bancario italiano, che piu' di un
osservatore si attende per la seconda meta' dell'anno.
Tra i possibili cavalieri bianchi il nome che ricorre piu' spesso, anche
se talvolta a sproposito, e' quello della Popolare di Vicenza. L'istituto
presieduto da Gianni Zonin e guidato da Samuele Sorato si e' finora mosso
con estrema prudenza sul mercato e le ultime acquisizione di sportelli
risalgono al 2007. Da allora Bpvi ha guardato con attenzione alcuni
dossier, da Biverbanca alla Popolare di Spoleto, anche se nulla si e'
ancora concretizzato. Ragion per cui il 2014 potrebbe essere un anno
decisivo per Vicenza che, con il suo buon livello di solidita' patrimoniale
(core tier 1 al 9%), appare un polo ideale per riavviare il risiko. Nel
mirino ci sarebbe BancaEtruria, la popolare aretina a cui Bankitalia ha
recentemente suggerito di convolare a nozze. L'operazione e' fattibile,
visto che tra Etruria e Vicenza non ci sono sovrapposizioni territoriali e
che le due banche hanno in comune un business prestigioso, quello
dell'oro. In alternativa Zonin potrebbe guardare a una preda piu' grande,
la Banca delle Marche. Fonti vicine all'istituto di Jesi commissariato
dall'autunno scorso sussurrano di contatti informali tra Vicenza e la
cordata di imprenditori locali capitanata dall'ex ministro Francesco
Merloni. Secondo queste suggestioni (che per il momento non trovano
conferme), Bpvi potrebbe entrare nel capitale di Banca Marche nel corso
dell'aumento di capitale da mezzo miliardo previsto per i prossimi mesi,
magari realizzando uno swap di titoli con le quattro Fondazioni azioniste.